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  Maria alle nozze di Cana e al Calvario 
Bibbia

Dal libro di Rosario Salvaggio, La Vergine Maria. Disponibilità alla Parola, Santuario di Valverde 1995, pp. 28-34.





1. MARIA ALLE NOZZE DI CANA

«Tre giorni dopo, ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea e c'era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Nel frattempo venne a mancare il vino; la madre di Gesù gli disse: "Non hanno più vino". E Gesù rispose: "Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora ". La madre dice ai servi: "Fate quello che egli vi dirà ". Vi erano là sei giare di pietra per la purificazione dei Giudei, contenenti ciascuna due o tre barili. E Gesù disse loro: "Riempite di acqua le giare" e le riempirono fin all'orlo... Disse loro di nuovo: Ora attingete e portatene al maestro di tavola". Ed essi gliene portarono. E come ebbe assaggiato l'acqua diventata vino, il maestro di tavola, che non sapeva di dove venisse, (ma lo sapevano i servi che avevano attinto l'acqua) chiamo lo sposo e gli disse: "tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po' brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono". Cosi Gesù diede inizio ai suoi miracoli in Cana di Galilea, manifestò la sua gloria ei suoi discepoli credettero in lui» (Gv 2, 1-11).
Il racconto del miracolo della nozze di Cana, che a prima vista sembra un racconto semplice, scorrevole, un semplice fatto di cronaca, in realtà è un racconto misterioso che suscita molte meraviglie. Stupisce l'atteggiamento di Maria con la sua improvvisa iniziativa a favore degli sposi; cosi meraviglia la risposta di Gesù, lo stesso miracolo, e suscita interrogativi il rapporto che l'evangelista pone tra il miracolo "segno" e la "fede dei discepoli ". Per tutti questi interrogativi la interpretazione del racconto non è univoca. Alcuni pensano che Gesù ha compiuto il miracolo unicamente per farsi conoscere dai discepoli. Quindi il miracolo avrebbe solo un significato cristologico e di conseguenza la presenza di Maria sarebbe pienamente casuale. Cristo avrebbe compiuto il miracolo anche senza l'intervento di Maria. Per altri invece il racconto ha un valore mariologico. Questa seconda interpretazione è la più comune. Che la presenza di Maria nel compiere il miracolo abbia la sua importanza, l'evangelista lo fa capire fin dall'inizio, presentando Maria "madre di Gesù" e mettendo in evidenza che è Maria la prima ad accorgersi della mancanza del vino. La segnalazione di Maria più che un semplice richiamo alla difficoltà in cui si trovano gli sposi, contiene una esplicita richiesta di aiuto. Con la sua richiesta Maria chiede al Figlio di provvedere alle necessità degli sposi. Ma è da pensare che non si arrestava ad essi. E' verosimile pensare che l'evangelista non ha tanto evidenziato la richiesta di Maria per mettere in risalto il suo senso di compassione verso quegli sposi, quanto per sottolineare il compito che Maria ha svolto nella prima manifestazione di Gesù. Bisogna ricordare che l'evangelista afferma che questo miracolo è il primo segno con il quale Cristo si rivela pubblicamente e dal quale scaturisce la fede dei discepoli. Quindi dal miracolo comincia a rivelarsi il significato dell'azione di Gesù, che è di natura salvifica. Maria non poteva e non doveva essere estranea, perche è associata alla missione di Cristo. Se Maria non poteva e non doveva rimanere estranea a questa prima azione salvifica di Gesù, è da capire nel giusto significato la risposta che Gesù dà a Maria: "Che c'è tra me e te, o donna?". Con queste parole certamente Gesù non può averle annunciato un rifiuto: secondo una interpretazione diffusa, Gesù annunzia alla madre che da quel momento, le loro vite, pur restando i naturali rapporti, sarebbero state caratterizzate dalla separazione. Con tali parole Gesù non respinge la richiesta, ma le prospetta una prova dolorosa, quella della separazione alla quale Maria non aveva pensato. Per lei la cosa più naturale era quella di condividere le gioie e le fatiche della missione di Cristo. Ma ciò che era "naturale" non corrispondeva alla volontà di Dio. La collaborazione che Gesù voleva dalla madre era una collaborazione silenziosa, vissuta nell'accettazione della separazione da lui. Mentre Gesù, iniziando la sua vita pubblica, usciva dall'ombra e dal silenzio, Maria doveva rimanere nel nascondimento. Per questo Gesù, dandole l'annuncio, usa quella frase: "che vi è tra me e te, o donna?". Da questo momento, agli occhi di Gesù, Maria non appare come sua madre, ma come la "donna" che Dio aveva promesso di associargli nella difficile e dolorosa opera della salvezza. Anche Gesù da questo momento è il Messia di Israele. Pertanto Gesù e Maria entrano nel pieno della loro missione, ma ognuno con il rispettivo compito e con il proprio titolo. Si capisce cosi perché Maria appare pochissime volte nella vita pubblica di Gesù, a differenza di altre donne che lo seguono. Maria avrà compreso tutto il senso della risposta, ma continua ad avere fiducia. Per questo dice ai servi: "fate quello che egli vi dirà ". A Cana, proprio all'inizio del secondo stadio dell'esistenza storica di Gesù, è Maria che si adopera a farlo conoscere attraverso il segno straordinario di un miracolo. Se i discepoli dopo quel "segno" cominciano a credere, a riconoscere "la gloria" di Cristo, questo avviene anche per la cooperazione di Maria. A Cana incomincia a rivelarsi Cristo, ma comincia a delinearsi anche la missione di Maria. Ella ha il compito di guidare gli uomini a Cristo, con le parole, ma più con la testimonianza della sua vita sempre avvolta nel mistero della vita di Cristo.

2. MARIA AL CALVARIO

«Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala» (Gv 19, 25).
Questo breve testo del vangelo di Giovanni, che a prima vista potrebbe sembrare una semplice notizia di cronaca, è di fatto un nuovo capitolo della mariologia di Giovanni. Infatti l'evangelista lascia intendere a sufficienza che la presenza di Maria ai piedi della croce non è una presenza occasionale e privata, ma una presenza che ha una particolare importanza nella storia della salvezza. Il fatto che l'evangelista Giovanni si preoccupa di evidenziare la presenza di Maria ai piedi della croce, confrontato con l'abituale assenza di Maria dal seguito del figlio negli anni della vita pubblica, ci dice che ci troviamo dinanzi ad una presenza significativa di particolare importanza. Giovanni, infatti, non soltanto fa notare la presenza di Maria, ma anche il posto che occupa: "stavano ai piedi della croce di Gesù ". Notiamo l'importanza di questo particolare. Per l'evangelista non è tanto importante la vicinanza di Maria al patibolo del figlio, quanto la partecipazione di Maria alla morte che egli sta subendo. La "croce di Gesù " per Giovanni non significa tanto il semplice legno sul quale Cristo subisce la morte, quanto il sacrificio che egli porta a compimento. Pertanto, se Maria è "presso la croce di Gesù", lo è perché partecipa al suo sacrificio, si associa alla sua immolazione. Del resto nel piano di Dio, Maria è associata alla persona e alla missione di Cristo, e quindi non poteva non essere unita a Cristo al momento della sua passione. Maria è ai piedi della croce non per attenuare i suoi patimenti, ma per completarli. Non è la madre di un condannato, ma la madre del Salvatore. Di conseguenza, se il momento della croce e della morte realizza "l'ora di Gesù", lo stesso momento della morte di Cristo segna anche l'ora di Maria. Se l' «ora» di Gesù è l'«ora» della sua suprema immolazione e glorificazione, anche l'«ora» di Maria è un'ora di passione e di esaltazione accanto a lui e al seguito di lui. Questa identificazione dell'ora di Gesù con l'«ora» di Maria, viene meglio capita dalle parole che Gesù rivolge alla madre dall'alto della croce. Ci dice l'evangelista: "Vedendo la madre e li accanto a Lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna ecco tuo figlio" (Gv 19, 26).
Queste parole di Gesù non sono un semplice atto di pietà filiale di Gesù verso la madre, con le quali ha inteso regolare la posizione futura della madre, ma un atto della sua missione pubblica di salvatore. Se fosse stato un semplice atto di filiale pietà, Gesù non avrebbe chiamato Maria "donna" ma "madre" e non avrebbe affidato per prima il discepolo a Maria, ma Maria al discepolo, e nemmeno avrebbe scelto proprio l'ora suprema della morte. Gesù affida il discepolo alla Madre, perché la associa alla sua missione di Messia salvatore. Il Golgota non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per Cristo, per la madre Maria, per l'intera umanità. Gesù è il salvatore, ma anche il Primogenito dei morti; Maria è la sua Madre, ma anche la Madre di tutti coloro che con il figlio sono rinati a nuova vita. Le parole di Gesù "ecco tuo figlio" lo attestano chiaramente. Gesù ha pagato l'amore per i fratelli a caro prezzo; Maria acquisterà nel dolore e nella sofferenza i suoi nuovi figli. Ella ai piedi della croce di Gesù è intimamente congiunta alla sua immolazione e al suo martirio; per questo si ritrova congiunta anche alla rinascita del nuovo popolo redento. In Lei la nuova famiglia dei redenti figli di Dio ha una madre. Nel momento in cui Gesù pronunzia quelle parole "Donna ecco tuo figlio" ha inizio la missione materna di Maria. Essa si estende a tutti coloro che con Giovanni avranno in comune la fede e quindi l'appartenenza a Cristo. La maternità spirituale di Maria poteva rimanere nascosta. Gesù però ha voluto fosse anche esterna e ufficiale. Di conseguenza la vita spirituale del vero discepolo di Cristo deve essere animata da un particolare amore verso Maria. Nelle parole "ecco tua madre" c'è il fondamento della devozione mariana. E' una devozione voluta da Gesù. Per questo, la presenza di Maria nella vita del credente, e di conseguenza nella vita della Chiesa, non è secondaria, ma essenziale. Il discepolo che vuole vivere in pienezza il suo rapporto con Cristo, suo maestro e guida, non può non coltivare la devozione a Maria, madre di Cristo e della Chiesa.

 

Inserito Mercoledi 18 Marzo 2015, alle ore 12:56:05 da latheotokos
 
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