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Mariofanie

La straordinaria storia di Alfonso Ratisbonne, ebreo per discendenza e ateo per convinzione, convertito alla fede cattolica dalla Vergine in persona. Un articolo di Suor Paola Farace in Madonna di Fatima, maggio 2013, pp. 22-24.



 

A Roma, nel Santuario di Sant’Andrea delle Fratte, il 20 gennaio 1842 accadde qualcosa di straordinario. Entrando dalla porta principale si scorge, sulla sinistra, un altare illuminato, sull’arco del quale c’è scritto: “Qui apparve la Madonna del Miracolo”. Sotto l’arco c’è un gran dipinto che raffigura la Madonna che sovrasta le nuvole e effonde dalle mani raggi luminosi. A sinistra di chi guarda l’altare c’è una targa che dice: “Il 20 gennaio 1842, Alphonse Ratisbonne da Strasburgo venne qui da ebreo ostinato. Questa Vergine gli apparve così come tu la vedi. Cadde ebreo e si alzò cristiano. Forestiero, portati a casa il prezioso ricordo della misericordia di Dio e del potere della Vergine”.

La famiglia

Alfonso Ratisbonne, penultimo di dieci figli, apparteneva ad una famiglia ebrea di banchieri il cui senso religioso si era decisamente affievolito, cedendo il posto all’interesse per il denaro. Orfano della mamma a quattro anni e del papà a quattordici, Alfonso fu seguito dallo zio Luigi che provvide ai suoi studi. Frequentato il Collegio reale di Strasburgo, conseguì il Baccellierato in Lettere e quindi, a Parigi, la Laurea in Diritto. Il fratello Teodoro, più grande di lui di 12 anni, si convertì al cattolicesimo, diventando poi, in seguito, sacerdote e fondatore della Congregazione di Nostra Signora di Sion in Gerusalemme. Nella lettera autobiografica del 12 aprile 1842 al Padre Dufriche-Desgenettes, Alfonso scrisse: “Mio fratello Teodoro, nel quale ponevo una grande speranza, era diventato cristiano e poco tempo dopo era divenuto sacerdote e svolgeva il proprio ministero sacerdotale nella stessa città e sotto gli occhi della mia famiglia sconsolata. Ciò mi aveva disgustato enormemente e aveva provocato in me sentimenti di disprezzo nei confronti del suo abito e del suo stato. La sua conversione la consideravo una pazzia, mi indusse a credere nel fanatismo dei cattolici e sentivo un’avversione nei loro riguardi… ”. Alfonso ruppe ogni relazione con lui e, quando Teodoro partendo salutò i familiari, assicurandoli che avrebbe pregato per loro, Alfonso rise sarcasticamente.

Un viaggio inaspettato

“A Parigi indossai la toga di avvocato. In seguito, però, fui richiamato a Strasburgo da mio zio, che faceva di tutto per avermi accanto a sé. Egli mi regalava cavalli, carrozze, viaggi, senza rifiutare di accontentare ogni mio capriccio… sognavo solamente divertimenti e piaceri e mi dedicavo ad essi con passione e frenesia… Ero ebreo solo di nome, poiché non credevo neppure in Dio. Non avevo mai aperto un libro di argomento religioso. Non praticavo neppure le più piccole norme del giudaismo… Nel mio cuore vi era il vuoto e non ero per nulla felice in mezzo a tutta quell’abbondanza. Mi mancava qualcosa… Avevo una nipote, figlia del maggiore dei miei fratelli, che mi era stata destinata fin dal tempo in cui eravamo ambedue fanciulli. In lei era tutto il mio avvenire. Considerammo opportuno differire il matrimonio, a causa della sua giovane età: aveva sedici anni. Dovetti, perciò, compiere un viaggio di piacere, in attesa dell’ora della nostra unione. Soggiornai un mese a Napoli. Lì scrissi contro la religione e contro i sacerdoti… quante bestemmie nel mio diario!…”.

A Roma

Ratisbonne arrivò a Roma dove si incontrò con il barone Teodoro de Bussières, che dal protestantesimo era passato al cattolicesimo. Questi lo sfidò: “poiché lei detesta la superstizione e professa dottrine sì liberali, poiché si ritiene uno spirito forte e illuminato, avrebbe il coraggio di sottoporsi ad una prova semplicissima? Si tratta di portare addosso una medaglia della SS.ma Vergine. Forse le sembrerà una cosa ridicola, ma io nutro una grande stima per questa immagine”. Alfonso -sulle prime un po’ confuso sprezzante com’era verso il proselitismo dei cattolici, colse l’occasione di poter aggiungere un episodio spassoso al suo diario di viaggio, e di portarne un tale cimelio alla fidanzata: accettò di mettere al collo la Medaglia Miracolosa e di recitare quotidianamente la preghiera di San Bernardo “Ricordati o piissima Vergine Maria…”. L’amico barone, però, sapeva quel che faceva: confidava nella potenza miracolosa della medaglia, e pregava intensamente perché l’Immacolata operasse nell’animo di Alfonso. La notte di quello stesso giorno, svegliatosi di soprassalto, Alfonso vide alta dinanzi a sé l’immagine di una grande Croce, di forma particolare, senza Gesù Crocifisso, che egli inutilmente tentò di scacciare. Era la Croce della Medaglia miracolosa ma egli non lo sapeva, perché non aveva neppure guardato la Medaglia che portava indosso! La Madonna lo attendeva nella chiesa di Sant’Andrea delle Fratte il 20 gennaio, per abbagliarlo e convertirlo come San Paolo sulla via di Damasco. Egli stesso descriverà così la vicenda: “Se in quel momento [era mezzogiorno ed egli s’intratteneva con alcuni amici in un caffè a piazza di Spagna] un terzo interlocutore mi si fosse avvicinato e mi avesse detto: «Alfonso, tra un quarto d’ora tu adorerai Gesù Cristo quale tuo Dio, tuo Salvatore e ti umilierai in una povera chiesa e ti batterai il petto davanti ad un sacerdote in un convento di Gesuiti, dove passerai il carnevale preparandoti al battesimo, disposto a sacrificarti per la fede cattolica, e rinunzierai al mondo, alla superbia, ai suoi piaceri, alle tue ricchezze, alle tue speranze, al tuo avvenire e, se sarà necessario, rinunzierai alla tua fidanzata, all’affetto della famiglia, alla stima dei tuoi amici, ai legami con gli ebrei… e non desidererai altro che seguire Cristo e portare la sua croce fino alla morte…», dico che se un simile profeta mi avesse predetto una cosa del genere, avrei pensato che una persona sola sarebbe stata più impazzita di quello, vale a dire colui che sarebbe stato capace di credere nella possibilità di una simile pazzia! E tuttavia, questa pazzia costituisce oggi la mia saggezza e la mia felicità”.

Una visione indescrivibile

Uscendo dal caffè, incontrò il signor de Bussières, il quale gli chiese di accompagnarlo per una commissione alla chiesa di Sant’Andrea. “Si stavano facendo dei preparativi per una cerimonia funebre. Egli mi lasciò perché doveva andare a far preparare una tribuna riservata per la famiglia del defunto. La chiesa di Sant’Andrea è piccola, povera e deserta. Nessun oggetto d’arte richiamava l’attenzione. Dirigevo meccanicamente lo sguardo attorno senza fermare il pensiero su nessuna cosa. Ricordo che un cane nero si aggirava davanti a me e salterellava qua e l à … P o c o dopo il cane scomparve. Tutta la chiesa scomparve, non vedevo più nulla, o piuttosto… vedevo una cosa sola!!! Come si fa a parlarne? Qualunque descrizione, per quanto mirabile possa essere, sarebbe soltanto una profanazione di una verità ineffabile. Ero lì umiliato, inondato di lacrime, con il cuore che mi scoppiava, allorché il signor de Bussières mi richiamò alla realtà. Non fui capace di rispondere alle sue pressanti domande, ma alla fine afferrai la medaglietta che tenevo al petto, baciai l’effigie della SS. Vergine che spargeva le Grazie. Era proprio LEI! Non sapevo dove mi trovavo… mi sentivo interiormente un altro… Volevo ritornare in me stesso e non riuscivo a farlo… una gioia intensissima esplodeva nella mia anima; non riuscivo a parlare, non volevo rivelare nulla, sentivo in me qualcosa di santo che mi indusse a chiedere di un sacerdote… Mi condussero da lui e solo dopo aver ricevuto un ordine categorico feci la mia narrazione, per quanto mi fu possibile, in ginocchio con il cuore tremante”. Questo il resoconto che Alfonso fece al barone: “... In mezzo a quella luce che si irradiava ovunque, è apparsa la Vergine Santissima, ritta sopra l’altare, grande, risplendente, piena di maestà e di amorevolezza, quale è rappresentata nella mia medaglia; una forza irresistibile mi spingeva verso di Lei. La Santissima Vergine mi fece segno con la mano di inginocchiarmi. Mi sembrò che dicesse: va bene! Ella non mi parlò affatto, ma io compresi tutto. A tal vista caddi in ginocchio nel luogo dove mi trovavo; cercai varie volte di alzare gli occhi verso di Lei, ma la riverenza e lo splendore me li faceva abbassare. Fissai le sue mani, e vidi in esse l’espressione del perdono e della misericordia. Benché Ella non mi dicesse parola, compresi l’orrore dello stato in cui mi trovavo, la deformità del peccato, la bellezza della Religione Cattolica, in una parola compresi tutto”

Battezzato, religioso, sacerdote

 Continua Ratisbonne nella sua lettera: “Sapevo che il signor de Bussières aveva pregato per me … il velo che mi copriva cadde dai miei occhi… tutti i veli che mi avvolgevano scomparvero l’uno dopo l’altro. Uscivo da un abisso di tenebre ed ero perfettamente vivo… ma piangevo! Vedevo nel fondo dell’abisso le miserie dalle quali ero stato estratto da una misericordia sconfinata. Tante persone scendono tranquillamente, verso questo abisso… inghiottiti vivi, in tenebre spaventose… non ho mai letto una sola pagina della Bibbia… tutto quel che so è che entrando in Chiesa non sapevo nulla, mentre uscendo vedevo con chiarezza. Non so spiegare tale cambiamento in altro modo che paragonarmi ad una persona che viene bruscamente svegliata da un sonno profondo, o come un cieco che all’improvviso scorge la luce del giorno: egli vede, ma non è capace di definire la luce che lo illumina e chi gli offre la possibilità di vedere gli oggetti della sua meraviglia. Tutto ciò faceva cambiar senso di marcia alla mia anima e la indirizzava in un’altra direzione, verso un altro scopo e lungo un’altra via… Il mondo non era più nulla ormai per me. L’amore verso il mio Dio prese il posto di qualsiasi altro amore… perfino la mia fidanzata l’amavo come un dono prezioso che impone di amare ancor di più il donatore…”. Alfonso ricevette il battesimo il 31 gennaio di quello stesso anno e, entrato nella Compagnia di Gesù, divenne sacerdote nel 1848. Più tardi, si unì al fratello Teodoro nella Congregazione di Nostra Signora di Sion per la conversione degli ebrei e dei musulmani, quello lo condusse con sé in Palestina e insieme fondarono una sede nei pressi dell’antico Pretorio di Pilato. In Terra Santa, precisamente ad Ain Karim, Alfonso rese lo spirito il 6 maggio 1884. Settantacinque anni più tardi, a Roma, nella Cappella del Collegio Internazionale dei Frati Minori Conventuali, il Padre Rettore raccontava ai giovani frati l’episodio della prodigiosa conversione di Ratisbonne, morto in concetto di santità e divenuto poi Servo di Dio. Tra questi c’è fra’ Massimiliano Maria Kolbe, l’ardente innamorato dell’Immacolata, il quale, commosso dal racconto, scoprì il grande valore della Medaglia Miracolosa. Divenuto sacerdote, celebrò la sua prima Messa nello stesso Santuario di Sant’Andrea delle Fratte il 29 aprile del 1918.


 

Inserito Mercoledi 5 Agosto 2015, alle ore 17:37:41 da latheotokos
 
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