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  L'uomo, sacerdote dell'universo, a immagine di Maria 
Mariologia

Un intervento di Sante Bambolin in AA. VV., Maria e il Sacerdozio, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 2009, pp. 343-355.



 PARTE I
L’UOMO SACERDOTE DELL’UNIVERSO

La funzione sacerdotale consiste nel rivolgersi a Dio in nome del popolo e nel rivolgersi al popolo in nome di Dio; e tale funzione assume dimensioni cosmiche, quando in nome di Dio si benedicono gli elementi del mondo materiale (acqua, pane, sale, olio, animali, cose in genere, ecc.) e quando si innalza la lode a Dio in nome di queste creature (Daniele, Francesco d’Assisi …).

1. SACERDOZIO UNIVERSALE SECONDO LA NATURA UMANA

L’uomo è una unità di anima e di corpo, di spirito e materia, d’invisibile e visibile; e nella sua corporeità, vivificata dallo spirito, sintetizza in sé «gli elementi del mondo materiale, così che questi attraverso di lui toccano il loro vertice e prendono voce per lodare in libertà il Creatore» (GS n. 14). Tra il mondo visibile della materia e quello invisibile dello spirito c’è un interscambio, analogo a quello esistente tra corpo e anima nell’uomo. Ora, siccome nell’universo è diffusa una certa razionalità (che consente la formulazione delle leggi espresse dalla scienza), l’uomo trova in esso una specie di alleato, il quale sembra mettere a disposizione dell’uomo i mezzi necessari al suo progresso spirituale. Il corpo umano mediante la sensibilità si collega con l’universo e consente all’uomo di diventare il luogo del suo sacerdozio cosmico: è questa sensibilità che permette il funzionamento delle facoltà razionali, per le quali possiamo:
comprendere che c’è un tipo di sensibilità soprasensibile e d’intelligenza soprarazionale (per questo si parla, ad esempio, di sensi spirituali …); e vivere nella nostra sfera sensibile e finita, sia pure per brevi istanti, realtà soprasensibili e infinite, come accade nelle esperienze mistiche;
esperimentare il limite, in noi e fuori di noi, perché la nostra libertà deve fare i conti con il mondo circostante, fisico e sociale: per esercitarsi deve accettare i condizionamenti che le vengono dalle cose e dagli altri esseri viventi, uomo compreso. Per questo si deve parlare di dramma umano della libertà che coinvolge tanti esseri, dalle dimensioni planetarie e cosmiche (cfr. problema del riscaldamento del pianeta);
andare verso ciò che sta oltre (la trascendenza), aprendoci, sia pure con sofferenza, agli altri uomini e, alla fine, all’Unico necessario; e da questa apertura senza confini possono nascere la fede in Dio e la lode per tutte le sue creature (cfr. Cantico delle Benedizioni in Dn 3, 52-90).
Un tale orientamento di vita provoca nell’uomo una specie di decentramento, in quanto egli deve rinunciare al ruolo di vincolo universale e di attore dell’umanizzazione cosmica; aprendosi all’azione di Dio, Unico necessario, egli cede a Lui il timone della propria vita e la regia del dramma universale. Una simile scelta (obbligata), personale e individuale, ci inserisce in un processo di dimensioni cosmiche: il Dio che prende in mano il timone della vita dell’uomo è lo stesso Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza e che si è avvicinato all’uomo assumendo la sua stessa natura: è il Cristo, figlio dell’uomo e figlio di Dio, Mediatore universale e assoluto, per il quale tutte le cose sono state fatte e nel quale tutto trova sussistenza e significato. Da una visione antropocentrica si passa quindi ad una visione cristocentrica, dalla umanizzazione alla cristificazione.

2. SACERDOZIO UNIVERSALE SECONDO LA FEDE CRISTIANA

2.1. Gesù, Verbo di Dio incarnato, unico, sommo, eterno e universale sacerdote
– si rivolge al Padre in nome dell’uomo e di tutto il creato;
– si rivolge all’uomo e al creato in nome del Padre come suo inviato:1 Gesù comanda al mare, ai venti, alle tempeste, …
2.2. Il discepolo di Gesù è uno con Lui; e tutti i discepoli sono uno in Lui
«Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15, 9).
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato » (Gv 17, 20-21).
Possiamo quindi tenere per certo che tutti i discepoli del Signore partecipano del sacerdozio di Gesù in vari modi, e particolarmente del suo sacerdozio universale.
A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen (Ap 1, 5-6).
- Ci ama: Gesù, elevato alla gloria di dominatore del l’universo (Dio gli ha dato un Nome che è al di sopra di  ogni altro nome … Fil 2, 9-11), rimane unito ai suoi: «come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi» (Gv 15, 9); anzi ora esercita su di loro un amore più forte della morte: «Qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò perché il Padre sia glorificato nel Figlio» (Gv 15, 13).
- Ci ha liberati dai nostri peccati con il suo Sangue: con il dono della vita (sangue) Gesù ha cancellato le nostre colpe e ci ha dato il titolo di accesso alla santità di Dio; santità che può essere estesa anche alle cose materiali di cui l’uomo si serve: acqua, olio (crisma), suppellettili liturgiche, per non parlare: delle reliquie, del pane e del vino, …
- Ha fatto di noi un regno di sacerdoti: redenti dal do minio del peccato ci rende partecipi:
- del suo dominio universale: dove la Chiesa è viva ivi è presente il Signore: «È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza» (Col 2, 9-10). Per questo i sacramentali istituiti dalla Chiesa (professione religiosa, esequie, esorcismo, …) liberano e santificano;
- e del suo sacerdozio eterno: «voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce» (1Pt 2, 9).
Questa partecipazione al sacerdozio regale di Cristo abilita i discepoli del Signore ad assumere:
-
i sentimenti sacerdotali di Gesù verso il Padre: «Dopo aver detto prima non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose tutte che vengono offerte secondo la legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Con ciò stesso egli abolisce il primo sacrificio per stabilirne uno nuovo. Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre» Eb 10, 8-10); anche a beneficio di tutta la creazione che attende di essere liberata dalla corruzione (cfr. Rm 8, 19-24); si compie così la seconda condizione chiesta da Gesù a coloro che vogliono seguirlo;
- il suo servizio di mediazione tra mondo e Dio: «Gesù possiede un sacerdozio che non tramonta, poiché resta per sempre. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore. Tale era infatti il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli» (Eb 7, 24-26).
E questo ufficio di mediazione si compie:
1) nell’offrire se stessi con Cristo al Padre: «Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale» (Rm 12, 1). Apparente paradosso: mentre il sacrificio esige di norma la morte della vittima, Paolo ne parla invece in rapporto alla vita del cristiano. L’espressione «offrire i nostri corpi», posto il successivo concetto di sacrificio, assume la sfumatura cultuale di «fare oblazione dei nostri corpi». Ora offrire il corpo equivale a offrire l’intera persona: «non offrite le vostre membra come strumenti di ingiustizia al peccato, ma offrite voi stessi a Dio come vivi tornati dai morti e le vostre membra come strumenti di giustizia per Dio» (Rm 6, 13). Si tratta dunque di onorare Dio nella concreta esistenza quotidiana nella visibilità percepibile e relazionale. Tale comportamento è «sacrificio vivente, santo, gradito a Dio»: vivente, perché si offre la vita; santo, perché è vita del cristiano; gradito a Dio, perché è sacrificio offerto «in odore di soavità» (cfr. Lev 1, 13.17; 23, 18; 26, 31; ecc.) e perché è culto spirituale (th;n logikh;n latreivan), in latino rationabile obsequium; la parola rationabile si trova nel Canone Romano: in esso si prega che Dio accetti questa offerta come rationabile, come a lui gradita.
- 2) nell’annuncio del Vangelo di Gesù: «Vi ho scritto con un po’ di audacia, in qualche parte, come per ricordarvi quello che già sapete, a causa della grazia che mi è stata concessa da parte di Dio di essere un ministro (liturgo) di Gesù Cristo tra i pagani, esercitando l’ufficio sacro (iJerourgei`n) del vangelo di Dio, perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo» (Rm 15, 15-16 s). «Annunciare il Vangelo per unire i popoli nella comunione del Cristo risorto è una azione “sacerdotale”. L’apostolo del Vangelo è un vero sacerdote, fa ciò che è il centro del sacerdozio: prepara il vero sacrificio. E poi il secondo aspetto: la meta dell’azione missionaria è la liturgia cosmica: che i popoli uniti in Cristo, il mondo come tale diventi gloria di Dio, oblazione gradita, santificata nello Spirito Santo. Qui appare l’aspetto dinamico, l’aspetto della speranza nel concetto paolino del culto: l’auto-donazione di Cristo implica la tendenza di attirare tutti alla comunione del suo Corpo, di unire il mondo. Solo in comunione con Cristo, Uomo esemplare – uno con Dio, il mondo diventa così come tutti noi lo desideriamo: specchio dell’amore divino. Questo dinamismo, sempre presente nell’Eucaristia, deve ispirare e formare la nostra vita».2
- 3) nel restituire al Signore Dio tutti i beni, perché tutti sono suoi, e nel rendere grazie perché procedono tutti da lui. Qui inserirei il messaggio di papa Benedetto per la pace: «Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato. La ricerca della pace da parte di tutti gli uomini di buona volontà sarà senz’altro facilitata dal comune riconoscimento del rapporto inscindibile che esiste tra Dio, gli esseri umani e l’intero creato. Illuminati dalla divina Rivelazione e seguendo la Tradizione della Chiesa, i cristiani offrono il proprio apporto. Essi considerano il cosmo e le sue meraviglie alla luce dell’opera creatrice del Padre e redentrice di Cristo, che, con la sua morte e risurrezione, ha riconciliato con Dio «sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli» (Col 1,20). Il Cristo, crocifisso e risorto, ha fatto dono all’umanità del suo Spirito santificatore, che guida il cammino della storia, in attesa del giorno in cui, con il ritorno glorioso del Signore, verranno inaugurati «nuovi cieli e una terra nuova» (2 Pt 3,13), in cui abiteranno per sempre la giustizia e la pace. Proteggere l’ambiente naturale per costruire un mondo di pace è, pertanto, dovere di ogni persona. Ecco una sfida urgente da affrontare con rinnovato e corale impegno; ecco una provvidenziale opportunità per consegnare alle nuove generazioni la prospettiva di un futuro migliore per tutti. Ne siano consapevoli i responsabili delle nazioni e quanti, ad ogni livello, hanno a cuore le sorti dell’umanità: la salvaguardia del creato e la realizzazione della pace sono realtà tra loro intimamente connesse! Per questo, invito tutti i credenti ad elevare la loro fervida preghiera a Dio, onnipotente Creatore e Padre misericordioso, affinché nel cuore di ogni uomo e di ogni donna risuoni, sia accolto e vissuto il pressante appello: Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato».3

PARTE II
A IMMAGINE DI MARIA, MADRE DEL SIGNORE

Il sacerdozio regale e universale di Gesù opera nella Ma - dre in tutta la sua pienezza, perché Lei è la dimora che la Sapienza di Dio ha costruito in vista dell’incarnazione del Verbo di Dio;4 e Maria continua questa sua partecipazione al sacerdozio regale del Figlio nel tempo della misericordia, nel quale si attende il ritorno del Signore, che verrà a giudicare i vivi e i morti. Ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà; anche quelli che lo trafissero e tutte le nazioni della terra si batteranno per lui il petto. Sì, Amen! (Ap 1, 7).
- ognuno lo vedrà: riferimento all’Incarnazione del Figlio di Dio: «Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo, uno simile a un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto» (Dan 7, 13-14).
- anche quelli che lo trafissero: riferimento alla Croce (Gv 19, 37): «Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Ge rusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guar - deranno a me, colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito» (Zac 12, 10).

1. MARIA NELLA SUA VITA TERRENA

- All’annunciazione è riconosciuta dall’angelo «piena di grazia».
- Nella visita a santa Elisabetta innalza il canto di lode al Salvatore: il Magnificat.
- Nella vita pubblica di Gesù Maria appare: – «quando alle nozze in Cana di Galilea, mossa a compassione, indusse con la sua intercessione Gesù a dar inizio ai miracoli (cfr. Gv 2 1-11).
- Durante la predicazione di lui raccolse le parole con le quali egli, mettendo il Regno al di sopra delle considerazioni e dei vincoli della carne e del sangue, proclamò beati quelli che ascoltano e custodiscono la parola di Dio (cfr Mc 3,35; Lc 11,27-28), come ella stessa fedelmente faceva (cfr. Lc 2,19 e 51).
– Così anche la beata Vergine avanzò nella peregrinazione della fede e serbò fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove, non senza un disegno divino, se ne stette (cfr. Gv 19,25), soffrendo profondamente col suo Unigenito e associandosi con animo materno al suo sacrifico, amorosamente consenziente alla immolazione della vittima da lei generata;
– e finalmente dallo stesso Gesù morente in croce fu data quale madre al discepolo con queste parole: “Donna, ecco tuo figlio”» (cfr. Gv 19,26-27) (Lumen Gentium, 58).
Alle nozze di Cana si accorge che manca il vino e lo dice a Gesù: «Non hanno più vino» (Gv 2, 3); e capisce che Gesù vi porrà rimedio e invita i servi a «fare quello che egli dirà loro» Gv 2, 5).
Sul Calvario Maria viene proclamata da Gesù Signora e Madre di tutti gli uomini: «Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Gv 19, 26-27).
Maria è la tutta santa, con il cuore pieno di gratitudine verso Dio suo Salvatore, attenta alle nostre necessità e pronta ad intervenire per aiutarci; è madre di ogni uomo redento dal Sangue del suo Figlio: sulla Croce Gesù diventa Signore5 e lei, la Madre, diventa Nostra Signora.

2. MARIA DALLA GLORIA OPERA ANCORA

Dalla Lumen Gentium prendiamo ancora qualche stimolo per la nostra riflessione:
– «… la Vergine immacolata, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell’universo per essere così più pienamente conforme al figlio suo, Signore dei signori (cfr. Ap 19,16) e vincitore del peccato e della morte» (LG 59);
– «Con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice. Ciò però va inteso in modo che nulla sia detratto o aggiunto alla dignità e alla efficacia di Cristo, unico mediatore. Come il sacerdozio di Cristo è in vari modi partecipato, tanto dai sacri ministri, quanto dal popolo fedele, e come l’unica bontà di Dio è realmente diffusa in vari modi nelle creature, così anche l’unica mediazione del Redentore non esclude ma suscita nelle creature una varia cooperazione partecipata da un’unica fonte» (LG 62).
Nostra Signora e nostra madre è quindi ancora all’opera
Sotto questa prospettiva mi piace considerare i luoghi di culto dedicati a Maria, soprattutto quelli sorti a motivo di apparizioni di Maria; e sono molti, pur considerando le apparizioni riconosciute dalla Chiesa. Maria continua:
- a stimolare la conversione dei suoi figli al Signore: si direbbe che ripete sempre gli stessi inviti, dovunque e in tutti i tempi (penitenza - conversione e preghiera);
- si preoccupa della pace, perché è amante della vita e delle cose belle, sia naturali che culturali;
- si preoccupa della salute fisica e della serenità dei suoi figli: non fa economia delle sue grazie e delle guarigioni;
- è “virgo potens” durante gli esorcismi della Chiesa, che la invoca per la liberazione dei suoi figli. Maria esercita quindi con la potenza dell’amore la sua maternità universale
- verso ogni uomo, guardando, pregando e accompagnandolo verso il rendimento di grazie e la lode all’Unico necessario (come a Cana e come nel Magnificat).
- e in ogni luogo (importanza delle apparizioni mariane), manifestandosi assume le sembianze culturali del posto e santifica i luoghi (richiesta di un tempio). A Città del Messico, dove i pellegrini vanno a mostrasi a nostra Signora; a Lourdes dove i pellegrini vanno a bagnarsi nell’acqua; a Fatima dove si va a pregare per la pace; etc. troviamo sempre un santuario per il quale possiamo applicare il seguente testo biblico: «Salomone terminò il tempio e la reggia; attuò quanto aveva deciso di fare nella casa del Signore e nella propria. Il Signore apparve di notte a Salomone e gli disse: “Ho ascoltato la tua preghiera; mi sono scelto questo luogo come casa di sacrificio. Se chiuderò il cielo e non ci sarà più pioggia, se comanderò alle cavallette di divorare la campagna e se invierò la peste in mezzo al mio popolo, se il mio popolo, sul quale è stato invocato il mio nome, si umilierà, pregherà e ricercherà il mio volto, perdonerò il suo peccato e risanerò il suo paese. «Ora i miei occhi sono aperti e i miei orecchi attenti alla preghiera fatta in questo luogo. Ora io mi sono scelto e ho santificato questo tempio, perché la mia presenza vi resti sempre; e lì saranno sempre i miei occhi e il mio cuore”». (2Cr 7,11-16).
E Maria tiene viva nel mondo intero la speranza della gloria: «L’ardente aspettativa della creazione è protesa verso la rivelazione dei figli di Dio. La creazione infatti è stata sottoposta alla caducità – non per sua volontà, ma per la volontà di colui che l’ha sottoposta – nella speranza che anche la stessa creazione sia liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati» (Rm 8, 19-24).

NOTE
1. «Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato» (Gv 5, 36).
2. BENEDETTO XVI, Il culto spirituale, 17ª catechesi su Paolo, 7 gennaio 2009.
3. BENEDETTO XVI, Messaggio per la celebrazione della XLIII Giornata Mondiale della pace, 8 dicembre 2009, n. 14.
4. SANT’ANSELMO, Discorsi, n. 52; PL 158, 955-956; seconda lettura dell’Immacolata: «Cielo, stelle, terra, fiumi, giorno, notte e tutte le creature che sono sottoposte al potere dell’uomo o disposte per la sua utilità si rallegrano, o Signora, di essere stati per mezzo tuo in certo modo risuscitati allo splendore che avevano perduto, e di avere ricevuto una grazia nuova inesprimibile. Erano tutte come morte le cose, poiché avevano perduto la dignità originale, alla quale erano state destinate. Loro fine era di servire al dominio o alle necessità delle creature cui spetta di elevare la lode a Dio. Erano schiacciate dall’oppressione e avevano perso vivezza per l’abuso di coloro che s’erano fatti servi degli idoli. Ma agli idoli non erano destinate. Ora invece, quasi risuscitate, si rallegrano di essere rette dal dominio e abbellite dall’uso degli uomini che lodano Dio. Hanno esultato come di una nuova e inestimabile grazia sentendo che Dio stesso, lo stesso loro Creatore non solo invisibilmente le regge dall’alto, ma anche, presente visibilmente tra di loro, le santifica servendosi di esse. Questi beni così grandi sono venuti dal frutto benedetto del grembo benedetto di Maria benedetta. O donna piena e sovrabbondante di grazia, ogni creatura rinverdisce, inondata dal traboccare della tua pienezza. O vergine benedetta e più che benedetta, per la cui benedizione ogni creatura è benedetta dal suo Creatore, e il Creatore è benedetto da ogni creatura. A Maria Dio diede il Figlio suo unico che aveva generato dal suo seno uguale a se stesso e che amava come se stesso, e da Maria plasmò il Figlio, non un altro, ma il medesimo, in modo che secondo la natura fosse l’unico e medesimo figlio comune di Dio e di Maria. Dio creò ogni creatura, e Maria generò Dio: Dio, che aveva creato ogni cosa, si fece lui stesso creatura di Maria, e ha ricreato così tutto quello che aveva creato. E mentre aveva potuto creare tutte le cose dal nulla, dopo la loro rovina non volle restaurarle senza Maria».
5. «Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso assumendo una condizione di servo, e diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. Per questo Dio lo esaltò e gli donò il nome che è al di sopra di ogni nome, perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami: “Gesù Cristo è Signore!”, a gloria di Dio Padre” (Fil 2, 5-11).

 

Inserito Martedi 11 Ottobre 2016, alle ore 10:00:01 da latheotokos
 
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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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