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  La fede di Maria paradigma di quella della Chiesa dei discepoli 
Chiesa

Prefazione di Salvatore Maria Perrella in Antonino Grasso, Maria maestra e modello di fede vissuta, Editrice Istina, Siracusa 2013, pp. 9-20.

 



Il Catechismo della Chiesa Cattolica promulgato nel 1992 da papa Giovanni Paolo II, nonostante la persistente crisi del fenomeno religioso e più specificamente cristiano1, ha ribadito una convinzione assai radicata nell’esperienza credente secondo cui l’uomo è capax Dei, nel senso che «nel corso della loro storia, e fino ai giorni nostri, la ricerca di Dio da parte degli uomini si è espressa in molteplici modi, attraverso le loro credenze ed i loro comportamenti religiosi (preghiere, sacrifici, culti, meditazioni, ecc.). Malgrado le ambiguità che possono presentare, tali forme d’espressione sono così universali che l’uomo può essere definito un essere religioso» (CCC, 28). L’apostolo Paolo in uno stupendo versetto della Lettera ai Galati scrive: «Questa vita nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20). Queste parole dell’Apostolo delle genti sono veramente adatte a evocare il senso e l’impegno a cui liberamente e volontariamente ci si sottopone nell’itinerario teologale a cui noi credenti in Cristo siamo chiamati a compiere nello Spirito verso il Padre. Dobbiamo essere però consapevoli, osserva a ragione mons. Rino Fisichella, che: «“Vivere nella carne” è l’esistenza storica, quella quotidiana, fatta di incontri e di malintesi, di amore e di incomprensione, di desideri e di illusioni, di aspirazioni e di speranze… la vita come la viviamo ogni giorno nel suo fuggire continuo, senza che venga data la possibilità di fermare il tempo e di ritornare sui propri passi. Questa vita “nella carne” viene vissuta “nella fede”. Qui, probabilmente, nasce il paradosso che si apre dinanzi ai nostri occhi e che provoca la mente a riflettere sul senso di una tale azione»2. Allo stesso tempo, il Catechismo della Chiesa Cattolica ci avvisa anche che «questo “intimo e vitale legame con Dio” (Gaudium et spes, 19) può essere dimenticato, misconosciuto e perfino esplicitamente rifiutato dall’uomo. Tali atteggiamenti possono avere origini assai diverse (cfr. Gaudium et spes, 19-21): la ribellione contro la presenza del male nel mondo, l’ignoranza o l’indifferenza religiosa, le preoccupazioni del mondo e delle ricchezze (cf. Mt 13,22), il cattivo esempio dei credenti, le correnti di pensiero ostili alla religione, e infine la tendenza dell’uomo peccatore a nascondersi, per paura, davanti a Dio (cfr. Gn 3,8-10) e a fuggire davanti alla sua chiamata» (CCC, 29).

Ai nostri giorni tale duplicità di atteggiamento è sempre più frequente; si può ben dire che sembra essere una sorta di “segno dei tempi”! Nel sempre più affollato pantheon costruito, issato e sbandierato dalla contemporaneità europea e occidentale, c’è posto per tutte le “divinità” e gli idoli e per tutti i “valori” a cui indifferentemente si offre l’incenso e si dona una nicchia di venerazione, con la risultante di radicalizzare oltre misura lo sconcerto, il disorientamento, l’incapacità di discernimento non solo delle giovani generazioni3. In tale contesto sovente idolatrico e sincretista, purtroppo, magia, spiritismo, stregoneria e superstizione, date più volte per morte e defunte (come la loro veneranda “con-sorte”, la religione), sono più che mai vive ed attive. Sedicenti maghi popolano le pagine dei giornali (stampati o in rete) e gli schermi televisivi: indice di un interesse che non ha intenzione di scemare. I dati confermano l’attrattiva che il mondo dell’occulto esercita sull’umanità: primitivi o industrializzati che siano, gli uomini risentono istintivamente del “fascino” arcano (fascinum in questo caso è sinonimo di ”maleficio” di “malocchio”, e per questo temibile ma anche attraente, irresistibile), di ciò che può svelare il futuro, offrire uno specchio di felicità in amore e, soprattutto, assicurare un briciolo di salute in più. Queste forme di “magia pratica” sono le più diffuse, ma anche le più benigne (tranne per il conto in banca dei poveri allocchi, sprovveduti!). Ben diverso, è il caso sempre più in lievitazione di movimenti organizzati per promuovere la stregoneria, o peggio, il satanismo4: tutti eclatanti segnali di disvalori e di adesioni ad un contraddittorio e drogato ritorno dell’invisibile dopo l’indigestione del visibile, che non possono non far temere per il futuro5. Infatti, valori diversi e contrastanti sono copresenti e coesistenti, senza gerarchizzazione precisa; codici di lettura e di valutazione, d’orientamento e di comportamento del tutto dissimili tra loro. Risulta difficile, in tale contesto, avere una concezione o una visione del mondo unitaria, e diventa dunque debole anche la capacità progettuale della vita mediante congrua riflessione6. Quando una cultura, infatti, non definisce più le supreme possibilità di significato, o non riesce a creare convergenza attorno ad alcuni valori etici come particolarmente capaci di dar senso alla vita, ma pone tutto sullo stesso piano, cade ogni possibilità di scelta progettuale e tutto diviene indifferente e piatto7, specie in un contesto sociale e psicologico, come osserva il noto sociologo Zygmunt Bauman, contraddistinto e combattuto tra frenesia e bisogno di speranza8.  Una credenza religiosa senza veraci virtù teologali non solo confessate ma anche praticate dai discepoli del divin Maestro nel continuo ascolto ed obbedienza allo Spirito di verità, di carità e di santità, sicuramente conosce la deriva, l’apostasia, la sostituzione di Dio con l’idolo narcisista di se stessa. A questo riguardo il papa emerito Benedetto XVI (2005-2013) nel libro-intervista curato da Peter Seewald, dal titolo Luce del mondo, scrive: «L’uomo ricade sempre al di qua della fede, diventa pagano nell’accezione più profonda del termine ogni qual volta vuole tornare ad essere unicamente se stesso. E tuttavia, sempre si manifesta di nuovo la presenza divina nell’uomo. Questa è la lotta che attraversa tutta la storia. Come dice sant’Agostino: la storia del mondo è la lotta tra due tipi di amore. L’amore di sé portato sino alla distruzione del mondo; e l’amore per il prossimo, portato sino alla rinuncia di sé. Questa lotta, che sempre si è potuta vedere, è in corso oggi»9.

Tali fenomeni sollecitano il credente in Dio, e, soprattutto, il cristiano, ad  una vigilanza ancora più attiva, per non mettere a repentaglio l’intelligenza della sua fede, la stessa adesione di cuore e di mente al Dio di Cristo e alla sua Chiesa. Dinanzi ai rischi di appiattimento esistenziale e filosofico-culturale, di indifferentismo religioso e valoriale, di acre relativismo, laicismo e di neo ateismo dei nostri giorni10, che, fra l’altro, ritengono Dio e la stessa teologia delle inutili se non dannose presenze, la Chiesa invita i credenti e gli uomini e donne in cerca di senso non effimero e irresponsabile, a scommettere pascalianamente nella persona, nel Vangelo e nella speranza concreta ed affidabile che è Gesù, Figlio di Dio e Dio stesso11, umano e divino datore di senso: affidarsi e confidare in lui senza tentennamenti, sapendo bene a chi abbiamo dato la nostra fede (cfr. 2 Tm 1,12)12, guardando ad Abramo nostro padre nella fede (cf. Rm 4,11-16)13 e a Maria, la prima discepola della Parola fatta carne della sua carne. Infatti, insegna Giovanni Paolo II nella sua bella e soda enciclica mariana: «Mediante la fede Maria continuava a udire e a meditare quella parola, nella quale si faceva sempre più trasparente, in un modo “che sorpassa ogni conoscenza” (Ef 3,19), l’autorivelazione del Dio vivo. Maria madre diventava così, in un certo senso, la prima “discepola” di suo Figlio, la prima alla quale egli sembrava dire: “Seguimi”, ancor prima di rivolgere questa chiamata agli apostoli o a chiunque altro (cf. Gv 1,43)»14. La Chiesa, popolo di Dio in cammino verso la Gerusalemme celeste15, ha sempre guardato alla Madre del Signore come alla più  perfetta realizzazione  della fede (cf. CCC, 144. 148-149): basta prendere spunto ed ispirazione dal grande affresco biblico dell’episodio lucano dell’Annunciazione a Maria (cf. Lc 1,26-38); brano evangelico che mostra tra l’altro la bellezza e l’impegno del fiat di colei che appare ed è in grado di ascoltare e meditare con intelligenza, responsabilità, libertà, e dovuta attenzione teologale la proposta divina: divenire la madre credente del Signore Gesù  offrendolo all’umanità (cf. Lc 1,38.45). Scrive il biblista Alberto Valentini:  «Maria è la credente: tutto il racconto dell’annunciazione tende alla sua risposta di fede. Il sì della Vergine è posto a conclusione della scena, dopo di che l’angelo può ritornare a colui che l’ha inviato. La fede – unica possibilità di collaborare con Dio – è la chiave per penetrare la figura della Vergine e il segreto della sua singolare maternità. Come dirà sant’Agostino, ella concepì prima nel cuore e poi nella carne (cf. Sermone 196,1). Prima però della riflessione patristica, Elisabetta aveva messo in rilievo tale atteggiamento fondamentale della madre del Signore. Ripiena di Spirito Santo, dopo aver fatto risuonare a gran voce il prodigio inaudito della divina maternità, ella proclama beata Maria a motivo della fede, definendola la credente (hç epistéusasa: Lc 1,45)»16.

Per imparare a conoscere e ad accogliere Maria donna e maestra di fede nella nostra esistenza credente come Gesù stesso ci ha indicato (cf. Gv 19,25-27), noi cristiani abbiamo bisogno dello Spirito Santo che ha “scritto” e concretizzato in lei la Parola che è spirito e vita (cf. Gv 6,63), e che ha fatto di lei stessa una parola di Dio per la Chiesa, anzi per tutte le Chiese, comunità dei discepoli. In santa Maria, quindi, si realizza pienamente il progetto di salvezza di Dio sull’umanità: per questo ogni credente può volgere a lei lo sguardo per poter comprendere chiaramente quale sia la sua vocazione. Infatti, lei dà carne in Cristo al disegno di Dio in Cristo ed in questa realizzazione umana e cristiana si comprendono gli atteggiamenti autenticamente evangelici di Maria, modello per tutti i cristiani17. Il grande vescovo e teologo spirituale pugliese mons. Tonino Bello, morto prematuramente, per parte sua, scriveva: «Santa Maria, donna dei nostri giorni, vieni ad abitare in mezzo a noi.  Tu hai predetto che tutte le generazioni ti avrebbero chiamata beata.  Ebbene, tra queste generazioni c’è anche la nostra, che vuole cantarti la sua lode non solo per le cose grandi che il Signore ha fatto in te nel passato, ma anche per le meraviglie che egli continua a operare in te nel presente [...]. Santa Maria, donna dei nostri giorni, liberaci dal pericolo di pensare che le esperienze spirituali vissute da te duemila anni fa siano improponibili oggi per noi, figli di una civiltà che, dopo essersi proclamata postmoderna, postindustriale e post-non-so-che, si qualifica anche come post-cristiana [...]. Santa Maria, donna dei nostri giorni, dandoti per nostra madre, Gesù ti ha costituita non solo conterranea, ma anche contemporanea di tutti.  Prigioniera nello stesso frammento di spazio e di tempo.  Nessuno, perciò, può addebitarti distanze generazionali, né gli è lecito sospettare che tu non sia in grado di capire i drammi della nostra epoca [...]. Facci sentire la tua rassicurante presenza, o coetanea dolcissima di tutti.  E non ci sia mai un appello in cui risuoni il nostro nome, nel quale, sotto la stessa lettera alfabetica, non risuoni anche il tuo, e non ti si oda rispondere: ‘Presente!’. Come un’antica compagna di scuola»18.

Sollecitati dall’insegnamento di Giovanni Paolo II, di Benedetto XVI19 e ora dall’esempio e dalle poche ma sentite riflessioni del nuovo Vescovo di Roma Papa Francesco,20 dalla calda e permanente tradizione mariana del popolo cristiano che deve assumere esistenzialmente i valori non solo religioso della Vergine21, e in un certo qual modo spinti dall’episcopato italiano che vista l’urgenza dei nostri tempi richiama alla priorità dell’educazione/formazione non solo cristiana, scorgendo in Maria una credibile “maestra di cristianesimo” in virtù della sua esemplare vita evangelica, ci soffermeremo a più riprese ad illustrare il tema “Maria, icona della fede”. Infatti, ha scritto mons. Mariano Crociata, segretario della CEI, «Maria è colei che insegna che cosa sia e come riscoprire l’identità cristiana, costituisce l’esempio insuperabile del discepolo di cui instilla gli atteggiamenti spirituali fondamentali, fa scoprire il vero umanesimo cristiano mostrandosi come specchio della vita buona secondo il Vangelo e, infine, accompagna il cristiano nel suo cammino educativo lungo le tappe che conducono alla maturità nella conformazione al suo figlio Gesù e nella piena comunione con lui»22. E questo perché santa Maria sia per Dio che per i suoi seguaci, è e rimane per la Chiesa dei discepoli e delle discepole la donna credente che ha saputo rimanere nell’amore e nel servizio della fede23, divenendo efficace ed attuale modello24 e maestra di cristianesimo25. Papa Francesco nella sua enciclica Lumen fidei (scritta “a quattro mani”, come lui stesso afferma, con Papa Ratzinger)26, sostando in modo meditativo sull’eulogio proferito da Elisabetta alla Madre del Signore, “Beata colei che ha creduto” (Lc 1,45)27, ha asserito come nella sua esistenza credente «Maria ha compiuto il pellegrinaggio della fede, alla sequela di suo Figlio. Così in Maria il cammino di fede dell’Antico Testamento è assunto nella sequela di Gesù e si lascia trasformare da Lui, entrando nello sguardo proprio del Figlio incarnato. Possiamo dire che nella Beata Vergine Maria si avvera ciò su cui ho in precedenza insistito, vale a dire che il credente è coinvolto totalmente nella confessione di fede […]. Al centro della fede si trova la confessione di Gesù, Figlio di Dio, nato da donna, che ci introduce, per il dono dello Spirito Santo, nella figliolanza adottiva (cf. Gal 4,4-6)»28. Noi credenti come la Vergine Maria non solo ci sentiamo coinvolti nel confessare la nostra fede nel Dio di Gesù Cristo, ma a partire da lui, nel dono e nell’azione performatrice dello Spirito Santo, ci impegnamo a vivere l’ecclesialità della stessa fede e testimoniamo, per quel che possiamo e dobbiamo, l’ansia e la sollecitudine di Gesù per tutti coloro che egli ama e desidera salvare.


1 Cfr. Sartorio U., Scenari della fede. Credere in un tempo di crisi, Messaggero, Padova 2012.
2 Fisichella R., La fede come risposta di senso. Abbandonarsi al mistero, Paoline, Milano 2005, p. 13.
3 Cfr. Galantino N., L’uomo postmoderno: antiche metafore e nuovi valori, in Quaderni di Scienze Religiose 15 (2006), pp. 8-15.
4 Cfr. Panteghini G., Angeli e Demoni. Il ritorno dell’invisibile, Messaggero, Padova 1997, specialmente le pp. 155-162: «Il ritorno all’invisibile»; Bamonte F., Cosa fare con questi maghi? Come liberarsi dalla superstizione e difendersi dai truffatori, Àncora, Milano 2000; Idem, I danni dello spiritismo: l’azione occulta nelle presunte comunicazioni del maligno con l’Al di là, Àncora, 2003; Aa.Vv., Magia e stregoneria, in Credere Oggi  23 (2003) n. 6, pp. 3-150; Pastore F., La ragione e l’occulto. La filosofia di fronte a scienza e magia, Rizzoli, Milano 2009.
5 Cfr. Filoramo G., Che cos’è la religione. Temi, metodi, problemi, Einaudi, Torino 2004, pp. 1-28: «La religione e le sfide della postmodernità»; Bartolin V., La religiosità come apertura al Mistero, in Studia Patavina 55 (2008) pp. 573-617.
6 Cfr. Rella F., La responsabilità del pensiero. Il nichilismo e i soggetti, Garzanti, Milano 2009.
7 Cfr. Reale G., Valori dimenticati dell’Occidente, Bompiani, Milano 2004.
8 Cfr. Bauman Z., Lo spirito e il clic. La società contemporanea tra frenesia e bisogno di speranza, San Paolo, Cinisello Balsamo 2013; si veda anche l’interessante introduzione di Riccardo Mazzeo (cf. ibidem, pp. 5-18).
9 Benedetto XVI, Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi. Una conversazione con Peter Seewald, LEV, Città del Vaticano 2010, p. 91.
10 Il relativismo nelle sue diverse forme, ambiti e scopi è davvero, oggi come oggi, il pensiero e la prassi dominante della nostra cultura  (cfr.  Mucci G., I cattolici nella temperie del relativismo, Jaca Book, Milano 2006; Coliva A., I modi del relativismo, Laterza, Roma-Bari 2009; Coralluzzo F., Oltre il relativismo. Comprendere e superare le ragioni di Nietzsche, Heidegger e Vattimo, Casa Editrice Leonardo Da Vinci, Rom 2013).
11 Cfr. Maino G., «Vivere come se Dio ci fosse». La scommessa sulla verità di Pascal e Ratzinger, Messaggero, Padova 2009.
12 Cfr. Fisichella R., La fede come risposta di senso, op. cit., pp. 97-132: «So in chi ho creduto».
13 Cfr. Odasso G., La fede nell’Antico Testamento: percorso diacronico e orizzonte canonico, in Lateranum 78 (2012) pp. 7-27.
14 Giovanni Paolo II, Redemptoris Mater, (RM) n. 20, lettera enciclica del 25 marzo 1987, in Enchiridion Vaticanum, EDB, Bologna 1989, vol. 10, n. 1328, pp. 954-955; per una breve presentazione nel magistero di Papa Wojtyùa, cfr. Falanga G., Totus tuus Maria e Giovanni Paolo II, in  Langella A. - Falanga G., La figura di Maria nella predicazione e nella pietà oggi, Verbum Ferens, Napoli 2013, pp. 61-74.
15 Sulla nozione di Chiesa quale “popolo di Dio”, così com’è descritta nel capitolo secondo della costituzione dogmatica del Concilio Vaticano II, con i successivi approfondimenti teologici, cfr. Vitali D., Popolo di Dio, Cittadella Editrice, Assisi  2013.
16 Valentini A., Maria secondo le Scritture. Figlia di Sion e Madre del Signore, EDB, Bologna 2007, pp. 102-103.
17 Cfr. Paolo VI, Marialis cultus (MC) 57, in Enchiridion Vaticanum, vol. 5, nn. 91-93, pp. 118-123.
18 Bello T., Maria, donna dei nostri giorni, San Paolo, Cinisello Balsamo 200013, pp. 114-116.
19 Cfr. Perrella S. M., La Madre del Redentore nel pontificato di Giovanni Paolo II (1978-2005). Indagine storica-culturale-teologica-mariologica su un magistero fecondo, in Marianum 68 (2006), pp. 239-320; Aa. Vv., Il magistero mariano di Giovanni Paolo II. Percorsi e punti salienti, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2006; Masciarelli M. G., Maria “Figlia di Sion” e Chiesa nascente” nella riflessione di Joseph Ratzinger, in Marianum 68 (2006) pp. 321-415; Aa. Vv., Maria testimone e serva del Dio-Amore, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2007; Staglianò A., Madre di Dio. La mariologia personalista di Joseph Ratzinger, San Paolo, Cinisello Balsamo 2010.
20 «Tre parole sintetizzano l’atteggiamento di Maria: ascolto, decisione, azione; ascolto, decisione, azione. Parole che indicano una strada anche per noi di fronte a ciò che ci chiede il Signore nella vita. Ascolto, decisione, azione […]. A volte noi ci fermiamo all’ascolto, alla riflessione su ciò che dovremmo fare, forse abbiamo anche chiara la decisione che dobbiamo prendere, ma non facciamo il passaggio all’azione. E soprattutto non mettiamo in gioco noi stessi muovendoci “in fretta” verso gli altri per portare loro il nostro aiuto, la nostra comprensione, la nostra carità; per portare anche noi, come Maria, ciò che abbiamo di più prezioso e che abbiamo ricevuto, Gesù e il suo Vangelo, con la parola e soprattutto con la testimonianza concreta del nostro agire» (Papa Francesco, Meditazione a termine del Rosario, del 31 maggio 2013, in L’Osservatore Romano, domenica 2 giugno 2013, p. 8).  
21 «Non è sempre facile poter leggere nel vissuto quale sia la reale incidenza di questo aspetto della devozione alla beata Maria Vergine. La recezione di determinati valori soggiace ai ritmi compositi della trasformazione culturale, ritmi lentissimi e discontinui. La lettura di una possibile incidenza è invece più facilmente constatabile nei documenti scritti» [dalla Chiesa del nostro tempo] (Maggiani S., Lo sviluppo della pietà a Santa Maria. Dalla «Sacrosanctum concilium» alla «Collectio Missarum de Beata Maria Virgine», in Rivista Liturgica 75 [1988] p. 21; per lo svolgimento dell’assunto, «L’esemplarità di Maria: dalla celebrazione alla vita», cf. ibidem, pp. 19-25).
22 Crociata M., Prefazione, in De Fiores S., Educare alla vita buona del Vangelo con Maria, San Paolo, Cinisello Balsamo 2012, pp. 6-7.
23 Cfr. Manzi F., La Credente, in De Fiores S. - Ferrari Schiefer V. -  Perrella S. M. (Edd), Mariologia. I Dizionari, San Paolo, Cinisello Balsamo 2009, pp. 349-356.
24 Su questa non sempre ben compresa categoria antropologica e teologica, cfr. Militello C., Una spiritualità per l’oggi: il modello mariale, in Credere Oggi 24 (2004) n. 4, pp. 103-113; Di Girolamo L. M., Modello, in De Fiores S. - Ferrari Schiefer V.-   Perrella S. M. (Edd), Mariologia. I Dizionari, cit., pp. 864-872.
25 Cfr. Perrella S. M., Santa Maria di Nazaret, discepola della Parola. Alcune annotazioni teologiche, in Kairós 2 (2012) n. 1, 31-81; Masciarelli M. G., La Chiesa, comunità di discepoli. Verso un’ecclesiologia discepolare», ibidem, pp. 83-161.
26 «Egli [Benedetto XVI] aveva già quasi completato una prima stesura di Lettera enciclica sulla fede. Gliene sono profondamente grato e, nella fraternità di Cristo, assumo il suo prezioso lavoro, aggiungendo al testo alcuni ulteriori contributi» Papa Francesco, Lumen fidei (LF), lettera enciclica del 29 giugno 2013, LEV, Città del Vaticano 2013, n. 7).
27 Cf. LF nn. 58-59.
28 LF  n. 59.

 

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