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  Credere e vivere come e con Maria 
Spiritualità

Dal libro di Ermanno Maria Toniolo, Raggi di luce. Per una vita vissuta con Maria nella Chiesa, Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa» Roma 2013, pp. 57-75.



CREDERE

1. Credo nella mia vita
A molti parrà ridicolo che per proporre una spiritualità mariana ecclesiale vissuta si parta dall’ultimo anello di una catena umana e cosmica, qual è la mia vita. Ma è proprio qui, nell’ultimo anello, che si manifesta nella sua straordinaria sapienza e bellezza – quasi riflettendo l’infinito – la grazia del Creatore e la vocazione della creatura.

        “Credo”
       
Parola misteriosa, ma potente. Siamo portati quasi per istinto a non credere se non vediamo: a credere solo a ciò che appare credibile alla nostra ragione, la quale raccoglie dal di fuori le sue evidenze, le vaglia, le accetta o le scarta. Non è questo invece il processo della fede, la quale non si appoggia alle evidenze esterne, ma si tuffa nella profondità del mistero, e cioè, invece di partire dalle cose, parte dal Creatore delle cose, da Dio stesso: quel Dio che infallibilmente mantiene ciò che ha detto, quel Dio che compirà ciò che ha promesso. La nostra fede perciò non poggia né sugli uomini, né sulle cose, né sulle esperienze personali, ma unicamente sulla parola del Dio vivente. Noi crediamo in Dio Padre, Padre appunto perché ci ha voluti figli, dopo averci creati col suo misterioso onnipotente volere. Noi crediamo in Dio Figlio, incarnato dalla Vergine, nostro Redentore, immolato e risorto, che tornerà glorioso. Noi crediamo in Dio Spirito Santo, che dà la vita. Noi crediamo la risurrezione della carne e la vita eterna. Ma noi crediamo anche una Chiesa, santa e cattolica, strumento di grazia. Noi crediamo perciò che in questa Chiesa la Vergine Maria ha il primo posto indispensabile e insostituibile; e noi crediamo che anche noi in questa Chiesa, appunto perché siamo Chiesa, abbiamo il nostro posto insostituibile e indispensabile. Ed è per questo che – come Maria e con lei – poniamo a fondamento della nostra vita un atto di fede: la fede in Dio che per troppo amore non soltanto si è chinato verso l’uomo peccatore e ne ha avuto pietà, non soltanto gli ha dato Cristo, il suo Verbo, perché egli sia per sempre il figlio dell’uomo e la vita dell’uomo, ma noi crediamo in quel Dio che tanto ha abbassato il suo potere e la sua sapienza, da voler assumere come strumento dei suoi disegni incorruttibili e perfettissimi, delle piccole creature, corrotte e limitate, quali siamo noi. Il Signore dell’universo infatti ha legato la sua infinità alla nostra piccolezza e la sua santità alla nostra miseria, perché ci ha onorati di un onore così alto da volerci collaboratori con sé dell’opera stessa che solo un Dio può compiere: salvare il mondo, e salvarlo per l’eternità. Credo dunque, o Padre, nel tuo sapiente progetto di salvezza per l’umanità che ami; credo, o Gesù Figlio del Dio vivente e della Vergine Maria, nella tua redenzione; credo, o Spirito Santo, nella tua presenza operante nel cuore dei credenti. E credo che anche la mia vita nella Chiesa – con Maria e fusa in lei – potrà diventare, o mio Dio, strumento di grazia e di misericordia, non perché io sia qualcosa o qualcuno, ma perché tu, per infinito amore, mi hai scelto e mi hai collocato nel quadro vivo, nel telaio stupendamente organizzato di questo tuo progetto d’amore, che cammina i secoli e percorre le generazioni.

         Credo nella mia Vita.
        Penso e scrivo la parola “Vita” al maiuscolo: perché se grande dono è l’esistenza che creandoci a sua immagine Dio ci ha dato – la vita cioè che è comune dono a tutti gli uomini –, dono infinitamente più grande è la Vita divina che con il santo Battesimo egli ha in fuso nei fedeli, mediante lo Spirito Santo, il quale unendosi alla creatura umana in modo misterioso ma vero l’ha divinizzata, innalzandola alla dignità incomparabile della filiazione adottiva nel Figlio, facendola partecipe della divina natura e infondendole con la sua presenza ed energia divina capacità soprannaturali di agire. È da questo punto fermo di fede che, in perenne sinergia con lo Spirito Santo, fiorisce la nostra Vita con tutte le sue azioni e in tutti i momenti che la compongono. Quando allora l’usura del tempo, o la stanchezza, o le inevitabili contrarietà umane tentano di offuscare questo sguardo di fede, e la nostra “vita” al minuscolo sembra perdere il suo significato e le nostre azioni cadere nell’ordinarietà dell’agire di tutti, riaffermiamo con coraggio, anche se avvolti da oscurità interiore, il nostro atto di fede, ricordando l’esortazione di san Leone Magno: «Riconosci, o cristiano, la tua dignità! ... Ricordati chi è il tuo Capo e di quale Corpo sei membro... Con il sacramento del battesimo sei diventato tempio dello Spirito Santo!... Ricorda che il prezzo pagato per il tuo riscatto è il sangue di Cristo» (Leone Magno, Discorso 1 per il Natale). Anche Maria, la prediletta figlia del Padre, la Madre del Salvatore, il santuario vivente dello Spirito Santo, pur essendo per la sua incomparabile dignità al di sopra di tutte le creature, celesti e terrestri, ha dovuto percorrere questa strada di fede anche fra oscurità a noi incomprensibili, che l’hanno impegnata tutta la vita, istante dopo istante, nella fedeltà al Padre, nel credere a tutti gli eventi del Figlio, dal presepio alla croce, sempre docile ad ogni mozione dello Spirito Santo. Perciò è la Madre della Chiesa, pastori e fedeli, e il modello compiuto della nostra fede. Credo dunque nella mia Vita: per viverla come lei e con lei nella Chiesa, e farne dono d’amore per tutti.

2. Il valore della vita e delle azioni
Il valore della vita e delle azioni non dipende da noi: non siamo noi a fissarlo, ma lo determina soltanto Dio, dal quale interamente dipende la nostra vita. Così pure il cosiddetto “merito” delle azioni. E il valore e il merito è in proporzione di come uno compie la volontà di Dio: nella condizione umana in cui ha voluto una creatura, nello stato di vita, nelle situazioni che quotidianamente la investono, nelle azioni da lui comandate o volute, nell’accettazione delle contrarietà e delle sofferenze, di cui fu colma anche la vita terrena del suo Figlio divino e della Madre tuttasanta... E ancor più nel modo con cui uno compie, giorno dopo giorno, la sua divina volontà: con la fede, la carità ardente, il cuore elevato in alto e dilatato sul mondo...

        Maria
        Dopo Gesù, nessuno come Maria ha compiuto con tale perfezione la volontà di Dio in ogni momento e in ogni anche incresciosa situazione, così che la Chiesa nella sua liturgia può giustamente proporre la sua vita come modello a tutti i fedeli. La sua vita, tutta, senza alcuna menomazione, è entrata con lei in cielo e davanti a Dio parla per tutti. Tutta la vita e tutte le sue azioni infatti, indissolubilmente unite al Figlio Salvatore ancor prima di concepirlo nel seno, molto più dopo, sono state informate – ci ricorda il Concilio – da ubbidienza, fede, speranza e ardente carità, con lo scopo di restaurare la vita soprannaturale delle anime (LG 61). Un tessuto di ubbidienza e di ardentissimo amore: quelle pubbliche e quelle nascoste, conosciute o ignote...

        La nostra vita e le nostre azioni
        Mio Dio e mio Signore, quante macchie, talvolta grandi, e quanti vuoti o omissioni costellano la mia vita! E le mie azioni? Fino a quando e fin dove sono state in tutto conformi alla tua volontà, pur avendo sempre a mia disposizione gli aiuti della tua grazia?... Eppure, Signore, tu non disdegni anche queste misere imperfettissime azioni e opere da me compiute. Io oso unirle alla grandi perfettissime opere di Maria, perché è anche Madre mia, perché è la tesoriera delle tue grazie e dei tuoi doni... e con lei le voglio compiere, sul suo esempio, col suo aiuto, con le sue intenzioni, con lo scopo – che è il suo scopo fondamentale – di cooperare per quanto posso al tuo misericordioso piano di salvezza per tutti: perché nulla vada perduto del bene che uno compie, e tutto “concorra” al bene temporale ed eterno di tutti.

VIVERE

1. Il senso vero della mia vita
La vita è un dono: il dono primordiale di Dio ad ogni creatura. Su di esso si innestano e fioriscono tutti gli altri doni, di natura e di grazia, fino alla trasfigurazione nella gloria del cielo. Ma ogni dono di Dio ha uno scopo, una funzione, una missione: non è mai dono “chiuso” sull’individuo che lo riceve, ma dono “aperto” a tutti coloro per i quali è dato. Quindi, il vero senso della vita umana, ancor più quello della Vita divina, che Dio offre alla creatura, ad ogni creatura umana, uomo e donna, è un “essere per...”. Così l’ha sempre interpretato la Chiesa; così lo insegna il suo magistero, specialmente del Concilio Vaticano II e dei Papi: «Dire che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio vuol dire anche che l’uomo è chiamato ad esistere «per» gli altri, a diventare un dono. Ciò riguarda ogni essere umano, sia donna che uomo, i quali lo attuano nella peculiarità propria dell’una e dell’altro.» (Giovanni Paolo II, Mulieris dignitatem, n. 7). «Cristo è morto per tutti. Vivere per lui significa lasciarsi coinvolgere nel suo «essere per» (Benedetto XVI, Spe salvi, n. 28).

        Maria
        Nessuna esistenza, né umana né angelica, possiede tale pienezza, umana e divina, come Maria. Ma il dono della vita già elevata per grazia a Vita divina fin dal concepimento immacolato, non l’ha ricevuto solo per lei, ma per tutti gli uomini, dal primo creato – Adamo – all’ultimo che nascerà sulla terra. E Maria davvero, sotto le mozioni dello Spirito Santo, fece della sua esistenza sulla terra un “essere per...” tutti: fin dall’infanzia, immensamente più dopo che il Verbo si fece carne in lei per noi, e per tutti si offrì vittima sulla croce; e anche oggi la sua vita in cielo, glorificata nell’anima e nel corpo. continua ad essere una “vita per...” tutti: perché di tutti è la Madre, di Dio e degli uomini.

        La mia vita
        Solo allora la mia vita acquista il suo vero senso, quando diventa, e quanto più diventa, un “essere per...”, uscendo dall’angusto orizzonte di una autonoma realizzazione personale. Maria ci aiuta e ci sprona a realizzarci e a realizzare la vita, nel dono di noi stessi “per” coloro per i quali Dio ce l’ha data (magari fossero anche per noi, come per Maria, tutti!).

2. Vivere da "uomini" veri e "donne" autentiche
Vivere da uomini e donne autentiche la propria esistenza, non è solo un dovere umano, civico e politico: è il primo valore e il merito della vita, non dico davanti agli uomini, ma davanti a Dio, che ce l’ha data perché così la viviamo. Non si può dirsi “cristiani”, se non si è innanzitutto “uomini” veri, onesti, laboriosi, misericordiosi... Il cristiano dovrebbe essere “più uomo”, appunto perché ha assunto a modello Gesù, l’Uomo nuovo, ed egli stesso è invitato «a rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella vera santità» (Ef 4, 24). Lo stesso Paolo insistentemente esorta: «Quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri» (Fil 4, 8). Da qui nasce anche il valore straordinario delle nostre azioni anche più ordinarie, appunto perché volute da Dio, se le compiamo con pienezza di fede e di amore. Mi spiego. Siamo “uomini” (uomini e donne) innanzitutto, quindi partecipi di tutta la famiglia e di tutta la storia umana; ma col Battesimo siamo diventati, non di nome ma di fatto, per adozione figli di Dio. Dovremmo allora impegnarci a compiere ogni cosa con una qualità eminente, tanto nella dimensione umana come in quella divina, cioè come uomini e come figli di Dio, rendendo pienamente umano e pienamente divino il nostro agire: – rendendolo pienamente umano, col dare intenzionalità e forza umana ad ogni azione, rettificando le intenzioni, qualificando i moventi, rendendo ogni atto – nei limiti del possibile– consapevole e voluto; – rendendolo nel contempo pienamente divino, in una continuata sinergia e collaborazione con l’azione dello Spirito Santo che abita in noi ed è il principio della nostra vita soprannaturale e il “perché” divino di ogni azione meritoria. Ora, ci si sintonizza con l’azione dello Spirito specialmente attraverso il fervore della fede e la risposta dell’amore: la fede infatti ci mantiene fattivamente radicati in Cristo, così che quanto noi facciamo, è lui che lo compie in noi; e l’amore ci apre incondizionatamente all’intero progetto salvifico di Dio in Cristo, ciascuno secondo le capacità che lo Spirito elargisce. Così tutte le azioni umane, anche le più umili, possono diventare divinamente efficaci in misura della fede e dell’amore soprannaturale che le informa.

        Maria
        Oggi si predilige guardare a Maria come “donna”: quindi nella sua partecipazione come “sorella” alla pienezza della natura umana e della femminilità, benché in lei realizzata a un grado davvero irrangiungibile. La invochiamo: «Donna nuova, donna povera, donna umile, donna forte, donna saggia, donna intrepida, donna del silenzio, donna dell’ascolto, donna della preghiera, donna di carità...» (Litanie a santa Maria, Donna e Madre). Che lei sia stata donna nella pienezza dell’umanità e della femminilità, ce lo mostrano i pochi tratti del Vangelo, quando sollecita corre sui monti verso l’anziana Elisabetta, o quando attenta alle situazioni si muove a compassione del disagio degli sposi di Cana e interviene per loro presso il Figlio, ecc. Gesù però per due volte, in luogo di “mamma”, l’ha chiamata “Donna” con un significato storico-salvifico immensamente più alto: non è solo la “figlia prediletta di Dio”, né solo la “madre amorosa di Gesù Salvatore”, che l’accompagna fin sotto la Croce e lo conforta. Ella è davvero la “Donna”, nuova Eva, Madre della Vita e dei viventi. Tutte le sue azioni, umili e nascoste di donna di casa, o le sue presenze storico-salvifiche an-notate dai Vangeli, sono volute da Dio, compiute nello Spirito, con intenzione soprannaturale precisa: riportare al Padre in Cristo e con Cristo l’umanità smarrita, o – come si esprime il Concilio – «restaurare la vita soprannaturale delle anime» (LG 61).

        Noi “come” Maria e “con” Maria
        Maria ci è madre e maestra: ogni vero “amico” di Maria la guarda per imitarla: imitare «la sua umile disponibilità al Signore e la sua delicata premura verso i fratelli». Vedere dunque tutti “con” i suoi occhi, amare tutti “con” il suo Cuore, per servirli con la stessa sua sollecitudine nei loro bisogni materiali e spirituali. Così si esprime un prefazio della BVM: «Alla sua scuola riscopriamo il modello della vita evangelica; impariamo ad amarti [o Padre] sopra ogni cosa con il suo cuore e a contemplare con il suo spirito il tuo Verbo fatto uomo, per servirlo con la stessa sollecitudine nei fratelli» (Messe della B.V.M., n. 32).

3. Vivere come "figli di Dio" in Cristo e nella Chiesa
Vivere come “figli di Dio” ci colloca a un livello superiore a quello puramente umano. Infatti, l’infusione battesimale dello Spirito Santo non annulla, ma potenzia le facoltà naturali: le purifica, le illumina, le sorregge, le vivifica. È davvero una ininterrotta sinergia dello Spirito con l’intelligenza e la libertà del credente. Ora, lo Spirito Santo, facendoci “figli di Dio nel Figlio”, ci unisce inscindibilmente come membra vive nella Chiesa, Corpo di Cristo e sacramento universale di salvezza. Tutta la nostra vita dunque si snoda – come quella di Maria, benché in misura molto inferiore – nel mistero di Cristo e della Chiesa. Vita interiore ed esteriore: una vita interiore dettata in noi dallo Spirito Santo, che stimola e sostiene – secondo la volontà del Padre su ciascuno e ciascuna di noi – il nostro agire esterno. È di questa vita interiore, vita di comunione con Dio, che ognuno deve essere innanzitutto sollecito: perché è in proporzione della nostra unione con Dio che i nostri pensieri, le nostre intenzioni, le nostre azioni, interne ed esterne, acquistano valore davanti ai suoi occhi:Ora, legge fondamentale tanto dello sviluppo umano quanto della crescita soprannaturale nella grazia è il progredire, il cammino che guidato dallo Spirito ognuno è chiamato a percorrere, fino a raggiungere la propria pienezza, sforzandosi anzi di raggiungere la statura di Cristo, diventando sempre più, di giorno in giorno, un altro Cristo. Questo cammino progressivo di crescita agli occhi di Dio ha un duplice orientamento, già assunto come impegno nelle rinunce e nelle promesse battesimali.
– Il primo fondamentale e faticoso orientamento, è quello di “rinunciare” al male, alle seduzioni, alle tentazioni, alle fallaci attrattive della carne e del mondo: rinunciare al mondo con tutte le sue concupiscenze. Rinuncia, questa, che esige momento per momento vigilanza, discernimento, coraggio fino all’eroismo, perché non sedimenti in noi alcuna forma malvagia, e tutto il nostro essere – come insegnano gli autori spirituali – si svesta dell’uomo vecchio e si rivesta del nuovo: così da mostrare in noi sempre più pura e originaria l’immagine e la somiglianza di Dio, quale era in Adamo ed Eva appena creati, rimovendo quindi le tante immagini che il maligno con le sue passioni tenta di sovrapporvi.
– Il secondo orientamento è quello di crescere nelle virtù. Se base delle virtù è la fede, e forma informante di tutte è la carità, tutte le virtù però vanno coltivate, come corolla fiorita dalla principale virtù che è l’amore, ciascuno e ciascuna di noi secondo i doni ricevuti e l’indole propria. Così tutta la nostra esistenza terrena diventa davvero un itinerario proiettato verso la Vita che non avrà fine, e che ciascuno realizzerà in modo pieno e definitivo in cielo.

        Maria
        Il Concilio addita la Vergine come stella che splende sul cammino dei suoi figli «i quali si sforzano ancora di crescere nella santità, debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti» (LG 65). Maria dunque è il modello perfetto di tutte le virtù, che ognuno di noi si sforza di conquistare, corrispondendo alla grazia di Dio. “Piena di grazia”, di quella grazia che attinta da Cristo Redentore a lui la unì indissolubilmente mediante lo Spirito Santo per tutta la vita. Ella percorse il suo inimitabile cammino di perfezione – attraverso la rinuncia ad ogni proposta della terra e l’adesione in progressivo crescendo a Dio solo e alla sua divina volontà – fino all’Annunciazione, fino al Calvario e alla Pentecoste, e fino alla Glorificazione celeste. La Vergine sempre corrispose e in maniera piena e assoluta al dono di Dio, crescendo dunque senza interruzione, fino a raggiungere il sommo possibile a creatura, non solo umana, ma anche angelica. Per questo i grandi teologi dell’Oriente e dell’Occidente la chiamano “confine” tra il creato e l’Increato, tra Dio donante e la creatura divinizzata in Dio: né angeli né uomini potranno mai giungere dove lei è arrivata. Davvero è «altezza impervia a umano intelletto, e abisso insondabile anche agli occhi degli angeli» (Inno Akathistos). Per questo le sue azioni esteriori, entro le quali quasi nascose gli indicibili tesori delle grazie interiori, hanno avuto e hanno per sempre davanti al Signore un “valore assoluto”: nulla c’è da togliere, nulla da aggiungere. È la perfezione della comunione progressiva con Dio e della perfettissima santità umana: è la pienezza compiuta della Vita e della statura di Cristo.

        Noi “come” Maria e “con” Maria
        Il valore e la forza delle nostre azioni interiori ed esterne – ad es., pregare, lodare, offrire, soffrire, agire... – è proporzionato al grado di vitadivina nello Spirito che ognuno ha raggiunto. L’azione della grazia e l’operazione dello Spirito non hanno limite, perché sono Dio stesso; ma pone limite al dono il nostro modo di riceverlo e di viverlo. Così, chi è rimasto ancora bambino nell’ordine della grazia – così si esprime san Pietro e la lettera agli Ebrei – non può certo pretendere di “abbracciare” e “raggiungere” tutto il mondo. Per portare un esempio elementare: la forza elettrica di una centrale atomica è incalcolabile; ma se i fili conduttori sono insufficienti, o addirittura insignificanti, la corrente c’è, ma non può arrivarne a destinazione che una misura infinitesimale. Beati noi, che ci poniamo “con” Maria nello stesso servizio di amore e di grazia. Se indubbiamente non potremo mai, e poi mai, diventare ed essere “come” lei, almeno qualcosa anche di noi, suoi figli indegni, potrà essere unito al suo immenso tesoro di meriti e di grazie, come pietruzza alla grande montagna, per la salvezza di tutti. Nostro impegno primario, tuttavia, fondato sul Battesimo, è quello di crescere e di dilatarci al dono della grazia, con generosità ininterrotta, attraverso una profonda vita sacramentale, una rinnovata rinuncia ad ogni attrattiva del male, un’intima comunione orante con Dio, un esercizio assiduo delle nostre “virtù quotidiane”.

Inserito Giovedi 25 Luglio 2019, alle ore 17:29:50 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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