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  Maria nella pietà popolare 
DevozioneDal libro di M.M. Pedico, La Vergine Maria nella pietà popolare, Edizioni Monfortane, Roma 1993.


1 - Motivazioni della pietà popolare

Quali sono le motivazioni per cui il popolo orienta la sua devozione particolarmente verso la Madre di Dio? Qual è il segreto della devozione popolare?

Prima motivazione

Maria è per il popolo una presenza protettrice, viva e forte, esemplare e misericordiosa, ordinata a condurre il credente a Cristo suo Figlio. Il popolo ha di Maria un "sensus fidei" essenziale, un intuito immediato del cuore: sente e conosce immediatamente, senza l'aiuto della ragione o della riflessione, che Maria veglia sulla Chiesa come una madre sui figli; l'avverte come una persona pronta a rispondere ai bisogni concreti, attenta ad ascoltare le preghiere a Lei rivolte, disponibile al dialogo.
Il mistero di Maria, la donna che parla di sé a chi si rende capace di ascolto, viene compreso dal cuore del popolo per conoscenza immediata e assunto per via esistenziale.

Seconda motivazione

Il popolo vede in Maria un soggetto ricco di popolarità e in esso vi si ritrova. Nella sua figura, come un Vangelo senza troppa esegesi, il popolo avverte uno stile, un comportamento interamente umano, quello proprio degli umili, dei semplici, di chi giorno dopo giorno fatica a penetrare e decifrare il volere di Dio.

2 - Chi è Maria per il popolo?

Tre sono le caratteristiche maggiormente avvertite dal popolo nella sua devozione alla Vergine:

1. Maria madre potente e misericordiosa
Il popolo coglie prima di tutto Maria nella sua qualifica di Madre. Dio volle che il Salvatore fosse un germoglio della nostra razza, uscisse dalla nostra umanità per mezzo di Maria, la Madre Vergine. È lei che ha reso grandi anche noi, trasformato il volto della nostra umanità nel volto di suo Figlio che, per lei, è diventato nostro fratello. Madre di Dio, Maria è anche la nostra madre, per cui è colta come colei che manifesta in un cuore umano la potenza dell'amore infinito di Dio. Maria è avvertita come mediatrice e dispensatrice di tutte le grazie perché, attraverso di lei, Dio è venuto e viene a noi e questo viene sperimentato dal popolo a partire dalle sue necessità, contraddizioni, angosce, sofferenze, dolore. Accanto alla potenza di mediatrice, il popolo avverte il volto della misericordia in Maria. Ella è colei che comprende, è attenta e concede favori. Per questo l'appellativo "Madre di misericordia" riferito a Maria è di fatto uno dei più diffusi e più cari alla pietà popolare.

2. Maria, la diversa da noi
Di fronte a Maria potente e misericordiosa, il popolo avverte il vuoto radicale del suo essere, cioè la realtà del peccato. Maria è vista come radicalmente diversa da noi peccatori perché "tutta santa", "tutta pura", l'ideale del cristiano, il segnale della vita vera. Di conseguenza il popolo percepisce in modo istintivo la santità di Maria e per questo la prega e la contempla.. Questa convinzione si riassume nelle parole: "Santa Maria, madre di Dio, prega per noi peccatori". In Maria il popolo esalta Dio che ha trovato in lei una creatura piena di accoglienza, ha incontrato un sì incondizionato, rendendo la sua esistenza luminosa, anche se vissuta nell'umiltà e solcata dal dolore.

3. Maria vicina alla storia umana
La maternità misericordiosa di Maria insieme alla sua eccezionale santità, la fanno sentire una persona familiare e quindi attenta e vicina nella vita. Il popolo ricorre a lei non solo nei momenti di gioia o avvenimenti lieti di una famiglia, ma soprattutto nelle situazioni limite di bisogno o di disperazione. E questo, perché il popolo avverte che Maria nella sua esperienza terrena ha sofferto una delle tragedie più grandi per una madre: la morte crudele del Figlio. Maria ha, quindi, condiviso la sofferenza e l'abbandono, divenendo quasi un simbolo della tragedia umana, e per questo il popolo la sente vicino alla propria storia e, nella sua grandezza, motivo di conforto, consolazione e rifugio.

3 - La preghiera mariana popolare

1. La preghiera popolare
La preghiera popolare si colloca tra la preghiera liturgica e la preghiera privata, ma si distingue da esse. A differenza della preghiera liturgica che è propria della Chiesa intera e della preghiera privata fatta dal singolo, la preghiera popolare è praticata da comunità più limitate, è sempre comunitaria, pur non avendo il carisma dell'ufficialità. Essa è spontanea, umana, insistente e fa emergere la sudditanza che esiste tra Maria e il suo popolo e nello stesso tempo la certezza che ogni richiesta può essere esaudita solo dalla Vergine. Pur non avendo l'ampiezza, la consistenza e la forza della Liturgia, la preghiera popolare si radica spesso in essa o si appoggia contenutisticamente ad essa.

2. Significato teologico
La preghiera a Maria è un fatto vitale della Chiesa che diventa una necessità quando si percepisce nella fede la condizione glorificata della Madre di Dio. La pietà mariana popolare ha un triplice significato. Essa è:
- una confessione dei misteri fondamentali della fede cristiana cioè dell'Incarnazione (Madre di Dio) e della Redenzione (Nuova Eva ai piedi della Croce);
- un inno di lode alla magnificenza di Dio che in Maria ha reso trasparente la fedeltà, la sapienza e la tenerezza del Padre;
- l'esaltazione della Donna Maria che ha rinnovato lungo tutta la sua vita il "fiat" al servizio di Cristo e di tutta l'umanità.
La preghiera mariana popolare non deve mai perdere di vista come Maria sia relativa a Cristo e al disegno salvifico. Ogni formula indirizzata alla Vergine deve confessare la fede e la giusta venerazione della Chiesa verso la Figlia di Sion, la prima redenta da Cristo, l'unico Salvatore.

3. Linguaggi della preghiera mariana popolare
Accanto alle espressioni devote c'è tra i fedeli un altro modo di pregare la Vergine e cioè il linguaggio visivo e gestuale. Quanti cristiani non iniziano la loro giornata volgendo uno sguardo ad un'immagine di Maria, ad una sua icona, quale volto interiore della madre che ciascuno porta nel cuore? L'immagine diventa così via alla preghiera, occasione prossima di un rapporto personalizzato tra l'orante e Maria. Lo sguardo si trasforma in un dialogo silenzioso, in filiale colloquio mediato "dalla dolce e attraente figura materna e regale della madre di Cristo, assiso sulle ginocchia di Lei" (Paolo VI). Alla Vergine si dice tutto senza proferire parole, si esprime la fiducia nella sua benevola protezione, perché comprende ogni desiderio e ogni necessità. Oltre al linguaggio visivo esiste quello dei gesti. Il popolo sperimenta a volte che pregare nella vita vuol dire anche accendere una candela davanti all'immagine di Maria, fare un inchino, dare un bacio ad un'icona, intraprendere un pellegrinaggio. Così la presenza avvertita di Maria, trasforma la vita del popolo in preghiera, in un rapporto costante con i misteri della fede, in amore per la Chiesa, in volontà di servizio per i fratelli.

4 - Il mese mariano

Il mese mariano è diffuso sia in Occidente che in Oriente. Ma mentre in Oriente è in stretta comunione con la Liturgia, in Occidente i mesi dedicati alla Madre di Dio, sorti in momenti in cui si faceva scarso riferimento alla Liturgia, non hanno raggiunto espressioni celebrative adeguate alla grande rilevanza popolare.

1. Il mese mariano dei copti
La Chiesa copta, a motivo della Fuga in Egitto della S. Famiglia, considera la propria patria come una seconda Terra Santa e questo spiega la grande devozione alla Vergine Maria.
Le due celebrazioni mariane più importanti sono:
a) La festa dell’Assunzione: Il calendario mariano copto celebra in due tempi la festa dell’Assunzione, a distanza di 206 giorni: il 16 gennaio la festa della Dormizione e il 22 agosto la solenne Assunzione. La festa di agosto è preceduta da 15 giorni di stretto digiuno.
b) Il “mese mariano: La seconda grande celebrazione è il “mese mariano” di cui non si conosce la data esatta di istituzione, ma che sicuramente risale alla fine del primo millennio. La chiesa copta è l’unica a celebrare tale mese. Il mese è chiamato “Kiahk”, è il quarto della Chiesa copta, comincia il 10 dicembre per terminare l’8 di gennaio. Il suo vertice è la festa di Natale considerata festa di cristo e di Maria. Il mese è celebrato con una quotidiana veglia notturna, nella quale si cantano gli inni liturgici della Madre di Dio detti “Theotokie”. Tema degli inni e la lode a Maria e la supplica.

2. Il mese mariano dei bizantini
Nel rito bizantino il mese di agosto, la cui Liturgia è centrata sulla solennità della Dormizione, costituisce fin dal secolo XIII un vero mese mariano. I 14 giorni che precedono la festa sono di stretto digiuno e detti “piccola quaresima della Dormizione”. Alla sera viene recitato “l’ufficio della Paraclisis” in onore della Theotokos. I 15 giorni successivi sono come una post – festa, in cui si recita sempre l’ufficio della festa dell’assunta. La Chiesa bizantina con questa pratica dà molto rilievo alla fine terrena di Maria e alla sua Glorificazione, al termine del proprio anno ecclesiastico che si conclude proprio con il mese di agosto.

3. Il mese mariano in Occidente
Il mese mariano è sorto nel XVI secolo e si è rapidamente diffuso. Le sue origini sono collegate agli omaggi che all’alba del Rinascimento gli innamorati erano soliti fare scambiandosi durante il mese di maggio quanto la natura offre, come spunti e suggerimenti per celebrare l’amore.Si pensò di svolgere allo spirituale tale pratica, indirizzando gli omaggi alla Vergine Maria:
- 1549: Wolfang Seidl pubblica a Monaco il “Maggio spirituale”, un primo abbozzo del mese di maggio mariano;
- S. Filippo Neri (+1569) invita i giovani di Roma a rendere in questo mese omaggio a Maria onorandone le immagini, cantando le sue lodi, compiendo atti votivi;
- Fine del XVII secolo a Napoli viene realizzata una raccolta di “canti mariani” per il mese di maggio che viene pubblica nel 1692.
- Secolo XVIII: il mese mariano si diffonde soprattutto in Toscana dove sorgono anche forme di preghiera particolari e gesti di devozione, come incoronare la statua di Maria con un serto di fiori o offrile un cuore di argento;
I veri ideatori del mese mariano sono tre gesuiti:
a) A. Dionisi con il suo libro il “Mese di Maria” pubblicato nel 1725 lancia la struttura celebrativa che comprende: meditazione, esempio, fioretto, giaculatoria. Il rito termina con l’offerta del cuore a Maria. Il mese era da celebrarsi in casa, davanti ad un altarino con l’immagine di Maria;
b) P. Lalomia pubblica a Palermo nel 1758 “Mese di Maggio” che alla meditazione delle verità eterne proposta da Dionisi, sostituisce la meditazione della vita, i privilegi, le virtù di Maria. Il libro ebbe un enorme successo è fu tradotto in tutte le lingue europee.
c) A. Mazzarelli pubblica nel 1785 il suo “Mese di maggio”, un libro che ebbe 100 edizioni e consiglia la celebrazione in Chiesa del mese mariano e ripropone come tematiche da meditare le verità eterne.

4. Sviluppi del mese mariano
Durante la prima metà dell’’800 il mese mariano si è già stabilmente affermato in Europa e in America e riceve un grande impulso anche dalla proclamazione dogmatica dell’Immacolata Concezione del 1854. Il mese mariano viene celebrato con una celebrazione pubblica e solenne indulgenziata dai papi Pio VII, Gregorio XVI e Pio IX.
Il Magistero dei papi riconosce al mese di maggio una rilevanza per la cattolicità. Giovanni XXIII e Paolo VI invitano il popolo cristiano ad elevare particolari preghiere a Maria in questo mese, quest’ultimo vi dedica anche un’Enciclica dal titolo “Mense maio”. Paolo VI vi afferma che è consuetudine dei suoi predecessori di scegliere questo mese per invitare il popolo cristiano alla preghiera pubblica, allorquando le necessità della Chiesa o un minaccioso pericolo per il mondo lo richiedono.

5. Crisi e orientamenti pastorali
I problemi di indole liturgico – pastorale e le difficoltà inerenti al mese di maggio, non possono essere ignorati. E’ necessario riuscire ad armonizzare il mese di maggio con la Liturgia del tempo pasquale che è tempo dello Spirito; il mese dovrebbe quindi essere come un’espicitazione del mistero del Cristo risorto che dona lo Spirito, e quindi, ad es.:
- la predicazione moraleggiante, dovrebbe essere sostituita da quella sui sacramenti;
- gli omaggi dei fanciulli a Maria potrebbero trasformarsi in anniversario del battesimo;
- la celebrazione dell’Eucaristia – nell’usanza comune si usa fare la Prima Comunione proprio a Maggio – diventare il nucleo centrale del mese mariano

5 - Le confraternite mariane

Esistono molte confraternite distinte tra loro in ordine al culto di Dio, di Maria, dei morti, dei santi.

1. Cenni storici
La confraternita è un corpo laicale autonomo, organizzato democraticamente con proprio statuto e amministrazione, avente per scopo la “salute delle anime” dei membri. Essa si attua con la partecipazione “in vita e in morte” ai meriti delle opere buone e delle preghiere dei soci. L’origine delle confraternite si situa nel medioevo. Allora esse si distinguevano in:
- confraternite di mestiere che univano i membri di una stessa professione;
- confraternite di devozione che raccoglievano membri attratti dalle stesse forme di pietà e devozione;
- confraternite di penitenza che univano chi esercitava opere di carità.
Nel corso dei secoli, soprattutto dopo il Concilio di Trento, hanno costituito di fatto la “terza forza” dopo la gerarchia e gli ordini religiosi per la cristianizzazione della società. La concessione di molte indulgenze ha creato il fenomeno della loro aggregazione: sono nate le Arciconfraternite. Per es. quella del “Gonfalone” nel Giubileo del 1625, aggregava 86 confraternite con un numero complessivo di 25.000 membri.
Dopo il ‘600 le confraternite vivono un momento di grande crisi e molte di esse scompaiono, altre affievoliscono la loro attività, le nuove si dedicano solo all’aspetto devozionale. Il riformismo settecentesco attua drastiche soppressioni delle confraternite anche perché il nuovo concetto di stato demanda a questo il compito di promuovere, controllare e dirigere l’assistenza. Da quell’epoca molte confraternite furono costrette a rinnovare i loro statuti.

2. Le Confraternite mariane
Sono la parte più cospicua dei sodalizi di tutto il mondo. Tra quelle di origine medievale, dedicate ad opere di penitenza e misericordia, il titolo più significativo è quello di “Santa Maria dei flagellanti”. Nei secoli XVI – XX si notano vari indirizzi nelle attribuzioni dei titoli:
a) Culti mariani universali: Rosario, Madre di Dio, Addolorata, Carmine, Annunziata, Natività, Assunta, ecc.:
b) Culti mariani regionali o locali: S. Maria del Bosco, della Civita, del Buon Consiglio, del Popolo, della Scala ecc.
Nella nostra epoca le confraternite si evidenziano anche come committenti di cappelle, altari, quadri e statue della vergine o del santo.

3. Le Confraternite del Rosario
Sono, tra le mariane, quelle numericamente più numerose e sono state incrementate dai domenicani. Il loro sviluppo si accentuò dopo la Battaglia di Lepanto del 1571, dove la vittoria contro i Musulmani venne attribuita alla Vergine del Rosario. Pio V contribuì moltissimo a questo sviluppo invitando i cristiani a considerare la Vergine del Rosario come protettrice della Cristianità. Egli istituì per il 7 di ottobre la festa della Madonna della Vittoria, trasformata poi da Gregorio XIII nel 11573 in festa de Rosario da celebrarsi la prima domenica di ottobre. Da quel momento la devozione del rosaio e quindi la fioritura delle confraternite ad esso intitolate esplose ovunque. La prima confraternita italiana del Rosario sorse nel 1478 e fu eretta presso la Chiesa di S. Domenico di Castello. Propagatore della confraternita del rosario in Italia è comunque considerato Giovanni di Erfadia, autore di un libro sul rosario edito a Venezia nel 1521.
Il propagatore del rosario nell’epoca contemporanea è considerato papa Leone XIII che tra il 1883 e il 1901 scrisse moltissimi documenti sul rosario e ordinò di dedicare il mese di ottobre a questa preghiera.

6 - Le edicole mariane

La devozione popolare, oltre ad aver edificato Chiese, cappelle, santuari alla Vergine, ha edificato anche minute costruzioni denominate edicole, che costituiscono uno degli aspetti più interessanti dell’edilizia popolare sacra fondata su tradizioni molto antiche.In Italia, a seconda della regione o città, le edicole hanno diverse denominazioni. Ecco i nomi di quelle che esamineremo in modo particolare:
- Roma: Madonnelle
- Genova: Madonnette
- Venezia: Capitelli

1. Cenni storici
Già nella cultura classica le edicole erano dedicate ai Lares Campitales, divinità che tutelavano i punti critici della città, come i crocicchi o le mura cittadine. Nell’era cristiana, per un fenomeno di sincretismo religioso, le divinità pagane furono sostituite dalla Madonna, pur rimanendo costante l’antica funzione propriziatoria e tutelativa. Queste edicole erano molto venerate dai fedeli, ardeva in esse sempre una fiammella che spesso era l’unica fonte di luce per le strade buie delle città. Le sacre immagini della Vergine erano dipinte a fresco sul muro, su tela o su legno o erano scolpite sul marmo o cesellate sullo stucco.Le edicole richiamavano all’essenzialità della fede cristiana, alimentavano un dialogo e l’idea di non sentirsi soli sulle vie del mondo, ma consolati da una presenza che osserva e aiuta. Qualche volta l’edicola aveva origine da un evento miracoloso e allora attorno alla santa Immagine si deponevano gli ex voto a forma di cuore o tavolette con il dipinto del miracolo. Nella nostra epoca gli ex voto sono stati sostituiti da lapidi con la sigla P:G:R:, il nome del graziato e l’anno in cui l’episodio è avvenuto.Le edicole sono state oggetto di studio, soprattutto da parte dell’ISEPS, l’Istituto Nazionale di Ricerche e di Studi sull’Edilizia Popolare Sacra. In uno studio si afferma che anche oggi l’edicola non è soltanto una nota di colore decorativa devozionale o folcloristica, ma che le immagini della Vergine o sei Santi, richiamano ad una discreta ma reale presenza e instaurano un intimo rapporto con una persona che ascolta e vede tutto quello che accade intorno, partecipando così anch’essa attivamente alla vita degli uomini.

2. Le Madonnelle di Roma
Le edicole di Roma sono molto antiche. Nel suo elenco del 1853 il Ruffini ne descrisse 1100. Parsi nel 1939 ne contava 535 e Marianna Gucciardino nel 1990 ne enumerò 573. Le più numerose risalgono al Seicento e Settecento e molte di esse hanno un notevole pregio artistico. Molte delle edicole posteriori risalgono al secolo scorso o al periodo bellico: nel 1944 ne furono edificate molte in onore della Madonna del Divino Amore che aveva salvato la città dai bombardamenti. Altra ondata di costruzioni ci fu nell’anno mariano 1954 e nel 1956 durante la celebrazione delle Giornate missionarie nella capitale. Il nome dato alle immagini è quasi sempre variopinto e lascia trasparire l’animo popolare: Madonna del silenzio, del mondo, della nicchia, della pagnotta, della stella, del buon cammino, della mercede, ecc. Nel centro storico di Roma le edicole sono molto numerose ed hanno forme diverse: a tabernacolo a tempietto, a raggiera; sono coperte da tettoia o baldacchino in legno, marmo, stucco, ceramica, terracotta; le immagini sono dipinte su tela, a fresco o sono bassorilievo o altorilievo. Le più moderne hanno un impianto molto più sobrio e sono in marmo, ceramica o mosaico.

3. Le Madonnette di Genova
Le edicole di Genova hanno costituito un fenomeno di rilievo nel contesto della storia cittadina. Sono realizzate come sopraportali in pietra nera o sfarzose edicole del periodo barocco. Fino a qualche secolo fa, il Remondini ne contava 890 tra statue, dipinti o bassorilievi distribuiti nei sestieri della città. I titoli più comuni: Madonna della Misericordia di Savona, Immacolata Concezione, Addolorata, Carmine, ecc. Nel 1990 il Ricchetti ne ha elencate un centinaio nel solo centro storico della città. Il fenomeno delle edicole sacre si espande nei secoli XVI e XVII, spesso opera di oscuri marmorari senza pretese artistiche, sistemate agli angoli delle strade, sui portoni delle case, sulle mura della città, nei vicoli ma colpiti dalla luce, sui portoni delle case, sulle palizzate quasi a contatto con il mare o nelle “creuse” che salgono verso la collina. Le Madonnette hanno da sempre identificato luoghi e percorsi, divenendo parte integrante della storia dei genovesi. Esse rivelano le terribili pestilenze, i scampati pericoli, le scampate tempeste delle navi, i semplici fatti accaduti degni di essere raccontati. Le frasi a tal proposito sono molto significative: “Genova città di Maria SS.”, “Posuerunt me custodem” Un tempo furono anche una gara tra le corporazioni dei barcaioli, dei fruttivendoli, dei portantini, del macellai ecc. Ognuno di essi aveva il suo segno devozionale, un punto di convegno. Oggi, come detto, ne esistono solo un centinaio, ma continuano ancora a scandire il tracciato della vita quotidiana, dando a chi le considera nuovo coraggio e nuova fiducia.

4. I capitelli di Venezia
I capitelli di Venezia erano un tempo un fatto comunitario. In alcune frazioni il capitello era centro di vita religiosa, anche per la lontananza della chiesa parrocchiale. Essi rispondevano ad esigenze precise della collettività, tra cui prevaleva quella di tutelarsi da ogni genere di avversità mediante la presenza benefica e protettrice del divino o il desiderio di e per lo scampato pericolo. Il capitello apparteneva alla storia del paesaggio, era uno di quei processi di identificazione da parte del mondo particolarmente agrario, del reale col sacro. Oggi si registrano poco più di 500 capitelli e la tradizione li fa risalire al XII secolo. Sono stati edificati da umili scalpellini, ma anche da artisti famosi come i Bon, i Lombardo e i Delle Masegne o anche da architetti come Sansovino, Coducci e Massari. Dopo la II Guerra mondiale si assistette alla costruzione di nuovi tabernacoli soprattutto per la fine della guerra (1945), per la Madonna pellegrina (1950), per l’anno mariano (1954). Quasi tutti i capitelli sono dedicati a Maria così come i traghetti e i ponti di ieri e di oggi.
Conclusione
- L’edicola sacra può considerarsi un luogo che riconduce alla preghiera. Il passante frettoloso, preoccupato, inquieto si sente invitato alla pausa interiore, al dialogo con la Madre, alla realtà spirituale;
- L’edicola è un momento di formazione religiosa di base: attraverso precisi significati mariani, il devoto torna con la mente a quello che la Chiesa insegna sulla Madre di Dio;
- Le edicole sono un segno di filialità sulla strada. L’immagine di Maria fa sentire fratelli gli uomini, richiama da una presenza materna che unifica tutti, la mano di una madre che guida nel cammino della vita.

Inserito Domenica 6 Settembre 2009, alle ore 22:56:45 da latheotokos
 
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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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