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  La Beata Annamaria Rivier e la Vergine 
Santi

Lettera mensile di Dom Antoine Marie osb dell'abbazia Saint-Joseph, F. 21150 Flavigny- Francia del 15 aprile 1998 (http://www.clairval.com).



Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perchè chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Giov. 3, 16). L'annuncio di questa Buona Novella a tutti gli uomini, è al centro dell'evangelizzazione del terzo millenario.

Conforto a buon mercato?

«L'uomo dell'epoca attuale prova il bisogno di questo annuncio? A prima vista, sembrerebbe di no, poichè l'atteggiamento generale ed una certa cultura dominante offrono l'immagine di un'umanità sicura di sè, che fa volentieri a meno di Dio, e che rivendica una libertà assoluta, anche contro la legge morale. Ma quando si guarda da vicino la realtà di ciascuna persona, costretta ad affrontare la propria fragilità e la propria solitudine, ci si accorge che gli spiriti sono dominati, ben più di quanto non si creda, dall'angoscia, dall'ansietà di fronte all'avvenire, dalla paura della malattia e della morte. Ciò spiega perchè tante persone, nel cercare una via d'uscita, imboccano talvolta scorciatoie inaudite, come ad esempio il tunnel della droga o quello delle superstizioni e dei riti magici traumatizzanti.

«Il cristianesimo non offre conforto a buon mercato, poichè esige una fede autentica ed una vita morale severa. Ma ci dà una ragione di sperare, indicandoci Dio quale Padre, ricco di misericordia, che ci ha dato suo Figlio, mostrandoci così il suo immenso amore» (Giovanni Paolo II: Angelus del 9 marzo 1997).

Questo amore, il Figlio di Dio, Gesù Cristo, ce lo fa scoprire attraverso l'affetto di una madre, con un dono che offre personalmente a ciascun uomo: Gesù, dunque, vedendo sua madre, e accanto ad essa il discepolo che egli amava, disse a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre» (Giov. 19, 26-27). Nel volto materno di Maria, i cristiani riconoscono un'espressione della sollecitudine e della bontà di Dio Padre: la Santa Vergine appare come colei che attira i peccatori e rivela loro, con la sua partecipazione e la sua indulgenza, la misericordia divina. Li aiuta a sormontare l'ostacolo del timore che la maestà di Dio ispira naturalmente alla creatura. L'attrattiva crescente esercitata su tutte le generazioni di cristiani dalla devozione a Maria, testimonia l'eccellenza di un simile dono.

La presenza di una Madre è, infatti, una fonte di conforto e di gioia. Qualsiasi siano le nostre condizioni di vita e le nostre responsabilità, siamo tutti avvolti nella dolce maternità della Vergine Maria, che compie per noi, nell'ordine della grazia, quegli atti che ogni madre prodiga ai suoi figli: ama, veglia, protegge, intercede. Coopera, infatti, alla nascita ed all'educazione spirituale di ciascuno di noi. Fa penetrare la grazia nei cuori, ed amplia di continuo il campo della santità.

Per dare alla nostra epoca un esempio dell'azione materna di Maria, Papa Giovanni Paolo II ha beatificato Anna Maria Rivier, il 23 maggio 1982.

Una donnina di un metro e trentadue

Nel 1770, quando non ha ancora due anni, Anna Maria è vittima di un incidente: cade dal letto a castello, di cui occupa la lettiera più alta. Nella caduta, si frattura l'anca e, da allora, non può più tenersi in piedi, neanche con le stampelle. Questo fatto drammatico ha luogo nel villaggio della sua infanzia, Montpezat, sui monti dell'Ardèche (Francia).

Anna Maria soffre anche di rachitismo: il busto e la testa sono sviluppati normalmente, mentre le braccia e le gambe rimarranno gracili, e, da adulta, non supererà il metro e trentadue. Per via della sua infermità, si strascica per terra e la mamma la porta tutti i giorni nella cappella dei Penitenti, dove si venera un'antichissima Pietà. Nel corso di tali visite, la mamma spiega alla bambina chi sia quella madre in lacrime, il cui figlio, deposto dalla Croce, le giace in grembo. L'amore di Cristo e di sua Madre, il desiderio di fare qualcosa per loro, l'orrore dei peccati che sono la causa delle loro sofferenze, e, soprattutto, una fiducia assoluta in Maria, penetrano a poco a poco nel cuore tenero e generoso della bambina. Un giorno, senza ambagi, dichiara a sua madre: «La Signora della cappella mi guarirà!» Aspetta imperturbabile il miracolo che non si compie, e supplica: «Santa Vergine, guariscimi, e tutti i giorni ti porterò mazzi e ghirlande di fiori. Se non mi guarisci, non tornerò più... Se non mi guarisci, ti terrò il broncio!»

La povera inferma continua tuttavia a farsi portare tutti i giorni davanti alla statua. Sa che, in cielo, Maria persiste nella sua funzione, in vista dell'eterna salvezza degli uomini. Con le parole e con gli esempi, riferiti dai Vangeli, contribuisce alla nostra educazione spirituale: ci invita alla purezza perfetta, all'unica preoccupazione di piacere a Dio, alla fedeltà, alla docilità a tutti gli impulsi dello Spirito Santo, alla pratica delle virtù, all'unione intima con Gesù. Maria è un cuore che ama, che inneggia, che si eleva e che risplende. La Santa Vergine interviene altresì nella nostra vita, attraverso la sua preghiera, che può giungere fino ad ottenere miracoli per noi, se giudica che ciò è opportuno. Le sue buone ispirazioni sono più frequenti di quel che immaginiamo. Quante volte ci troviamo imbarazzati di fronte ad una scelta o ad un compito da assolvere. Allora una preghiera, un'invocazione di soccorso, e la luce brilla e la gioia torna. Ci sono anche, talvolta, parole più precise, ordini molto chiari, per coloro che, filialmente, chiedono una linea di condotta. «Mai la Santa Vergine manca di proteggermi non appena la invoco, scrive Santa Teresa di Gesù Bambino. Se mi coglie un'inquietudine, una perplessità, mi rivolgo subito a lei, e sempre, come la più tenera delle madri, essa si incarica dei miei interessi» (Man. autob. C, 26r°). Anche Anna Maria sentirà gli effetti di tale materna protezione.

A casa, narra storie edificanti ai bambini del paese, e riesce perfettamente a mantener viva l'attenzione del suo piccolo uditorio, tanto da farlo star buono. Insegna il catechismo e fa pregare tutti quei bambini. A poco a poco, sente in fondo al cuore il desiderio di consacrarsi a Dio ed all'istruzione dei fanciulli. «Così, dirà più tardi, provavo più che mai un vivo desiderio di guarire».

Nel 1774, suo padre è richiamato a Dio. L'inumazione ha luogo l'8 settembre, festa della Natività di Maria. Quello stesso giorno, Anna Maria reclama le stampelle che non si sa dove siano andate a finire. Vengono ritrovate. Ed ecco che, con grande stupore di tutti, riesce a servirsene ed a fare per tre volte il giro della stanza. La Vergine Maria, in occasione della sua festa, le ha offerto un bel miracolo, permettendole di camminare con l'ausilio delle stampelle.

Si occupa più che mai degli altri bambini ed organizza brevi processioni, in cui le bambine portano il velo, i ragazzini sostengono una croce, e tutti insieme recitano il rosario.

Una doppia dose di miracoli


Il 31 luglio 1777, Anna Maria, che ha allora nove anni, cade per le scale e si frattura il femore. Il chirurgo, chiamato d'urgenza, riposiziona l'osso. Dopo la partenza del medico, la Signora Rivier, animata da quella fede che smuove le montagne, toglie la fasciatura e frega la gamba rotta con l'olio della lampada di Nostra Signora di Pradelles. Il giorno dopo, l'arto non è più gonfio. Il 15 agosto seguente, uno degli zii dice alla bambina: «Alzati e prova a camminare». Secondo miracolo, ancor più clamoroso del primo: Anna Maria si alza e cammina senza stampelle: Manda un grido di gioia: «La Santa Vergine mi ha guarita!... La Santa Vergine mi ha guarita!...» Al colmo della felicità, racconta ovunque le meraviglie realizzate in suo favore da Maria.

Con le grazie ricevute, aumenta il suo amore per Dio. Un giorno, qualcuno la incontra in un bosco: «Dove stai andando? – Nel deserto, per pregare il Buon Dio». La si riporta a casa, ma il suo desiderio di solitudine e di preghiera non diminuisce di intensità. La carità nei riguardi dei poveri la spinge a dar tutto quello che può. Aiuta perfino una cieca a mendicare, prendendola per mano per guidarla.

A undici anni, fa la prima comunione: «Ero talmente piccola, dirà più tardi, che per arrivare all'altezza della Sacra Mensa, dovetti mettermi il cappello di lana sotto alle ginocchia». Sua madre le fa allora insegnare a leggere e a scrivere, poi la manda a perfezionarsi presso le suore di Nostra Signora, a Pradelles. Tornata quindi a casa, il suo zelo le fa intraprendere numerose opere pastorali e caritatevoli: catechizza, trascina i giovani alla Messa ed al confessionale, cura i malati ed assiste gli agonizzanti. Il fatto di comunicarsi tutti i giorni, di recitare il rosario e la breve funzione dell'Immacolata Concezione, alimenta la sua vita interiore. La sua influenza è tale, che le si chiedono novene secondo varie intenzioni.

A diciassette anni, chiede di esser ammessa fra le suore di Nostra Signora. Ma il consiglio delle suore le rifiuta l'ammissione, per via del suo cattivo stato di salute. Sorpresa quanto mai penosa! «Questi rifiuti non fecero che infiammare i miei desideri, rivelerà: poichè non mi si vuol far entrare in un convento, creerò io stessa un convento!» Una fede che sradicherebbe le querce, una cieca fiducia nella Santissima Vergine ed una carità frenetica infiammano l'anima della nostra «piccola» Anna Maria.

«Tutte in paradiso»

Nel 1786, torna a Montpezat. Ha diciotto anni, ma rimane di statura molto bassa. Il che non le impedisce di chiedere al parroco di affidarle la direzione di una scuola. Il parroco trova ridicola tale sua richiesta, pensando che essa non otterrà nè rispetto nè ubbidienza da parte delle bambine. Anna Maria insiste, insiste... Non vuol soltanto raggruppare le giovani, desidera anche formare buone madri di famiglia, convinta della funzione evangelizzatrice delle famiglie e dell'importanza dell'educazione religiosa fin dalla più tenera età: «La vita sta tutta intera nelle prime impressioni!» dirà. Il parroco finisce col cedere. È dunque autorizzata ad organizzare di tutto punto una scuola in una casa che appartiene alle suore domenicane. La scuola apre i battenti alla riapertura del 1786, frequentata dalle figlie dei maggiorenti, ma soprattutto dalle bambine povere, accolte gratuitamente.

La giovane insegnante è esigente, ma è benvoluta dalle alunne che capiscono che la sua fermezza volge a loro favore e nasce dall'affetto che nutre per loro. Il suo metodo pedagogico è semplice e pieno di buonsenso. È cosciente del fatto che la formazione integrale di un bambino deve comprendere una formazione spirituale e dottrinale solida e profonda. Il desiderio di condurre alla beatitudine eterna le anime che le vengono affidate, la induce a ripetere spesso: «Bambine mie, vi voglio portare tutte in Paradiso».

Ottiene con le bambine risultati incoraggianti. Il suo segreto? Audacia, tenacia, una gioia espansiva e molto coraggio. Ecco alcuni consigli che darà più tardi alle sue suore:

Per l'insegnamento: «Non fetevi notare per il vostro ingegno, nemmeno per attirare le alunne nella vostra scuola... Se i loro risultati sono buoni, che non si prendano per geni, sforzandosi di brillare. Niente termini dotti per parlar loro. Non ammirate il loro abbigliamento: al contrario, inculcate loro l'orrore delle toilette sfarzose e delle mode».

Mette in guardia le nuove insegnanti: «Le bambine, talvolta, sono abbastanza astute da sondare il carattere di una suora arrivata da poco, per vedere se è energica, vigile, se potranno prenderla in giro impunemente. Di consequenza, che quelle che assumono la direzione di una classe abbiano quell'aria grave e seria che lascia presagire che bisognerà fare il proprio dovere senza prendere le cose alla leggera, e, nello stesso tempo, quel tono di bontà e di cortesia che le conquista».

«Vegliate a che il cibo sia adatto e abbondante; bisogna che le ragazze mangino a sufficienza. Il sonno e l'esercizio fisico sono necessari. Che non abbiano i piedi bagnati. Se hanno freddo, date loro una bevanda calda. Se sono ammalate, chiamate il medico senza somministrare loro rimedi empirici. Non imponete loro alimenti per i quali hanno una ripugnanza insormontabile...».

Nella tormenta

1789: Scoppia la rivoluzione. Anna Maria fa tutto quel che può per aiutare ad esercitare il loro ministero i preti «refrattari» (durante la Rivoluzione francese, quei preti che avevano rifiutato di prestare giuramento alla Costituzione Civile del Clero), perseguitati per legge, a causa della loro fedeltà al Papa. Giorno e notte, secondo le circostanze, riunisce i fedeli perchè si confessino, ascoltino la Messa e si comunichino. Quando il sacerdote non può esser presente, procede lei stessa all'istruzione religiosa. A quell'epoca, la ghigliottina non smette mai di funzionare; pertanto il linguaggio deve essere realistico: perciò, essa non esita a parlare con vigore di Gesù Crocifisso, modello di coraggio e di costanza, del fine ultimo, del peccato mortale che porta alla dannezione, del Paradiso promesso a coloro che saranno rimasti fedeli al Vangelo ed alla Chiesa romana. Poi, interroga l'uditorio: «Mi promettete di morire per Gesù Cristo?» E, con le lacrime agli occhi, tutti rispondono: «Sì!».

Non tarda ad essere convocata davanti al commissario rivoluzionario, che le vieta di presiedere a simili assemblee, sotto pena di essere rinchiusa in carcere e di essere processata. Ma quella donnina di un metro e trentadue fa fronte e, senza scomporsi, indica a persone sicure la casa Rivier quale luogo di riunione.

A Montpezat, la casa domenicana, benchè dichiarata patrimonio nazionale, non è stata venduta. Anna Maria continua a farvi scuola. Ben presto, ha una mezza dozzina di convittrici, cui si sforza di dare una forma di comunità religiosa: persegue sempre l'idea del convento. Il suo zelo per la salvezza delle anime le ispira grandi audacie. «Dio mi sostenne ad un punto tale, narra, che invece di pensare ad abbandonare i lavori intrapresi, ne meditavo di ancora più grandi. Qui, mi dicevo, le bambine vengono istruite, le donne e le ragazze vengono soccorse, ma altrove, chi si preoccupa di tante povere anime?... E ardevo dal desiderio di farmi in quattro...» Siamo nel 1793, nel momento cruciale della rivoluzione. Tre giovani si appassionano per il suo ideale e si uniscono a lei. Anna Maria attribuisce un paesetto dei dintorni a ciascuna di esse, affinchè vi insegni il catechismo ed aiuti la gioventù a vivere secondo il Vangelo.

Ancora la santa Vergine

Nel 1794, il governo rivoluzionario vende la casa delle Domenicane di Montpezat. Anna Maria e le sue compagne, che devono traslocare, chiedono alla Santa Vergine di dar loro un segno di incoraggiamento: la statua di Maria si anima e sorride loro. Fortificate dal miracolo, si insediano nel villaggio di Thueyts, in un'altra casa che appartiene alle Domenicane, e vi fondano una scuola. L'affluenza è tale, che Anna Maria deve affidare i ragazzi ai Fratelli delle Scuole Cristiane. Il suo esempio attira altre due giovani che accettano di aiutarla. Un giorno, riunisce le sue prime cinque compagne e dichiara loro di punto in bianco: «Riuniamoci, e formeremo un convento!» Tutte acconsentono; la fondazione è avviata. Le prime autorizzazioni del vescovado vengono ottenute, e, il 21 novembre 1796, nel giorno della festa della Presentazione di Maria al Tempio, Anna Maria e le sue compagne si consacrano a Dio ed alla gioventù, sotto il patrocinio di Nostra Signora della Presentazione. «Non eravamo nulla, non avevamo nulla, non detenevamo nessun potere, dirà più tardi. Con ciò, si può dubitare che sia stato il Buon Dio a dirigere le cose?» La spiritualità della fondatrice, infatti, ha come base le virtù della fede, della speranza e della carità, con una nota affatto apostolica. Si tratta, per lei, di continuare con Cristo l'opera della Redenzione. Per questo, scrive: «La nostra vocazione, è Gesù Cristo».

Alla riapertura dell'ottobre 1798, la scuola di Thueyts conta 62 convittrici e bisogna comprare una nuova casa, naturalmente senza avere il denaro necessario... Ma la Provvidenza, che non vien mai meno a coloro che confidano in essa, vi provvede, ed i fondi necessari sono riuniti rapidamente. Nel 1801, l'arcivescovo, Monsignor d'Aviau, approva le Regole provvisorie che gli sono state sottoposte da Madre Anna Maria. Questa viene confermata nell'incarico di superiora a vita e dodici religiose sono consacrate. Nel 1815, la maggior parte della comunità si trasferisce da Thueyts a Bourg-Saint-Andéol, nel vasto convento delle Visitandine, comprato con difficoltà dalla fondatrice. «Ho sempre cercato il denaro soltanto con la preghiera, ed è sempre venuto», confesserà mostrando una statua della Santissima Vergine.

Le scuole si moltiplicano prodigiosamente. Al momento in cui lascia questa terra per vedere finalmente la Vergine Maria che ha tanto amato quaggiù, nella fede, la sua congregazione conta 300 religiose distribuite in 141 istituti. Oggi, le suore della Presentazione sono circa 3000, distribuite in 9 province, di cui 3 in Europa e 6 negli Stati Uniti. Sono insieme insegnanti, ospedaliere ed educatrici parrocchiali.

Il 3 febbraio 1838, mentre sta recitando la seconda parte dell'«Avemaria»: «...Santa Maria Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte», Madre Anna Maria si spegne serenamente. Nostra Signora la attendeva.

Chiedendo a Maria di pregare per noi, ci riconosciamo poveri peccatori e ci rivolgiamo alla «Madre della misericordia», alla Tutta Santa. Ci affidiamo a lei «adesso», nell'oggi delle nostre esistenze. Che essa infonda nei nostri cuori la certezza che Dio ci ama, e che ci sia vicina nei momenti di solitudine, quando siamo tentati di rinunciare di fronte alle difficoltà della vita. Che la nostra fiducia si dilati ancora di più per consegnare a lei fin da adesso «l'ora della nostra morte». Che sia ad essa presente, come alla morte in Croce di suo Figlio, e che nell'ora del nostro transito, ci accolga come nostra madre per condurci a Gesù, in Paradiso (ved. CCC, 2677).
 

Inserito Martedi 1 Giugno 2010, alle ore 19:36:12 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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