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  La Madre del Signore nell'odierna liturgia romana 
Culto

Uno studio di C. Maggioni in Credere oggi 142(2004) n. 4 - Mariologia e devozione mariana, pp. 43-60.



Se la pietà mariana appartiene alla chiesa fin dall'antichità, la riflessione teologica ha trovato significativa espressione in tempi recenti. Lo ha richiamato Paolo VI nel Discorso di chiusura della III sessione del Vaticano II: «È la prima volta [...] che un concilio ecumenico presenta una sintesi così vasta della dottrina cattolica circa il posto che Maria santissima occupa nel mistero di Cristo e della chiesa».
Ciò ha avuto riflesso anche nella preghiera liturgica. In effetti semplificando la tradizione di secoli -, a partire dal Medioevo, in Occidente, la devozione mariana aveva imboccato forme tangenti alla liturgia: i pii esercizi, compiuti nella lingua parlata, erano maggiormente sentiti dal popolo rispetto al culto liturgico, officiato in latino, codificato, sobrio. I1 concilio di Trento non fece pronunciamenti particolari sulla dottrina e il culto mariano; del resto, nel suo sorgere, la Riforma protestante non era direttamente antimariana. Il calendario promulgato da san Pio V nel 1568 comprendeva le quattro festività introdotte a Roma nel sec. VII: la Purificazione il 2 febbraio, l'Annunciazione il 25 marzo, l'Assunzione il 15 agosto e la Natività 1'8 settembre. Indicava inoltre la Visitazione il 2 luglio, la Dedicazione di S. Maria della Neve il 5 agosto e la Concezione 1'8 dicembre1. La Presentazione, il 21 novembre, rientrava in calendario nel 1585. All'inizio del sec. XVII, le feste mariane riguardavano dunque eventi della vita di Maria (dalla concezione all'assunzione); unica eccezione il 5 agosto, festa propria di Roma, ma molto diffusa. Il ricordo mariano si trovava inoltre nelle festività natalizie, specie nella festa della Circoncisione del Signore il 1° gennaio, nelle messe votive del sabato e nel corrispondente ufficio della Beata Vergine. Nel corso dei secc. XVII-XVIII, il calendario si arricchì di altre feste: ad eccezione dei Sette Dolori, queste non fanno riferimento a eventi evangelici, ma sono espressione di accenti teologico-spirituali e devozionali2.
Il Vaticano II ha ricentrato la pietà mariana sul mistero di Cristo celebrato dalla chiesa, come rilevato nel breve ma intenso n. 103 di Sacrosanctum concilium (= SC). E la riforma liturgica ha tradotto in preghiera la rinnovata comprensione di Maria nella storia della salvezza. La fonte per cogliere la valenza del culto mariano sono pertanto i libri liturgici rivisti negli anni '70: il Messale, il Lezionario, i Rituali, la Liturgia delle Ore; lo ha magistralmente spiegato Paolo VI nell'Esortazione apostolica Marialis cultus (= MC) (1974), redatta alla luce della liturgia rinnovata e della dottrina mariologica del capitolo VIII di Lumen gentium (= LG, specie 52. 55-59. 66).
Dagli anni '80 si sono avuti ulteriori sviluppi3. È da menzionare l'arricchimento di dieci collette mariane per il Comune e di alcuni prefazi nella II edizione del Messale in italiano (1983)4 e, in particolare, i 46 formulari delle Messe della Beata Vergine Maria (= MBVM): L'Introduzione, specie i nn. 12-18, costituisce un ampliamento di riflessione sul celebrare Cristo con e come Maria.
Un approfondimento esplicativo e pratico, con attenzione pure alla pietà popolare, è stato offerto dalla Lettera Orientamenti e proposte per la celebrazione dell'anno mariano (= 0PCAM), pubblicata dalla Congregazione per il culto divino nel 1987. I dati fondamentali sul culto mariano sono ripresi, naturalmente, nel Catechismo chiesa cattolica (cf. nn. 1172, 1370, 2617-2619, 2673-2679). Infine, la terza edizione tipica latina del Missale Romanum (2002) ha esteso ulteriormente il ricordo mariano5, iscrivendo nel calendario generale le memorie facoltative della Beata Vergine Maria di Fatima (13 maggio) e del Santissimo Nome di Maria (12 settembre).
Se, a livello liturgico la pietà mariana ha avuto il suo rinnovamento, non mancano oggi indicazioni per un rinnovamento della pietà popolare mariana, esposte nel Direttorio su pietà popolare e liturgia, pubblicato dalla Congregazione per il culto divino nel 20026.
Sosteremo sul nostro argomento procedendo in modo descrittivo, senza rinunciare a qualche approccio analitico.

1. Fisionomia del culto mariano

Il culto alla Madre del Signore si inserisce, nel modo che gli è proprio, nella dinamica teologica che caratterizza la liturgia quale azione di Cristo e della chiesa (cf. SC 7).

a) Maria nel mistero di Cristo celebrato dalla e per la chiesa

All'incrocio della comunione tra Dio e l'uomo s'incontra Maria. Per questo, celebrare il «Dio disceso dal cielo per noi uomini e per la nostra salvezza» la chiama in causa: non si ripete l'evento dell'incarnazione, ma la sua efficacia salvifica si perpetua nei santi segni; Cristo continua a rendersi sacramentalmente presente per la nostra santificazione, in virtù del concepimento dalla Vergine. Accogliendo Dio nel suo grembo, Maria lo ha dato alla luce per la durata della storia intera, cooperando in tal modo alla trasfigurazione di essa in storia di salvezza, celebrata nella liturgia. Perciò il culto mariano non è solo introduttivo: «Andiamo a Maria per arrivare a Gesù», ma è parte integrante della celebrazione del mistero di Cristo. Viceversa, celebrare Maria significa celebrare i misteri del Signore. Non si tratta di due orientamenti cultuali (verso Dio e verso Maria), ma del medesimo: La chiesa celebra in primo luogo l'opera di Dio nel mistero pasquale di Cristo, e in esso trova la Madre intimamente congiunta con il Figlio (MBVM, Introduzione 10).
L'indissolubile vincolo tra Maria e Cristo è dunque il primo e fondamentale criterio entro cui si esprime la venerazione liturgica verso di lei. Alla luce dei misteri di Cristo professati nel simbolo (incarnato per noi uomini e per la nostra salvezza, crocifisso e risorto, atteso nell'ultimo giorno) la chiesa crede Maria e la celebra. Il culto mariano apre così, per un verso, alla contemplazione dell'economia salvifica operata dal Padre, per il Figlio, nello Spirito e, per l'altro, a cogliere la vicenda umana di Maria come paradigmatica per 1 antropologia cristiana.
Il secondo ineludibile criterio innervante la pietà liturgica mariana è l'orizzonte ecclesiologico. Madre e figlia della chiesa, sua figura e modello, Maria è la primizia e l'icona perfetta della comunità dei redenti, tale nesso tipologico trova applicazione sia alla chiesa nel suo insieme che ai singoli fedeli. Le categorie che, a livello celebrativo, illustrano la relazione Maria-chiesa sono sintetizzabili nella comunione e nell'esemplarità: nella preghiera della chiesa rivive la preghiera di Maria7. Con e come Maria la chiesa crede, spera, ama, celebra e vive il mistero di Cristo, verso la piena partecipazione al regno dei cieli. Si pensi alla raffigurazione della Vergine orante nell'abside di note basiliche, sotto l'immagine del Pantocrator, a significare per i fedeli raccolti in preghiera il mistero della chiesa iconicamente specchiato nella Tuttasanta.
La sostanza si può riassumere rilevando la memoria (lode, invocazione, imitazione, comunione) di Maria nel memoriale dei misteri di Cristo, celebrati in ordine al mistero della chiesa. In virtù della presenza viva di Maria nei misteri storici della vita di Cristo, la si riconosce presente anche nell'attuazione liturgica di quei medesimi misteri, che l'hanno vista protagonista e socia, perennemente celebrati perché i credenti vivano in-con-per Cristo. Ripresentando l'opera salvifica, la liturgia suscita e alimenta la comunione «Cristo-chiesa», in essa risplende il posto di Maria. In ambito liturgico, infatti, la pietà mariana non corre rischi di mariolatria o enfatizzazioni indebite a detrimento della centralità di Cristo, giacché non si propone una mariologia avulsa dal mistero di Dio, un culto mariano disgiunto dal culto cristiano: la relazione chiesa-Maria è inserita nella relazione basilare Trinità-chiesa.

b) Maria nell'anno liturgico

Fondamentale è SC 103: Nella celebrazione del ciclo annuale dei misteri di Cristo, la santa chiesa venera con speciale amore la Beata Maria Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l'opera salvifica del Figlio suo; in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione e contempla con gioia, come in un'immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere.
In questa ottica è stato rivisto il Calendario romano generale (1969), e ciò «ha permesso di inserire in modo più organico e con un legame più stretto la memoria della Madre nel ciclo annuale dei misteri del Figlio» (MC 2). La figura di Maria risplende in tutta ricchezza nelle solennità, feste e memorie a lei espressamente dedicate; i formulari delle messe e dell'ufficio sono stati profondamente rinnovati o arricchiti nei testi biblici ed eucologici8.
Ma il ricordo di lei non si limita alle celebrazioni mariane9. In effetti, l'Avvento è «tempo particolarmente adatto per il culto alla Madre del Signore» (MC 3). Se dalla I domenica gli inni e le antifone dei cantici evangelici di Lodi e Vespri e dell'Ora media nominano la Vergine, il suo ricordo acquista risalto dal 17 al 24 dicembre, come nella IV domenica. Speciale portata riveste la solennità dell'Immacolata.
Anche nel tempo di Natale, che «costituisce una prolungata memoria della maternità divina, verginale, salvifica, di colei la cui illibata verginità diede al mondo il Salvatore» (MC 5), la liturgia ricorda Maria, sia nell'evento della nascita di Cristo che nell'attuale esperienza della compagnia dell'Emmanuele. La sua missione è ancora esaltata nelle feste della Santa Famiglia, della Madre di Dio e dell'Epifania.
La liturgia del tempo di Quaresima e di Pasqua è (troppo) discreta circa Maria, ma non tace (cf. OPCAM 3): alla sua menzione in alcune intercessione di Lodi e Vespri, ripetute settimanalmente, si possono accostare i formulari delle MBVM e del Comune. Nel Messale in italiano (ed. 1983) figura, inoltre, per i giorni dopo l'Ascensione, un prefazio proprio in cui si ricorda la preghiera di Maria con gli apostoli in attesa della Pentecoste.
Nel tempo durante l'anno è prezioso il ricordo di Santa Maria in sabato (cf. MC 9; OPCAM 5).

c) Maria nella celebrazione di sacramenti e sacramentali

Non basta considerare le feste mariane né gli accenti mariani dei tempi dell'anno, giacché ancor prima è da valutare la dimensione «mariana» della stessa preghiera liturgica10. In realtà, la chiesa che, per i vincoli che la uniscono a Maria, «vuole vivere il mistero di Cristo» con lei e come lei, esperimenta continuamente che la Beata Vergine le è accanto sempre, ma soprattutto nella sacra liturgia, come madre e soccorritrice11.
Per antica e universale tradizione, la memoria di Maria appartiene, infatti, alla celebrazione dell'eucaristia. Il nesso incarnazione-eucaristia, e in esso la comunione con colei dalla quale sono venuti a noi storicamente il corpo e il sangue di Cristo, annoda la pietà mariana alla celebrazione eucaristica12: «Dal grembo verginale della figlia di Sion è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli»13. Per questo, celebrando l'eucaristia la chiesa ricorda, loda, supplica Maria, sperimentandone la comunione. Nessuno dovrebbe pensare che la sua menzione nella Preghiera eucaristica sia di stampo devozionistico: è il segno che non possiamo tacere la memoria di Maria nel memoriale dei misteri di Cristol4. L'evento della Parola che si fa corpo nella Vergine credente, in virtù dello Spirito Santo, illumina il mistero della Parola che si fa corpo nella chiesa orante, perché, in virtù del medesimo Spirito, diventi «in Cristo un solo corpo e un solo spirito» (Preghiera eucaristica III).
Colei che è divenuta tempio del Sacerdote sempre vivo a intercedere per noi presso il Padre (cf. Eh 7,25), è specchio della chiesa in preghiera: gli atteggiamenti di Maria, Vergine in ascolto, Vergine in preghiera, Vergine Madre, Vergine offerente (MC 16-23), sono solo esemplari per la chiesa nell'esercizio del culto. In questa linea il Magnificat è pregato quotidianamente ai Vespri. E le celebrazioni dei sacramenti e sacramentali fanno trasparire o accentuano «alcune risonanze mariane, provenienti dal nucleo stesso del sacramento o direttamente o per via analogica»15, È rilevante infine il numero di benedizioni in cui compare il ricordo di Maria16.

2. Saggio di analisi dal Messale e dalle Messe della Beata Vergine Maria

Porre in risalto la portata mariana della liturgia esigerebbe un percorso attraverso le celebrazioni indicate nei libri liturgici, comprendente diverse tappe: dall'individuazione di dove si nomina Maria al come e al perché se ne parla, per approdare al significato del suo ricordo. Gli ambiti della ricerca riguarderebbero i seguenti elementi.
I testi biblici: l'esegesi storico-critica della Scrittura lascia il posto, nella liturgia, all'esegesi della chiesa orante; un medesimo testo biblico, a seconda delle altre letture e dell'eucologia, sottolinea l'una o l altra sfumatura del mistero di Maria.
Le preghiere: poiché la risposta alla Parola trova eco soprattutto nell'eucologia maggiore e minore, le preghiere racchiudono la comprensione liturgica della chiesa circa Maria.
Le antifone della messa e dell'ufficio e i responsori17: l'impiego di versetti biblici, variamente selezionati, cooperano a dire il sentire mariano in ambito liturgiche18.
Gli inni: composizioni poetiche, antiche o recenti, esprimono il dialogo con Maria, la lode e l'invocazione19.
Le seconde letture dell'Ufficio: nelle celebrazioni mariane e in altri giorni, specie nei tempi di Awento e Natale, contribuiscono a disegnare la meditazione orante su Maria20.
Le invocazioni di Lodi e Vespri: entrate con la riforma postconciliare, fanno trasparire il ricordo e l'intercessione di Maria.

a) Alcuni prefazi del Messale Romano

Consideriamo alcuni testi di nuova composizione, non provenienti dalla tradizione antica e medievale; nel Messale preconciliare esisteva un solo prefazio per tutte le festività mariane.

Il prefazio dell'Assunzione
Se le orazioni e antifone dell'Assunzione sono quelle introdotte nel Messale da Pio XII nel 1951, il prefazio è di nuova composizione:

...Oggi la Vergine Maria,
madre di Cristo, tuo Figlio e nostro Signore,
è stata assunta nella gloria del cielo.
In lei, primizia e immagine della Chiesa,
hai rivelato il compimento del mistero di salvezza
e hai fatto risplendere per il tuo popolo,
pellegrino sulla terra,
un segno di consolazione e di sicura speranza.
Tu non hai voluto
che conoscesse la corruzione del sepolcro
colei che ha generato il Signore della vita.

La novità del testo sta nell'esplicitare, accanto al tradizionale motivo di ordine cristologico, il risvolto ecclesiologico: l'assunzione di Maria non riguarda solo le grandi opere compiute da Dio nella sua serva (cf. il Magnificat, vangelo proclamato il 15 agosto), ma rischiara il popolo di Dio. Vocabolario e contenuti sono ispirati al testo di LG 68: La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell'anima è l'immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura, così sulla terra brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il popolo di Dio in cammino, fino a quando non verrà il giorno del Signore.
Il prefazio è un esempio di ricezione della rinnovata comprensione conciliare della figura di Maria.

Il prefazio dell'Immacolata concezione
Il Messale ha conservato le orazioni e le antifone adottate da Pio IX a seguito della definizione dogmatica. Il prefazio è invece nuovo:

... Tu hai preservato la Vergine Maria
da ogni macchia di peccato originale,
perché, piena di grazia,
diventasse degna Madre del tuo Figlio.
In lei hai segnato l'inizio della chiesa,
sposa senza macchia e senza ruga,
splendente di bellezza.
Da lei, Vergine purissima, doveva nascere il Figlio,
agnello innocente che toglie le nostre colpe;
e tu sopra ogni altra creatura
la predestinavi per il tuo popolo
avvocata di grazia e modello di santità.


La cristologia è la luce per contemplare l'Immacolata: le è elargita pienezza di grazia a motivo di Cristo e in vista di diventarne la Madre; ciò l'ha resa primizia della chiesa. La confessione dogmatica si declina, infatti con riverbero ecclesiologico: l'immacolato concepimento illumina la grazia donata a tutti i redenti dall'«Agnello innocente che toglie le nostre colpe». Alla redazione del testo ha contribuito il passo di LG 65: Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione che la rende senza macchia e senza ruga (cf. Ef 5,27), i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti.
Nell'unicità del privilegio di Malia è iscritta anche la sua preelezione come avvocata di grazia e modello di santità per il popolo di Dio pellegrinante sulla terra (cf. SC 103).
Il prefazio esprime in preghiera il mistero dell'Immacolata: un dono fatto singolarmente a Maria, ma in ragione di Cristo Salvatore e paradigmatico per la chiesa tutta.

I prefazi del Comune della Beata Vergine Maria
Nell'odierno Messale, il prefazio tradizionale della Vergine, di origine medievale, è stato affiancato da testi nuovi; il Messale italiano del 1983 ha aggiunto inoltre altri due prefazi.
Il prefazio II esprime il ringraziamento a Dio attingendo al cantico del Magnificat: nella voce della chiesa si prolunga la preghiera della Madre del Signore. Oltre al fatto di ispirarsi al vangelo nel formulare la preghiera (si risponde a Dio con la sua Parola), è da rilevare l'esemplarità di Maria per la chiesa celebrante i santi misteri.
Il prefazio III sosta su eventi salienti della vita di Maria nel mistero di Cristo, declinandoli sulla chiesa: l'annuncio dell'angelo (Lc 1,26-38); Maria ai piedi della croce (Gv 19,25-27); in preghiera con gli apostoli (At 1,14); l'Assunta accompagna la chiesa all'incontro definitivo con Cristo. E un esempio di esegesi orante della Scrittura, alla luce di LG 53,58,59,61,63,65,68.
Il prefazio IV, proprio del Messale italiano, è un esempio di centonizzazione di espressioni bibliche e magisteriali (cf. LG 56,59,68), che delineano l'icona di Maria nel mistero di Cristo e della chiesa.
Anche il prefazio V è proprio del Messale italiano. Il suo pensiero si precisa nella tipologia del Cristo, nuovo Adamo (cf. lCor 15,45.22 e Rm 5,12-21), e di Maria, nuova Eva, in vista della nascita dell'umanità redenta, la chiesa, secondo il disegno delle origini. L'antitesi Eva-Maria, proposta già nei primi secoli, è richiamata in LG 56. É un esempio di traduzione orante di temi biblico-patristici, riproposti dalla riflessione conciliare.

b) Alcuni prefazi delle Messe della Beata Vergine Maria

Nel 1987 la Congregazione per il culto divino pubblicava la Collectio Missarum de Beata Maria Virgine, edita in italiano col titolo di Messe della Beata Vergine Maria. Composta da due volumi (formulari eucologici e lezionario), costituisce una sorta di appendice del Messale Romano (cf. decreto di promulgazione)21. È un libro liturgico senza precedenti, voluto per rispondere specialmente a esigenze pastorali dei santuari mariani. Contiene 46 formulari completi in onore della Vergine, ripresi in gran parte dai propri di diocesi e ordini religiosi, disposti secondo i tempi liturgici e introdotti, ciascuno, da una significativa lettura contenutistica del testi biblici e delle preghiere. Lo scopo è: favorire, nell'ambito del culto alla Beata Vergine Maria, celebrazioni che siano ricche di dottrina, varie quanto all'oggetto specifico e che commemorino correttamente i fatti della salvezza compiuti da Dio Padre nella Beata Vergine, in vista del mistero di Cristo e della chiesa (Introduzione19).
Nell'economia del presente contributo attiro l'attenzione su alcuni prefazi che esprimono temi inediti nell'eucologia tradizionale.

Dal formulario «Affidamento della Beata Vergine Maria» (n. 13)

... Noi ti lodiamo e ti benediciamo
per il perenne vincolo di amore,
instaurato ai piedi della croce
fra i discepoli e la Vergine Maria,
come supremo testamento del tuo Figlio.
Egli la dona loro come Madre;
essi la ricevono in eredità preziosa dalle mani del Maestro.
A lei, costituita per sempre madre dei credenti,
ricorreranno nei secoli i fedeli
come a sicuro rifugio.
Nei suoi figli adottivi Maria riconosce e ama il Figlio:
essi, obbedendo ai richiami della Madre,
custodiscono le parole del Signore.


Il «perenne vincolo di amore tra i discepoli e la Vergine Maria» è il motivo del rendimento di grazie al Padre. Non è dovuto infatti a una certa spiritualità, ma è «il supremo testamento» di Cristo (cf Gv 19,25 27). Non è pensabile di accogliere Gesù, escludendo l'amore filiale a Maria: «Egli la dona loro come Madre; essi la ricevono in eredità preziosa dalle mani del Maestro».
Il prefazio si ferma quindi sul tipo di amore maternale di Maria «Nei suoi figli adottivi riconosce e ama il Figlio». L'asserzione è illuminante, poiché guida a capire che l'amore nutrito per Cristo, la Madre lo estende anche ai battezzati in lui.
Si rimarca poi il senso del vincolo filiale dei discepoli: «Obbedendo ai richiami della Madre, custodiscono le parole del Signore» Sulla base delle parole di Maria a Cana: «Fate quello che Gesù vi dirà» (Gv 2,5), si dice la portata cristologica della comunione con lei: l'obbedienza a Maria porta a praticare la parola del Signore. Dunque, il «perenne vincolo di amore» è suscitato da Cristo ed è ordinato a Cristo (cf. LG 62, parte finale)22.

Dal formulario «Maria Vergine fonte di luce e di vita» (n. 16)

... Per un dono mirabile del tuo amore
tu hai voluto che nei segni sacramentali
si rinnovassero misticamente
gli eventi della storia della salvezza
vissuti dalla Vergine Madre.
Così la chiesa, vergine feconda,
partorisce nelle acque del battesimo
i figli che ha concepito dalla fede e dallo Spirito;
li consacra con il prezioso unguento del crisma,
perché lo Spirito che avvolse la Vergine
discenda su di loro con l'abbondanza dei suoi doni;
e quotidianamente imbandisce la mensa eucaristica,
per nutrirli col pane del cielo
che Maria ha dato alla luce per la vita del mondo,
Gesù Cristo nostro Signore.


Sono evidenziati due livelli: quello storico (ciò che Maria ha vissuto) e quello sacramentale (ciò che la chiesa vive nei santi misteri). Quanto Maria ha compiuto nei misteri storici di Cristo si riverbera nella liturgia della chiesa. Su tale esemplarità è costruito il prefazio, intitolato «La missione della Vergine Maria nei sacramenti dell'iniziazione cristiana», tema di sapore patristico, ma nuovo per l'eucologia romana.
Nella chiesa che battezza si ravvisa l'immagine della verginale maternità di Maria: concepimento nella fede per opera dello Spirito e parto nell'acqua del battesimo. Lo Spirito che nell'annunciazione ha consacrato la Vergine come «cristofora», conferma coi suoi doni anche i credenti, «cristificandoli» col suo sigillo nell'unzione crismale. Evocando il nesso tra incarnazione ed eucaristia, la maternità di Maria rischiara quella della chiesa: il gesto materno della Vergine che, nella notte di Betlemme, pone il Figlio nella mangiatoia rivive, sotto il velo dei simboli, in ogni convito eucaristico.

Dal formulario «Maria Vergine del Cenacolo» (n. 17)

... Tu ci hai dato nella chiesa nascente
un esempio mirabile di concordia e di orazione:
la Madre di Gesù, unita agli apostoli
in preghiera unanime.
La Vergine Figlia di Sion,
che aveva atteso pregando la venuta di Cristo,
invoca con intense suppliche lo Spirito promesso.
Lei che nell'incarnazione del Verbo
fu adombrata dalla tua potenza,
è di nuovo colmata del tuo dono
al sorgere del nuovo Israele.
Vigile nell'orazione, ardente nella carità,
è divenuta modello della chiesa,
che animata dal tuo Spirito,
attende vegliando il secondo avvento del Signore.


L'icona degli apostoli raccolti in preghiera epicletica con Maria (cf. At 1,6-14) rivive nella comunità eucaristica23. Questa invoca lo Spirito, affinché «il pane e il vino diventino il corpo e il sangue di Cristo» (riferimento all'opera dello Spirito nell'ora dell'annunciazione); e, supplica il Padre: «e a noi che ci nutriamo del corpo e sangue del tuo Figlio, dona la pienezza dello Spirito Santo perché diventiamo in Cristo un solo corpo e un solo Spirito» (Preghiera eucaristica III). Maria che «invoca con intense suppliche lo Spirito promesso» richiama la preghiera della Vergine Figlia di Sion - espressione dell'antico Israele - in attesa del Salvatore: su di lei è sceso lo Spirito quando il capo della chiesa prese corpo; lei è di nuovo colmata di Spirito alla nascita della chiesa, corpo di Cristo, nuovo Israele.
Il prefazio si chiude sulle esemplari virtù di Maria: vigile preghiera e ardente carità sono atteggiamenti «mariani» che, in forza dello Spirito, sostengono la chiesa in attesa del ritorno del Signore.

Dal formulario «Maria Vergine Madre del bell'amore» (n. 36)

... Noi ti lodiamo e ti glorifichiamo
per la bellezza ineffabile
che splende nella Beata Vergine Maria.
Bella nella sua concezione,
immune da ogni macchia di peccato
e tutta avvolta nel fulgore della tua grazia.
Bella nel parto verginale,
in cui diede al mondo il Figlio,
splendore della tua gloria,
nostro fratello e salvatore.
Bella nella passione del Cristo,
imporporata dal suo sangue,
come mite agnella unita al sacrificio del mitissimo agnello,
insignita di una nuova missione materna.
Bella nella risurrezione del Signore,
con il quale regna gloriosa,
partecipe del suo trionfo.

Il motivo della lode è la bellezza di Maria, contemplata - in quattro tempi - alla luce del Figlio, «il più bello tra i figli dell'uomo» (Sai 45,4). È bella per la pienezza di grazia che in lei risplende dalla concezione: segno del fulgore divino che fuga l'obbrobrio del peccato. È bella perché ha partorito Cristo, «splendore della gloria di Dio» (cf. Eh 1,3): il mirabile parto che, non violando la verginità, è affrancato dal dolore, fa bella la Madre24. È la «bella agnella»25 imporporata dal sangue dell'Agnello che toglie il peccato del mondo: unita a Cristo, Maria ha attraversato la grande tribolazione e lavato le vesti rendendole candide col sangue dell'Agnello (cf. Ap 7,14)26. Bella è infine Maria partecipe della signoria del Risorto: è la regina splendidamente vestita, assisa alla destra del re (Sal 54,10.14)27.
Colmo di ringraziamento per le meraviglie di Dio nella tota pulchra, il prefazio esalta la bellezza di Maria su registri «teologico-cristologici»28: non viene cantata la bellezza fisica ma quella della grazia e dell'associazione alla vittoria di Cristo sulla turpitudine del peccato e della morte.
Ispirato alla riflessione patristica, il prefazio rappresenta un notevole contributo per comprendere la via pulchritudinis, di cui Maria è annunciatrice29.

Conclusione

L'icona di Maria conosce nell'odierna liturgia romana i riflessi di una rinnovata comprensione, sia nei testi biblici che eucologici. A1l'arricchimento del Lezionario per le celebrazioni mariane (compresa l'ampia scelta della Scrittura nelle MBVM) corrisponde l'ampliamento di orazioni e prefazi, condotto tenendo presente una triplice linea: ispirazione biblica, valorizzazione del pensiero patristico, ricezione della visione mariologica espressa in LG. Il vento conciliare ha prodotto, pertanto, anche a livello della fede pregata, la rilettura della testimonianza evangelica e della tradizione su Maria, favorendo il ricentramento della sua immagine nella luce cristologica ed ecclesiologica. Ciò ha sortito l'effetto di esaltare più compiutamente i tratti della missione di Maria nell'economia storico-salvifica.
La campionatura dei prefazi ha mostrato quali siano le fonti della preghiera liturgica. Ai fondamentali temi mariologici consegnatici dall'antichità, come la maternità verginale di Maria, la sua perpetua verginità, la sua potente intercessione per la liberazione dai pericoli e la salvezza eterna, si sono aggiunte sottolineature non esplicite in passato, quali - per limitarci ai dati riferiti - la maternità ecclesiale di Maria, la Vergine orante, l'esemplarità di Maria per la chiesa celebrante, la bellezza di Maria, contemplata quale nuova Eva e primizia dell'umanità redenta.

Note

1 San Pio V conservò le venerande feste mariane, ne prescrisse altre non universalmente accettate (ad es. Concezione e Santa Maria della Neve), altre le omise (ad es. il 21 novembre), alcune già diffuse non le recepì (ad es. Nome di Maria). Di parecchie revisionò i testi liturgici o rinviò al Comune.
 2 Cf. E. CAMPANA, Maria nel culto cattolico, I, Marietti, Torino 1933; voci relative alle feste in: S. DE FIORES - S. MEO (edd.), Nuovo dizionario di mariologia, Paoline, Cinisello B. 1985; C MAGGIONI, Benedetto il frutto del tuo grembo. Due millenni di pietà mariana, Portalupi, Casale M. 2000.
3 Cf. J. CASTELLANO CERVERA, Maria nella liturgia e nella pietà popolare: da «Sacrosanctum concilium» (1963) a «Rosarium Virginis Mariae» (2002), in E. TONIOLO (ed.), La Vergine Maria nel cammino orante della chiesa. Liturgia e pietà popolare, Centro di Cultura Mariana, Roma 2003, pp. 9-29.
4 Cf. M. SODI, Nuovi testi etnologici per celebrare la memoria di Maria nel Messale Romano per la chiesa italiana. Analisi teologico-liturgico-spirituale, in «Ephemerides Liturgicae» 101 (1987)319-353.
5 Una nuova colletta che ricorda Maria nel venerdì della V settimana di Quaresima; la possibilità di cantare lo Stabat Mater o canto simile durante l'adorazione della croce il Venerdì Santo; l'arricchimento del Comune e delle messe votive: cf. M. BARBA, La figura di Maria nella terza edizione tipica del Messale Romano, in TONIOLO (ed.), La Vergine Maria nel cammino della chiesa, cit., pp. 47-69; J. EVENOU, Le commun de la Vierge Marie dans le Missel Romain 2000, in «Ephemerides Liturgicae» 117 (2003) 257-285.
6 Cf. C. MAGGIONI, «Direttorio su pietà popolare e liturgia»: la pietà popolare mariana nel contesto della pietà popolare, in TONIOLO (ed.), La Vergine Maria nel cammino della chiesa, cit., pp. 71-106.
7 Cf. MBVM, Introduzione: 12-13 (comunione) e 14-18 (esemplarità).
8 Cf. J. CASTELLANO CERVERA, L'anno liturgico, memoriale di Cristo e mistagogia della chiesa con Maria Madre di Gesù, Centro di Cultura Mariana, Roma 1991^2; C. MAGGIONI, Maria nella Chiesa in preghiera. Solennità, feste e memorie mariane nell'anno liturgico, San Paolo, Cinisello B. 1997.
9 L'aver disposto i formulari delle MBVM secondo i tempi dell'anno liturgico manifesta che il ricordo di Maria è annodato al movimento cristologico-celebrativo che scandisce il pellegrinaggio della chiesa nel tempo.
10 Cf. MC 16-23; MBVM, Introduzione 12-18.
11 Il MBVM, Introduzione 12; così al n. 13: «In intima comunione dunque con la Vergine e prolungandone gli atteggiamenti cultuali, la chiesa celebra i divini misteri, nei quali è resa perfetta gloria a Dio e gli uomini sono santificati: associandosi alla voce della Madre del Signore benedice Dio Padre e lo glorifica con il suo stesso cantico di ringraziamento e di lode; con lei vuole ascoltare la parola di Dio e meditarla assiduamente; con lei desidera partecipare al mistero pasquale di Cristo ed essere associata all'opera della redenzione; come lei, che nel Cenacolo, insieme con gli apostoli, attendeva pregando la venuta del Paraclito, implora incessantemente il dono dello Spirito; con lei, che veglia sul suo cammino, muove fiduciosa incontro a Cristo. Inoltre, celebrando i diversi misteri, la chiesa incessantemente si appella alla sua intercessione, si rifugia sotto il suo patrocinio, la implora perché visiti il popolo cristiano e lo colmi dei suoi doni».
12 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Lettera enciclica Ecclesia de eucharistia, 53-58.
13 Messale Romano, Prefazio Il/A dell'Avvento (da un antico prefazio ambrosiano della VI domenica di Avvento: Sacramentario Bergomense 85).
14 «Questa menzione della Madre di Dio non è dovuta a fatti storici o contingenti, ma scaturisce da un'intima necessità: l'eucaristia, essendo celebrazione plenaria dei misteri salvifici operati da Dio per Cristo nello Spirito, non può non ricordare la santa Madre del Salvatore, che a quei misteri è indissolubilmente congiunta»: OPCAM 19.
15 OPCAM 22; per approfondire i nessi vedi ai nn. 12-21 per l'eucaristia, ai nn. 22-25 per i sacramenti, ai nn. 46-50 per la Liturgia delle Ore.
16 Cf. C. MAGGIONI, La Vergine Maria nel «Benedizionale», in «Theotokos» 5 (1997) 283-306.
17 Cf. A. CUVA, Maria Santissima nelle antifone bibliche del «Missale Romanum», in CENTRO Dl AZIONE LITURGICA (ed.), Con Maria pellegrini nella fede, Ed. «La Roccia» Roma 1988, pp. 118-127.
18 Cfi C MANGIONI, L'uso liturgico della pericope di Gesù al tempio, in «Theotokos» 6 (1998), 405-433.
19 Cf. A. CUVA, Maria Santissima nella storia della salvezza dall'Innario della «Liturgia horarum», in F. BERGAMELLI - M. CIMOSA (edd.), Virgo fidelis, CLV-Ed. Liturgiche, Roma 1988, pp. 253-282.
20 Cf. E. DAL COVOLO, La Vergine Maria nel legionario patristico della Liturgia delle Ore, in CENTRO DI AZIONE LITURGICA (ed.), Con Maria, cit., pp. 38-73.
21 Cf. R. BARBIERI, Collectio Missarum beatae Mariae Virginis, in «Notitiae» 21 (1985) 151-155; J. LÓPEZ MARTÍN, Maria en la celebración del misterio de Cristo. Los «praenotanda» de la «Collectio Missarum de beata Maria Virgine», in «Marianum» 49 (1987) 43-86; A. CATELLA, La «Collectio Missarum de beata Maria Virgine». Analisi dell'eucologia, in «Rivista Liturgica» 75 (1988) 82-111; R. DE ZAN, La «Collectio Missarum de beata Maria Virgine». Alcuni rilievi al Lezionario, in «Rivista Liturgica» 75 (1988) 112-122; I. M. CALABUIG, Votivas («Collecaón de misas de la B.V. Maria»), in S. DE FIORES - S. MEO (edd.), Nuevo diccionario de mariología, Paulinas, Madrid 1988, pp. 2046-2079; M. SODI, Con Maria verso Cristo. Messe della beata Vergine Maria, Paoline, Cinisello B. 1990.
22 Sull'intero formulario n. 13 cf. C. MAGGIONI, L'amore tra Maria e i discepoli: supremo testamento di Cristo, in M.M. PEDICO (ed.), Maria di Nazaret. Itinerario del lieto annuncio, Edizioni Monfortane, Roma 1998, pp. 102-108.
23 È da notare che il Communicantes del Canone Romano dopo la Madre di Dio menziona i nomi degli apostoli (l'inserzione di san Giuseppe è recente).
24 Analoghe riflessioni nei Padri; ad es. la Vita di Maria, 39, attribuita a Massimo il Confessore (VII secolo), descrive lo stupore dei Magi: «... superiore a ogni grazia e a ogni gloria era la contemplazione e l'ascolto della Madre intatta, inesperta di nozze, e l'armoniosa compostezza del suo aspetto era più alta di qualunque conoscenza umana: nulla appariva in lei della legge del dolore e della debolezza del parto, ma dopo la nascita era più splendida e più bella, anch'essa riempita della grazia e della luce del suo parto: cosa meravigliosa per tutti coloro che la guardavano» (G. GHARIB - E. M. TONIOLO - L. GAMBERO - G. Dl NOLA [edd.], Testi mariani del primo millennio, vol. 2, Città Nuova, Roma 1989, p. 213).
25 «Pulchra agna»: così Melitone di Sardi (180) chiama la Madre dell'Agnello senza macchia immolato sulla croce: Omelia sulla Pasqua, letta come seconda lettura dell'ufficio del Giovedì Santo (G. GHARIB - E. M. TONIOLO - L. GAMBERO - G. Dl NOLA [edd.], Testi mariani delprimo millennio, vol. 1, Città Nuova, Roma 1988, p. 151).
26 Il Crocifisso, «che non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi» (Is 53,2-3) resta «il più bello tra i figli dell'uomo», causa della bellezza della chiesa «senza macchia né ruga» (Ef 5,27). Osserva Sant'Agostino: «Sfigurato, Cristo pendeva dalla croce: ma la sua Figurazione era la nostra bellezza»: Sermo 27,6 (NBA 29,522; PL 38, 181). Vedi anche la Vita di Maria, 89, cit., p. 253.
27 L'applicazione a Maria di questi versetti è splendidamente iconizzata nei mosaici absidali delle basiliche romane di Santa Maria Maggiore e Santa Maria in Trastevere.
28 Così scrive Sant'Agostino di Cristo, qualificandolo ripetutamente pulcher: «Ma perché anche sulla croce aveva bellezza? Perché la follia di Dio è più sapiente degli uomini; e la debolezza di Dio è più forte degli uomini (cf. lCor 1,23-25). A noi dunque che crediamo, lo Sposo si presenta sempre bello. Bello è Dio, Verbo presso Dio; bello nel seno della Vergine, dove non perdette la divinità e assunse l'umanità; bello il Verbo nato fanciullo... E bello dunque in cielo, bello in terra; bello nel seno, bello tra le braccia dei genitori; bello nei miracoli, bello nei supplizi; bello nell'invitare alla vita, bello nel non curarsi della morte; bello nell'abbandonare la vita e bello nel riprenderla; bello sulla croce bello nel sepolcro, bello nel cielo»: Sul Salmo 44,3 (NBA 25,1079.1081; PL 36, 495).
29 Per una lettura dell'intero formulario n. 36 cf C. MAGGIONI, Mater pulchrae dilectionis, in «Ephemerides Mariologicae» 46 (1996) 359-379.

Nota bibliografica

F. BROVELLI, La memoria di Maria nel Messale Romano, in Il Messale Romano del Vaticano II. Orazionale e Lezionario, II, LDC, Leumann (TO) 1981, pp. 160-192;
I.M. CALABUIG, Le radici della presenza di Maria nell'anno liturgico, in L'anno liturgico, Marietti, Casale M. 1983, pp. 111-130;
ID., Votivas («Collección de misas de la B. V. Maria»), in S. DE FLORES - S. MEO (edd.), Nuevo diccionario de mariologia, Ediciones Paulinas, Madrid 1988, pp. 20462079;
A. CARIDEO, La presenza di Maria nel Lezionario: linee ai interpretazione, in Il Messale Romano del Vaticano II, cit., pp. 68-84;
J. CASTELLANO CERVERA, Vergine Maria, in D. SARTORE - A.M. TRUCCA (edd.), Nuovo dizionario di liturgia, Paoline, Roma 1984, pp. 1553-1580;
ID., «In comunione con la Beata Vergine Maria». Varietà di espressioni della preghiera liturgica mariana, in «Rivista Liturgica» 75 (1988) 48-68;
A. CATELLA, La «Collectio Missarum de Beata Maria Virgine». Analisi dell'eucologia, in «Rivista Liturgica» 75 (1988) 82-111;
CENTRO Dl AZIONE LITURGICA (ed.), Con Maria pellegrini nella fede. Raccolta di studi mariani a ricordo dell'anno mariano 1987-1988, Ed. «La Roccia», Roma 1988;
R. DE ZAN, La «Collectio Missarum de Beata Maria Virgine». Alcuni rilievi al Lezionario, in «Rivista Liturgica» 75 (1988) 112122;
P. JOURNAL, Le colte de Marie dans la liturgie romaine rénouvée, in A.M. TRIIACCA - A. PISTOIA (edd.), La liturgie expréssion de la foi, CLV-Ed. Liturgiche, Roma 1979, pp. 159-178;
E. LODI, Preghiera mariana, in S. DE FIORES - S. MEO (edd.), Nuovo dizionario di mariologia, Paoline, Cinisello B. 1985, pp. 1137-1147;
J. LÓPEZ MARTÍN, Maríá en la celebración del misterio de Cristo. Los «Praenotanda» de la «Collectio Missarum de Beata Maria Virgine», in «Marianum» 49 (1987) 43-86;
S. MAGGIANI, Lo sviluppo della pietà a santa Maria. Dalla «Sacrosanctum concilium» alla «Collectio Missarum de Beata Maria Virgine», in «Rivista Liturgica» 75 (1988) 9-32;
C. MAGGIANI Benedetto il frutto del tuo grembo. Due millenni di pietà mariana, Portalupi, Casale M. 2000 (con bibliografia);
E. MANFREDINI, Analisi tematica del Lezionario per le celebrazioni mariane, in Il Messale Romano del Vaticano II, cit., pp. 85-159;
D.M. SARTOR, Le feste della Madonna. Note storiche e liturgiche per una celebrazione partecipata, EDB, Bologna 1987;
M. SODI, Nuovi testi eucologici per celebrare la memoria di Maria nel Messale Romano per la Chiesa italiana. Analisi teologico-liturgico-spirituale, in «Ephemerides Liturgicae» 101 (1987) 319-353;
A.M. TRIACCA, Esemplarità della presenza di Maria SS. nella celebrazione del mistero di Cristo, in «Ephemerides Liturgicae» 102 (1988) 406-435.


 

Inserito Domenica 11 Luglio 2010, alle ore 9:02:16 da latheotokos
 
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