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  Maria in Mc 3, 31-35 
BibbiaIl vero significato di Mc 3, 31-35


Il testo in esame

Il testo è difficile. Il rapporto più o meno stretto con 3,21 e indiretto con 22-30 ha fatto ritenere la pericope un testo polemico nei confronti della madre e della famiglia di Gesù. Molti lo hanno addirittura usato per dimostrare la condizione umana di Maria e la sua mancanza di fede.Gli autori congiungono facilmente le scene di 3, 20-31 e quella di 3, 31-35 parlando di una struttura A – B – A’ che viene chiamata col nome di sandwich, Ineinanderschachtelung, Verschmelzungen ecc. e cioè: inserzioni, intercalazioni, strutture ad incastro ecc. Ma dato che questa struttura è messa in discussione da alcuni studiosi deve essere dimostrata.

"20. Entrò in una casa e si radunò di nuovo attorno a lui molta folla al punto che non poteva neppure prendere cito.
21. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: “E’ fuori di sé”.
22. Ma gli scribi, che erano discesi da Gerusalemme, dicevano: “Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni”.
23. Ma egli chiamatili, diceva loro in parabole: “Come può satana scacciare satana?
24. Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non può reggersi;
25. se una casa è divisa in se stessa, quella casa non può reggersi.
26. Alla stessa maniera, se satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire.
27. Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire le sue cose se prima non avrà legato l’uomo forte; allora ne saccheggerà la casa.
28. In verità vi dico: tutti i peccati saranno perdonati ai figli degli uomini e anche tutte le bestemmie che diranno;
29. ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non avrà perdono in eterno: sarà reo di colpa eterna”.
30. Poiché dicevano: “E’ posseduto da uno spirito immondo”.
31. Vennero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare.
32. Tutto attorno era seduta la folla e gli dissero: “Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori e ti cercano”.
33. Ma egli rispose loro: “Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?”.
34. Girando lo sguardo su quelli che stavano seduti intorno, disse: “Ecco mia madre e i miei fratelli”
35. Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”.

Struttura a sandwich?

Esiste una continuità tra le pericopi? E’ vero che siamo di fronte ad una struttura a sandwich? Gli studiosi non sono concordi:
- Bultmann sostiene che il legame unitario tra 21 e 31 - 35 tra i quali è stato successivamente inserito 32 – 34;
- Dibelius ritiene i versetti 20 – 21 collocati dall’evangelista quale introduzione preparatoria alla storia di 3, 31;
- Schmid – Lohmeyer – Tylor sostengono che i due passi appartengono a tradizioni diverse;
- Gnika sostiene che 20 – 21 non possono essere considerati l’inizio del brano riguardante i parenti di Gesù di 31 – 35. Infatti va sottolineata la differenza de personaggi che in 20 – 21 hanno il generico “i suoi”, indeterminato e potrebbe riferirsi anche a compaesani o inviati, mentre il 30 – 35 è ben preciso perché li qualifica come “sua madre e i suoi fratelli;
- Pech pensa che Marco riproduce tradizioni che probabilmente servivano a costruire una progressione: i giudizi della famiglia (21) e quelli più gravi degli scribi di Gerusalemme che lo accusavano di scacciare i demoni col loro stesso aiuto (23 – 29). Questa tradizione viene interrotta da 21 – 22 e da 31 – 35 perché non si possono considerare proseguo della tradizione. Il 31 – 35 appare quindi una tradizione chiusa e compatta che non rimanda a 21, né ha bisogno di una continuazione. Essa è, infatti, notevolmente diversa da 20 e ss:
o I familiari non vengono per impadronirsi di Gesù, ma per fargli visita;
o L’ambientazione è diversa: madre e fratelli restano fuori e chiamano Gesù dove il “fuori” sta ad indicare più che un luogo fisico, la figura di Gesù come centro di un cerchio interiore, di una nuova famiglia che è costituita non dalla folla, né dai parenti, ma da chi ascolta la sua parola e crede in lui. Detto questo sembra molto difficile che 3, 20 – 35 siano una compagine unitaria.
- Molti studiosi vedono tuttavia in 3, 20 – 35 una vera struttura a sandwich del tipo A – B – A’. Essi partono dall’idea di continuità che esisterebbe tra i due brani concernenti i parenti di Gesù, senza tuttavia dar peso alle distinzioni di tradizione e di redazione. Questa distinzione è invece fondamentale e ineluttabile se si vuole uscire da equivoci e generalizzazioni. I due episodi non soltanto sono originariamente indipendenti ma anche nella redazione marciana presentano notevoli differenze:
o Perché ci sia una struttura a sandwich è necessario che:
§ Ci sia continuità dei principali caratteri del racconto;
§ Il link – verb della prima parte deve produrre effetti nella seconda;
§ Ci sia un sufficiente accordo tra i soggetti e i verbi delle due parti;
§ L’episodio interno tra a – A’ essendo indipendente deve avere una adeguata autonomia;
§ La struttura deve essere A – B – A’
o Alla luce di questi criteri la continuità tra 3, 20 - 21 e 31 – 35 appare molto problematica:
§ il soggetto di 3,21 non è ripreso in 31: al posto del generico “i suoi”, c’è “sua madre e i suoi fratelli”;
§ c’è una netta differenza tra il verbo “kratesaj” del 21 e il verbo “kalountes” di 31. Marco lo usa altre tre volte e sempre con accezione positiva per cui è verosimile che anche qui lo sia.
§ L’ipotesi è confermata anche dall’uso del verbo “jnteo”: c’è una chiara differenza in Marco quando lo usa all’imperfetto e quando lo usa all’indicativo. Nel primo caso ha una connotazione negativa, nel secondo positiva e il soggetto rappresentato dalla folla, dalle donne e qui dalla madre e dai fratelli. In 32 perciò non appare per nulla polemico.
§ Il verbo “erxetai” di 31 è da mettere necessariamente in corrispondenza con quello del 21? Nei veri casi di sandwich non abbiamo la ripetizione pura e semplice del verbo. Il vero senso del verbo non è “arrivare” ma “venire” e quindi non più in relazione con 21.
§ Il clima positivo è anche confermato dalla reazione positiva di Gesù il quale si limita ad indicare qual è la sua vera famiglia senza aggiungere nulla sulle intenzioni della madre e dei fratelli. Altrove egli svela i pensieri segreti dei suoi avversari o reagisce verbalmente contro i suoi concittadini nazareni. Qui nemmeno l’evangelista fa alcun commento, mentre egli frequentemente dà una valutazione degli interlocutori di Gesù, soprattutto quando essi hanno sentimenti ostili verso di lui. Il giudizio sulla famiglia appare perciò positivo e la scena è ben diversa da quella di 20 – 21.
§ Diversi sono anche i luoghi e i contesti geografici dell’azione: in 20 – 21 si parla della casa dove Gesù è costretto ad entrare dalla pressione della folla; in 31 – 35 non si parla di casa e la scena ha una forte valenza simbolica. Quindi manca anche qui la continuità dei due episodi.

Si deve concludere che solo difficilmente si può riscontrare in 3, 20 – 35 un procedimento a sandwich. Gli unici elementi di questa struttura sono la forma A – B – A’ strutturalmente evidente e il B che può esistere in maniera autonoma. Ma 3, 31 – 35 appare come una nuova pericope, senza veri rapporti con quanto la precede ed è centrata sulla parola di Gesù e non sull’intenzione dei suoi parenti.

Struttura di 3, 20-35

Pur non potendo parlare di struttura a sandwich non si può negare un certo collegamento tra le due pericopi: è necessario vedere quale traccia organica esiste in 3, 20 – 35 che tenga anche conto della sezione intermedia di 3, 22 – 30.

Si può proporre questa struttura:

A
20
Ambientazione della scena
21
Arrivo di coloro che vogliono rapire Gesù

B
22
Venuta degli scribi
23 - 26
Risposta parabolica
27 - 30
Immagine del saccheggio

A’
31
Vengono la madre e i fratelli
32a
Lui siede tra la folla
32b
Gli dicono che ci sono la madre e i fratelli
33
Risposta: Chi sono mia madre, chi sono i miei fratelli?
34
Guarda intorno
34b
Dice: ecco mia madre e i miei fratelli
35
Chi fa la volontà di Dio e mia sorella, fratello, madre

I due episodi 3,21 e 31 – 35 originariamente indipendenti vengono messi in relazione approfondendo in tal modo il tema dei conflitti provocati da Gesù:
a) 21: il primo episodio, che appare concluso non registrando alcuna reazione da parte di Gesù si collega, per parallelismo sinottico e per contenuto con 22 i cui gli scribi accusano Gesù di essere indemoniato, Ad essi Gesù risponde in 23 – 29 concludendo che è il loro peccato contro lo Spirito Santo ad accecarli e non fa riconoscere il significato della sua opera. La scena dei parenti e degli scribi si conclude, quindi, con la risposta parabolica e la sentenza di Gesù.
b) L’episodio che segue 31 – 35 nonostante il clima fortemente diverso, presenta contatti di fondo con il 21, mentre molto scarsi con 22 – 30. Nei congiunti del 21 si dà una certa continuità a livello di clan o ambiente familiare in quanto è innegabile, pur senza giungere all’identificazione, una qualche affinità tra coloro che vengono designati come “i suoi” e la madre e i fratelli. Questo perché:
a. Entrambi si trovano fuori: i primi dalla casa, i secondi dal gruppo;
b. Tutti e due i gruppi vanno verso di lui anche se con intenzioni diverse
c. Sia i primi che i secondi devono farsi discepoli di Gesù, entrare a far parte della sua famiglia escatologica.
d. Per entrambi si chiede un profondo cambiamento di mentalità per accogliere il mistero del Messia.
Se nei confronti degli scribi i soggetti di 21 avevano qualche atteggiamento in comune in quanto pieni di pregiudizi entrambi, questi non hanno con la madre e i fratelli nulla da condividere. Se i versetti 31 – 35 hanno qualche contatto con 22 – 30 ciò avviene solo indirettamente a causa del legame che l’evangelista ha stabilito tra quelle pericopi e il versetto 21.
Pur potendo parlare di connessione fra i tre brani, è necessario sottolineare le divergenze, stabilita una chiara demarcazione tra le pericopi e una differenziazione netta tra i personaggi nei confronti di Gesù.

La pericope 3, 22-30

Essa sembrerebbe secondaria al nostro studio, ma molti dei pregiudizi e l’aria che vi si respira verso 3, 20 – 35 sono anche dovuti anche ad essi. Posti al centro, i versetti 22 – 30 influiscono negativamente il primo episodio al quale sono collegati con “elegon” e per contagio anche l’episodio che segue 31 – 35.

Sfondo polemico
La straordinarietà del personaggio di Gesù, suscita reazioni e polemiche così che scribi, farisei ed erodiani si coalizzano contro di lui.
- La sezione 2,11 – 3,6 mostra questa situazione in un crescendo di dispute che sfocia nella decisione di uccidere Gesù. Sfilano sotto gli occhi 5 episodi caratterizzati da altrettanti controversie:

versetti
azione di Gesù
Reazione

2,1 - 12
Perdono dei peccati e guarigione del paralitico
Bestemmia….

2, 13 - 17
Chiamata di Levi e pranzo con i peccatori
Perché mangia con essi?

2, 18 - 22
Questioni del digiuno
Perché gli altri digiunano e i tuoi no?

2, 23 - 26
Le spighe e il sabato
Perché lo fanno se il sabato è proibito?

3, 1 - 6
Progetto di uccidere Gesù


La sezione 3, 7 –35 è ben diversa da questi. Gli episodi sono slegati, tanto da poter invertire l’ordine senza creare scompensi.

In 3, 7 – 12 viene presentato un ampio sommario dell’attività carismatica di Gesù e le sue opere che mostrano la sua natura di Figlio di Dio. E’ una pericope trionfale in netto contrasto on quella che la precede, appunto 2, 1 – 36 e con quella che la segue, le nostre 3, 20 – 35.

Si può ritenere che i capitoli 2 – 3 sono da Marco predisposti come una grande struttura concentrica, come segue:

A
2, 1 – 3,6
Avversari di Gesù

B
3,7 - 19
Folla, spiriti, i Dodici

A’
20 - 35
Parenti, scribi, la madre e i fratelli


Da qui traspare il grande disegno di Gesù che, oltre gli avversari, oltre le folle, vuole costruire intorno a sé un gruppo di coloro che credono e si uniscono a Lui. Dopo le prime chiamata egli allarga il gruppo e lo costituisce come collegio dei Dodici con tutto il peso che questo numero comporta nella tradizione biblica antico – testamentaria. Egli li chiama perché stiano con lui, formino la sua nuova famiglia, per poterli inviare ad annunziare il vangelo che è lo scopo dell’esistenza stessa di Gesù. Per comprendere tutti gli altri gruppi che entrano in contatto con Gesù, è illuminante partire dal centro, cioè dai discepoli che lo hanno seguito.
Da questo punto di vista 3, 20 – 35 e in modo più diretto 3 22 – 30 è in aperto contrasto con 3, 13 – 19, quella dei Dodici che sono, invece, interamente dalla parte di Gesù.

Esame del brano

22 – 30 non è esclusivo patrimonio di Marco, essendo presente una tradizione parallela in Mt 22 – 32 e in LC 11, 14 – 23 e 12,10. In Marco manca però il racconto dell’esorcismo, anche se il contesto generale della narrazione può supplire questa mancanza. Marco ha riferito più volte sugli esorcismi di Gesù e qui resta sullo sfondo di cacciare i demoni, missione che conferma anche ai Dodici. La cornice dell’episodio è la venuta degli scribi da Gerusalemme che hanno due accuse da fare:
- possiede Beelzebuhl
- scaccia i demoni col potere del demonio
A tali accuse va accostato il giudizio negativo de “i suoi” che usano allo stesso modo il verbo “elegon”: il loro parere è certo condizionato da quello degli scribi.
Con la questione dei demoni viene toccata quella dell’identità del Figlio di Dio che viene qualificata con un giudizio assurdo, in contrasto con quello che gli stessi demoni affermano. Siamo alla bestemmia imperdonabile perché stravolge la verità sulla persona stessa di Cristo e sullo Spirito che è in ordine alla sua attività. A differenza degli altri sinottici, Marco sottolinea che Gesù cominciò a parlare all’inizio in parabole per rispondere alla cecità degli uomini. A quelli di “fuori” del suo cerchio, della sua famiglia, egli parla in parabole perché a loro non è dato come ai “suoi” di conoscere i misteri del regno di Dio. Attraverso le parabole Gesù vuole condurre i suoi avversari a riconoscerlo come il più forte che, sulla potenza dello Spirito, è venuto a distruggere le opere del forte che rende schiavi gli uomini.
A queste conclusioni Gesù conduce i suoi avversari per gradi:
- anzitutto agli avversari che lo accusano di essere con satana chiede: come può satana scacciare se stesso? Nei versetti:
o 24 – 25 ne da la spiegazione: se satana ordisce contro se stesso, egli non può reggersi, ma è giunto alla fine
o 27 illustra l’attività di Gesù come esorcista. L’andamento non è polemico e quindi stato aggiunto dopo, ma si inserisce bene con il resto. Gesù è il più forte che lega il forte, al quale strappa la preda, vale a dire gli uomini tenuti prigionieri;
o 28 – 29 : la risposta di Gesù si trasforma in vera accusa. Anche questo è più tardivo, ma vi si trova con molta coerenza come viene confermato dal 30.
o 38 – 30 introdotti con (amev) afferma la remissione di tutte le colpe degli uomini e di tutte le bestemmie nei riguardi di Dio : questo è l’atteggiamento di Dio nei riguardi dei figli degli uomini per quanti peccati posano commettere.
o 29: a questa magnanimità viene però aggiunto che chi bestemmia contro lo Spirito non sarà perdonato per l’eternità, cioè nemmeno alla fine dei tempi. Il motivo è quello di aver affermato: ha uno spirito impuro

Dopo questo esame della situazione degli scribi la situazione dei parenti appare ben diversa: ben difficilmente si potrebbe loro attribuire un peccato contro lo Spirito Santo che è la negazione lucida e intenzionale del potere e della grandezza dello Spirito di Dio. 

L'episodio 3,21

L’analisi di 20 – 30 ci permette di comprendere meglio in chiave più positiva il versetto 21 e soprattutto i vv 31 – 35 che presentano col 21 un certo collegamento ma non con 22 – 30, i quali tuttavia esercitano su di essi un’influenza negativa.
- Il contesto del 21 è aperto dal 20 che inquadra scenicamente l’episodio. La prospettiva è centrata sulla casa nella quale entra Gesù spinto dalla folla contro la porta. Con Gesù “dentro”, impediti di mangiare ci sono i suoi, Dodici che sono in evidente contrasto con i “suoi” che restano e sono fuori. Essi non sono nella casa e, in tal senso, si trovano fuori della comunità radunata da Gesù;
- Gli scribi venuti da Gerusalemme, fanno una scelta di campo contro di lui, assumono un atteggiamento di chiusura e rifiuto, tale da essere accusati del peccato più grave contro lo Spirito Santo. I parenti, invece, non vengono da Gerusalemme, luogo per antonomasia ostile a Gesù, né appartengono alle autorità che lo condannano. Essi appartengono alla Galilea delle folle povere e bisognose di luce e di salvezza, alle quali Gesù annuncia il suo vangelo del Regno;
- La pericope 20 – 21 è una costruzione di Marco, come si vede sia dallo stile che dal vocabolario. Il 20 ha una funzione introduttiva, con la descrizione della folla cara all’evangelista. Proprio questa vita impossibile senza riposo, può aver spinto i parenti ad andare a riprendere Gesù. Il racconto presuppone una indiscutibile tradizione storica. Essa infatti è ribadita da molteplici riscontri storici e non si può assolutamente pensare ad una creazione della comunità. Sarebbe stato infatti molto difficile attribuire ai parenti di Gesù un tale atteggiamento negativo se esso non fosse stato corrispondente alla realtà. E’ probabile che gli altri abbiano omesso l’episodio perché dal contesto diffamatorio nei confronti della famiglia del Signore. L’importanza di essi nella chiesa – madre di Gerusalemme potrebbe essere in parte responsabile di questa eliminazione. Questi brani, secondo alcuni autori, sarebbero frutto di una polemica contro il “califfato” dei aprenti di Gesù nella comunità di Gerusalemme. Questa tesi è tuttavia tutta da dimostrare.

Esame del testo

- il primo elemento di esame è l’espressione “i suoi”. Il suo significato più plausibile è comunemente accettato è quello di “familiari”. Essi vengono con la chiara intenzione di ricondurre Gesù sotto controllo. C’è qui manifesto il loro interesse per Gesù, ma al tempo stesso l’incomprensione della sua vera identità e della sua missione.
- Grave è la loro affermazione “è fuori di sé” maggiormente aggravata dall’influsso negativo dell’episodio degli scribi. Ma che senso ha?
o Alcuni esegeti vedono in essa come l’affermazione di una possessione diabolica che si collega col versetto simile degli scribi e che confermerebbe un giudizio che si andava diffondendo soprattutto per iniziativa dei nemici di Gesù. Se è così il senso potrebbe essere quello molto più vago di “esaltato”.
o Altri esegeti affermano che “fuori di sé” ha lo stesso significato di quello di Paolo in Atti 26,24. Paolo applica a se stesso lo stesso verbo e che quindi i parenti non siano voluti andare oltre il senso generico dell’espressione.
- L’episodio dei parenti può essere anche illuminato da quello nella sinagoga di Nazaret dove l’opposizione dei concittadini è controbilanciata dal gruppo di coloro che lo seguono in particolare dai Dodici che condividono permanentemente la vita e l’attività del Maestro.
- Siamo dunque al di là dei fatti storici in se stessi, di fronte al problema teologico che per Marco è fondamentale. Si tratta di entrare nella cerchia dei “suoi” mediante la fede: una questione che riguarda tutti, anche i parenti, anche gli scribi, i farisei, i sacerdoti i più esperti a travisare la vera identità di Gesù. L’oggetto primario, così di questa pericope, non è tanto la polemica nei confronti della famiglia, quanto il problema della fede che coinvolge anche i parenti di Gesù. Essi non vengono esclusi dalla comunità che si forma intorno a lui, anzi vengono invitati ad entrarvi, naturalmente alle condizioni richieste a tutti. In questa luce anche la pericope 30 – 35 acquista nuovo significato ed è in realtà molto meno negativa di quello che sembra.

La madre e i fratelli

Ecco cosa pensano i maestri della Storia delle forme di questa pericope:
- Bultmann: tutta la scena è una creazione della comunità primitiva;
- Taylor: la scena presenta una forte impressione di originalità e Bultmann forza il testo e radicalizza il problema;
- Dibelius: la pericope è un paradigma che originariamente sarebbe terminato con “Ecco mia padre e i miei fratelli”; il 35 sarebbe stato aggiunto dopo. Il brano si conclude infatti con il 34, mentre il 35 è aggiunto e si ritrova anche in 2 Clem 9,11 senza allusione la pericope di Marco. Molti copisti hanno aggiunto infatti un “gar” per collegare il 35 dato che evidentemente appare slegato. Gli interventi redazionali di Marco sono evidenti:
o Con l’abbondanza di “kai” correttivo di Marco
o L’uso del presente storico
o Lo sguardo circolare di Gesù, frequente nel linguaggio dell’evangelista.
- Allo stato attuale la pericope 30 – 35 va considerata unitariamente. Essa si presenta come un brano compiuto a motivo dell’analogia con il 21. A livello redazionale appare come continuazione dell’episodio dei parenti, ma prima che Marco lo inserisse, essa aveva già una sua autonomia. Le situazioni sono infatti radicalmente diverse:
o La madre e i fratelli non vengono per rapirlo ma per fargli vista
o Essi non parlano e tanto meno esprimono giudizi negativi su Gesù, come invece fanno i primi accostandosi al giudizio negativo degli scribi
o L’attenzione della pericope non è sui parenti come nel 21, ma sulla parola di Gesù.
o Tuttavia la struttura concentrica A – A’ dà un evidente parallelismo per cui essi si illuminano e si precisano a vicenda. Alla luce molto positiva di 30 – 35 anche l’episodio 21 acquisisce un senso più composito e indubbiamente più positivo.

Struttura e analisi del testo

Anche qui è possibile individuare la seguente struttura concentrica:

a
31: E vengono sua madre e i suoi fratelli
b
32°: E sedeva tra la folla
a
32b: E gli dicono: ecco tua madre e i tuoi fratelli ti cercano

c
33: E rispondendo loro dice:

a
33b: chi è mia madre, chi sono i miei fratelli?
b
34a: E guardando intorno
c
34b: Dice: ecco mia madre e i miei fratelli
35: Chiunque fa la volontà di Dio è mio fratello, sorella e madre.

- Dal punto di vista della struttura colpisce immediatamente ha constatazione che tutto il brano converge sulla domanda del 33: Chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli? Questo relativizza i versetti precedenti ed assolutezza il 34 – 35: i familiari non sono considerati più tali e quelli che erano estranei, diventano la sua famiglia.
- I verbi al presente vivacizzano la scena: è come se ci fosse un presentatore che scandisce dall’esterno lo svolgersi della scena.
- Colpisce la proclamazione di quella che è la vera famiglia di Gesù proprio al cospetto della famiglia terrena
- Il 31 inizia col presente storico che conferisce vivacità al discorso. Ma il verbo non è arrivare bensì “venire” a testimonianza dell’originale indipendenza della pericope e della diversità dell’episodio e dei personaggi.
- È l’unica volta che la madre di Gesù è menzionata nel vangelo di Marco: una presenza discreta, inavvertita. Ma il semplice fatto che è nominata nel gruppo del versetto 2111 è un dato forse non trascurabile nel contesto dell’opera di Marco.
- L’avverbio che ricorre anche nel versetto 32 indica che la madre e il fratelli si trovano all’esterno della folla raccolta intorno a Gesù, a livello spaziale ma soprattutto simbolico
- Il 32 è legato al 31 ed è la sua spiegazione. In esso si ritrovano ancora la madre e i fratelli, ma viene presentato anche il gruppo di “dentro”, “una folla” non “la folla” invadente di 21, seduta di fronte a lui e nell’intento dell’autore in contrasto con i familiari che stanno all’esterno. La famiglia fisica è fuori che chiede di lui; quella escatologica è dentro, già seduta intorno a lui. Il “dentro” e il “fuori” hanno senso e si spiegano nei confronti della famiglia spirituale che si raduna intorno a Gesù. Le preposizioni non sono statiche ma dinamiche: quelli che sono fuori, sono chiamati a far parte del gruppo che è dentro;
- Gesù, sebbene non nominato in tutta la pericope, è la figura centrale e marcante dell’episodio. Egli è sempre più al centro della scena e lo sarà soprattutto in 33 – 35, ma già tutta l’azione converge verso di Lui.
- Col 33 inizia la risposta di Gesù. La sua domanda iniziale: “Chi à mia madre, chi sono i miei fratelli?” segna lo spartiacque tra la famiglia terrena e quella spirituale di Gesù. Ai parenti naturali è richiesto uno sforzo di comprensione, un profondo cambiamento di mentalità e di atteggiamento verso Gesù. La madre ed i fratelli non vengono evidentemente ad impossessarsi di lui, ma vengono messi in crisi nella loro appartenenza a Gesù: da parenti sono sollecitati a diventare discepoli. Non sono la madre ed i fratelli che vogliono condizionare Gesù, ma è Gesù che detta loro le condizioni per appartenere al suo regno.
- Nel 34 Gesù prima che con le parole risponde con gli occhi alla sua stessa domanda. Il suo sguardo privilegia quelli che sono “dentro”, intorno a lui, contrapponendo così la cerchia interna a quella esterna. Guarda coloro che seduti intorno a lui lo ascoltano, dicendo che praticamente con l’ascolto assiduo della sua parola si entra a far parte della nuova parentela. La risposta di Gesù richiama alla mente Lc 11, 22 – 28: alla donna che proclamava beata colei che lo aveva allattato, Gesù risponde che beati sono invece quelli che ascoltano e osservano la parola di Dio. E’ la medesima logica in due contesti diversi:
- Il 35 precisa ulteriormente l’identità di chi appartiene a Gesù: si tratta non solo dei parenti, ma di chiunque, ascoltando Gesù, faccia la volontà di Dio
- Colpisce il cambiamento di ordine che mette al primo posto la condizione di fratello, poi di sorella per concludere con la madre. Questo ordine è seguito da Marco in 10, 20 – 30 e in 3, 35 e indica, con l’aggiunta anche della sorella, la completezza della famiglia. Colpisce anche l’assenza di padre e di figlio. Per il “padre” bisogna dire che il discepolo non può essere mai chiamato padre di Gesù perché uno solo è il Padre celeste; non si parla neanche di “figlio” dato che ogni figliolanza, compresa anche quella di Gesù, procede sempre da Dio.
- Fare la volontà di Dio, esprime in sintesi tutto il contenuto della vita cristiana. Secondo Mc 3, 35 è la condizione per essere introdotti nella nuova parentela di Gesù. La visione di Marco è questa: la comunità dei discepoli costituisce una nuova famiglia, forma una cerchia intorno al maestro il quale introduce gli ascoltatori nel mistero del regno. La volontà di Dio è il fondamento di questa comunità.

Il Vangelo di Marco

Nei confronti degli altri sinottici l’atteggiamento di Gesù verso i suoi parenti e sempre meno amichevole se si risale da Luca a Matteo a Marco. Sullo sfondo di Marco c’è sempre quella scena di 3, 21 che getta su tutto un’ombra di crisi. Questo è spiegabile alla luce della struttura letteraria e della concezione teologica del Vangelo.
a) lo studio del vangelo di Marco dovrebbe cominciare dalla fine, dai racconti della passione, la vetta da cui si domina tutto il resto. Tutto il racconto è posto sotto il segno del dramma profondo i cui antagonisti sono da un lato Gesù e dall’altro gli uomini i quali non comprendono il mistero del Figlio di Dio;
b) la struttura del vangelo rispecchia tale condizione: si ha l’impressione che Marco componga la sua opera pensando idealmente alla fine. Gli avvenimenti della Pasqua occupano da soli tre capitoli su un totale di 16. Altri 3 capitoli sono dedicati ai discorsi e agli eventi di Gerusalemme. Il tutto preparato da 3 annunci della passione ripetuti a scadenza regolare a partire da 8, 26.
c) Anche la prima parte presenta un tale clima, sebbene in forma meno marcata. Incontriamo avversari, contrapposizioni, piani per eliminare Gesù. Anche le parabole sono presentate come discorso condizionato dalla non comprensione della folla. In 6, 1-6 c’è il rifiuto degli abitanti di Nazaret; in 6, 14 – 29 la tragica fine di Gerusalemme, in 8, 21 la non comprensione dei discepoli, in 7, 1 – 23 e 8, 11 – 21 la sempre nuova opposizione di scribi e farisei. In questo clima l’evangelista radicalizza la scelta da fare: o far parte di coloro che sono con Gesù oppure restare fuori e questo vale anche per i parenti.
d) Tutto Marco gravita intorno al mistero del Figlio di Dio. La sua identità è un segreto normalmente non capito o frainteso che si manifesta chiaramente solo al termine della passione, quando il centurione proclama: “Veramente costui era il Figlio di Dio”. Fino a questo momento egli è oggetto di incomprensione praticamente da parte di tutti che si manifesterà in maniera totale nella passione: nessuno come marco ha sottolineato la solitudine di Gesù in quelle ore: il tradimento di Giuda, il rinnegamento di Pietro, gli amici addormentati nel Getsemani, l’abbandono da parte tutti.
e) Data questa struttura e questa concezione anche i brani dei parenti 3,21 e quello della madre e dei fratelli di 3, 31 – 35, acquistano un senso nuovo ed entrano in una più ampia prospettiva; fanno parte della struttura, risentono anch’essi del mistero e del dramma del figlio dell’uomo, il figlio di Dio tragicamente ancorato nell’umano. Essi mettono in luce quale sia la vocazione di ogni uomo: divenire discepoli di Gesù. A questo è anche chiamata Maria, nostra sorella in umanità, la prima tra tutti coloro che siedono attorno al maestro e ne ascoltano e meditano la parola, come poi sarà chiaramente affermato da Luca. 

Fonti dell'articolo

1. CHI E' MIA MADRE E CHI SONO I MIEI FRATELLI?  Articoli monografici di vari autori in "Theotokos, Ricerche interdisciplinari di Mariologia",  Anno II, 1994/2, Edizioni Monfortane

Inserito Venerdi 11 Settembre 2009, alle ore 22:36:57 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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