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  Il ruolo di Maria nella consacrazione 
Spiritualità

dal libro di René Laurentin, Verso l'anno 2000 con Maria, Editrice Queriniana, Brescia 1989, pp. 154-160.



Modello in tappe vertiginose

Innanzitutto Maria è il modello della consacrazione. Essa è la più perfettamente consacrata delle creature redente.

1.
È stata consacrata, fin dall'origine, da Dio, il quale l'ha preservata gratuitamente da ogni peccato e ha preso possesso di lei, prima del risvegliarsi della sua coscienza e della sua libertà, senza però diminuire questo risveglio, anzi! Questo dono gratuito e primo di Maria è analogo a quello del battesimo. I,a libertà di Maria non ha cessato di ratificare questa consacrazione, di tutta la sua anima senza cedimenti, nell'azione di grazia espressa dal Magnificat: «Il mio spirito esulta in Dio mio salvatore perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente».

2. Questa consacrazione ha ricevuto un ulteriore approfondimento quando Maria è diventata madre di Dio, all'annunciazione. Questa relazione personale al Figlio di Dio, nonché alla Trinità tutta, esigeva un nuovo dono dello Spirito: «lo Spirito Santo scenderà su di te» (Lc 1,35): non solo per dare l'esistenza umana al Figlio di Dio, ma per adottare Maria a questa relazione divina, perché alla sua relazione filiale a Dio, si viene ad aggiungere una relazione materna che non distrugge la precedente, ma la approfondisce e la trasfigura. Si sarebbe tentati di parlare di una trasmutazione che rende Maria adatta a questa relazione inaudita e ne fa una degna Madre di Dio. È anche la sua dimensione regale, illuminata dall'ambiente biblico, in cui la regina non era una delle spose del re, foss'anche la prima, ma la madre di colui che regnava. Ad essa il monarca accordava trono, diadema ed onori. Betsabea si prosternava davanti al suo sposo Davide. Ma suo figlio, il re Salomone si prosternerà davanti a lei e la farà sedere su un trono posto accanto a quello su cui egli regna (1 Re 1,16.31 e 2,19).

3. Al Calvario si ha un nuovo approfondimento della consacrazione di Maria: la sua prova, perché la morte umana del Figlio distrugge dolorosamente la sua maternità. La maternità è una relazione che si definisce per due termini: qui, il Figlio e la madre. Quando uno dei due termini sparisce (il Figlio che muore), la relazione scompare in maniera lacerante, e ogni madre vive in questo modo la morte del figlio, anche se cerca di intrattenere al di là della tomba, una relazione con lo scomparso. Al Calvario, Maria assume un vuoto mortale, e Gesù la invita a colmarlo con una adozione. La nuova missione di Maria richiede una nuova consacrazione, che il Signore le dà per questa nuova finalità. Poco importa se si preferisce dire un nuovo approfondimento della medesima consacrazione: di madre e di serva del Signore. Questa consacrazione profonda è legata a quella del Cristo redentore, alla quale è correlativa. Maria subisce allora mille morti nella sua maternità, per la morte di suo Figlio il quale assume egli stesso la propria morte, ad un livello diverso da quello di lei. La prova del Calvario costituisce per l'uno e l'altra una tappa. Maria aveva contratta la sua vocazione di Madre delle membra del corpo mistico divenendo Madre del Capo all'incarnazione. In quel momento, egli non era ancora capo, essa non era ancora madre degli uomini, se non per vocazione. Al Calvario Gesù diventa effettivamente nostro capo e testa, per mezzo della conquista della redenzione e, correlativamente, Maria diventa Madre per il parto doloroso del Calvario. Gesù e Maria divengono allora pienamente, effettivamente e correlativamente ciò che erano per vocazione fin dall'origine.

4. Alla Pentecoste, lo Spirito Santo viene sulla Chiesa, ma anche su Maria, per una nuova unzione spirituale che fa di lei il cuore vivo e orante di quella Chiesa: il suo tipo perfetto. Essa era, fin dall'origine, la cellula iniziale e germinale, la matrice di tutta la Chiesa nella sua preghiera, nella sua vita teologale, nella sua comunione al Cristo. Lo Spirito stabilisce i suoi vincoli organici con la Chiesa nascente, sulla quale viene effusa la medesima grazia.

5. All'assunzione, questa consacrazione si svela e si realizza nella gloria ed è l'ultima tappa in cui Maria scopre, nella visione beatifica, la comunione di tutti i suoi figli. Ogni consacrazione è di Dio. Ma è anche una lunga marcia: dallo slancio primo dei misteri gaudiosi ai misteri gloriosi, attraverso i misteri dolorosi. Fu così per Maria. Essa è dunque il modello della consacrazione perfetta, grazie al suo slancio verso Dio, all'accoglienza attiva fatta al dono di Dio, e all'azione di grazia per quel dono. Essa è in ciò il tipo della Chiesa, come lo è per la sua comunione al Cristo, per la sua vita teologale, per i suoi carismi. Essa trascina la Chiesa entro il solco del proprio amore.


Cooperatrice di Dio nella consacrazione del Cristo

Ma non è tutto. Maria svolge un ruolo attivo e fondatore nella consacrazione dello stesso Cristo: l'incarnazione. Egli riceve da lei la vita umana che consacra assumendola: è così che entrando in questo mondo (Eb 10,15) egli consacra questo mondo, secondo la sua parola: «Io consacro me stesso perché siano anch'essi consacrati» (Gv 17,19). La consacrazione del Cristo è opera di Dio solo, del Figlio che assume l'esistenza umana che nasce in Maria. Ma Maria dà al Figlio di Dio la vita umana, nella quale egli diventa anche suo Figlio: un solo Figlio del Padre e di Maria secondo una sola filiazione inalterabile. Essa ha fornito al Figlio di Dio la materia vivente della sua consacrazione, come sacerdote e come vittima lo abbiamo già visto - perché è in questa umanità che egli diventa sacerdote e vittima, e viene consacrato come tale. In ciò egli è il modello della nostra consacrazione.


La faccia umana del «meraviglioso scambio»

Di questa alleanza di Dio e degli uomini, Maria è stata l'indispensabile strumento. Essa ha realizzato la parte umana del "meraviglioso scambio" tra Dio e gli uomini. Essa ha dato a Dio fatto uomo, come ogni madre, non solo il suo corpo, ma anche il risveglio umano e il dinamismo attraverso i quali egli ha realizzato la consacrazione effettiva della sua umanità lungo tutta la sua crescita. Infatti egli ha cooperato umanamente alla propria consacrazione, da persona divina incarnata in questa umanità.
 

La faccia divina

I doni di Dio essendo senza pentimento, il Signore ha vegliato a che si compisse in Maria l'altra faccia di questo scambio: con l'umanizzazione di Dio, la divinizzazione dell'uomo, prima di tutto in lei. Per questa opera di salvezza, la Madre di Dio fatto uomo doveva essere in connaturalità con lui, non solo sul piano umano, ma per grazia, sul piano divino. Così è stata appassionatamente e totalmente impegnata in questa avventura divino-umana di cui è lei il primo agente. Nulla di ciò che segue, nulla di ciò che ne scaturisce le è estraneo. Essa rimane dappertutto presente con il Cristo, nel "meraviglioso scambio" che continua. È questo che si voleva dire quando si parlava di mediazione universale. Nulla le è estraneo in questa simbiosi di Dio e degli uomini, che è, in definitiva, la consacrazione. Essa rimane tipo, iniziatrice, ausilio della Chiesa, come una sorella maggiore che è divenuta nostra madre.


L'aiuto materno di Maria

È per questo che Gesù l'ha stabilita Madre degli uomini, nel momento in cui essa lo perdeva. Maria ci ha adottai; in quel momento, totalmente, irresistibilmente. Dal momento che condivide la vita di Dio, il suo amore e la sua conoscenza, essa ci conosce, ci ama ciascuno personalmente, con cognizione di causa. Essa ci risveglia all'amore di Dio, ci aiuta con la potenza del suo Figlio che condivide. Contribuisce a formare la nostra crisalide fatta per sbocciare in cielo. E per lei la grazia di essere Madre, è il modo di passare il suo cielo a far del bene sulla terra, come si augurava Teresa di Lisieux. Se non ci si consacra in senso proprio che a Dio solo, è bene affidarsi per questo a Maria. Quello che viene affidato a questa Madre molto amorosa, amata da Dio, non è perduto, e coloro che ne fanno l'esperienza non ne rimangono delusi. È quanto balbetta l'antica preghiera cristiana che si trasmette ancora in molte famiglie cristiane, anche se è scomparsa dalla maggior parte delle Chiese:
«Ricordati o piissima Vergine Maria che non si è mai inteso ai mondo che alcuno ricorrendo alla tua protezione, implorando il tuo aiuto e chiedendo il tuo patrocinio sia stato abbandonato. Animato da tale fiducia, o Vergine delle Vergini, o Madre mia, ricorro a te e, gemendo sotto il peso dei miei peccati, mi prostro ai tuoi piedi. O Madre del Verbo non disprezzare le mie preghiere ma benigna ascoltale ed esaudiscile. Amen».
[...]


Lo Spirito Santo agente e unzione di ogni consacrazione


Se vogliamo andare alla radice di questo movimento divino e umano di consacrazione del Cristo, di Maria e di noi stessi, se vogliamo coglierne l'unità, dobbiamo ritornare allo Spirito Santo, al principio di tutte queste consacrazioni. È in lui che è dato comprendere la coerenza di questa unzione divina, del suo dinamismo, della sua ispirazione. Uno dei grandi segreti da scoprire, sono queste linee esemplari con lo Spirito Santo. Nella Scrittura, dall'annunciazione alla pentecoste, ella appare sempre in collegamento con lo Spirito ed è così, più discretamente, anche a Cana e al Calvario. Lo Spirito invisibile è legato alla donna visibile che ha reso visibile Dio. Egli si è investito in lei, ed ella s'è data allo Spirito. Là ove è Maria, egli si affretta, come Maria si è affrettata là ove soffiava lo Spirito: da Nazaret a Cana e alla Pentecoste. Essa è puro ricambio, pura trasparenza, pura manifestazione dello Spirito Santo, al quale noi opponiamo tante resistenze e interferenze. È con lui, che Maria ci è presente, e ci aiuta a realizzare la nostra consacrazione a Dio solo, con la pienezza d'amore e tutti i centupli di cui ella conosce le meraviglie.


 

Inserito Mercoledi 6 Luglio 2011, alle ore 12:58:24 da latheotokos
 
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