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  Quel che s’intende per “Corredentrice” 
Mariologia

Dal libro di Mark Miravalle, “CON GESÙ”. La storia di Maria Corredentrice. Prefazione del Cardinal Edouard Gagnon, PSS, Casa Mariana Editrice, Frigento 2003, pp. 11-18.



 


«Quando videro che tu con i Padri la chiamavi Madre di Dio, Seconda Eva e Madre di tutti i viventi, Madre della vita, Stella mattutina, Nuovo Cielo mistico, Scettro dell’Ortodossia, intemerata Madre di santità e altro, avrebbero considerato il fatto che tu non concordassi nel chiamarla Corredentrice una povera compensazione a tale linguaggio…». (Ven. John Henry Cardinal Newman a Pusey)2

Con una punta d’ironia iniziamo quest’opera spiegando ciò che con l’espressione “Maria Corredentrice” non s’intende. L’intento è quello d’evitare iniziali malintesi che posson pregiudicare il termine “Corredentrice”, intendendolo diversamente da come la Chiesa, ossia i Papi, i Santi, i Dottori, i Mistici e i Martiri, l’hanno effettivamente adoperato. Un conto è asserire: «Io non accetto che la Chiesa chiami la Madre di Gesù Corredentrice », ossia rifiutare il titolo a causa di dissensi su quel che la Chiesa intende con esso. È una questione diversa ed intellettualmente ingiusta, invece, affermare che la Chiesa intende qualcosa di diverso da ciò che essa realmente intende quando chiama la Madre di Gesù “Corredentrice”.

Che cosa dunque “Corredentrice” non significa nell’insegnamento della Chiesa Cattolica? Non significa che Maria sia una dea, che sia la quarta persona della Trinità, che possegga una natura divina, che non sia, in qualche modo, una creatura completamente dipendente dal Creatore come tutte le altre creature. Citando uno dei più grandi Santi mariani nella storia della Chiesa, san Luigi Maria Grignion de Montfort, mi unisco a lui e all’intera Chiesa nell’asserire la verità cristiana dell’indiscutibile creaturalità di Maria, la sua totale dipendenza dal Signore dell’Universo e l’oggettiva autonomia di Dio che non ha alcun bisogno della Madre di Gesù per compiere la sua divina volontà:
«Io riconosco con tutta la Chiesa che Maria, non essendo che una semplice creatura uscita dalle mani dell’Altissimo, paragonata alla sua infinita Maestà, è meno di un atomo, o piuttosto è nulla del tutto, perché Egli solo è Colui che è, e quindi questo gran Signore, sempre indipendente e bastante a se stesso, non ebbe e non ha ancora assolutamente bisogno di Maria Santissima per compiere i suoi disegni e manifestare la sua gloria: non ha che da volere per far tutto».3
Tale verità nella dottrina della Chiesa riguardante la Vergine Maria si applica interamente al soggetto di Redenzione. La Chiesa sostiene che la partecipazione di Maria alla Redenzione operata da Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, non era in alcun modo necessaria in senso assoluto. A ciò si aggiunge il fatto che Maria stessa, in quanto creatura e figlia d’Adamo ed Eva nell’umana famiglia, aveva bisogno d’esser preservata dagli effetti del peccato originale e, perciò, dipendeva interamente dal Figlio Redentore per l’eminente forma di Redenzione unicamente a Lei riservata.
Pertanto, qualsiasi idea di Maria Corredentrice la quale suggerisse che la Madre di Gesù è la quarta persona della Trinità o qualche forma di divinità deve esser immediatamente e interamente rigettata come grave eresia contro la Rivelazione cristiana. Un errore così grossolano annebbierebbe le reali questioni teologiche che circondano la dottrina della Corredentrice. Tra queste menzioniamo, ad esempio, la natura e i limiti dell’umana partecipazione ad un’opera divina; il misterioso equilibrio tra la divina Provvidenza e l’umana libertà nell’opera della salvezza; il ruolo della cooperazione umana nella distribuzione individuale delle grazie della Redenzione; il desiderio divino d’aver una donna che partecipasse direttamente alla restaurazione della grazia e dei suoi effetti sulla dignità umana personale, e diverse altre importanti questioni.

Che cosa allora intende la Chiesa quando chiama la Beata Vergine Maria col titolo di “Corredentrice”? Analizziamo anzitutto il significato etimologico del titolo stesso.
Il prefisso “co-” deriva dalla preposizione latina cum, che significa “con” (e non “uguale a”). Benché alcune lingue moderne, come l’inglese, talvolta usino il prefisso “co-” per indicar una connotazione di uguaglianza, il vero significato latino rimane “con”. Anche in inglese, per esempio, il prefisso “co-” è talvolta propriamente usato per significare “con” in un contesto di subordinazione e di dipendenza, come nel caso di “pilota” e “co-pilota”, “Creatore” e “co-creatore” nella teologia del corpo e dell’amore nuziale, e così via.
Nella Parola di Dio rivelata, san Paolo definisce i primi cristiani “collaboratori” di Dio (1 Cor 3,9), dove il significato e il contesto di “co-” non possono in alcun modo denotare uguaglianza. Così anche quando afferma che noi siamo “co-eredi” con Cristo (Rom 8,17) non vuol dire che noi siamo eredi del Cielo allo stesso modo dell’Unigenito Figlio di Dio.
Il verbo latino redimere (o re[d]-emere) significa letteralmente “ricomprare”. Il suffisso latino “-trix” è femminile e denota “una persona che fa qualcosa”. Pertanto, nel suo significato etimologico, il titolo di “Coredentrice” allude alla donna col redentore o, più letteralmente, alla “donna che ricompra con”. In sintesi, dunque, il titolo “Maria Corredentrice”, così com’è usato dalla Chiesa, denota l’unica e attiva partecipazione di Maria, la Madre di Gesù, all’opera della Redenzione compiuta da Gesù Cristo Redentore, vero Dio e vero uomo.
Il titolo di Corredentrice non pone mai Maria ad un livello d’uguaglianza con Cristo, il Signore dell’universo, nell’operar l’umana salvezza. Se erroneamente si considerasse il ruolo della Vergine nella Redenzione come parallelo o uguale a quello del suo divin Figlio, il suo Cuore immacolato, creato per riflettere perfettamente le glorie di suo Figlio,4 ne sarebbe ferito più d’ogni altro.
Il titolo di Corredentrice, invece, indica la partecipazione singolare e ineguagliabile di Maria accanto a Cristo nella restaurazione della grazia per l’umana famiglia.
La Madre del Redentore partecipa, in modo del tutto secondario e subordinato, al riscatto dell’umanità con e al di sotto del suo divin Figlio. Ciò perché solo Gesù Cristo nella sua divinità, sovrano Alpha e Omega, può offrire per i peccati dell’umanità quell’adeguata soddisfazione, necessaria per riconciliare il genere umano con Dio, Padre di tutti gli uomini.
Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è il Redentore dell’Universo. Maria – insegna la Chiesa – è la donna tutta “con il Redentore” che, come nessun’altra creatura, angelo
o santo, partecipa alla di Lui opera salvifica. Ella diede a Gesù il suo corpo e il suo sangue; partecipò con Gesù a tutte le sue sofferenze sulla terra; accompagnò Gesù sulla via del Calvario; si offrì con Gesù sul Golgota in obbedienza al Padre; morì nel suo cuore con Gesù.

Che cosa dunque intende la Chiesa quando chiama Maria “Corredentrice”? In breve: Maria è “Con Gesù”, dall’Annunciazione al Calvario. Ecco perché san Luigi Grignion de Montfort conclude le sue asserzioni sulla Vergine Madre di Dio affermando positivamente che il suo ruolo nella salvezza, benché non nell’ordine di un’assoluta necessità, sussiste nell’ordine della volontà di Dio perfetta e manifesta:
«Dico però che, supposte le cose come sono, avendo Dio, da quando formò Maria Santissima, voluto cominciare e compiere le sue più grandi opere per mezzo di lei, conviene creder che non muterà sistema nei secoli dei secoli: egli è Dio e non cambia né sentimenti né condotta».5
La questione fondamentale per il cristiano non è: “che cosa è stato così assolutamente necessario perché io possa accettarlo?”, ma piuttosto: “qual è stata la manifesta volontà di Dio perché io possa credervi?”. È stata manifesta volontà di Dio che una donna e una madre fosse direttamente e intensamente coinvolta “con il Redentore” nel riscatto dell’umana famiglia da satana e dagli effetti del peccato. Per questo suo singolare ruolo, che supera tutti gli altri ruoli umani e creaturali, solo la Madre di Gesù ha diritto al titolo di Corredentrice “con Gesù” nell’opera riparatrice dell’umana Redenzione. È un titolo datole dalla Chiesa, che è molto giustamente suo più che di ogni altra creatura, ed è al di sopra del senso con cui anche tutti gli altri cristiani sono chiamati “co-redentori”.6
E ciò perché solo l’Immacolata Madre è stata crocifissa sul Calvario in un’esperienza di sofferenza materna che è quasi al di là dell’umana immaginazione.7
È stata Maria, non la Chiesa, che per prima diede alla luce il Redentore. È il frutto della sofferenza di Maria, con e subordinatamente al Redentore, che portò alla nascita spirituale della Chiesa sul Calvario (cf. Gv 19,25-27). È proprio questa mistica nascita dalla Nuova Eva, la nuova “Madre dei viventi”8, che ci rende atti a divenir corredentori nella misteriosa e salvifica distribuzione di grazia che sgorga dal Calvario.
La persona storica di Maria, la Vergine di Nazaret, attraverso la sua costante cooperazione “con Gesù” nell’opera della Redenzione, diviene, per usar le parole di Giovanni Paolo II, la “Corredentrice dell’umanità”.9
Forse anche le parole di uno studioso anglicano di Oxford, che qui segue le orme di un’altra esimia personalità della medesima provenienza, il venerabile cardinal Newman, ci spinge verso nuovi orizzonti del titolo di Corredentrice, nonché verso una più profonda spiegazione di esso nell’ambito della rivelazione cristiana:
«La questione non può esser risolta evidenziando i pericoli che nascono dall’esagerazione e dall’abuso, o appellandosi a testi isolati della Scrittura, come 1 Tm 2,5, o sulla base delle mutevoli tendenze della teologia e della spiritualità, o col desiderio di non offender i propri interlocutori nel dialogo ecumenico. Entusiastici sbadati possono aver elevato Maria a una posizione di virtuale uguaglianza con Cristo, ma tale aberrazione non è una necessaria conseguenza del fatto che ci può esser una verità che si tenta di esprimere con parole come mediatrice e corredentrice. Tutti i ragionevoli teologi dovrebbero convenire che il ruolo corredentivo di Maria è subordinato e ausiliare al ruolo centrale di Cristo. E se Ella ha tale ruolo, più lo comprendiamo meglio è. È una questione di speculazione teologica. E, come altre dottrine riguardanti Maria, non si tratta solo di dire qualcosa di lei, ma si tratta di qualcosa a più vasto raggio, che riguarda l’intera Chiesa o anche l’intera umanità».10
 

NOTE

2 VEN. CARDINAL J. NEWMAN, Certain Difficulties Felt by Anglicans in Catholic Teaching Considered, vol. 2, In a Letter Addressed to the Rev. E. B. Pusey, D. D., On Occasion of His Eirenicon of 1864, Longman’s, Green and Co., 1891, vol. 2, p. 78.
3 SAN L. M. GRIGNION DE MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria, cap. I, n. 14.
4 Per esempio, Lc 1,46: «L’anima mia magnifica il Signore» e Gv 2,5: «Fate quello che egli vi dirà».
5 SAN L. M. GRIGNION DE MONTFORT, ivi, n. 15.
6 Cf. GIOVANNI PAOLO II, Discorso agli ammalati dell’Ospedale Fatebenefratelli di san Giovanni di Dio, 5 aprile 1981, L’Osservatore Romano, 6-7 aprile 1981, p. 2; Udienza generale, 13 gennaio 1982, Insegnamenti V/1, 1982, 91; Allocuzione ai Vescovi dell’Uruguay, Montevideo, 8 maggio 1988, L’Osservatore Romano, 10 maggio 1988, p. 5; cf. PIO XI Allocuzione papale a Vicenza, 30 novembre 1933.
7 GIOVANNI PAOLO II, Lettera Apostolica Salvifici Doloris, 11 febbraio 1984, n. 25; AAS 76,1984, p. 214.
8 Cf. Gn 3,20.
9 Cf. PIO XI, Allocuzione papale a Vicenza; GIOVANNI PAOLO II, Udienza generale, 8 settembre 1982; Insegnamenti V/3, 1982, 404.
10 J. MACQUARRIE, “Mary Co-redemptrix and Disputes Over Justification and Grace: An Anglican View”, Mary Coredemptrix: Doctrinal Issues Today, Queenship 2002, p. 140 (la traduzione è nostra).

Inserito Martedi 15 Novembre 2011, alle ore 16:11:45 da latheotokos
 
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