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  Maria, Arca della Nuova Alleanza e Vergine Figlia di Sion 
Bibbia

Dal libro di Giancarlo Ravasi, Un mese con Maria. 31 immagini bibliche, San Paolo, Cinisello Balsamo 2008, pp. 23-31.



MARIA, ARCA DELLA NUOVA ALLEANZA
Madre dell'Altissimo


Dal secondo libro di Samuele:
«Davide si alzò con tutto il suo popolo e partì da Baalà di Giuda per prelevare l'arca di Dio dedicata al Signore degli eserciti che siede sui cherubini. Caricarono l'arca di Dio su un carro nuovo e l'asportarono dalla casa di Abinadàb. Uzzà e Achìo, figli di Abinadàb, guidavano il carro nuovo. Uzzà stava presso l'arca di Dio e Acheo camminava davanti ad essa. (...).
Giunti all'aia di Nacon, Uzzà stese la mano verso l'arca di Dio e la afferrò perché i buoi avevano deviato. Allora si accese l'ira del Signore contro Uzzà e Dio lo abbatté lì per quella temerità ed egli morì presso l'arca di Dio. (...)
In quel giorno Davide ebbe timore del Signore e disse: «Come potrà venire da me l'arca del Signore'?». Davide non volle trasportare presso di sé l'arca del Signore nella Città di Davide, ma la fece condurre alla casa di Obed-Edom, di Gat. L'arca del Signore rimase tre mesi nella casa di Obed-Edom, di Gat. Il Signore benedisse Obed-Edom e tutta la sua casa. Fu riferito al re Davide: «Il Signore ha benedetto la casa di Obed-Edom e tutte le sue cose, a causa dell'arca di Dio». Allora Davide andò e trasportò con festa l'arca di Dio dalla casa di Obed-Edom alla Città di Davide. Davide danzava con tutto l'ardore davanti al Signore, cinto di un efod di lino. Cosi Davide e tutta la casa d'Israele trasportarono l'arca del Signore con acclamazioni e con suono di corno».

2Samuele 6,2-4.6-7.9-15

«Maria è l'arca che contenne la manna, la legge e la verga di Aronne», si canta nell'ufficiatura siro-maronita della festa della Presentazione di Maria al tempio. Giovanni di Darà (IX secolo), monaco della Chiesa siro-orientale, afferma: «L'arca d'Israele era di legno ma placcata d'oro all'interno e all'esterno. Presso il popolo d'Israele l'oro e il legno simboleggiavano l'unione della divinità con l'umanità. L'arca placcata d'oro all'interno e all'esterno è simbolo di Maria, la santa madre di Dio: al di fuori significava l'impassibilità di Maria, lontana da ogni impurità e spudoratezza femminile; l'oro all'interno indicava lo Spirito Santo, che doveva abitare in tutto il suo intimo». Potremmo continuare a lungo, con Padri della Chiesa celebri e scrittori cristiani poco noti, nelle applicazioni mariane attribuite all'arca dell'alleanza tra Dio e Israele, il santuario mobile del deserto, traslato poi da Davide a Gerusalemme (la «Città di Davide»), per attribuire alla sua nuova capitale un avallo anche sacrale. Nel pellegrinaggio narrato in 2Samuele 6, l'arca rivela la sua energia sacra, invalicabile ai profani e accessibile solo ai sacerdoti (Uzzà che, vedendola pencolare sul carro, la sorregge, viene fulminato sull'istante). Di fronte a questa rivelazione del "tremendum" insito nella maestà divina, Davide reagisce con un'esclamazione stupita: «Come potrà venire da me l'arca del Signore?!» (v. 9).
Questa esclamazione rivela un parallelismo significativo con l'esclamazione di Elisabetta di fronte a Maria («A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (Luca 1,43). E questo forse il centro della comparazione tra l'arca dell'alleanza, sede della presenza di Dio, e Maria, sede in Cristo della perfetta presenza divina in mezzo agli uomini. In un suo famoso studio pubblicato a Parigi nel 1957, l'esegeta francese René Laurentin identificava all'interno del racconto della visita di Maria a Elisabetta una specie di ricalco del racconto della traslazione dell'arca a Sion. Luca farebbe affiorare nel suo testo degli ammiccamenti, così da presentare Maria come l'arca della nuova alleanza, accompagnata nel viaggio da manifestazioni di gioia ed esultanza. Maria è il luogo privilegiato dell'epifania di Dio, in lei ci viene mostrato e offerto il Salvatore del mondo. È colei «che ha racchiuso nel suo ventre verginale e santo colui che è incontenibile» (Cirillo d'Alessandria), è l'«arca dell'alleanza che dentro di sé porta Dio stesso» (Romano il Melode).

MARIA, VERGINE FIGLIA Dl SION
Madre di Dio


Dal libro del profeta Sofonia:
«Gioisci, figlia di Sion, rallegrati, Israele,
gioisci ed esulta di tutto cuore, figlia di Gerusalemme:
Il Signore ha cancellato i decreti della tua condanna,
ha sviato altrove il nemico.
Il Signore, re d'Israele, è in mezzo a te,
non avrai più da temere la sventura.
In quel giorno si dirà a Gerusalemme:
«Non temere, Sion, non ti lasciar cadere le mani!
Il Signore tuo Dio è in mezzo a te,
egli è un guerriero che salva!
Egli esulterà di gioia per te, ti rinnoverà col suo amore;
danzerà per te, giubilando, come nei giorni di festa».
Sofonia 3,14-18.

Sion è il centro della bellezza, della gioia, ma anche del dolore di ogni fedele della Bibbia. Nel grembo di Gerusalemme e di Maria, in gradi e forme differenti, si rivela al mondo il Dio-Emmanuele attraverso alcuni simboli che la stessa Scrittura ci offre: lo spazio, il centro, la femminilità. Sion è «il luogo che Jhwh ha scelto perché vi abiti il suo nome» (1 Re 11,13; 2Re 21,4; 23,27). È dunque, una città-Emmanuele, «Dio è in mezzo ad essa», uno spazio mistico nel quale si incontrano cielo e terra. Il monte di Sion si erge al centro di Gerusalemme, ed ha un potere di attrazione per tutti i popoli della terra perché in esso risiede «la santa dimora dell'Altissimo». Il centro è, però, spesso raffigurato dalla Bibbia con immagini "idriche", anche se Gerusalemme è di per se arida: «In quel giorno sgorgheranno acque vive da Gerusalemme» (cf. Zaccaria 14,8; Ezechiele47,2-12). L'acqua è simbolo di fecondità e di vita: è così pronta la terza simbologia, più "personalistica", quella di Sion come donna. La simbolica femminile, passa attraverso tutte le sfumature e le qualità dell'essere donna: sposa (che rappresenta il versante più libero e personale della femminilità), madre (il lato più "istintivo e fisiologico", che soffre, genera, nutre e protegge), vedova, sterile (il momento della prova, dell'oscurità e della disperazione), figlia (amata da Jhwh che le è sposo e padre e madre).
I lineamenti "mariani" dell'icona di Sion sono quelli costanti della mariologia classica, ora riproposti in modo unitario. In Maria le due coordinate "spaziali" s'intrecciano mirabilmente: essa è sede della più alta presenza di Dio nel Figlio Gesù; in lei il "centro" acquista un significato particolare attraverso l'incarnazione. Tutto l'arco delle relazioni d'amore interpersonali è applicato a Maria, come lo era per Sion nei confronti di Jhwh nell'Antico Testamento. Maria è sposa non solo di Giuseppe, ma anche di Dio e dello Spirito, come ama ripetere spesso la tradizione cristiana. Maria è naturalmente anche «madre di Dio». Come sposa e madre, diventa segno della Chiesa che genera, nell'eucaristia e nella Parola, il Cristo, e nel battesimo nuovi figli di Dio. Come Sion sterile, i cui figli non sono frutto di generazione carnale ma di grazia, così anche Maria è madre «vergine», che genera «non da sangue né da volere di carne». Sion, si è detto, è anche madre vedova e sofferente, eppure resta sempre feconda. Anche Maria ai piedi della croce giunge all'estrema sofferenza e "vedovanza", perdendo il Figlio. Ma proprio in quell'istante riceve come figli i fratelli del Cristo, i figli adottivi di Dio, tipizzati nel discepolo che Gesù amava, continuando così nei secoli la sua missione materna. Maria è per eccellenza «la figlia di Sion» nel cui grembo Dio è presente in modo supremo. In Maria la Parola divina si fa carne, assumendo umanità e storia in modo pieno e perfetto.

 

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Inserito Lunedi 20 Febbraio 2012, alle ore 19:49:46 da latheotokos
 
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