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  La preparazione al dogma dell'Assunzione 
DogmiIl Capitolo VII del volume di Angelo Amato, Maria la Theotokos. Conoscenza ed esperienza, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2011, pp. 199-212.

 

1. Dogma e sviluppo del dogma

La parola «dogma» indica una decisione autorevole e viene usata anche dal Nuovo Testamento a indicare, ad esempio, «i decreti dell'imperatore» (At 17,7). Nella terminologia patristica il «dogma» include gli insegnamenti di Gesù e della Chiesa.1 A partire dal secolo XVIII il dogma designa quello che prima veniva indicato come «esposizione» (ékthesis), «dottrina» (didaskalía), «confessione» (homologhía) o «articolo di fede» (articulus fidei). «Nell'attuale linguaggio del Magistero e della teologia il ''dogma`' è una dottrina nella quale la Chiesa. sia con un giudizio solenne sia mediante il magistero ordinario e universale, propone in maniera definitiva una verità rivelata, in una forma che obbliga il popolo cristiano nella sua totalità, in modo che la sua negazione è respinta come eresia e stigmatizzata con anatema».2 In realtà, la Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della «Professio fidei» della Congregazione per la Dottrina della Fede (del 28 giugno 1998), opera una certa gerarchia tra le verità dottrinali: ci sono dottrine di fede divina e cattolica, che la Chiesa propone come divinamente e formalmente rivelate e, come tali, irreformabili (cf. ibid, n. 5); ci sono, poi, quelle dottrine attinenti al campo dogmatico o morale, che sono necessarie per custodire ed esporre fedelmente il deposito della fede, sebbene non siano state proposte dal magistero della Chiesa come formalmente rivelate (cf. ibid., n. 6); ci sono, infine, quegli insegnamenti, in materia di fede o morale, presentati come veri o almeno come sicuri, anche se non sono stati definiti con giudizio solenne né proposti come definitivi dal magistero ordinario e universale (cf. ibid., n.10). Se le verità del primo ordine richiedono un assenso di fede teologale (ibid., n. 5 ), quelle del secondo ordine esigono un assenso fermo e definitivo, fondato sulla fede nell'assistenza dello Spirito Santo al magistero della Chiesa, e sulla dottrina cattolica dell'infallibilità del magistero in queste materie (ibid., n. 6). Gli insegnamenti appartenenti al terzo ordine richiedono un ossequio religioso della volontà e dell'intelletto (ibid., n. 10). Nell'esemplificazione che la stessa nota riporta, i dogmi mariani sono elencati tra le verità del primo ordine. I dogmi mariani, quindi, dell'Immacolata e dell'Assunta, richiedono un assenso di fede teologale. Si è concordi nell'ammettere un certo sviluppo del dogma, che comporta una sempre maggiore comprensione nella storia del dato rivelato da parte della Chiesa con l'assistenza dello Spirito Santo, che è il fattore essenziale di tale sviluppo e la guida della Chiesa verso la verità tutta intera. Il problema dello sviluppo del dogma, soprattutto per quanto riguarda il dogma dell'Assunzione, implica molteplici questioni dottrinali, come la natura della rivelazione, l'interpretazione della parola di Dio nella storia, il significato della tradizione, il compito della Chiesa nell'interpretazione della Scrittura e della tradizione, l'azione dello Spirito Santo nella comprensione della fede nella storia. Tenendo conto di questo complesso orizzonte ermeneutico, non erano più adeguate le teorie cosiddette "logiche", che descrivevano lo sviluppo del dogma «unicamente in termini di inferenza logica e trovavano il criterio di verità unicamente nella correttezza del procedimento logico adoperato».3 Era urgente invece considerare lo sviluppo del dogma come un aspetto del mistero della Chiesa pellegrinante nella storia sotto la guida dello Spirito del Cristo risorto: «La giustificazione del carattere rivelato di una verità non poteva perciò più essere vista come la dimostrazione attraverso mezzi puramente logici, che la nuova verità è contenuta nell'antica, ma anzitutto come la comprensione, attraverso una "storia valutativa" (per usare un'espressione di B. Lonergan), del fatto che il processo che ha portato alla fede attuale della Chiesa corrisponde al giusto atteggiamento della comunità ecclesiale davanti alla parola di Dio».4 In questo contesto assume un valore primario la considerazione di alcuni fattori, come la vita della Chiesa nelle sue varie espressioni, il sensus e il consensus fidelium testimoniati e vissuti nella pietas liturgica, nella riflessione teologica e nei pronunciamenti magisteriali. Si tratta di manifestazioni storiche dell'azione invisibile, ma reale, dello Spirito Santo, soggetto trascendente della tradizione e guida sicura del suo sviluppo. Dallo studio sulla definibilità dell'Assunzione si ricava che lo sviluppo di questo dogma è avvenuto con i caratteri di uno sviluppo autenticamente storico, in cui ogni nuova conoscenza raggiunta si presenta a prima vista con i caratteri di una reale novità. La garanzia, che non si tratti di una verità diversa da quella rivelata nel Cristo, ci viene data sia dal magistero, che certifica continuità formale dell'autorità della Chiesa di oggi con la Chiesa apostolica, sia dalla teologia che, in quanto fides querens intellectum, mette in luce la continuità di contenuto tra la predicazione attuale e la predicazione apostolica.5 La rivelazione permane nella sua unicità e completezza, pur nella consapevolezza della crescita nella conoscenza e della formulazione di nuovi aspetti ancora impliciti o non adeguatamente espressi. Tuttavia, sia nel pronunciamento dottrinale sull'Immacolata Concezione, sia in quello sull'Assunta si realizza un nuovo modello di sviluppo della storia dei dogmi, caratterizzato da quattro fattori: la maturazione del dogma non avvenne per contrastare un'eresia; la decisione ultima non fu di un Concilio ecumenico, ma del Papa; «la motivazione e la difesa del dogma non poterono venir basate su enunciati della Sacra Scrittura con quella chiarezza e forza di convinzione che si erano verificate prima»;6 il fattore decisivo fu il «factum Ecclesiae», cioè l'appello alla fede attuale della Chiesa docente e discente.

2. Un sintetico sguardo storico

Per dare ragione di questo sinteticissimo sguardo storico premettiamo due precisazioni. La prima riguarda l'incompletezza dei dati da noi forniti, data l'impossibilità di riportare qui tutte le informazioni a nostra disposizione.7 La seconda, di grande rilevanza metodologica, riguarda il fatto che la nostra ricerca si atterrà alle fonti conosciute, agli studi disponibili e anche al linguaggio usato fino alla proclamazione del dogma (1 novembre 1950). Non si tiene conto, cioè, di eventuali nuove scoperte o di riletture chiarificatrici di fonti letterarie anteriori a quelle conosciute fino alla metà del secolo XX. Né si tiene conto, ovviamente, dello sviluppo della metodologia teologica postconciliare e del corrispondente linguaggio in mariologia. A tale proposito, ad esempio, resta tipico del linguaggio preconciliare sia il riferimento consueto ai cosiddetti «privilegi» mariani sia le qualifiche teologiche «formaliter» «virtualiter», «mediate», «immediate», «esplicite», «implicite». Cercando, ora, di offrire una sintesi della maturazione storica e teologica dei dogma dell'Assunzione, si può affermare che agli studiosi sembrava che dal I al V secolo ci fosse una zona d'ombra su questo dato di fede, del quale al massimo c'era qualche accenno negli apocrifi. M. Jugie, concludendo la sua indagine storico-teologica sui primi cinque secoli della tradizione cristiana, affermava: «Non abbiamo incontrato nessuna testimonianza assolutamente chiara ed esplicita sull'assunzione gloriosa della Madre di Dio, così come la intende oggi la teologia cattolica».8 La stessa oscurità sembrava permanere nella individuazione dell'inizio della festa liturgica in Oriente e in Occidente. È un fatto, però, che i Padri e i Dottori della Chiesa della tarda patristica, hanno omelie sulla dormitio o koímisis della Beata Vergine. Dal momento che la liturgia non crea la fede, ma la suppone, si deve concludere che l'esistenza di una ferma convinzione nella preghiera e nella coscienza di fede della Chiesa sia dell'incorruzione del corpo della Beata Vergine sia del suo trionfo sulla morte e della sua glorificazione a somiglianza del suo Figlio divino. Verso la fine del secolo VII infatti, a Roma il papa san Sergio (687-701) aveva ordinato per la festa della «Dormitio», subito dopo chiamata, «Assumptio Sanctae Mariae», una solenne processione stazionale, che doveva muoversi dalla chiesa di Sant'Adriano nel Foro e raggiungere Santa Maria Maggiore.9 Un secolo dopo, Adriano I (772-795) inviava all'imperatore Carlo Magno il Sacramentario Gregoriano, nel quale la festa dell'Assunta aveva già una vigilia. A metà del secolo IX il papa san Leone IV (847-855) solennizzò la festa aggiungendovi l'ottava e il digiuno. La festa dell'Assunzione veniva testimoniata contemporaneamente anche in altre liturgie, come, ad esempio, in quella mozarabica e in quella bizantina. La celebrazione liturgica, mediante l'invito alla preghiera e alla contemplazione, era uno strumento efficace della verità di questo evento. Ai secoli VII e VIII appartengono le chiare e profonde testimonianze di san Modesto di Gerusalemme (†634) e di san Giovanni Damasceno (675-749). L'Omelia sulla Dormizione della Madre di Dio di san Modesto di Gerusalemme viene ancora oggi considerata «come il primo discorso bizantino sulla festa del 15 agosto così come il primo monumento della teologia greca dove è affermata esplicitamente la dottrina cattolica dell'Assunzione».10 A sua volta, il Damasceno è noto per le sue celebri omelie sulla «dormitio» della Beata Vergine. Nella prima, così si esprime: «Come chiameremo allora questo mistero che ti coinvolge? Morte? Ma anche se la tua anima tutta santa e beata si separa, come esige la natura, dal tuo corpo felicissimo e puro e il corpo è consegnato ad una sepoltura come tutte le altre, ciò nonostante non rimane nella morte e non è decomposto dalla corruzione. A colei che conservò intatta la verginità durante il parto, dopo la morte il corpo fu custodito incorruttibile, e venne trasferito in una dimora più nobile e divina, non soggetta alla morte ma destinata a durare per gli infiniti secoli dei secoli».11 Tra il secolo VIII e il secolo XIII il Filograssi vede, ad esempio, una specie di «crisi in Occidente», identificandola nella polarizzazione che si verificò in questo periodo tra l'Epistula ad Paulam et Eustochium dello Pseudo-Girolamo (una falsificazione da attribuirsi a Pascasio Radberto, morto verso 1'856) e l'opera De assumptione Beatae Mariae Virginis dello Pseudo-Agostino. Lo Pseudo-Girolamo è agnostico: «Secondo lui si può credere ad una risurrezione anticipata, ma non è permesso di affermarla. Lo Pseudo-Agostino invece scende in campo decisamente a favore dell'assunzione».12 Da questo dibattito uscì vincitore lo Pseudo-Agostino, il cui influsso fu notevolissimo per la formazione di una robusta teologia assunzionistica latina.l3 La crisi di questo periodo servì a vagliare il dato liturgico e ad approfondire le motivazioni teologiche. In realtà una più accurata indagine storica mostra come l'abbondante letteratura dei Transitus offrisse una testimonianza antica, insistente e diffusa sull'assunzione di Maria al cielo e come tale dottrina fosse generalmente condivisa. Tra gli autori, si possono citare, san Bernardo di Chiaravalle, Arnaldo di Bonavalle, Amedeo di Losanna, Isacco della Stella, Filippo di Harveng, Alano di Lilla,14 papa Onorio III, Sant'Antonio di Padova, san Bonaventura, Sant'Alberto Magno, san Tommaso d'Aquino, Bartolomeo da Bologna, Giacomo da Varazze, Getrude di Helfta, san Bernardino da Siena.15 I teologi postridentini furono per lo più favorevoli a tale dottrina, illustrandola con varie ragioni teologiche, come la dignità della divina maternità di Maria, la sua insigne santità, la sua intima unione col Figlio. In questo campo si distinsero, tra gli altri, san Pietro Canisio e Francisco Suarez. Al Canisio risalgono alcune importanti affermazioni sullo sviluppo dei dogmi: «La Chiesa nel succedersi dei tempi aumenta la sapienza, e sotto la guida dello Spirito Santo dal quale viene costantemente diretta e istruita, accoglie e diffonde una più chiara luce della verità sia dai concili sia dal consenso dei teologi».16 Non manca, però, un certo movimento antiassunzionista, soprattutto in Francia, con le esitazioni ad esempio, di Louis-Sébastien Tillemont (1637-1698). In conclusione, si possono distinguere tre stadi nello sviluppo di questo dogma: il periodo che va fino al Concilio di Trento; il periodo che va da Trento al secolo XIX; infine il periodo che va dalla proclamazione del dogma dell'Immacolata alla proclamazione del dogma dell'Assunta. In ogni caso, diversamente dalla storia del dogma sull'Immacolata Concezione,17 nella storia del dogma dell'Assunzione non ci furono schieramenti teologici rudemente contrapposti. Se nel primo periodo si trattava di fondare il fatto dell'Assunzione, negli altri si cercava di dare fondamento teologico al fatto: «L'argomento principale era tolto dalle relazioni esistenti tra Maria e il suo Figlio. Non poteva il corpo della Vergine Madre di Dio soggiacere alla corruzione; che anzi conveniva che fosse. unito con l'anima e assunto alla gloria celeste. Così richiedeva la coerenza con gli altri privilegi mariani, cui non si oppone l'insegnamento della Chiesa, della Scrittura e dei Padri. Un tal genere di ragionamento non sembrava a molti decisivo, fondato com'era su motivi di convenienza, per quanto alta. La certezza si raggiunse nel secondo e terzo stadio quando si ricorse all'autorità ed al consenso della Chiesa docente e discente intorno all'assunzione, come fatto e verità rivelata».18

3. La solenne disputa sulla definibilità dogmatica dell'assunzione

Per dare un resoconto storico attendibile sulla storia della definibilità del dogma dell'Assunzione fino al 1950, vorrei iniziare da una solenne disputa teologica tenuta all'Università Gregoriana il 12 dicembre 1946.19 Il tema della disputa era l'illustrazione della definibilità dogmatica dell'assunzione. Il protagonista fu un giovane studente, il venerabile don Giuseppe Quadrio 1921-1963). Accenno a questo autore, perché nella sua opera teologica ci ha consegnato il resoconto più completo delle ragioni teologiche a fondamento del dogma dell'Assunzione. Com'era nel metodo teologico preconciliare, viene subito premessa la tesi da dimostrare - «l'assunzione corporea di Maria come una verità formalmente rivelata almeno in modo implicito» -, con le caratteristiche qualifiche della teologia scolastica: «Probare contendimus assumptionem esse veritatem formaliter saltem implicite rivelata».20 La dimostrazione procede attraverso i seguenti tre passaggi: «1) Assumptio corporea a multis saeculis est factum Ecclesiae tum docenti tum discenti infallibiliter certum; 2) Et quidem ita certum, ut divinitus quoque revelatum dicendum sit; 3) Non autem, ut videtur, explicite revelatum, sed formaliter implicite et confuse».21 Per suffragare la prima affermazione, Quadrio menziona l'esistenza già nel secolo V in Siria della festa liturgica dell'Assunzione di Maria. Afferma poi che tale celebrazione si diffuse in tutto l'Oriente e poi in Gallia nel secolo VI e a Roma nel secolo VII.22 Per cui verso la fine del secolo VII e all'inizio dell'VIII ci sarebbe già una matura teologia dell'assunzione, testimoniata, tra gli altri, da san Germano patriarca di Costantinopoli e da san Giovanni Damasceno.23 Egli nota anche che nella tradizione liturgica bizantina, mozarabica, gallicana e romana la festa della «dormitio» di Maria cede a poco a poco il posto a quella della sua glorificazione e della sua assunzione.24 Precisa che questa conoscenza progressiva dell'assunzione si trova anche presso i teologi. Mentre nel secolo XIII l'assunzione veniva considerata una «pia sentenza comune nella Chiesa», e nel secolo XV come una «verità certa», dopo il Vaticano I è invece ritenuta «verità teologicamente certa, o anche rivelata e definibile».25 A questo punto egli fa sua la conclusione di W. Hentrich e R.G. de Moos, i quali, alla fine della loro raccolta delle Petitiones,26 affermano che, tenendo conto delle richieste avanzate con un consenso moralmente unanime da parte dei vescovi di tutto il mondo, «doctrinam quae tener Beatam Mariam Virginem anima et corpore in coelum esse assumptam, esse a Deo revelatam ideoque tamquam dogma fidei divinae definiti posse».27 A questo consenso della Chiesa docente si può aggiungere quello della Chiesa discente, come fanno fede i «plebisciti» assunzionistici, la celebrazione solennissima della festa, la devozione al Rosario, le opere artistiche sull'assunzione. Questo complesso di testimonianze e questo consenso della Chiesa docente e discente è - secondo Quadrio - «indubium signum non solum certitudinis verum etiam divinae revelationis privilegii mariani».28 Infatti questo mistero non viene conosciuto attraverso la conoscenza sensibile, perché è una realtà intrinsecamente sovrasensibile; né fu una conseguenza dell'osservazione del sepolcro vuoto o di una rivelazione privata o dei racconti degli apocrifi o di un'autorità storica. La logica conclusione è quindi: «Infallibilis enim instinctus christianus Assumptionem a piis factis historicis seiungit, eamque inter mysteria fidei christianae reponit, nec aliud testimonium invocat nisi Dei verbum».29 L'ultimo passaggio è dato dal tentativo di qualificare teologicamente questo fatto di fede non tanto come fondato su motivi di pura convenienza, ma su ragioni di stretta necessità. Si fa quindi riferimento alla vittoria di Maria sul diavolo (Gen 3.15), all'annunciazione (Lc 1,28) e alla relazione tra la morte e risurrezione di Cristo e il trionfo di Maria.30 Inoltre si afferma il nesso che nella tradizione patristica e liturgica si ha tra la perpetua verginità di Maria e la sua altrettanto perfetta incorruzione nella morte.31 Infine si afferma la convenienza dell'assimilazione di Maria alla stessa sorte del suo Figlio divino.32 La conclusione è che i dogmi mariani, singolarmente e nel loro complesso, postulano l'assunzione e si armonizzano con essa, sì che si può affermare che l'assunzione è «formaliter implicite in illis revelata».33 Quindi può essere definita come dogma di fede. Nel testo della disputa c'è attenzione all'indagine storica e alle fonti liturgiche orientali e occidentali. Non si può, tuttavia, non notare come l'impostazione metodologica è ancora essenzialmente deduttivistica: l'assunzione viene ricavata e fondata a partire dagli altri dogmi mariani. Il ricorso alla Scrittura avviene solo al terzo passaggio e mediante il metodo frammentario e parziale dei «dicta probantia». Ovviamente, non c'è traccia dell'odierna ermeneutica del dogma condotta con la stessa raffinatezza dell'interpretazione scritturistica. Inoltre, non viene menzionato, almeno in questa disputa, lo Spirito Santo, come Spirito di continua illuminazione nella storia della nostra comprensione del mistero di Cristo, della Chiesa, dell'umanità, di Maria. Non si accenna, cioè, a quello che oggi chiameremmo la «comprensione pneumatica» del mistero di Maria nella storia e nella vita della Chiesa. Infine, il problema dello sviluppo del dogma mariano non è tanto come si è detto prima, una questione di qualifica teologica a priori - verità formalmente rivelata, in modo esplicito o in modo implicito ecc. -, quanto piuttosto di coscienza di fede espressa nella lex orandi e nella lex credendi e nella loro concreta espressione e fondazione teologica nella storia.

4. La teologia «assunzionistica» prima del 1950

La prima metà del nostro secolo è stata un'epoca entusiasticamente mariana: dalle apparizioni di Fatima nel 1917 alla proclamazione del dogma dell'Assunzione nel 1950 fu un crescendo di fervore, di iniziative e di devozione mariana che poi sfocerà, nel 1964, nel capitolo VIII della Costituzione dogmatica Lumen gentium del Vaticano II.34 Congar parla di «mariologia galoppante» nel periodo preconciliare, e intende con ciò uno sviluppo esasperato del discorso mariano che avrebbe del patologico.35 In realtà, giustamente condizionati dalla magistrale sintesi mariana del Concilio, riesce forse oggi difficile valutare con equilibrio il versante mariologico preconciliare, che non è affatto nel suo complesso un fossato oscuro e culturalmente sprovveduto, ma rappresenta invece un'ascesa graduale verso il compimento conciliare attraverso le spinte innovatrici del movimento biblico, di quello liturgico, patristico, ecumenico, e della teologia kerygmatica. Ci è sufficiente citare le opere di O. Semmelroth,36 H. Rahner37 e H. de Lubac,38 che, agli inizi degli anni '50, rappresentarono alcune delle premesse più significative del rinnovamento mariologico conciliare. Si può affermare comunque che la proclamazione del dogma dell'Assunta nel 1950 rappresentò il culmine della mariologia preconciliare con il trionfo del cosiddetto «movimento assunzionista». Anche qui, forse bisognerebbe approfondire e coordinare meglio le cause dell'improvviso risorgere e affermarsi della corrente assunzionistica durante e subito dopo la disastrosa seconda guerra mondiale. Siamo di fronte a un movimento squisitamente teologico. nel senso che si tratterebbe di una maturazione ineluttabile della coscienza di fede della Chiesa universale nei confronti del fatto dell'assunzione di Maria? O si tratta piuttosto di una contingenza sostanzialmente storica unita a un esigenza di natura psicologica, nel senso che si desiderava allontanarsi definitivamente dagli orrori della guerra per puntare lo sguardo verso un modello di umanità realizzata e gloriosa come quella della Beata Vergine? O si tratta. invece, di una provvidenziale coincidenza di consensi dall'alto e dal basso verso una dimensione mariana, che trova negli anni '40 una positiva attenzione a motivare il suo fondamento teologico? Probabilmente si tratta dell'insieme di questi e di altri fattori. È interessante il percorso che porta alla ricostruzione degli elementi concreti che costituirono di fatto il Sitz in Leben in cui maturò la proclamazione del dogma dell'Assunzione. «Fu infatti nella considerazione sempre più penetrante delle prerogative rivelate della Santissima semprevergine Madre di Dio, che la coscienza cristiana, sospinta dallo Spirito Santo, ebbe dapprima l'intuizione confusa dell'assunzione corporea e poi una sicura e sistematica certezza del fatto ed infine la prova della sua rivelazione e definibilità».39 Ne abbiamo già offerto una panoramica a partire dal grande movimento di opinione, sorto subito dopo la definizione del dogma dell'Immacolata nel 1854, a favore della dogmatizzazione dell'assunzione;40 al ruolo avuto da papa Pio XII nel predisporre il terreno teologico per un'eventuale definizione dogmatica con la pubblicazione di alcuni documenti dottrinali, e all'apporto dato dai teologi con monumentali studi e ricerche sull'argomento. Rilevanti furono, poi, come abbiamo visto, i contributi dei gesuiti C. Boyer, H. Lennerz e del salesiano G. Quadrio. La ricerca di quest'ultimo costituisce un punto di riferimento fondamentale per la giustificazione teologica del dogma dell'Assunzione. Essa, infatti, fornisce un quadro abbastanza completo e organico dell'evoluzione dei «germi assunzionistici»,41 contenuti nella tradizione liturgica orientale e occidentale e nella riflessione teologica soprattutto latina. Per questo i mariologi, a cominciare dai suoi maestri e relatori, non mancarono di citarlo. Egli, infatti, mise chiaramente in luce, attraverso il metodo dogmatico dello Pseudo-Agostino, le ragioni teologiche della verità e dell'origine divina del dogma dell'Assunzione. Il Quadrio tiene presente la componente pneumatologica nello sviluppo storico del dogma e nella comprensione sempre più profonda ed esplicita della rivelazione. Superò così l'obiezione contenuta nell'assioma «dal silenzio al dogma» sostenendo, invece, la tesi dell'approfondimento ed esplicitazione storica e teorica della verità di fede alla luce dello Spirito Santo nella Chiesa. Per questo egli paragona la dottrina assunzionistica a un germe fecondo: «E così i germi fecondi deposti nel tesoro della rivelazione, latenti per vari secoli nella fede e nella dottrina dei Padri, erompenti qua e là nelle formule liturgiche e teologiche dei secoli VII-IX, ma compressi e soffocati dalle eccessive preoccupazioni di un metodo puramente storico, ebbero in Occidente la loro rigogliosa fioritura per opera del metodo teologico dello PseudoAgostino, così come l'avevano avuta un secolo prima in Oriente, per merito dei grandi Oratori bizantini».42 Con notevole acribia storica egli vaglia la lex orandi orientale e occidentale ponendola in armonia e alla base della lex credendi, della lex intelligendi e della lex definendi. Inoltre, egli mostra come al vissuto devozionale dei fedeli e al loro consenso dal basso corrisponde un magistero dall'alto di motivazione e di conferma. Non sono mancati, tuttavia, altri autori che non approvarono tali tentativi di dogmatizzazione, come lo storico della Chiesa I. Dollinger e il patrologo G. Ernst.43 Poco prima della definizione, poi, aveva espresso ancora seri dubbi sulla definibilità del dogma dell'Assunzione, tra gli altri, il patrologo B. Altaner.44 Riferendosi a questo periodo, anche Y. Congar nel 1987 in un libro-intervista affermò: «Io non ero del tutto in favore di questa definizione».45

5. La Costituzione apostolica «Munificentissimus Deus» di Pio XII46

In questo contesto di profonda indagine storico-teologica si inserisce la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus di Pio XII (1 novembre 1950). Il solenne pronunciamento pontificio, infatti, parte dal sensus fidelium testimoniato dalle Petitiones e dalle risposte all'Enciclica Deiparae Virginis Mariae del 1946; si rifà poi ai documenti della pietà mariana (chiese, città, istituti religiosi, Rosario, arte), alla liturgia (festa dell'Assunzione in Oriente e in Occidente) e al consenso dei Padri e dei teologi (citando san Giovanni Damasceno, san Tommaso, san Bonaventura, san Roberto Bellarmino); fonda, infine, questa coscienza di fede sul dato biblico della divina maternità di Maria, della sua grazia e santità, e della sua verginità. A tale proposito Pio XII afferma: «Tutte queste ragioni e considerazioni dei santi Padri e dei teologi hanno come ultimo fondamento la Sacra Scrittura la quale ci presenta l'alma Madre di Dio unita strettamente al suo Figlio divino e sempre partecipe della sua sorte. Per cui sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo, con l'anima, ma neppure col corpo - colei che lo concepì lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto. Dal momento che il nostro Redentore è figlio di Maria, non poteva, come osservatore perfettissimo della divina legge, non onorare oltre l'eterno Padre anche la Madre diletta. Potendo quindi dare alla Madre tanto onore preservandola immune dalla corruzione del sepolcro, si deve credere che lo abbia realmente fatto».47 Il Papa mette quindi in relazione il dogma dell'Immacolata con quello dell'Assunzione, per cui la Madre di Dio, «immacolata nella sua concezione [...], come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, [ottenne] di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli».48 Subito dopo c'è la solenne definizione dogmatica: «Pronunziamo. dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che l'Iimmacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo».49 La definizione dogmatica e la storia della sua lunga preparazione teologica potrebbe rimuovere un pregiudizio, secondo cui la mariologia preconciliare sia stata interamente deduttivistica e lontana dall'ispirazione delle fonti bibliche, patristiche e liturgiche. La definizione dogmatica si mostra, invece, sensibilissima alla fondazione storica e quindi pronta ad aprirsi e ad accogliere la svolta epocale del Concilio, di cui in nuce avverte già la novità.

NOTE
1 Talvolta la parola indica anche un eresia, come quando Vincenzo da Lerino chiama l'arianesimo «nuovo dogma» in opposizione ai «dogmi della Chiesa»: Commonitorio 9.20.
2 M. SEMERARO, Dogma, in Lexikon. Dizionario Teologico Enciclopedico, Piemme, Casale M. 1993, p.313. Cf. anche la costituzione dogmatica Dei Filius del Concilio Vaticano II: DS 3011.
3 A. AIELLO, Tradizione e sviluppo del dogma nella problematica sulla definibilità dogmatica dell'Assunzione di Maria al cielo, Dissertatio ad doctoratum in Facultate Theologiae Pontificiae Universitatis Gregorianae, Roma 1979, p. 375.
4 Ibid, pp. 375-376.
5 Cf. Ibid, p.377.
6 Cf. G. SÖLL, Storia dei dogmi mariani, LAS, Roma 1981, p. 354.
7 Per un panorama storico completo sulla storia del dogma cf i citati volumi dell'Aiello e del Soll.
8 M. JUGIE, La mort et l'assomption de la Sante Vierge. Étude histroico-dotrinale, Biblioteca Apostolica Vaticana Città del Vaticano 1944. p 101.
9 Cf. G. FILOGRASSI, L'Assunzione di Maria alla luce del progresso dei dogmi, in Echi e commenti della proclamazione del dogma dell'Assunzione, Academia Mariana Internationalis. Roma 1954. pp. 35-36.
10 TMPM 2, pp. 121-122.
11 TMPM 2, p 517.
12 FILOGRNSSI, L'Assunzione di Maria, p. 39.
13 Per il testo italiano dello Pseudo-Agostino (sec. IX), Cf. TMPM 3, pp. 826-838.
14 Cf. TMSM 3.
15 Cf. TMSM 4.
16  P. CANISIUS, De Maria Deipara Virgine, Parisiis 1585, lib. 5, c 6.
17 Cf. S. DE FIORES, Come la Chiesa cattolica è giunta alla definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione, in Maria Santa e Immacolata segno dell'Amore salvifico di Dio Trinità, Edizioni Monfortane, Roma 2000. pp. 25-49.
18 FILOGRASSI, L'Assunzione di Maria, p 46.
19 La disputa si tenne all'Università Gregoriana alla presenza di nove cardinali, arcivescovi e vescovi (tra i quali G B. Montini. il futuro Paolo VI), padre G B. Janssens, preposito generale della Compagnia di Gesù, i rettori degli atenei pontifici romani e molti docenti illustri tra i quali A. Bea, M Jugie, K Balic. Alle obiezioni mosse da mons. A. Fares e da P. R. Larrigou-Lagrange, G. Quadrio rispose con sicurezza e padronanza oltre che con modestia (cf. «L'Osservatore Romano» del 14 dicembre 1946). Il testo originale della disputa è in latino e consta di nove pagine dattiloscritte (cf. «Archivio Don Giuseppe Quadrio», n. 96-104, Posizione VI (sarà citato con la sigla D).
20 D p. 2.
21 D p. 3.
22 D p. 3
23 D p. 2
24 D p. 4.
25 D p. 4.
26 W. HENTRICH - R.G. DE MOOS, Petitiones de Assumptione corporea B. V. Mariae in caelum definenda ad Sancatam Sedem delatae, propositae secundum ordinem hierarchicum, dogmaticum, geographicum, chronologicum ad consensum ecclesiae manifestandum, 2 voll., Typis Polvglottis Vaticanis, Romae 1942. Quest'opera sarà citata con la sigla Petitiones.
27 D p. 4. La citazione che il Quadrio pone è: Petitiones, t. II, p 837.
28 D p. 5.
29 Ivi.
30 D p. 7.
31 D pp. 7-8.
32 D p. 8.
33 Ivi.
34 Per uno sguardo panoramico alla mariologia preconciliare, cf. S. DE FIORES, Maria nella teologia contemporanea, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1987, pp. 19-10.
35 Y. M. CONGAR, Conversazioni d'autunno, Queriniana, Brescia 1987, p. 83.
36 O. SEMMELROTH, Urbild der Kirche. Organischer Aufbau des Mariengeheimnissen, Echter Verlag, Würzburg 1950.
37 H. Rahner, Maria und die Kirche, Marianischer Verlag, Innsbruck 1951.
38 H. DE LUBAC, Méditation sur l'Église, Aubier, Paris 1952.
39 G. QUADRIO, Il Trattato «De Assumptione Beatae Mariae Virginis» dello Pseudo-Agostino e il suo influsso nella teologia assunzionista latina, Apud Aedes Univeritatis Gregorianae, Romae 1951, p. 413.
40 Per la periodizzazione. cf. Petitiones, t. II, pp. 880-881.
41 Cf. QUADRIO, Il Trattato, pp. 47, 70, 95.
42 Ibid., pp. 411s.
43 Cf. SÖLL, Storia, pp. 358s. 363.
44 B. ALTANER, Zur Frage der Definibilität der Assunptio B.M.V., in «Theologische Revue» 45 (1949) 129-142; 46 (1950) 5-20. La redazione della rivista si dissociò dalle tesi del prof. Altaner (cf. «Theologische Revue» 46 [1950] 106), che riteneva la dottrina dell'assunzione non seriamente dimostrabile né opportuna.
45 CONGAR, Conversazioni, p. 86.
46 Cf. AAS 42 (1950) 753-771.
47 DS 3900.
48 DS 3902.
49 DS 3903.
 

 

Inserito Domenica 12 Agosto 2012, alle ore 17:58:21 da latheotokos
 
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