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  La solennità di Maria SS. Madre di Dio 
Culto

Dal libro di Antonino Grasso, La Vergine Maria e la pace nel magistero di Paolo VI (1963-1978), Pontificia Academia Mariana Internationalis, Città del Vaticano 2008, pp. 313-323.



Origine e significato

Strettamente collegata con le celebrazioni natalizie, proprio nell’ottava del Natale,1 la Chiesa celebra il 1 di gennaio la Solennità di Maria SS. Madre di Dio, che  sottolinea il mistero e la portata salvifica di questo evento.2 Essa è un’antica festa mariana ripristinata dal nuovo calendario romano, promulgato da Paolo VI a seguito delle precise indicazioni del Concilio Vaticano II3 e costituisce l’elemento centrale del rinnovamento del culto liturgico a Maria.4
Alcuni studi recenti hanno evidenziato come nella liturgia romana, prima ancora delle grandi feste importate dall’Oriente - la Natività, l’Annunciazione, la Purificazione e l’Assunzione al cielo - già nel corso del VII secolo si celebrava a Roma l’ottava di Natale come giorno commemorativo del ruolo materno di Maria nell’Incarnazione. Il primo gennaio, infatti, c’era una stazione solenne a “S. Maria ad martyres” che i libri liturgici definivano “nell’ottava del Signore” e dove si prestava attenzione in modo particolare alla Vergine Maria. Più tardi, sotto l’influsso della Liturgia gallicana, l’ottava di Natale assunse il carattere di festa della “Circoncisione di Gesù”, ufficialmente accolta dal messale tridentino di San Pio V, anche se continuò a mantenere un tocco liturgico spiccatamente mariano. A Partire dal XVIII secolo sorse in Portogallo un movimento tendente ad ottenere una festa specifica della divina maternità di Maria, dimentica dell’antica festa del 1 gennaio e più legata alla celebrazione del titolo astratto. Nel 1751 Benedetto XIV concesse la festa alle diocesi  del Portogallo; nel 1914 essa fu definitivamente fissata all’11 di ottobre; nel 1931, in occasione del XV centenario del Concilio di Efeso, fu estesa da San Pio X a tutta la Chiesa Latina.5
Il nuovo calendario romano di Paolo VI ha ripristinato l’antica festa del VII secolo con il titolo di “Solennità di Maria SS Madre di Dio”. Essa, oltre a permettere di celebrare questo evento nel suo giusto legame con il Natale, quindi nel cuore delle celebrazioni dell’Incarnazione, ha anche un forte carattere ecumenico in quanto in molte altre liturgie orientali si è celebrata o si celebra ancora, attorno al ciclo natalizio, una commemorazione specificamente mariana per lo più incentrata sulla maternità prodigiosa di Maria, ed ha collegato in modo più organico e più stretto la memoria della Madre del Signore al ciclo dei misteri del Figlio.6
Illuminante in proposito è l’insegnamento della Marialis cultus. Il n. 22,7 in derivazione del capitolo  VIII della Lumen gentium, ricorda che Maria è tutta relativa agli eventi della salvezza di Cristo, e che ora continua la sua opera strettamente congiunta a Lui.8 La celebrazione liturgica ha lo scopo di realizzare nei credenti la piena conformità a Cristo, Figlio di Dio e nuovo Adamo. Ora la Madre, assunta alla gloria del cielo, per il suo particolare rapporto con il Figlio divino ed umanato, non è soltanto pienamente santificata dal mistero pasquale, ma è congiunta indissolubilmente alla sua opera di salvezza sino alla parusia. Non soltanto i vari misteri che la costituiscono e che vengono celebrati nella liturgia trovano in lei compimento, ma anche nel senso che ella è ad essi associata e vi svolge una parte attiva. La celebrazione liturgica facendo anche memoria della Madre del Signore, esprime l’indissolubile unione di Maria con i vari misteri di Cristo a cui tutti i cristiani sono chiamati a partecipare9

I testi liturgici

Tutto il periodo natalizio, fino alla solennità del 1 gennaio, rappresenta liturgicamente il punto culminante della rivelazione per quanto riguarda il mistero di Maria la cui presenza, già dall’Avvento,10 ci introduce nella preparazione e nella contemplazione11 del grande evento dell’Incarnazione, mentre alla conclusione dei lieti giorni natalizi, siamo chiamati a gustare con stupore il mistero della sua divina maternità.12
Lo splendore della celebrazione del Verbo fatto carne è tutto circondato dalla figura di Maria che appare, prima nella verginità ricca di attesa,13 poi nella maternità che gode della venuta del Signore, da lei manifestato a tutte le genti. La continua associazione di questi due titoli – verginità e maternità – è uno dei richiami più tradizionali della preghiera della Chiesa e continuamente riproposta dalla Liturgia:14
Nei testi ecologici della Liturgia del 1 gennaio leggiamo:

«Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo nella Maternità della beata sempre Vergine Maria. Per opera dello Spirito Santo ha concepito il tuo unico Figlio e, sempre intatta nella sua gloria verginale, ha irradiato nel mondo la luce eterna, Gesù Cristo Nostro Signore»;15

«O Dio che nella verginità feconda di Maria hai donato agli uomini i beni della salvezza eterna, fa che sperimentiamo la sua intercessione, perché per mezzo di Lei abbiamo ricevuto l’autore della vita, Cristo tuo Figlio»;16

«Guidaci, Signore, alla vita eterna, perché possiamo gustare la gioia senza fine con la sempre vergine Maria che veneriamo Madre del Cristo e di tutta la Chiesa […]».17

Ma anche la Liturgia dell’Avvento ritorna più volte su questi concetti. Infatti, nella quarta domenica, l’ Orazione sulle offerte recita:

«Accogli o Dio i doni che ti presentiamo all’altare e consacrali per la potenza del tuo Spirito che santificò il grembo della Vergine Maria»,18

mentre l’Antifona alla Comunione, richiama la profezia di Isaia 7,14 che la tradizione teologica e liturgica ha riferito alla Madre Vergine del Messia Gesù:19

«Ecco la Vergine concepirà e darà alla luce un Figlio: sarà chiamato Emanuele, Dio con noi».20

La Colletta della Messa d’Avvento del 23 dicembre invoca:

«Dio onnipotente ed eterno è ormai davanti a noi il Natale del tuo Figlio: ci soccorra nella nostra indegnità il Verbo che si è fatto carne nel seno della Vergine Maria e si è degnato di abitare fra noi».21

Anche nel tempo tra Natale ed Epifania, la liturgia romana ritorna sul mistero della maternità verginale. La Colletta del 2 gennaio chiede a Dio:

«Rafforza la fede del tuo popolo o Padre, perché creda e proclami il Cristo tuo unico Figlio, vero Dio, eterno come te nella gloria, e vero uomo  nato dalla Vergine Madre»;22

e quella del 3 gennaio:

«O Dio, che hai voluto che l’umanità del Salvatore, nella sua mirabile nascita dalla Vergine Maria, non fosse sottoposta alla comune eredità del nostri padri[…]».23  

La verginale maternità di Maria appare, così, come il sacramento della pienezza e della gratuità del dono salvifico, in un clima in cui si canta la trascendenza rigenerante della SS. Trinità. La maternità verginale è la dignità che Dio stesso ha creato operando in Maria come la sintesi della grazia che egli ha manifestato nella storia della salvezza. In essa si coniugano insieme, in modo misterioso ma ineffabile, l’eternità e la temporaneità, la verginità e la fecondità, la pura gratuità e la pura accoglienza, l’elezione divina e la vitalità della fede, la scelta divina e la disponibilità umana.24  

La contemplazione della maternità divina e verginale di Maria è, infine, nello sguardo della liturgia, indissociabile dall’evento pasquale. Il mistero del Natale è tutto illuminato, infatti, dalla Pasqua del Signore. Non bisogna, infatti,  dimenticare che:  

«come il kerigma della fede muove dall’evento salvifico della Pasqua (cfr. At 1,21-22; 10,37-43) e poi, andando a ritroso, si estende agli episodi della sua infanzia (cfr. Mt 1-2 e Lc 1-2), così la memoria cultuale di Maria è avvenuta primordialmente in ambito pasquale per poi esprimersi nello spazio celebrativo della manifestazione storico-kenotica del Verbo incarnato e redentore, che diviene il contesto preponderante. Ovvero: come lo sviluppo del primitivo nucleo dell’anamnesi eucaristica (la passio/ressurectio) favorisce la nascita di nuove feste cristologiche (ascensione/pentecoste…), così la memoria della Vergine in celebrazioni pasquali (il battesimo e l’eucaristia) è stata all’origine di altre espressioni della pietà mariana ecclesiale».25  

Non fa, quindi, meraviglia lo sfondo pasquale della Colletta del 7 gennaio che afferma:  

«Il tuo Verbo eterno che nascendo dalla Vergine nella nostra carne mortale si è fatto nostro fratello, ci renda partecipi della gloria del suo regno»,26  

mentre la Colletta della solennità del 1 gennaio, in cui la comunità celebrante, consapevole e grata al Dio dell’Alleanza mai revocata in Cristo, lo invoca:  

«[…]fa che sperimentiamo la sua intercessione, poiché per mezzo di lei abbiamo ricevuto l’Autore della vita, Cristo tuo Figlio»27  

L’espressione “Autore della vita” è, infatti, in Atti 3,15 la traduzione della vitalità pasquale e redentiva così come sgorga dal mistero di Cristo e dalla vocazione pasquale di tutta la comunità che ardentemente desidera entrare nella Gerusalemme celeste. Anche l’orazione Colletta della IV domenica d’Avvento, riassume mirabilmente questa verità. Essa, infatti, chiede a Dio di infondere nel nostro spirito la sua grazia, dato che nell’annuncio dell’Angelo ci ha rivelato l’Incarnazione del suo Figlio e di condurci per la sua passione e la sua croce alla gloria della resurrezione.28
Come l’incarnazione del Verbo eterno da Vergine è ordinata alla passione salvifica, così la maternità divina di Maria, celebrata nel Natale del suo Figlio, è orientata alla sua maternità pasquale.29  

La liturgia propria del 1 gennaio, focalizza anzitutto il suo interesse sulla figura di Maria scelta con predilezione da Dio per cui è oggetto della sua benevolenza e resa “piena di grazia” (Lc1,28).  La Madre del Messia è, quindi, una madre santa perché il Signore è con lei (Lc 1,28); perché ha trovato grazia presso di Lui (Lc 1,30); perché lo Spirito l’ha ricolmata dei suoi doni (Lc 1,35); perché è benedetta fra le donne (Lc 1,42) e felice per sempre (Lc 1,48). Tutto quello che Maria è ed ha è dono gratuito di grazia ed è risposta di lei che si dichiara “serva” del Signore (Lc 1,38 e 48), nella beatitudine della fede più grande. (Lc 1,45).
Accogliendo il piano di Dio e divenendo madre del Verbo secondo la carne, Maria non lo fa in maniera passiva, ma liberamente, cioè con assenso e cognizione di causa, anche se non comprende pienamente tutti i risvolti del mistero (Lc 2,50) a cui, però, aderisce totalmente, concependo il Figlio di Dio prima nella sua fede e poi nel suo corpo verginale, così come si esprimono i Santi Padri.30  

Sottolineando la concezione verginale, la liturgia considera l’entrata di Cristo nel mondo come l’atto iniziale della salvezza e quindi esemplare e tipico. Attraverso la concezione verginale, Dio manifesta che la salvezza è gratuita e viene dell’Alto, trascende le facoltà dell’eros, sottolinea la fecondità dell’agape, è inizio di una nuova creazione. Scegliendo la Vergine di Nazaret, Dio rinuncia all’ intervento della potenza e della forza maschili e sottolinea la via “povera”  e umile31 che ha scelto per entrare nella storia attraverso Maria e realizzare le sue meraviglie.32 

Per questo motivo il concepimento verginale è un “novum” assoluto; è un segno della novità della Redenzione. Nell’ orizzonte della continuità della sua creazione, Dio istituisce una discontinuità assoluta, un inizio pieno, come arrivo indicatore della sua ri-creazione, del suo regno. Il concepimento verginale, inoltre, manifesta la realtà della divinità del Figlio che anche come uomo è tutto “dal” Padre e “del” Padre celeste. La generazione verginale è l’espressione umana della sua origine divina: “poiché egli non è del mondo, ma dall’alto, per questo Maria è vergine” . Maria, in quanto realizza una fecondità che ha radice nel cielo, sgancia la genitorialità dalla sua illusione di fusione col partner, dal desiderio di prestigio di una femminilità o di una mascolinità paghe del loro potere procreativo, e con ciò della loro identità, per manifestarsi come pura disposizione d’amore, nell’accoglienza attenta ed intelligente di ciò verso cui viene sollecitata dall’alto.33  

Proprio in questa prospettiva, già l’Antifona d’Ingresso, saluta la «Madre santa che ha dato alla luce il Re che governa il cielo e la terra per i secoli in eterno». La Colletta  e le altre Orazioni esaltano sia la verginità feconda di Maria, «per mezzo della quale è venuto a noi l’autore della vita», e sia la Vergine stessa, vera «Madre del Cristo e della Chiesa» (Orazione dopo la Comunione), la quale «per opera dello Spirito Santo ha concepito l’unico Figlio di Dio e sempre intatta nella gloria verginale, ha irradiato sul mondo la luce eterna, Gesù Cristo, nostro Signore» (Prefazio).34   Le letture, in significativa progressione liturgica, esaltano la figura della “Donna” (Gal 4,4), madre del Figlio di Dio, mentre il Vangelo, oltre a descrivere il privilegio - dono della maternità messianica, evidenzia l’atteggiamento essenziale, esemplare e contemplativo di lei (Lc 22,19), all’interno di una vicenda che la supera ma la coinvolge totalmente.35 La figura di Maria appare come realmente autonoma, nella misura in cui segue la sua strada di adesione a Dio e al suo piano, nel suo percorso individuale, indipendente da ogni obbligo di società ed anche da ogni identificazione familistica.36
 

NOTE


[1] Questa solennità della maternità che festeggia il dogma della Theotokos, fa parte del complesso delle feste natalizie, è un riverbero del mistero dell’Incarnazione e va intesa, perciò, come la memoria della parte avuta da Maria nella nascita del Signore, come una “metaheorté” (postfesta) del calendario bizantino. Assieme alle solennità dell’Immacolata Concezione (8 dicembre) e dell’Assunzione (15 agosto), costituisce un trittico, di cui essa è al centro, che mette in rilievo i tre grandi “privilegi” di Maria; dalla maternità divina proviene la grazia di cui ella è stata colmata nel concepimento e nell’assunzione (Cfr. S. Rosso, Anno Liturgico, in S. De  Fiores–S. Meo (Ed), Nuovo dizionario di mariologia, op. cit., 64).
[2] Dice il Papa testualmente al n. 5 della Marialis cultus: «Il tempo di Natale costituisce una prolungata memoria della maternità divina, verginale e salvifica di colei la cui “illibata verginità diede al mondo il Salvatore” […] Ma nel ricomposto ordinamento del periodo natalizio, ci sembra che la comune attenzione deve essere rivolta alla ripristinata solennità di Maria SS. Madre di Dio: essa collocata secondo l’antico suggerimento della Liturgia dell’urbe al primo giorno di gennaio, è destinata a celebrare la parte avuta da Maria in questo mistero di salvezza e ad esaltare la singolare dignità che ne deriva per la Madre santa per mezzo della quale abbiamo ricevuto l’Autore della vita» (Paolo VI, Marialis cultus, in EV, 5, n. 24).
[3] Il nuovo calendario romano voluto da Paolo VI e promulgato nel 1969, ha ordinato le feste liturgiche della Madre di Dio, dando rilievo a quelle che celebrano i misteri della sua vita, perché in essi la Chiesa contempla, come in un’immagine purissima, ciò che essa tutta desidera e spera di essere, per cui vede in Maria pienamente realizzato il mistero di Cristo e anticipato il suo destino. Il nuovo calendario liturgico ha stabilito quattro gradi di celebrazioni: - 4  “Solennità” che puntualizzano al massimo grado liturgico le principali verità dogmatiche concernenti la Madre di Dio: 1 gennaio: Maria SS. Madre di Dio; 25 marzo: Annunciazione del Signore; 15 agosto: Assunzione della B. Vergine Maria; 8 dicembre: Immacolata Concezione. - 3 “Feste” che commemorano eventi salvifici della vita di Maria: 2 febbraio: Presentazione del Signore; 31 maggio: Visitazione della B. Vergine Maria; 8 settembre: Natività della B. Vergine Maria. - 4 “Memorie obbligatorie” che sottolineano particolari titoli significativi di Maria: 22 agosto: B. Vergine Maria Regina;  15 settembre: B. Vergine Maria Addolorata; 7 ottobre: B. Vergine del Rosario; 21 novembre: Presentazione della B. Vergine Maria. - 4 “Memorie libere” legate ad alcuni aspetti particolari della devozione mariana: 11 febbraio: B. Vergine Maria di Lourdes; Sabato dopo la solennità del S. Cuore: Cuore Immacolato della B. Vergine Maria; 16 luglio: B. Vergine Maria del monte Carmelo; 5 agosto: Dedicazione della Basilica di S. Maria Maggiore. Rimangono ancora alcune “Memorie soppresse” o lasciate ai calendari locali: Venerdì dopo la 1° Domenica di Passione: Sette dolori della B. Vergine Maria; 12 Settembre: SS. Nome della B. Vergine Maria; 24 settembre: B. Vergine Maria della Mercede; 11 Ottobre: Maternità della B. Vergine Maria (Cfr. D. M. Sartor, Le feste della Madonna. Note storiche e liturgiche per una celebrazione partecipata, EDB, Bologna 1987, 44-50).
[4] Cfr. S. Rosso, Anno liturgico, op. cit., 64.
[5] Cfr. I. M. Calabuig, Il culto di Maria in Oriente e in Occidente, in  AA.VV., Scientia liturgica. Manuale di Liturgia, Piemme, Casale Monferrato 1998, vol. 5, 255-337, specialmente 275-289; C. Maggioni, Benedetto il frutto del tuo grembo. Due millenni di pietà mariana, Portalupi, Casale Monferrato 2000, 61-74 e 177-189.
[6] La Chiesa bizantina, ad esempio, celebra il 26 dicembre la festa della “Sinassi della SS. Madre di Dio” come una, se non la più antica, delle sue feste mariane. Questa memoria della Theotokos corrisponde all’uso delle Chiese orientali di celebrare all’indomani di una grande solennità il personaggio secondario di essa (Cfr. G. Garib, Maria Madre di Dio nell’oriente cristiano, Marianum, Roma 2000, 118-121). La Chiesa Siro – Orientale e la Chiesa Maronita celebrano il venerdì dopo Natale la “Festa delle congratulazioni della Madre di Dio: (Cfr. Ibidem, 14 e 35); La Chiesa Siro – Occidentale celebra, sempre al 26 di dicembre, la “Festa delle felicitazioni alla Madre di Dio”. (Cfr. Ibidem, 24).
[7] Cfr. Paolo VI, Marialis cultus, in EV, 5, n. 48,
[8] Cfr. S. Rosso, Atteggiamenti cultuali verso la Beata Vergine in Marianum, 150 (1996), 351-385.
[9] Cfr. R. Falsini, Maria nel culto della Chiesa tra Liturgia e pietà popolare, OR, Milano 1988, 36-37.
[10] L’Avvento è il tempo mariano per eccellenza, così come Paolo VI lo ha definito nei nn. 3–4 della Marialis cultus. (Cfr. Paolo VI, Marialis cultus, in EV, 5, nn. 22–23). Gli elementi mariani nella Liturgia dell’Avvento possono essere così sintetizzati: fin dalle prime giornate, ci sono elementi che ricordano l’attesa e l’accoglienza di Cristo da parte di Maria; la solennità dell’Immacolata Concezione si pone come «radicale preparazione alla venuta del Salvatore e felice esordio della Chiesa senza macchia e senza ruga» (Paolo VI, Marialis cultus, in EV, 5, nn. 24–25); in diversi testi nelle ferie del 17, del 20 e del 24 dicembre, il protagonismo liturgico della Vergine è caratterizzato nelle letture bibliche, nel prefazio, in alcune preghiere. Secondo I. Calabuig, nella Liturgia dell’Avvento Maria è la “Piena di grazia”, la “Benedetta fra le donne”, la “Vergine”, la “Sposa di Giuseppe”, la “Serva del Signore”, la “Donna nuova”, la “Nuova Eva”, la “Vergine del fiat”, la “Vergine feconda”, la “Vergine dell’ascolto” e la “Vergine dell’accoglimento” (Cfr. J. Castellano Cervera, L’anno liturgico. Memoriale e mistagogia della Chiesa con Maria Madre di Gesù, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1991, 155–156).
[11] «I fedeli che vivono con la Liturgia lo spirito dell’Avvento, considerando l’ineffabile amore con cui la Vergine Madre attese il Figlio, sono invitati a prepararsi ad andare incontro al Salvatore che viene, vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode» (Prefazio dell’Avvento II). La Liturgia dell’Avvento presenta Maria come la Vergine dell’ascolto; la sintesi vivente della preparazione messianica; la Vergine profetica; la Vergine Madre tipo della Chiesa (Cfr. S. Rosso, Avvento, in S. De  Fiores – S. Meo (Ed.), Nuovo dizionario di mariologia, op. cit.,, 206-209).
[12] Al n. 5 della Marialis cultus, Paolo VI affermava che il tempo di Natale, contempla e celebra la maternità verginale, divina e salvifica della Theotokos (Cfr. Paolo VI, Marialis cultus, in EV, 5, n. 24). Protagonista indiscussa del mistero del Natale, Maria è presente nelle preghiere della Chiesa a Natale e durante la sua ottava (Cfr. J. Castellano Cervera, L’anno liturgico, op. cit., 173).
[13] Maria è il primo volto che la Liturgia dell’Avvento ci pone davanti, anzi, si può dire, che proprio Maria dà un volto all’Avvento. Infatti i caratteri essenziali della spiritualità di questo tempo liturgico si ritrovano perfettamente in lei, la vera “povera” che riassume tutto l’Israele dell’Antica Alleanza nell’Alleanza Nuova. Maria ripercorre tutto il cammino di attesa delle generazioni che le stanno dietro e inoltre precorre tutto il cammino di desiderio e di attesa delle generazioni che le stanno davanti, protese verso l’orizzonte della parusia. Tutta la storia della salvezza converge verso il Signore Gesù Cristo: verso la sua prima venuta, verso la sua seconda venuta. Maria è presente – protagonista silenziosa ma tanto più efficace – nell’uno e nell’altro versante di questa storia. Il suo silenzio è verginità e la sua verginità è forza. La Liturgia dell’Avvento la fa perciò entrare in scena senza quasi nominarla; ma come potrebbe ignorarla, dal momento che essa è indissolubilmente legata al mistero dell’Incarnazione? Tutto, infatti, cominica da quel si che la Vergine di Nazaret rispose all’angelo (Cfr. A. M. Canopi, Ecco tua madre. Maria nella Scrittura e nella vita della Chiesa, Piemme, Casale Monferrato 1992, 90).
[14] Cfr. A questo riguardo vedere le considerazioni teologico–liturgiche compiute da S. M. Perrella in, Maria Vergine e Madre, op. cit, 229-237.
[15] Prefazio della B. Vergine 1, in Messale Romano. Riformato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II e promulgato da Paolo VI, Conferenza Episcopale Italiana, LEV, Città del Vaticano 19832, 354. In questa sede teniamo conto della seconda edizione del Messale Romano, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1983. Nel frattempo il Missale Romanum approvato dallo stesso Pontefice nell’aprile dell’anno giubilare 2000 e pubblicato nel 2002, ha dato ampio spazio alla celebrazione della Vergine. A prescindere dalle solennità, dalle feste e dalle memorie proprie, il Commune beatae Mariae Virginis, rispetto all’edizione del 1975, ha subito un notevole ampliamento, passato da sette a 11 formulari. La fonte precipua è soprattutto la Collectio missarum de beata Maria Virgine che ha una profonda ricchezza eucologia e tematica. Confrontando i testi del precedente messale e questi si nota che, mentre i primi restavano piuttosto generici e ruotavano intorno al tema dell’intercessione, i secondi, al contrario, si fondano meglio sui pronunciamenti magisteriali e sulla teologia mariana del Concilio Vaticano II in avanti (Cfr. F. Trudu, I Comuni e le Messe rituali, in Rivista Liturgica, 90 [2003] 4, 638-639; J. Evenou, Le commun de la Vierge Marie dans Le Missel Romain 2000, in Ephemerides Liturgicae, 117 [2003], 257-285).
[16] Messale Romano, 45.
[17] Messale Romano, 45.
[18] Messale Romano, 28.
[19] Cfr. S. Rosso, Avvento, in S. De Fiores – S. Meo (Ed), Nuovo dizionario di mariologia, op. cit., 185-214. Per l’aspetto esegetico del brano, cfr. A. Serra, La donna dell’Alleanza, op. cit., 230-237.
[20] Messale Romano, 28.
[21] Messale Romano, 32.
[22] Messale Romano, 47.
[23] Messale Romano, 48.
[24] Cfr. R. falsini, Maria nel culto della Chiesa tra Liturgia e pietà popolare, op. cit., 57-62.
[25] Cfr. S. M. Perrella, La Madre di Gesù nella coscienza ecclesiale contemporanea, op. cit., 495-496.
[26] Messale Romano, 52.
[27] Messale Romano, 45.
[28]  Cfr. R. falsini, Maria nel culto della Chiesa tra Liturgia e pietà popolare, op. cit., 57-62.
[29] A produrre documentazione esegetica, patristica, liturgica e magisteriale su questo argomento, si è soffermato I. M. Calabuig in Il culto alla Beata Vergine: Fondamenti teologici e collocazione nell’ambito del culto cristiano, op. cit., 257-306.
[30] Cfr. D. M. Sartor, Le feste della Madonna, op. cit., 71-73.
[31] L’esclusione del padre terreno indica che Dio non ha operato attraverso l’esaltazione dei valori umani, quali la ricchezza, il potere e la sessualità, ma attraverso i valori della povertà, dell’umiltà e della verginità (Cfr. Ibidem, 102).
[32] Cfr. D. M. Sartor, Le feste della Madonna, op. cit., 73-74.
[33] Cfr. A. Amato, Il concepimento verginale di Gesù. Introduzione a una “questio disputata”,  in Theotokos, 1 (1995), 101-102.
[34] Cfr. S. M. Perrella, Maria vergine e madre, op. cit., 229-236.
[35] Cfr. Messale Romano, 45.
[36] Cfr. G. P. Di Nicola, La maternità verginale di Maria, in Theotokos, 1 [1995], 108.

 
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