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  Maria operatrice, icona e madre della pace secondo Giovanni Paolo II 
Magistero

Estratti dal libro di fra Cristoforo Amanzi, Maria segno e strumento di Riconciliazione e di Pace nel magistero di Giovanni Paolo II



Maria, “Operatrice di Pace”, conduce a Cristo, nostra pace

Maria, alleata di Dio nella riconciliazione, è anche operatrice di pace a motivo del fatto che questa (la pace) è il frutto della stessa riconciliazione. In occasione dell’Udienza generale del 7 dicembre 1983, Giovanni Paolo II disse: “Maria è stata creata immacolata, al fine di poter meglio agire in nostro favore [...] La Vergine immacolata, anche in virtù della purezza del suo cuore, ci aiuta a tendere verso la perfezione da lei realizzata [...] Maria intercede presso suo Figlio per ottenerci misericordia e perdono. Ella si china invisibilmente su tutti coloro che sono nell’angoscia spirituale per soccorrerli e condurli alla riconciliazione”. Il Papa evidenzia che Maria è stata creata immacolata al fine di poter meglio agire in nostro favore, in altre parole il concepimento immacolato è stato un dono di Dio all’umanità. Maria ha custodito e difeso questo dono facendolo gradualmente fruttificare: ha donato se stessa a Dio; ha accolto, custodito, difeso e donato a noi il Figlio; ha accolto l’invito ad essere Madre della Chiesa e non cessa di aiutare, intercedere e soccorrere, al fine di condurre tutti coloro che sono nell’angoscia spirituale alla riconciliazione. Durante il discorso tenuto in occasione dei congressi mariologico e mariano (26 agosto 1983), il Papa aveva già affermato: “Accanto al Figlio suo [...] Maria, «con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata»[1]”. Maria è vista come colei che si prende cura dei fratelli del Figlio. E Giovanni Paolo II non manca di sottolineare il modo con cui Maria li aiuta: “La funzione di Maria è quella di far risplendere il proprio Figlio, di condurre a lui e di aiutare ad accoglierlo”.[2] E’ questo il modo di agire di Maria: far risplendere il proprio Figlio. Durante l’omelia tenuta nel santuario di N.S. di Altagrazia il 12 ottobre 1992, il Papa ricordò: “La figura di Maria si innalza come esempio e stimolo del credente di oggi e gli ricorda l’urgente necessità che la sua accettazione del Vangelo si traduca in azioni concrete ed efficaci nella sua vita familiare, professionale e sociale[3] [...] la devozione mariana ha ampiamente dimostrato di essere un fattore fondamentale di evangelizzazione, poiché Maria è il Vangelo fatto vita. Ella è la più alta e perfetta realizzazione del messaggio cristiano, il modello che tutti devono seguire”. Maria è il modello da seguire perché Vangelo fatto vita; infatti, “la Vergine Maria è stata costantemente proclamata la più alta realizzazione del Vangelo”.[4] Ma il Vangelo è annuncio di pace e il Papa non si lascia sfuggire l’occasione di sottolinearlo: “La grande causa della pace tra i popoli ha bisogno di tutte le energie di pace presenti nel cuore dell’uomo [...] Sono anch’io in cammino, al vostro fianco, con in mano il Vangelo della pace: «Beati gli operatori di pace»”.[5] Da questi ultimi brani risulta esplicito che Maria è Vangelo fatto vita, è la più alta realizzazione del messaggio cristiano, cioè del Vangelo, e poiché quest’ultimo viene definito anche Vangelo della pace, risulta evidente come Ella sia modello di pace perché più alta realizzazione della pace.[6] Ma non possiamo tralasciare un’ulteriore riflessione: Maria è anche Regina della pace, colei che serve la pace poiché, in Dio, regnare e servire sono l’una conseguenza dell’altra. E’ possibile quindi affermare che Maria è colei che meglio realizza la beatitudine citata da Giovanni Paolo II perché non solo serve la pace ma è la più alta realizzazione di questa: Maria è l’operatrice di pace per eccellenza. In occasione della Giornata della pace del 21 dicembre 1978, il Papa disse: “La pace è opera nostra: essa esige, da parte nostra, un’azione coraggiosa e solidale. Ma la pace è insieme e prima di tutto un dono di Dio: essa esige la nostra preghiera. I cristiani devono essere in prima linea tra coloro che pregano ogni giorno per la pace, e devono anche educare a pregare per la pace. Essi ameranno pregare con Maria, Regina della Pace [...] Non abbiate paura a puntare sulla pace, a educare alla pace! [...] La pace sarà l’ultima parola della Storia”. Il Papa ci ricorda che i cristiani debbono pregare per la pace ed educare a pregare per la pace, essi pregheranno con Maria, Regina della Pace, perché la pace è opera nostra e per essere operatori di pace è necessaria la preghiera in quanto essa (la pace) è prima di tutto un dono di Dio.

La via della povertà conduce Maria ad essere “icona della Pace”

La via della povertà, via evangelica, secondo Giovanni Paolo II mostra come Maria, lungo il corso della sua vita terrena, sia stata e sia ancora una vera e propria “icona della Pace”. L’8 dicembre 1992, in occasione della Giornata mondiale della pace, il Papa affermò: “La povertà evangelica è ben diversa da quella economica e sociale [...] la povertà evangelica è liberamente scelta dalla persona che intende così corrispondere al monito di Cristo: «Chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo» (Lc 14, 33). Tale povertà evangelica si pone come fonte di pace, perché grazie ad essa la persona può instaurare un giusto rapporto con Dio, con gli altri e con il creato. La vita di chi si pone in quest’ottica diventa, così, testimonianza dell’assoluta dipendenza dell’umanità da Dio che ama tutte le creature, ed i beni materiali vengono riconosciuti per quello che sono: un dono di Dio per il bene di tutti. La povertà evangelica è una realtà che trasforma coloro che l’accolgono [...] Tali poveri secondo il Vangelo sono pronti a sacrificare i loro beni e se stessi perché altri possano vivere. Unico loro desiderio è di vivere in pace con tutti, offrendo agli altri il dono della pace di Gesù (cf Gv 14, 27)”. A partire da queste parole possiamo dire che la povertà evangelica si pone come fonte di pace, che è una realtà che trasforma coloro che l’accolgono e quindi anche Maria, la quale “primeggia tra gli umili e i poveri del Signore”:[7] loro unico desiderio è vivere in pace con tutti offrendo agli altri il dono della pace di Gesù. Maria nella sua povertà evangelica ininterrotta, primeggia tra coloro che, essendo in pace, desiderano offrirla, pronti anche a sacrificare i loro beni e se stessi. Un mese più tardi (10 gennaio 1993), parlando alle clarisse e alle claustrali nella basilica di santa Chiara in Assisi, Giovanni Paolo II richiamò la povertà evangelica di Maria associandola a quella del Figlio, in relazione alla “Sequela Christi” di Francesco e Chiara: “Il messaggio di Francesco e di Chiara sembra sintetizzarsi in tre parole evangeliche perennemente attuali: povertà, pace, preghiera. Chiara ha scelto, seguendo l’esempio di Francesco, il cammino della povertà evangelica [...] Era infatti consapevole di essere partecipe di un «piccolo gregge... che l’Altissimo Padre, per mezzo della parola e dell’esempio del beato padre nostro Francesco, generò nella sua santa Chiesa, per imitare la povertà e l’umiltà del diletto Figlio e della sua gloriosa Madre vergine...».[8] Povertà e pace sono poi come due facce dello stesso mistero di Cristo [...] “Nel Messaggio per la Giornata della Pace di quest’anno ho esortato i credenti a vivere lo spirito di povertà evangelica come fonte di pace [...] Ma non c’è pace senza preghiera. La Chiesa domanda questo dono quotidianamente al Signore durante la celebrazione eucaristica. Quando sembrano dissolversi le umane speranze di pace, quando avvertiamo ancora potenti le forze del male e l’influsso del Maligno, che essendo il dia-bolòs, il separatore, semina nei cuori lo spirito di odio e di divisione, i cristiani, concordi ed uniti nel nome di Cristo (cf Mt 18, 19-20), perseverano pregando l’«Altissimo, Onnipotente, bon Signore...», e da Lui invocano lo Spirito di pace e di bontà, lo Spirito che muove i cuori ed ispira pensieri di pace e non di afflizione [...] “Siate immagine di Maria nella sua continua e fervente intercessione [...] Anche in questa circostanza la nostra preghiera e la nostra speranza per la pace sono sostenute da Maria, Regina Pacis, Spes nostra!”. E’ importante sottolineare che il Papa parla di povertà e pace come di due facce dello stesso mistero di Cristo, due esigenze del suo messaggio, aggiungendo, però che non c’è pace senza preghiera ed esortando, quindi, ad essere immagine di Maria che con la sua continua e fervente intercessione sostiene la nostra speranza per la pace, lei che è Regina della Pace e Speranza nostra. Da questo brano si comprende facilmente come la pace trovi nella povertà evangelica e nella preghiera due condizioni fondamentali e come in Maria si trovino profondamente radicate: Maria è fonte di pace. Infatti, come già evidenziato, sin dall’inizio del suo pontificato, in occasione del viaggio in Messico (27 gennaio 1979), Giovanni Paolo II, rivolgendosi a Maria, affermava: La tua materna presenza nel mistero di Cristo e della Chiesa si converta in fonte di gioia e di libertà, fonte di quella pace che solo da Cristo procede. In questa occasione il Papa invoca la materna presenza di Maria perché si converta in fonte di quella pace che solo da Cristo procede. E consapevole di ciò, durante l’Omelia a Efeso (Turchia), non si lasciò sfuggire l’occasione di porla ancora una volta davanti alla Chiesa: “Anche noi, oggi, guardiamo a Maria con trasporto amoroso di figli, come al nostro modello. Guardiamo a lei per imparare dal suo esempio a costruire la Chiesa [...] Sull’esempio suo, noi pure dobbiamo restare saldi nella speranza anche quando nembi tempestosi si addensano sulla Chiesa, che come nave avanza tra i flutti, non raramente avversi, delle vicende umane; anche noi dobbiamo crescere nella carità, coltivando l’umiltà, la povertà, la servizievolezza, la capacità dell’ascolto e della condiscendenza, in adesione a quanto ci ha insegnato lei con la testimonianza di tutta la sua vita”.[9 Emerge con sufficiente chiarezza che, nel pensiero del Papa, Maria è colei che ha vissuto e vive nella pace, che desidera offrirla, che è fonte di quella pace che solo da Cristo procede, che può esserne definita icona e che è posta davanti a noi perché la contempliamo e, contemplandola, la imitiamo quale modello ed immagine perfetta della creatura unita al suo Creatore e Padre.

Maria, “Madre e Regina della Pace”, dimorando nella pace, la  partecipa

Molto importante è il legame tra il Cuore immacolato, la pace e la maternità divina ed universale di Maria. Infatti, la pace scaturita dal Cuore immacolato di Maria è la condizione fondamentale per la realizzazione della sua maternità. La stretta relazione tra Maria e la pace è stata codificata dalla Chiesa ed in particolar modo da Giovanni Paolo II. In occasione della Recita dell’Angelus (1° gennaio 1989), il Papa sottolineò: “In quanto madre di Cristo, Maria è anche madre della Chiesa, madre dell’umanità, madre di tutte le generazioni dei figli di Dio. Essa è madre e regina della pace. In modo assai opportuno il mio venerato predecessore Paolo VI volle unire la festa della maternità di Maria alla Giornata della Pace, che oggi celebriamo in tutto il mondo. Maria ha generato il Principe della pace, colui che ci dona quello Spirito Santo, il cui frutto principale è proprio la pace”.[10] In questo brano Maria viene chiamata madre e regina della pace e viene posto in rilievo, attraverso una delle prerogative di Cristo (Principe della pace), un ulteriore legame tra la maternità divina di Maria e la pace: il legame tra la maternità divina, resa possibile da un cuore immacolato e quindi pacifico, e l’oggetto stesso di tale maternità: il Figlio. Maria non è nella pace solo in quanto essa è condizione per la maternità divina ma anche perché Colui che ella ha generato si identifica con la stessa pace: Egli è la Pace tra Dio e gli uomini. Inoltre, la prerogativa regale di Gesù non ci consente soltanto di esprimere, nei confronti di Maria, il titolo di Madre della pace, ma ci rivela la natura regale della madre. Durante l’omelia della Messa nello stadio di Mbabane (Swaziland), il 16 settembre 1988, chiamando Gesù Re della pace, Giovanni Paolo II disse: “Ci presentiamo a lui, il Re della pace. Il suo Regno di pace è anche un Regno di grazia e di verità, di giustizia e di amore. E sua Madre, la Vergine di Nazaret, dice all’angelo dell’annunciazione: «Io sono la serva del Signore» (Lc 1,38). Ed è proprio come serva del Signore che partecipa della natura regale di suo Figlio. Questo è il motivo per cui ella è la Regina della pace”.[11]  Nella medesima occasione precisò il significato del titolo Regina della pace e la modalità del suo servizio: “La Regina della pace è colei che desidera servire - che desidera soprattutto essere al servizio della missione di riconciliazione e di pace che Gesù suo Figlio ha portato nel mondo. Lei - la Madre del Re della pace - desidera soprattutto servire ed intercedere in modo tale che «la nostra terra darà il suo frutto», il frutto della pace con Dio e tra tutti i popoli. Maria - Regina della pace - desidera soprattutto servire, perché «servire Dio è regnare»”.[12]  Maria, quindi, è colei che desidera essere al servizio della missione di riconciliazione e di pace del Figlio. Quest’ultimo brano ci introduce alla funzione di Maria come colei che desidera servire ed intercedere per la pace con Dio e tra tutti i popoli: è Regina della pace a motivo di ciò. Il Papa, in occasione della Recita dell’Angelus (2 gennaio 1994), invitò i fedeli a rivolgersi a Maria, Madre e Regina della Pace, sottolineando che Lei mai ha smarrito la pace del cuore e invocando il suo aiuto per le famiglie del mondo intero perché indicasse loro la via sicura dell’amore e della pace: “Invochiamo Maria, Madre e Regina della Pace. Ella, durante la sua vita terrena, ha conosciuto non poche difficoltà, legate alla quotidiana fatica dell’esistenza. Ma mai ha smarrito la pace del cuore, frutto anche della santità e della serenità di quel singolare focolare domestico. Voglia Ella indicare alle famiglie del mondo intero la via sicura dell’amore e della pace”.[13] Si evince facilmente come Maria sia stata concepita immacolata e custodita (non senza il suo libero e personale assenso) nella pace con Dio, con sé, con gli uomini e con il creato, affinché si realizzasse la maternità divina (madre di Dio) e universale (madre della Chiesa) e come tutto ciò sia strettamente legato al frutto del suo fiat: il Principe della Pace. La pace del cuore avvolge Maria sin dal suo concepimento. Ed è proprio in quanto Regina della pace che Maria serve ed intercede perché trionfi la pace tra l’uomo e Dio e tra tutti i popoli. Per questo Maria può essere indicata come la via sicura dell’amore e della pace, via cui aspira ogni fedele. Durante l’omelia del 1° gennaio 1979 in san Pietro, volendo unire la preghiera per la pace alla maternità di Maria, Giovanni Paolo II pregò così: “«Madre, che sai cosa significa stringere nelle braccia il corpo morto del Figlio, di colui al quale hai dato la vita, risparmia a tutte le madri di questa terra la morte dei loro figli, i tormenti, la schiavitù, la distruzione della guerra, le persecuzioni, i campi di concentramento, le carceri! Conserva loro la gioia della nascita, del sostentamento, dello sviluppo dell’uomo e della sua vita. Nel nome di questa vita, nel nome della nascita del Signore, implora con noi la pace, la giustizia nel mondo! Madre della pace, in tutta la bellezza e maestà della tua maternità, che la Chiesa esalta e il mondo ammira, ti preghiamo: Sii con noi in ogni momento! Fa’ che questo nuovo anno sia un anno di pace, in virtù della nascita e della morte del Tuo figlio!». Amen”.[14] Come possiamo vedere da quest’ultimo brano, Maria è invocata dal Papa come Madre della pace affinché venga in aiuto di coloro che soffrono e la cui pace è sottoposta a durissime prove: in virtù della sua maternità è invocata perché serva la pace e questa regni nel mondo.

NOTE
[1] Concilio ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 62.
[2] Giovanni Paolo II, Omelia durante la Messa nella basilica di S.Maria Maggiore (8 dicembre 1982) 5
[3] Cf Giovanni Paolo II, Esort. ap. postsin. Christifideles laici, 2.
[4] Giovanni Paolo II, Discorso per i Congressi mariologico e mariano (26 agosto 1983) 1.
[5] Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata della pace (21 dicembre 1978) 1; cf Giovanni Paolo II, Omelia durante la Messa per la XV Giornata mondiale della pace (1° gennaio 1982), 3: “Con la testimonianza di tutta la vita e con la parola del Vangelo, Egli ha insegnato che gli uomini devono fare di questo dono il bene del loro cuore e il bene della loro storia terrena: «Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9)”; cf Giovanni Paolo II, Recita dell’Angelus (17 gennaio 1993) 1: “E’ necessaria ed urgente la coerente testimonianza di coloro che credono nel Vangelo della pace e sanno metterlo in pratica nella loro quotidiana esistenza”.
[6] Cf Giovanni Paolo II, Preghiera mariana, Loreto (10 dicembre 1994): “Il mondo ha bisogno di pace; ma la pace non può nascere se non grazie alla conversione dei cuori nella sincera adesione al progetto che Dio ha su ciascuno. Questo luogo ci ricorda le parole rivolte a Maria dal messaggero celeste, la sua risposta di fede e di affidamento al Signore da cui è scaturita la salvezza per tutta l’umanità. Maria è modello della nostra fede, è sostegno costante del nostro impegno evangelico. E’ Lei che ci aiuta ad annunciare con efficacia il Vangelo della pace, testimoniando con la nostra vita la forza rinnovatrice dell’amore divino”.
[7] Concilio ecumenico Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 55.
[8] Testamento di Santa Chiara, 46: FF 284.
[9] Giovanni Paolo II, Omelia a Efeso, Turchia (30 novembre 1979) 5.
[10] Giovanni Paolo II, Recita dell’Angelus (1° gennaio 1989) 2: Insegnamenti XII/1 (1989) 12-13.
[11] Giovanni Paolo II, Omelia della Messa nello stadio di Mbabane, Swaziland (16 settembre 1988) 1: Insegnamenti XI/3 (1988) 803.
[12] Giovanni Paolo II, Omelia della Messa nello stadio di Mbabane, Swaziland (16 settembre 1988) 11: Insegnamenti XI/3 (1988) 809.
[13] Giovanni Paolo II, Recita dell’Angelus (2 gennaio 1994) 3: Insegnamenti XVII/1 (1994) 19.
[14] Giovanni Paolo II, Omelia in S.Pietro (1° gennaio 1979) 3: Insegnamenti II (1979) 6.

Inserito Giovedi 12 Settembre 2013, alle ore 0:07:20 da latheotokos
 
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