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  Santuari mariani della Sardegna 
Devozione

Dal libro di Domenico Marcucci, Santuari Mariani d'Italia. Storia fede arte, Edizioni Paoline, Roma 1983, pp. 85-88



La venerazione di Maria nella Sardegna

La Sardegna, nonostante l'intenso sfruttamento turistico cui è sottoposta in questi ultimi anni, evoca sempre alla mente l'immagine di un mondo isolato, aspro, per molti versi impenetrabile: ne sono emblema i suoi imponenti « nuraghes », testimonianza di una antica civiltà, splendida quanto misteriosa. L'isolamento della Sardegna non si spiega solo con il fatto che si tratta di un'isola, ma anche in conseguenza di eventi storici, in particolare delle scorrerie piratesche che hanno allontanato le popolazioni dalla costa, spingendole verso l'interno e ponendole a contatto con una natura aspra e scarsa di risorse. Solo la pastorizia vi poté prosperare, con le conseguenze sociali che la disagiata vita dei pastori comporta. Tutto questo ha avuto il suo peso anche dal punto di vista religioso, com'era ovvio.
Il santuario mariano più antico è quello di Bonacattu (= buon incontro) di Bonarcado (Oristano), risalente forse al secolo VII. In questo periodo, fino al 1100, l'isola è sotto l'influsso della Chiesa d'Oriente, che vi ha lasciato notevoli tracce: per esempio in Sardegna si celebra la festa di S. Costantino; anche alcuni titoli mariani risalgono a quel periodo: Madonna del Buon Cammino, del Latte Dolce... Ma di questo periodo, pure importantissimo per la formazione della cultura sarda, rimangono scarsissime testimonianze e quindi poco si conosce.
I secoli più floridi della Sardegna vanno dal 1100 alla prima metà del 1300. Politicamente l'isola era suddivisa in quattro giudicati (specie di regni) indipendenti; poi mano a mano passò sotto l'influenza di Pisa e di Genova, che tuttavia rispettarono le autonomie dell'isola e ne promossero la vita economica e culturale. Dal punto di vista religioso ai monaci basiliani subentrarono i Benedettini (Cassinensi, Camaldolesi, Cistercensi...); essi, secondo la loro tradizione, non si limitarono alla semplice attività religiosa, ma fecero dei loro monasteri centri di cultura e di vita economica. Le chiese dell'isola, e quindi anche moltissimi santuari mariani (oltre la metà), appartengono a questi tre secoli. Spesso si tratta di antiche cattedrali o abbazie dedicate alla Vergine: S. Maria in Tratalìas (Ca), Valverde a Iglesias, S. Maria del Regno ad Ardara (Ss), Madonna di Betlem a Sassari, ecc. Sovente questi santuari, come quelli di Tratalìas e di Ardara, sorgono isolati in aperta campagna: nei secoli XIV e XV, in conseguenza della conquista catalana, delle aumentate scorrerie e di calamità naturali, come la peste e l'avanzare della malaria, molti centri (circa la metà) sono stati abbandonati e queste chiese sono rimaste come uniche testimonianze del passato. Tuttavia il culto in esse non è cessato e sono divenute meta di pellegrinaggio.
Nei secoli seguenti la Sardegna, spopolata, impoverita e senza più alcuna autonomia politica, sembra rinchiudersi in se stessa e perdere la sua creatività. Anche i nuovi santuari sono pochi, per lo più dovuti a qualche ritrovamento o allo zelo di religiosi o di privati.
All'origine dei santuari non ci sono molti fenomeni soprannaturali; sono molto comuni i ritrovamenti di immagini, talvolta preceduti da visioni o prodigi. Spesso tali ritrovamenti avvengono lungo il litorale: è il caso di Bonaria (Cagliari), il più noto santuario della regione. Un altro ritrovamento molto caratteristico è quello della Madonna dello Schiavo di Carloforte (Ca): un abitante di questo paese, fatto schiavo dai Saraceni, raccoglie sul lido africano una rozza polena di nave che portava scolpita una Madonna e la porta con se a Carloforte quando assieme agli altri schiavi suoi compaesani viene liberato (fine del 1700). Altri ritrovamenti sono avvenuti in antichi luoghi di culto rimasti abbandonati, oppure si è trattato di immagini occultate durante le incursioni barbaresche.
Notevole influsso hanno avuto anche i popoli che si sono succeduti nella conquista dell'isola: i Pisani (Montenero), gli Spagnoli (S. Maria Navarrese, Rimedio, Carmine, Monserrato) e gli stessi Piemontesi (Consolata).
Le costruzioni più belle appartengono ai secoli 1100-1300; le prime sono in stile romanico; in seguito si afferma quello pisano, caratterizzato dagli archetti ornamentali e dall'alternarsi delle fasce di pietra bianca e nera. Molte di queste chiese sono conservate intatte nel loro aspetto originario. I santuari campestri sono di minori pretese e in genere senza pregi architettonici particolari. Fra le costruzioni di questo secolo occorre ricordare il nuovo santuario di Bonaria, iniziato nel 1700 e ultimato nel dopoguerra, la Madonna delle Grazie di Nuoro e l'Assunta di Tertenia (Nu) dovuto, quest'ultimo, completamente a Don Egidio Manca, progettista, scultore e pittore.
Le immagini venerate sono quasi sempre delle statue risalenti al periodo medioevale o barocco. Di notevole bellezza sono quelle di Bonaria e di Gonare. Fra le più singolari è quella della Madonna dei Martiri (Fonni): è stata modellata con polvere e frammenti di ossa raccolte nelle catacombe di Lucina a Roma.
Per quel che riguarda le forme di devozione, la Sardegna ha una caratteristica certamente unica. Sono numerosissimi i santuari mariani consistenti in chiesette campestri, con tutto attorno un vero e proprio villaggio, composto di piccole case chiamate «cumbessìe»: ce ne sono una quarantina ancora funzionanti, dedicati a vari santi e moltissimi alla Vergine; è singolare inoltre il fatto che sono localizzati nella fascia centrale dell'isola. La festa consiste in una novena e buona parte dei fedeli (« novenantes ») durante tale periodo risiede in quelle casette, in condizioni di evidente disagio, superate però senza problemi in un clima di reciproca solidarietà. Il tempo è scandito dalle pratiche penitenziali e dalla celebrazione della novena consistente in canti e preghiere, spesso in dialetto, e culminanti nel canto dei «gosos » (inni religiosi dialettali). Alla fine esplode la festa vera e propria, con canti, danze folcloristiche, banchetti, in un clima in cui è difficile scindere il sacro dal profano. Queste feste, cui partecipano numerosi anche gli uomini (solitamente poco assidui in chiesa), costituiscono un'occasione preziosa dal punto di vista pastorale.
Le origini delle novene si perdono nei secoli passati; facilmente sono il risultato della «cristianizzazione» da parte dei monaci delle feste campestri, ancora in uso nel secolo scorso.

Nostra Signora di Bonaria - Cagliari

 Il 25 marzo 1370 una pesante cassa approdò sulla spiaggia prospiciente il colle di Bonaria, che chiude da sud-est il porto di Cagliari. Faceva parte del carico di una nave spagnola, gettato in mare per evitare il naufragio. Accorsero i frati Mercedari del vicino convento e, aperta la cassa, vi trovarono una bellissima statua della Vergine, in grandezza naturale, rifinita in ogni particolare. Collocata nella chiesa del convento, divenne subito veneratissima, specialmente da parte dei pescatori e dei marinai, che la elessero a loro patrona ed adornarono il santuario di innumerevoli ex-voto. La nuova chiesa, che affianca quella precedente costruita in stile gotico-catalano, è stata iniziata nel 1700 e ultimata solo nel dopoguerra. La Madonna di Bonaria è stata proclamata Patrona della Sardegna nel 1908.



Nostra Signora di Gonare - Orani - Sarule (Nuoro)

Il santuario sorge sul cucuzzolo del monte omonimo (m.1083), esattamente sul confine fra i due comuni della Barbagia. Nel 1147 Gonario, Giudice di Torres (attuale Porto Torres, allora capitale del Logudoro) tornava dalla crociata e fu sorpreso da una furiosa tempesta. Pregò la Vergine di fargli scampare il pericolo, promettendo che sul primo lembo di terra che avesse scorto all'orizzonte avrebbe eretto una chiesa in suo onore. Sedata la tempesta, gli apparve la cima del monte di Gonare. La chiesetta eretta da Gonario è stata ampiata nel 1600, secolo cui risale anche la bella statua che vi si venera. Gonare sorge al centro della Barbagia, terra di pastori, la zona più caratteristica e "autentica" dell'isola: tutto ciò fa di questo santuario in qualche modo la capitale del folklore sardo, che ha modo di esprimersi nei solenne novenario. 

Nostra Signora di Valverde - Alghero (Sassari)

La tradizione parla di un ritrovamento da parte di un eremita, ma con ogni probabilità questo santuario è da ricollegare con la colonizzazione di Alghero, avvenuta nella seconda metà del 1300, da parte di immigrati catalani. La piccola immagine mariana che vi si venera è somigliantissima a quella del Pilar di Saragozza e la prima chiesetta era intitolata proprio al Pilar. Resasi questa inagibile, l'immagine venne trasferita nella chiesa di Valverde, che poco dopo fu interamente riedificata (sec. XVII). Nel 1939 la Madonna di Valverde è stata proclamata compatrona della diocesi di Alghero.

Nostra Signora del Rimedio - Oristano

Il santuario è sorto nel 1200 e costituisce l'unico resto del villaggio scomparso di Nuracabra. Sede di un solenne "novenario", per l'occasione i fedeli vi si recavano, almeno fino agli ultimi anni, su centinaia di carri sfarzosamente addobbati dai caratteristici tappeti di orbace. La chiesa nel suo aspetto attuale è in stile rinascimentale ed è stata recentemente restaurata; sono stati anche costruiti un imponente campanile e una casa per incontri di spiritualità. L'immagine che si venera nel santuario è una statua lignea del la Vergine con Bimbo, di pregevole fattura e forse risalente a prima del 1500.

Beata Vergine delle Grazie - Nuoro

È il principale santuario cittadino, sorto nel 1670 per opera dei Gesuiti, che ne diffusero il culto. Dopo la loro partenza ci fu un lungo periodo di decadenza. É risorto nell'ultimo dopoguerra, affidato ai Padri Giuseppini; essi eressero una nuova grande chiesa e un collegio.

Beata Vergine delle Grazie - Sassari

Il culto alla Vergine a Sassari è radicato da secoli: famosi gli antichi santuari della Madonna del Latte Dolce, di probabile origine bizantina, e di Betlem, con la caratteristica festa dei ceri, risalente al 1300. L'immagine più venerata è la Madonna delle Grazie, collocata nell'antica chiesa di S. Pietro in Silki, del 1200. La statua è stata ritrovata in circostanze prodigiose nei 1427. il Beato Bernardino da Feltre stava predicando in piazza, quando una colonna, che si trovava al centro di questa, rovinò a terra travolgendo una donna che aveva in braccio un bimbo: ambedue restarono illesi. Il fatto fu interpretato come un messaggio soprannaturale: si scavò alla base della colonna e si rinvenne una statua della Vergine con Bimbo. Questa venne collocata nella vicina chiesa di S. Pietro, che praticamente divenne un santuario mariano, meta di innumerevoli devoti e di pellegrinaggi.

Nostra Signora del Regno - Ardara (Sassari)

E una delle più belle chiese della Sardegna. risalente al secolo XI, in stile romanico-lornbardo. Era la chiesa principale del giudicato (regno) del Logudoro: qui venivano incoronati i «giudici» e qui si conservano le loro sepolture. In seguito, per ragioni di sicurezza, la capitale venne trasferita a Sassari e la chiesa rimase unica testimonianza della passata grandezza: il culto tuttavia vi perdurò e divenne meta di pellegrinaggi. L'immagine mariana, una statua con Bimbo, è sull'altare maggiore, al centro di un grandioso polittico gotico, con su dipinte le scene della vita di Maria. É patrona della diocesi di Ozieri.

Inserito Domenica 22 Settembre 2013, alle ore 10:56:41 da latheotokos
 
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