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  Il Magnificat: un canto che ringiovanisce 
Spiritualità

Un articolo di Maria Ko Ha Fong in Maria Ausiliatrice, 33 (2012) n.6, pp. 6-7.



È intonato dalla voce fresca di Maria, giovane donna dallo sguardo profetico e dal cuore traboccante di gioia. È una poesia di bellezza, di giovinezza e di vita. Crea un legame di comunione tra le generazioni. Maria aiuta a gioire riproponendo alle persone di qualunque età il volto sorridente di Dio.

Il Magnificat (Lc 1,46-55), insieme con il Benedictus (Lc 1,68-79) e il Nunc dimittis (Lc 2,29-32) formano i tre cantici di gioia, tre inni profetici che celebrano l’evento nuovo e sorprendente di salvezza nel suo irrompere nella storia.
Sono canti permeati di gioia e di speranza, canti che parlano di una vita nuova che nasce. Il poeta indiano Tagore ha una bella espressione: «Ogni bambino che nasce è il segno che Dio non si è ancora stancato dell’uomo». Per ogni essere umano che viene nel mondo Dio ripete con gioia ciò che ha detto per mezzo del profeta Isaia: «Ecco, io faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43,19).
La Chiesa vuole che questi tre canti ritmino la sua preghiera liturgica quotidiana: il Benedictus fa parte della preghiera delle Lodi al mattino, il Magnificat è inserito nei Vespri, alla sera, e il Nunc dimittis nella Compieta, che chiude la giornata. Questi canti mantengono intatto lungo i secoli lo stupore di fronte all’irrompere della vita di Dio nella vita dell’uomo. Grazie a essi tutta la giornata del cristiano assume una tonalità di ringraziamento, di gioia e di speranza.
Il Benedictus e il Nunc dimittis sono sgorgati dal cuore commosso di due coppie di anziani, che vedono nella nuova vita che nasce la pienezza della propria vita. Zaccaria ed Elisabetta, di fronte alla nascita prodigiosa del loro figlio Giovanni, benedicono Dio, perché «si è ricordato della sua santa alleanza» e «ha visitato e redento il suo popolo». Il tempo della salvezza anelato a lungo è ormai vicino. Il loro figlio, dono miracoloso di Dio, segna l’inizio di una nuova epoca della storia della salvezza. Giovanni è il suo nome, significa “Dio ha avuto misericordia”. Simeone, accompagnato dalla profetessa Anna, all’incontro con il bambino Gesù, loda il Dio fedele perché gli ha concesso di «vedere la salvezza». Il bambino che stringe tra le braccia è «luce che illumina le genti», adempimento delle attese sue e di tutto il popolo d’Israele. Egli può dire con soddisfazione e riconoscenza: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace».

Maria coinvolge nell’esuberanza di vita

Il Magnificat invece è intonato dalla voce fresca di Maria, una giovane donna dallo sguardo profetico e dal cuore traboccante di gioia, una vergine diventata madre per intervento meraviglioso di Dio. Il suo canto è una poesia di bellezza, di giovinezza e di vita. Il Magnificat unisce i canti di due uomini anziani, crea un magnifico legame di comunione fra le generazioni e mette insieme tutta una gamma di gioie. Alla gioia fresca e pura della giovane Maria si collega la gioia sobria, solenne di Zaccaria e la gioia commossa e tenera di Simeone. Colei che è «chiamata beata da tutte le generazioni» è il vincolo di gioia fra le generazioni.
Ad Ain Karim, la presenza raggiante di Maria riempie la casa di calore, coinvolge i suoi abitanti nell’esuberanza di vita. L’opera meravigliosa di Dio per cui Maria esulta di gioia, fa uscire Elisabetta dalla chiusura della sterilità e Zaccaria dal silenzio incredulo. La sua voce giovanile ispira a Elisabetta parole belle di benedizione e ricorda a Zaccaria la promessa fattagli dall’angelo nel tempio: «Avrai gioia ed esultanza» (Lc 1,14). Giovanni, all’udire la voce di Maria, salta di gioia nel grembo della madre, salutando il Messia, ancora nascosto, ma già presente e dimorante tra gli uomini. Si ha qui il sussulto dell’«amico dello sposo» (Gv 3,29), il giubilo del precursore per «colui che deve venire». I bambini che nascono e gli anziani che giungono alla pienezza della propria esistenza si incontrano e si uniscono nell’esultanza lodando lo stesso Dio che vuole felici tutti i suoi figli, grandi e piccoli. «La vergine allora gioirà danzando e insieme i giovani e i vecchi. “cambierò il loro lutto in gioia li consolerò e li renderò felici, senza afflizioni”», dice il Signore (Ger 31,13).

Si è giovani nella misura della propria gioia di vivere

Il gioioso Magnificat, cantato da Maria all’incontro con un’altra donna incinta, anticipa quello commosso, pronunciato da Simeone nel tempio di Gerusalemme, all’incontro con il Messia atteso. La giovane Maria esulta per Dio perché è fedele alle sue «promesse fatte ad Abramo e alla sua discendenza» e perché «la sua misericordia si estende di generazione in generazione». Fidandosi di questo Dio, l’umanità può vivere con fiducia e speranza. L’anziano Simeone ringrazia per la stessa fedeltà e lo stesso amore di Dio, in cui l’uomo può concludere la propria vita terrena in pace lanciandosi verso la pienezza.
Il Magnificat è un canto che ringiovanisce. Si è giovani nella misura della propria speranza e della propria gioia di vivere. Maria aiuta a gioire riproponendo alle persone di qualunque età il volto sorridente di Dio. La Chiesa, per poter annunciare la lieta notizia, ha bisogno d’essere giovane, entusiasta, piena di vitalità e inventiva. Per questo essa non cessa mai di unirsi a Maria nel gioire del Signore e ogni sera si ringiovanisce con il suo Magnificat per presentarsi più bella e più fresca davanti allo Sposo e più nuova e più pura davanti al mondo.


Inserito Giovedi 10 Luglio 2014, alle ore 13:05:13 da latheotokos
 
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