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  L'Assunta: una tradizione artistica molto popolare 
Arte

Un articolo di Mirella Lovisolo in Corriere di Saluzzo, settembre 2001



L’arte ha trovato da sempre ampi spazi di ispirazione nella raffigurazione della Madonna, a cominciare dagli affreschi catacombali nel cimitero di Priscilla del II-III secolo dove  si trovano le prime  immagini  di Maria nell’Incarnazione di Cristo, l’evento che ha unito per sempre la figura della  Vergine Madre al mistero della Trinità.
Le  feste  della Madre di Dio -  comprese quelle relative alle apparizioni approvate dalla Chiesa - sono numerose e  presentano immagini sempre diverse di Maria;  una realtà che induce spesso ad un’obiezione, quasi che  la Madonna non fosse sempre la stessa o assumesse un look diverso per  ogni occasione. La soluzione non è  difficile: è arduo ricordare senza richiami visivi e simbolici; Maria  sembra voler  associare i suoi  messaggi – che sono richiami al Vangelo -  ad un’immagine di sé ogni volta diversa, ricca di valore simbolico, quasi a facilitare  visivamente, la comprensione.  Così  si ricordano  i messaggi  di Lourdes, di Fatima ecc. e  così…. anche l’arte trova nuove chance figurative.
La festa dell’Assunta del 15 agosto, richiama alla mente una tradizione artistica molto popolare. In realtà questa  è una delle feste mariane più antiche e accomuna cattolici e ortodossi. Dedicata alla fine dell’esistenza terrena della Madre di Gesù, la festa ha assunto il nome di Assunzione nel mondo occidentale e di Dormizione di Maria nelle Chiese d’Oriente.  Venne definita dogmaticamente da Pio XII solo nel 1950  dopo un’ampia ricerca storica sulla fede della chiesa antica e sul modo di sentire del popolo cristiano.
“La dottrina  - dice il padre De Fiores insigne teologo e mariologo  - si basa  su un testo apocrifo che  si fa risalire al VI secolo al cui interno però si può trovare un nucleo essenziale del II secolo.  Si tratta di materiale antichissimo…vuol dire che già le prime comunità cristiane si interrogavano sulla sorte di Maria…Un tema su cui i Vangeli tacciono perché sono concentrati su Cristo: e allora, a supplire, arriva la fede dei primi cristiani”.
Già nel V secolo infatti, il 15 agosto si celebrava  solennemente a Gerusalemme,  la festa della  Divina Maternità  (Theotokos) cui l’Assunzione è direttamente collegata.
Con il diffondersi della  letteratura apocrifa sul Transito di Maria, che annovera tra gli autori il vescovo Melitone di Sardi del II secolo,  numerosi pellegrini affluivano sulla tomba della Vergine  nella valle del Getsemani (una tomba vuota, ancora visibile oggi a Gerusalemme) su cui Teodosio avrebbe costruito la basilica del Getsemani.  Secondo  studi recenti qui sarebbe cominciata,  il 15 agosto agli inizi del VI secolo, la commemorazione  della morte e glorificazione della Vergine  col nome Dormizione della Vergine Maria.
Nel corso del VII secolo, la festa venne accolta  a Roma col nome di Assunzione e divenne la più importante festa mariana dell’anno.
Le prime  raffigurazioni  del  Transito  di Maria, posteriori alle distruzioni iconoclaste,  risalgono in Oriente al sec.VII, in Occidente all’XI. Nel museo Nazionale di Monaco di Baviera c’è un avorio dell’VIII secolo,  rappresenta l’Assunzione corporea di Maria che, con le braccia alzate  nell’atteggiamento dell’Orante,  è in piedi sulla lastra sepolcrale  in procinto di sollevarsi alla presenza degli Apostoli.
L’iconografia più diffusa, quella orientale, si  compie di due momenti: la Dormitio (la morte) e l’Assumptio Animae e  Assumptio Corporis (Assunzione  corpo e anima).  A Sampeyre di Stroppo, nella piccola stupenda cappella della Natività del sec.XIV a destra dell’abside, troviamo, in mirabile sintesi, i momenti salienti  del racconto apocrifo dello pseudo Giuseppe d’Arimatea, che ricalca specularmente il racconto della morte e risurrezione di Gesù. Narra che l’arcangelo Gabriele avrebbe annunciato a Maria la sua morte porgendole un palmizio simbolo di vittoria. Nella notte Maria, circondata dagli Apostoli giunti miracolosamente a Gerusalemme  dai loro luoghi di missione, si addormenta nel sonno della morte. Cristo accoglie l’anima di sua madre diventata come un bambino e la consegna agli angeli. Durante la sepoltura Pietro e Paolo accompagnano il feretro, Giovanni col palmizio precede la processione. Ecco che molti non credenti  cercano di profanare il feretro, il sommo sacerdote l’afferra per ribaltarlo, ma ha le  mani tagliate e il popolo è accecato. Il sacerdote si converte, prega Maria e guarisce insieme al popolo. La Vergine è posta nel sepolcro. Il terzo giorno,  riportata da Michele, l’anima di Maria  si ricongiunge al corpo, viene  Cristo con le legioni celesti: la Madre è assunta in cielo anima e corpo.  Tommaso che non aveva assistito ai funerali, incredulo del racconto degli apostoli, apre il sepolcro e lo trova vuoto e profumato. Maria  ascendendo al cielo gli getta la sua cintura e Tommaso crede.
Il dipinto di Stroppo presenta  i due momenti; la Dormitio: Maria muore sul cataletto circondata dagli apostoli e  Gesù  in mandorla accoglie  la sua  anima; l’Assumptio:  Maria  in anima e corpo viene portata, secondo il modulo medioevale,  dagli angeli in cielo e  lascia cadere la cintura a Tommaso.
Nel XIV secolo la scuola di Giotto, a Padova , sviluppa la propria forma iconografica con una scena dell’Assunzione di Maria, nella Cappella degli Scrovegni  ricca di umano afflato e insieme di un dinamismo coinvolgente.
Significativo poi, il ciclo dipinto nel  santuario dell’Assunta a Piani di Imperia da Tommaso   Biazaci  nel 1488.
La narrazione,  oggi incompleta, presenta, come un racconto per immagini, il testo dello pseudo Giuseppe d’Arimatea, suddiviso in scene racchiuse in riquadri e illustrate da didascalie. Il racconto è preceduto, nel loggiato sottostante,  da una teoria di  Sibille, le profetesse pagane che avevano presagito il ruolo di Maria quale madre divina.
Dal Rinascimento in poi la raffigurazione dell’evento si concentra  sempre più sul momento dell’Assunzione corporea della Vergine con raffigurazioni fortemente coreografiche.
Tra quelle più note l’opera  grandiosa del Correggio nella cupola del Duomo di Parma (1530);  qui  l’ascesa gloriosa della Vergine si diffonde su tutta la superficie della cupola  e si realizza in quel  roteare lento e grandioso del corteo angelico  che trova soluzione in un tripudio di  armonia colore e luminosità infinita.
Tiziano nella splendida collocazione della chiesa di S.Maria dei Frari di Venezia interpreta l’Assunta(1518),  con le note altissime e vibranti del rosso contrapposte  alla  cromatismo terreste degli apostoli.
In contrapposizione con queste opere, protagoniste del rinascimento maturo, si pone la Morte della Vergine, raffigurazione tutta umana,  realistica e trasgressiva, che Caravaggio, pochi decenni  più tardi, dipingerà  a Roma per S. Maria della Scala in Trastevere.
L’opera di Correggio e di Tiziano sarà il punto di riferimento  per la grande stagione pittorica settecentesca.
La nostra provincia è ricchissima, di chiese con affreschi dedicate all’Assunta. Basti ricordare il ciclo che nel 1775 Carlo Scotti realizzava  nel presbiterio della parrocchiale di Busca. Un’opera dalla grandiosa risonanza spaziale  che sintetizza il ciclo dell’Assunzione:  nella zona inferiore dell’abside, gli Apostoli  guardano pieni di stupore  e  di sbigottimento il sepolcro vuoto e Maria che sale al cielo  portata dal Figlio e da miriadi di angeli; in alto il corteo luminoso apre  l’architettura  sull’infinito  dove la SS. Trinità  attende la Vergine per incoronarla. L’opera si compie nel dinamismo  plastico e spaziale  dei grandi artisti del rinascimento, il cromatismo è settecentesco, mentre l’impianto compositivo è già neoclassico.
”Al termine della sua vita terrena, l’Immacolata Madre di Dio,  Maria sempre Vergine  fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. La definizione che Pio XII volle fare nel giorno di tutti i santi il I° novembre 1950, spoglia il dogma dalle raffigurazioni apocrife e artistiche: Maria è “assunta”  cioè “presa “ da Dio. La Madre di Dio non poteva essere soggetta alla corruzione. Cristo unì alla sua, la resurrezione della Madre e il suo corpo glorioso - anticipazione del nostro destino - ci rivela che nel piano di Dio nulla è vanificato: Gesù è il salvatore dell’intera persona umana.

BIBLIOGRAFIA

Emanuele Testa – MARIA  TERRA VERGINE – Vol. II Il culto mariano palestinese sec.I-IX  83 ss. Ed Francescana Printing Press- 1984 Biblioteca Don Fino
Daniéluo Marrou – NUOVA STORIA DELLA CHIESA   Vol I – Ed Marietti 2000
René Laurentin – UN ANNO DI GRAZIA CON MARIA – Storia, dogma, presenza – Ed Queriniana 1987
 “La Madonna”  RIVISTA DI CULTURA MARIANA -  Anno 2000  n.1– Opera Divino Amore  Roma
AVVENIRE  15 AGOSTO 2001 G.Bernardelli - I due volti della gloria di Maria
AVVENIRE  2  NOVEMRE 2000 – l. Badaracchi – l’Assunta? Merito di Pio XI
Heinrich e Margarethe Schmidt – IL LINGUAGGIO DELLE IMMAGINI – Iconografia cristiana – Città Nuova 1988
LUOGHI DELL’INFINITO – n° 33 settembre 2000  I Longobardi nuovi romani. p.67
Jan van Laarhoven – STORIA DELL’ARTE CRISTIANA  pag 37 – Bruno Mondadori 1999
AA.VV Centro Cultura Mariana – LA VERGINE MADRE DAL SECOLO VI AL SECONDO MILLENNIO  - 1998
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M. Piccat -  LA DIFFUSIONE DEL TESTO APOCRIFO DELLO PSEUDO GIUSEPPE DI ARIMATEA IN PIEMONTE Ê LIGURIA -   BSSSAA della Provincia di Cuneo 1980
M.Piccat – LA RAFFIGURAZIONE DELLE SIBILLE NEL SALUZZESE Ê NELLE ZONE CIRCOSTANTI  - BSSSAA della Prov. di Cuneo 1977

Inserito Giovedi 24 Luglio 2014, alle ore 19:45:49 da latheotokos
 
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