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  Maria, un modello per il nostro tempo 
Società

Un articolo di Giuseppe Daminelli in Madre di Dio n. 8/9 agosto settembre 2007.



Maria compie un itinerario di fede, che conosce difficoltà, prove, passaggi verso livelli più maturi di contatto con Cristo. La figura evangelica della Vergine è uno sprone a compiere nella fede un’opzione fondamentale e ad esservi dinamicamente fedeli fino alla fine.

L'esortazione apostolica Marialis cultus contiene un’affermazione programmatica nuova e ricca di conseguenze: «Desideriamo rilevare che la nostra epoca, non diversamente delle precedenti, è chiamata a verificare la propria cognizione della realtà con la Parola di Dio e, per limitarci al nostro argomento, a confrontare le sue concezioni antropologiche e i problemi che ne derivano con la figura della Vergine Maria, quale è proposta dal Vangelo» (Marialis cultus 37). Perché Maria «possa essere considerata modello di quelle realtà che costituiscono l’aspettativa degli uomini del nostro tempo», è necessario muovere dalla cultura odierna, dalla sua antropologia e dai suoi problemi, verificandola alla luce del messaggio evangelico. È compito delle comunità ecclesiali trovare nuove forme espressive del proprio rapporto con la Madre del Signore. A noi basta indicare alcune correnti che caratterizzano la nostra cultura, che è cambiata radicalmente e si presenta pluralistica, e che offrono le basi per un ripensamento antropologico del rapporto spirituale con Maria e per un ricupero di signifìcato della figura della Vergine in ordine al cammino spirituale dei cristiani d’oggi.

Le correnti di pensiero predominanti

L’intreccio e il susseguirsi dei movimenti culturali scoraggiano in partenza ogni strutturazione che pretenda di essere definitiva. Tuttavia sembra che alcune componenti, in particolare l’esistenzialismo e la secolarizzazione, le filosofie della prassi e il marxismo, lo strutturalismo e l’antropologia culturale, abbiano talmente permeato la mentalità e il costume del nostro tempo da non poter sottrarre al loro influsso nessun settore del vissuto sociale e neppure il rapporto con Maria. Dal 1977 predomina nell’area occidentale il termine "postmoderno" per designare una cultura che prende le distanze dal mondo del Rinascimento e dell’Illuminismo, entrambi sostanziati di razionalità. Il mondo postmoderno risulta così caratterizzato: dal primato del fare sul contemplare, della tecnica sull’etica, dell’avere sull’essere. La filosofia conosce un declino e si esprime nel cosiddetto "pensiero debole" (Vattimo), che si riconosce incapace delle grandi sintesi del passato e di adeguate progettazioni dell’avvenire. Si contenta perciò della sapienza popolare di chi vive alla giornata e cede volentieri alla pietas tenera e femminile verso l’effimero umano. Il mondo postmoderno conosce l’emergere della "questione morale" come esigenza indiscutibile del vivere insieme, il persistere della religione popolare e l’attrattiva per la dimensione mantica (divinatoria) della vita. Gli impulsi libertari e democratici dell’Est europeo producono cambiamenti irreversibili e nuove aggregazioni.

Maria come riferimento per l’uomo progetto di libertà

Esistenzialismo e secolarizzazione coincidono nel riconoscimento della libertà umana e nel considerare l’uomo come persona responsabile e autonoma. L’uomo è il suo progetto e «sarà quello che si sarà fatto» (Sartre). È giunto all’età adulta, ed è capace di decidere da maggiorenne ormai libero dalla tutela. Ne consegue che il riferimento a Maria deve prendere sul serio il valore della persona, centro di decisione e costruttrice del proprio destino: le forme del passato che esprimono dei valori in termini di abbandono, imitazione e dipendenza, hanno scarse possibilità di udienza nell’uomo d’oggi, che vuol evitare qualsiasi delega per assumersi la propria responsabilità e salvare il proprio progetto originale. La figura di Maria viene recuperata come modello ispiratore in clima di comunione: «Noi onoriamo i santi e la beata Vergine non con un culto di servitù e di sudditanza, perché, liberi in tutto, siamo sottomessi, religiosamente parlando, soltanto a Dio: ma "noi li onoriamo – dice sant’Ambrogio – venerandoli con carità e comunione fraterna"». Nella pluralità di modelli in cui la Chiesa può rispecchiarsi (dal suo archetipo supremo che è Cristo, agli altri personaggi della storia della salvezza, come Pietro, Giovanni Battista, gli apostoli, il discepolo amato...), Maria è il tipo che condensa l’intima essenza teologale e mistica della Chiesa. Non l’imitazione letterale di quanto ha compiuto Maria, ma l’aspetto centrale della sua spiritualità deve essere assimilato: per questo è meglio parlare di identificazione, che, a differenza dell’imitazione, è assimilazione dei comportamenti profondi. Secondo il Vangelo la Vergine è stata trattata da Dio come una "libertà", che si realizza rispondendo responsabilmente ai suoi segni e maturando nella riflessione un atteggiamento di fede-donazione (Lc 1,26-38). Maria compie un reale itinerario di fede, che conosce difficoltà, prove, passaggi verso livelli più maturi a contatto con Cristo e nell’esperienza dello Spirito. La figura evangelica della Vergine è uno sprone a compiere nella fede un’opzione fondamentale e ad esservi dinamicamente fedeli fino alla fine. Non si deve distanziarla in una zona di "onniperfezione" a metà strada tra Cristo e la Chiesa, poiché Maria è la prima cristiana, che si autorealizza nell’adesione alla parola di Dio, quale pellegrina di fede in un lungo e difficile processo di maturazione. Non per nulla la "donna" dell’Apocalisse assurge a simbolo del parto doloroso che ogni cristiano compie per passare da una conoscenza iniziale a una più profonda esperienza di Cristo.

Maria come via per la conversione alla storia

Di fronte all’attuale situazione storica di violenza istituzionalizzata, di miseria di tante frange sociali e di ingiuste disuguaglianze, la Chiesa prende coscienza che non è più possibile un atteggiamento neutrale o di alleanza con i poteri oppressivi e che invece occorre assumere un compito di liberazione, di promozione delle persone. Nell’ambito di questo vasto programma ecclesiale, Maria è al seguito di Cristo liberatore (Lc 4,16-21) una figura stimolatrice di liberazione. I1 cantico del Magnificat, profonda meditazione della storia, diventa così espressione perfetta della spiritualità della liberazione: gioia e azione di grazie per l’azione di Dio che libera gli oppressi e umilia i potenti, solidarietà con i poveri, speranza attiva nel cambiamento del mondo in vista dell’alleanza (cf Lc 1,46- 55). Il cristiano che guarda a Maria non può essere complice delle ingiustizie del mondo, né ridursi a renderle omaggi e preghiere, ma deve parteggiare con il Dio dei poveri e impegnarsi in un amore "politico" verso di essi, onde contribuire alla liberazione del mondo da ogni ingiustizia. In particolare Maria, la donna scelta da Dio per realizzare la grande opera dell’incarnazione redentrice, invita a deporre gli ingiusti pregiudizi sulla donna, che precludono la via verso una sua piena partecipazione e responsabilità nei vari settori della vita sociale ed ecclesiale. È la madre di Gesù presente nella prima comunità ecclesiale (At 1,14), dove germina nello Spirito l’abbozzo meraviglioso di una vita nell’unione cordiale, nella preghiera, nella condivisione dei beni. Come Maria il cristiano si rinnova nella disponibilità allo Spirito, per operare creativamente in ordine a un’animazione cristiana della realtà sociale.

 

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Inserito Lunedi 17 Agosto 2015, alle ore 11:58:37 da latheotokos
 
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