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  Maria, prima educatrice 
Spiritualità

Un articolo di Salvatore Maria Perrella, Preside del "Marianum" di Roma, in Madre di Dio del 3 marzo 2012.



«Non esiste una spiritualità legittima nella Chiesa che possa permettersi di cercare Dio facendo a meno della Vergine».

In un lucido e ancora attuale articolo il grande teologo francese Henri de Lubac (+1991), creato cardinale da Giovanni Paolo II, aveva descritto la fisionomia del santo e della santità di domani; la lettura di questo suo intervento è ancora oggi degna di essere riproposta come diagnosi del perenne futuro dello Spirito. I santi, nella complessa realtà postmoderna e del terzo millennio, come interpreti veraci e credibili dei disegni di Dio, sono gli autentici testimoni della genuina spiritualità credente. L'opera di santificazione compiuta dal Vangelo di Cristo, dall'opera performante dello Spirito, dal materno accompagnamento della Vergine e della Chiesa che spronano e aiutano in tale titanica impresa e sfida all'"uomo vecchio", conduce la persona a sperimentare:
- Sia il Dio lontano, tanto è immensa la sua alterità e distanza da noi, per cui siamo portati a riconoscere in primo luogo la sua radicale e costitutiva alterità nei confronti del cosmo e dell'uomo. Significa far propria la preghiera del salmista: «Riconoscete che solo il Signore è Dio, egli ci ha fatti» (Sal 100,3), significa proclamare con l'evangelista: «Nessuno è buono, se non Dio solo» (Lc 18,19). Un Dio non creato dalle domande dell'uomo circa l'origine, l'approdo e il senso del vivere, non dunque opera proiettiva della sua mente e del suo cuore, anche se non estraneo e indifferente agli interogativi e alla ricerca umana;
- Sia il Dio vicino, ossia la dimensione dell'alterità del "Totalmente Altro", pur fondamentale, non esaurisce la insondabile ricchezza del mistero del Dio tre volte santo. La mai conclusa parabola dell'Israele credente ha proclamato e continua a proclamare a più riprese che il lontano, il distante, l'Altro, il senza peccato, in breve il Santo, ama uscire dalla sua inacessibilità per farsi vicino, prossimo, presente. Sta scritto, infatti, «Io sono il Santo in mezzo a te» (Os 11,9), venuto a te per costituirti «nazione santa» (Es 19,6). Questa è la vocazione perenne di Israele, la sua chiamata alla santità, che consiste in una uscita dal prima, l'idolatria dai pensieri e dalle vie non buone, in un ingresso nel dopo, la compagnia del Dio dei padri dai pensieri e dalle vie di vita e di luce, un passaggio reso possibile dalla decisione di essere "in mezzo" a Israele per non privare l'umanità della memoria della sua presenza e delle sue indicazioni. Indefettibile memoria della presenza santa e delle veraci indicazioni del Padre, a partire dalla «pienezza del tempo» (Gal 4,4), è divenuto Gesù Cristo, l'impressionante Dio-con-noi!
La strada della santità, pur essendo sempre irta per tutti, è percorso fatto sub e in compagnia del Dio-con-noi, Gesù Cristo; evento-esperienza che significa e comporta la radicale trasformazione dell'essere. Infatti: «Se uno è in Cristo, è una nuova creatura» (2Cor 5,17), un uomo nuovo (cf Ef 2,15; 4,24; Col 3,10) conforme al Figlio di Dio (Rm 8,29; 2Cor 3,18) nel pensare (cf 1Cor 2,16), nel sentire (cf Fil 2,5), nel comportarsi (cf 1Gv 2,5) e nel morire-risorgere (cf Fil 3,10-11). La cristiformità è pertanto la nuova forma di esistenza data dallo Spirito di Cristo alla Chiesa e a ogni redento come bene incommensurabile e prezioso da custodire: «Santità come estasi della storia, come l'altrimenti della storia» (G. Bruni).
Per diventare ed essere santi, significa essere resi persone pneumatiche, cristiche e, per molti versi, mistiche, cioè sempre più vicini e conformi alla persona e al cuore del Dio vicino-lontano: l'intera vicenda di santa Maria e di ogni santo e santa declinano inoppugnabilmente questa sinergica opera del Cristo e del suo Spirito nel condurre al Padre che è nei cieli, formando e costituendo come solo loro sanno fare, come è accaduto per Maria, un cuore immacolato e fedele.
La vita spirituale consiste essenzialmente nel percorrere le vie di Dio, rivelate negli eventi, nelle parole e nei santi protagonisti dell'Antico e Nuovo Testamento. Per questo il dato biblico su Maria nella storia della salvezza e nel primo annuncio del Vangelo segna il punto di partenza della stessa trattazione dei temi di spiritualità. Le linee bibliche fondamentali della dimensione mariana sono: presenza e vicinanza salvifica di Dio, epifania e Parola salvifica di Dio, alleanza sponsale nella storia salvifica, ri-formazione e ri-educazione delle relazioni fondanti l'essere umano.
Fra quanto i testi biblici offrono si colloca anche la «spiritualità mariana» nella sua duplice dimensione critica (cioè pensata) e prassica (vale a dire vissuta). Infatti essa appartiene, come ha insegnato Giovanni Paolo II in Redemptoris Mater 48, «non solo alla dottrina di fede, ma anche alla vita di fede». In verità, la spiritualità mariana è poco considerata nei trattati teologici e di spiritualità e negli scritti ascetici è sovente limitata al fatto cultuale o devozionale; in realtà essa è molto più delle sole pietà e devozione alla Madre del Signore. Pur senza entrare nelle motivazioni e giustificazioni date dalla teologia, si può concordare con il cardinale Angelo Amato che «la spiritualità mariana è la stessa spiritualità cristiana accettata e vissuta nella sua globalità di amore, di azione e di dedizione a Dio-Trinità».
Questa articolazione ci riconduce alla triplice dimensione della spiritualità di cui parlava von Balthasar. Il teologo svizzero, contemplando e mostrando la caratura salvifica ed esemplare dell'esistenziale Fiat a Dio di santa Maria, asseriva che «non esiste una spiritualità legittima nella Chiesa che possa permettersi di cercare Dio facendo a meno di questo modello di perfezione cristiana, senza cioè essere anche spiritualità mariana». Orientando questo richiamo in direzione specificamente mariana, si può precisare che la caratteristica principale della spiritualità mariana consiste nel rapporto esplicito che il battezzato- crismato esperimenta nella sua vita di fede nei riguardi della Madre di Gesù, che diventa presenza dialogante, sua maestra-educatrice, suo modello e suo cordiale ed efficace aiuto. Questa indubbia densità teologica e spirituale supera la soglia del fatuo devozionismo (cf Lumen gentium, 66-67; Marialis cultus, 56-58) e guida alla verità del rapporto di santa Maria con l'esistenza credente, cioè alla spiritualità mariana.

 

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Inserito Martedi 5 Gennaio 2016, alle ore 9:55:59 da latheotokos
 
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DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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