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  Le apparizioni: segno della intercessione e mediazione di Maria 
Mariofanie

Da Salvatore Maria Perrella, La Rosarium Virginis Mariae e le apparizioni di Fatima, in Theotokos 25 (2017) n. 1, pp. 41-45.



L'evento dell'Incarnato-Crocifisso-Morto-Risorto-Asceso alla destra del Padre e Donatore dello Spirito vivificante, dal quale promana e ha senso il mistero dell'Immacolata-Morta-Assunta in cielo in anima e corpo, almeno per i cattolici romani, sono potenti e concrete risposte, pregne delle parole e delle opere del Dio vivente, al senso e al bisogno di futuro non effimero delle attuali generazioni.67 Inoltre, secondo il disegno provvidente di Dio per la sua Chiesa e a motivo della sua conformazione al Risorto-Asceso, Maria assunta agisce ed opera (adest et agit), è presente ed appare nella nostra storia per invitare a perseguire la via dell'Evangelium vitae:68 a inoltrarsi, cioè, nei sentieri dello Spirito, e quindi impegnarsi concretamente in ordine a una città degli uomini più cordiale, giusta, solidale e fraterna, lottando senza nessuna violenza ma con l'arma della persuasione e della testimonianza a favore della memoria passionis, che sempre origina dalla Parola di Dio e dal mistero di Gesù, per dare al grido degli uomini un ricordo e al tempo un termine.69
L'esercizio in actu della maternità spirituale della Vergine Maria è realtà, presenza e servizio che la Chiesa confessa, celebra ed esperisce primariamente e fontalmente nelle celebrazioni liturgiche, che la teologia anche ecumenica approfondisce, e il popolo cristiano fortemente avverte e conserva toto corde nel quotidiano dell'esistenza storica e di fede;70 ed anche, secondariamente e quale effetto del mistero pasquale, nei doni carismatici liberamente offerti a sostegno della predicazione evangelica, quali, tra gli altri, le apparizioni-visioni. Infatti, osserva ancora Stefano De Fiores, la «presenza pneumatica di Maria rende conto dell'esperienza del popolo di Dio, che percepisce pur nello statuto della fede non solo il suo aiuto e la sua azione, ma anche la sua stessa persona come un tu vivente con cui è possibile intessere un dialogo di fiducia e di amore. A tale esperienza, che coincide con un'autentica spiritualità mariana, è orientata strutturalmente la presenza di Maria, che come ogni presenza personale permette ed esige una risposta vitale. Certo l'amicizia e l'amore non sono imposti per forza, ciò sarebbe contro la libertà della persona, ma una mancata risposta responsabile ai segni della presenza di Maria frustrerebbe tale stessa presenza e la convertirebbe in un'assenza».71
La consapevolezza della materna intercessione di Maria, insegna il magistero dei pastori in profonda consonanza con la plurisecolare e genuina tradizione della Chiesa, suscita nei fedeli due caratteristici atteggiamenti cultuali: l'invocazione fiduciosa e l'abbandono filiale. Atteggiamenti che non devono sorprendere in quanto sono il riflesso del posto che santa Maria possiede nella storia della salvezza: di fatto, nelle sue espressioni di culto (lex orandi) la comunità del discepoli del Risorto riflette la sua fede nel ruolo della Serva del Signore nel mistero di Cristo e della Chiesa (lex credendi) e si impegna a vivere con coerenza le esigenze evangeliche che ne derivano (lex vivendi).72
La maternità salvifica, o mediazione materna esercitata dalla Glorificata, si inscrive nella cooperazione sostanziale e imprescindibile che lo Spirito attua nei credenti, portando a pienezza l'opera messianica del Cristo nel tempo e nella storia, negli uomini, nella Chiesa. Il popolo di Dio, che ha sempre beneficato e consapevolmente invocato ed esperito la maternità spirituale di Maria, è consapevole che ella è, nella Chiesa e con essa, dopo e nello Spirito santo, la prima e principale collaboratrice del Redentore e Mediatore Cristo nell'opera della salvezza.73
La cooperazione o mediazione (evidentemente emendata da ogni fraintendimento e da ogni indebita appropriazione mariocentrica) in Cristo e nello Spirito della Vergine Assunta/Glorificata, è prototipo e paradigma per la Chiesa, chiamata, come santa Maria, a cooperare all'opera salvifica della Trinità. In questo senso bisogna affermare che la Vergine gloriosa personifica la collaborazione della Chiesa, essendo la prima di coloro che Paolo chiama "collaboratori" o "cooperatori di Dio" (cfr. 1 Cor 3,9). Tutti coloro che hanno ricevuto il Vangelo della riconciliazione e della carità e il battesimo, sono chiamati a cooperare con il Figlio di Dio all'opera redentrice della Trinità; a tal riguardo ci sovviene la Parola della fede (cfr. Rm 10, 8) sulla nostra partecipazione all'itinerario pasquale di Gesù Cristo: con il battesimo siamo "co-sepolti" con lui (cfr. Rm 6,4) e con la fede siamo già "co-risuscitati" con lui (cfr. Ef 2, 45).74
L'apostolo Paolo era più che convinto della nostra partecipazione, in quanto chiesa, a sì grand'opera quando affermava: «Siamo infatti collaboratori di Dio» (1 Cor 319). Dalla grazia siamo resi come Maria "generosi compagni" e "generose compagne" del Redentore nell'opera della sua redenzione (cfr. Lumen gentium 60-62; Redemptoris Mater 38-41).75 In questo orizzonte si può inserire la spiegazione delle apparizioni mariane offerta da von Balthasar (†1988): «Chi si meraviglia [...] non ha capito chi è veramente Maria. Ella è il prototipo della Chiesa, la Chiesa nella sua forma più pura, la Chiesa come dovrebbe essere o (poiché siamo tutti peccatori) come dovrebbe cercare di essere. Maria non è una persona privata. Ella è, si potrebbe dire, una persona universale [ ... ] quale Serva del Signore che si può a tutto adoperare. Ella è ora disponibile anche per il Figlio suo, per mostrare ai cristiani ciò che la Chiesa è in realtà - e dovrebbe essere. Proprio perché ella è la perfetta umile, non ha alcun timore nel rimandare a se stessa, nell'apparire con un rosario, nel fungere da intermediaria al Figlio. Tutto in lei è grazia, perché dovrebbe esitare a presentare al mondo questo miracolo di Dio, fare ammirare non già se stessa ma manifestare la potenza di Dio e del proprio Figlio? La parola "rivelazione privata" non è molto felice. Essa è giustificata se si considera che oltre alla parola di Dio nel Nuovo Testamento non c'è da aspettarsi per il mondo nessuna rivelazione del Dio uno e trino. Ma l'abbiamo compresa nella sua profondità e pienezza? Non abbiamo bisogno sempre di nuove spiegazioni per capire ciò che in essa è contenuto in profondità di grazia ma anche in richiesta di grazia? In che misura ne siamo assorbiti? E chi sarebbe più competente a darci questa mai conclusa spiegazione se non la Ecclesia immacolata?».76
Questo mirabile disegno d'amore dell'Unitrino, comunque, deve tutto alla persona e all'opera del Figlio incarnato, sacerdote, mediatore perfetto della nuova e definitiva alleanza. Scrive a tal riguardo il biblista e cardinale Albert Vanhoye: «Coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha "sofferto" (Eb 2, 10), Cristo, "reso perfetto", e stato "proclamato sommo sacerdote da Dio" (Eb 5, 9-10). Attraverso la sua Passione, ha acquisito, nella sua umanità, una capacità illimitata di misericordia (Eb 2, 17-18; 4, 15-16). Fondata sulla sua Passione, la sua glorificazione l'ha reso "degno di fede per i rapporti con Dio". La sua umanità crocifissa e glorificata è "la strada nuova e vivente" (Eb 10, 20) che introduce i credenti nella comunione con Dio; è "la tenda vera" (Eb 8, 2), "la tenda più grande e più perfetta" (Eb 9, 11) che dà accesso alla santità di Dio. L'adesione alla mediazione di Cristo si realizza prima di tutto mediante la fede, perché Cristo e "sommo sacerdote degno di fede". Allo Stesso tempo, si realizza mediante la speranza, inseparabile dalla fede, perché questa è adesione ad un dinamismo potente di mediazione. Infine, si realizza pienamente mediante l'amore, perché la mediazione di Cristo è un dinamismo di alleanza, un dinamismo d'amore, sotto la duplice forma dell'accoglienza amante della volontà di Dio e della solidarietà con le persone umane».77
Da e in questo dinamismo di alleanza e di amore sgorga, è inserita e prende sempre nuova linfa, la mediazione materna della Vergine glorificata, non come necessità ma come segno della sovrabbondanza della grazia del Dio misericordioso (cfr. Lumen gentium 60);78 vera diaconia in Cristo, nello Spirito, nella e per la Chiesa, per ogni uomo e donna amati ed accolti dal Padre nostro che è nei cieli. Le apparizioni-visioni-mariofanie, sono pertanto ulteriore attestazione carismatica di tale presenza e ministero di assistenza della Madre di Gesù nella comunione dei santi; per cui sono sfida per la ragione e dono per la fede!

NOTE
67 Cfr. S. M. PERRELLA, Tra protologia ed escatologia: il mistero mariano degli inizi e della fine. Una lettura teologico-ecumenica, in Theotokos 18 (2010), 569-599.
68 Sul tema della presenza celeste e materna di Maria nella storia umana, cfr. A. PIZZARELLI, Presenza, in NDM, 1045-1051; I. M. CALABUIG, Per una ripresa del discorso sulla presenza della Vergine, in Marianum 55 (1996), 7-15; J. M. MARTINEZ, Presencia e jnflujo de Maria en nuestra vida teologal: testimonios y teoria, in Ephemerides Mariologicae 55 (2005), 449-466; S. DE FIORES, Maria, vol. 2, 1364-1400: «Presenza»; T. TURI, Presenza, in Mariologia, 1002-1012.
69 Cfr. J. B. METZ, Memoria passionis. Un ricordo provocatorio nella società pluralista, Queriniana, Brescia 2009, 13-71.
70 L'attuale liturgia romana, ad esempio, esprime la fede della Chiesa e ringrazia Dio per il "dono" della maternità spirituale di Maria nei confronti dei fedeli; basti pensare ai testi ecologici del Messale Romano o a quelli specifici della Collectio Missarum de Beata Maria Virgine (= CMBMV): testi in cui Si veicola e si celebra nel Memoriale del Signore la Madre che è data alla Chiesa come vera madre nell'ordine della grazia. Si veda lo studio di I. M. CALABUIG, II culto alla Beata Vergine: fondamenti teologici e collocazione nell'ambito del culto cristiano, in AA. VV., Aspetti della presenza di Maria nella Chiesa in cammino verso il Duemila, Marianum, Roma 1989, 267-274.
71 S. DE FIORES, Maria, vol. 2, 1393-1394.
72 Cfr. C. MAGGIONI, Il contributo della Marialis cultus per la comprensione dell'assioma lex orandi-lex credendi, in S. M. MAGGIANI-A. MAZZELLA (a cura di), Liturgia e pietà mariana a cinquant'anni dalla Sacrosanctum concilium, 33-159.
73 Cfr. S. M. PERRELLA, L'intercessione celeste della Madre del Signore. Alcune note teologiche ed ecumeniche, in Marianum 72 (2010), 53-146.
74 Cfr. G. MASPERO, Uno perché Trino. Breve introduzione al trattato su Dio, Cantagalli, Siena 2011, 109-133.
75 Cf. AA. VV., In Cristo unico mediatore Maria cooperatrice di salvezza, Alvil, Roma 2008; S. M. PERRELLA, Cooperatrice di salvezza/Mediatrice, in Mariologia, 327-336; A. VILLAFIORITA MONTELEONE, Alma Redemptoris Socia. Maria e la Redenzione nella teologia contemporanea, Eupress Fm, Lugano 2010; A. GARCO, Madre dei viventi. La cooperazione salvifica di Maria nella "Lumen gentium". Una sfida per l'oggi, Eupress Fm, Lugano 2012.
76 H. U. VON BALTHASAR, Aprite i cuori all 'Immacolata, ecco appare la Madre di Dio, in Il Sabato, del 3-9 dicembre 1983, 19. Sul pensiero balthasariano circa le apparizioni mariane, si veda lo studio di: D. A. CERQUEIRA, Maria presso la Croce (Gv 19,25-27). Risonanze balthasariane negli scritti di A. von Speyr (1902-1907), Dissertazione per il conseguimento della laurea in Teologia con specializzazione in Mariologia, Pontifica Facoltà Teologica "Marianum", Roma AA. 2016-2017, 720-741.
77 A. VANHOYE, Gesù Cristo il Mediatore nella lettera agli Ebrei, Cittadella, Assisi 2007,268-269.
78 La cooperazione di Maria all'opera della salvezza, così come celebrata e attuata dalla liturgia ecclesiale, «ha la sua ragione ultima nell'insondabile e libera volontà di Dio, il quale, essendo eterna e divina carità (cfr. 1 Gv 4,7-8. 16), tutto compie secondo un disegno di amore: egli l'amò ed in lei operò grandi cose (cfr. Lc 1,49); l'amò per se stesso e l'amò anche per noi; la donò a se stesso e la donò anche a noi [ ... ]. All'uomo contemporaneo, non di rado tormentato tra I'angoscia e la speranza, prostrato dal senso dei suoi limiti e assalito da aspirazioni senza confini, turbato nell'animo e diviso nel cuore, con la mente sospesa dall'enigma della morte, oppresso dalla solitudine mentre tende alla comunione, preda della nausea e della noia, la Beata Vergine Maria, contemplata nella sua vicenda evangelica e nella realtà che già possiede nella Città di Dio, offre una visione serena e una parola rassicurante: la vittoria della speranza sull'angoscia, della comunione sulla solitudine, della pace sul turbamento, della gioia e della bellezza sul tedio e la nausea, delle prospettive eterne su quelle temporali, della vita sulla morte» (PAOLO VI, Marialis cultus 56 e 57).

 

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Inserito Sabato 28 Ottobre 2017, alle ore 19:26:05 da latheotokos
 
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