PORTALE DI MARIOLOGIA - La dottrina mariana nell'Oriente del VI e VII secolo
PORTALE DI MARIOLOGIA
  Login o Registrazione
PER CONOSCERE MEGLIO LA MADRE DI DIO
 Menu 
· Home
· Account o Registrazione
· Argomenti generali
· Articoli: archivio
· Articoli: invia nuovo
· Articoli: piu' letti
· Articoli: ultimi inseriti
· Banners del sito
· Biblioteca mariana
· Calendario mariano
· Documenti Magistero
· Enciclopedie
· Forums
· Fotoalbum
· Help del sito
· Invia Cartolina virtuale
· La Chat di Mariologia
· Le vostre domande
· Mappa del sito
· Motore di ricerca
· Sondaggio
· Statistiche
· Suggerimenti
· Sussidi Pastorali
· Testimonianze
· Web Links
· Webcams
 Enciclopedie 










 Inserti Speciali 



























 Nuovi in Biblioteca 
  La Vergine del silenzio
  Catechesi bibliche sui misteri del Rosario
  La Madonna che scioglie i nodi
  Uno sguardo a Maria. I molteplici aspetti del mistero mariano
  L'Annunciazione a Maria nell'arte d'Oriente e d'Occidente
  Il messaggio teologico di Guadalupe
  L'angelo mi disse. Autobiografia di Maria
  Il paradosso mariano. Cornelio Fabro rilegge S. Kierkegaard
  Maria e la modernità
  Benedetto XVI. Una donna icona della fede
  Giovanni XXIII. Madre e maestra di vita cristiana
  Icone. Il grande viaggio
  Ben più che Madonna. Rivoluzione incompiuta
  Cuore di Mamma.
  Maria Madre del Signore. Canti per le solennità mariane
 Pensieri 
Nuova pagina 1


 

 Ultimi 15 articoli 
Ultimi 15 Articoli

La Vergine Maria nel Concilio Vaticano II


La Theotokos Achiropita di Rossano


Maria, Icona della Chiesa pellegrina


La marianità del Carmelo


La contemplazione nel cuore di Maria per la missione


Maria al servizio della creazione e della vita


I giovani e Maria nella cultura contemporanea


Maria e l'Eucaristia


Con Maria aspettiamo la Pentecoste


La pietà popolare, i giovani e Maria


Il Mese di Maggio in Vaticano e nel mondo


Preghiera e contemplazione con Maria


Maria e i tempi dell'attesa nell'iconografia


Maria nella musica del Novecento Europeo 1


Maria nella musica del Novecento Europeo 2


 Immagini  
 Sondaggio 
COSA TI INTERESSA DI PIU' IN MARIOLOGIA?

S. Scrittura
Magistero della Chiesa
Apparizioni
Mariologia ecumenica
Liturgia
Dogmi mariani
Spiritualità mariana
Pietà popolare
Mariologia sociale
Padri della Chiesa
Cultura e Arte



Risultati
Sondaggi

Voti 755
 Contatore visite 
DAL 1999

web counter 
 F.A.Q. 

 Utenti 
Benvenuto, Anonimo
Nickname
Password
(Registrazione)
Iscrizione:
ultimo: pertinac
Nuovo di oggi: 0
Nuovo di ieri: 0
Totale iscritti: 357

Persone Online:
Visitatori: 429
Iscritti: 0
Totale: 429
 Orario 

 Imposta come Home
 Contatta il Webmaster
 Mappa del Sito
 Invia Cartolina 

Vuoi inviare una nostra cartolina ad un amico?
 La Chat 
Nome Stanzaonline
Privata IL MARIOLOGO0
Privata LA THEOTOKOS0

[ SPChat ]
  La dottrina mariana nell'Oriente del VI e VII secolo  
PatristicaDalle dispense di L. Gambero, DOTTRINA MARIANA ORIENTALE NEL PERIODO BIZANTINO, Marianum, Roma 1999-2000.

INTRODUZIONE

A causa delle differenti situazioni religiose, culturali, storiche e socio – politiche, la dottrina mariana dell’Oriente e dell’Occidente deve essere studiata separatamente.
Tra la fine del VI e l’inizio del VII secolo, l’Occidente conobbe la pressione dei popoli barbarici che Giustiniano (527-565) cercò di contrastare; l’Oriente fu soggetto al suo interno ad una serie di contraddizioni sociali e religiose che sfociarono in vere e proprie sedizioni popolari, rivolte militari e guerre civili. Ma, mentre l’Occidente si smembrava e cadeva in mano ai Longobardi (Italia 588), ai Visigoti (Spagna 584), agli Avari (Europa Centrale), agli Ostrogoti, ai Vandali, ecc., l’Oriente si mantenne in una sostanziale unità di confini che permise un progressivo sviluppo religioso e teologico nel segno della continuità. Mantenuta sino alla fine dell’VIII secolo una sostanziale unità, dalla fine del secolo il distacco divenne definitivo: l’Oriente continuò a fare blocco intorno al suo Imperatore, l’Occidente cominciò ad aprirsi ai popoli nuovi. Il clima di diffidenza reciproca sfociò nella separazione ufficiale sotto il Patriarca Michele Celulario nel 1054, anche a causa del carattere forte ed alieno ad ogni compromesso di Papa Leone IX. Il dissidio si rese evidente nel campo liturgico e dogmatico: la processione dello Spirito Santo, il matrimonio dei preti, l’uso del pane eucaristico, il battesimo per immersione ecc. Il 16 luglio 1054 i legati pontifici deposero la bolla di scomunica sull’altare di Santa Sofia, accolta anche dall’imperatore Costanzo IX che, però in un secondo momento patteggiò per il Patriarca che, così, poté a sua volta scomunicare i delegati pontifici.

DOTTRINA MARIANA NELL'ORIENTE DEL SECOLO VI E VII

La dottrina del Concilio di Calcedonia, venne notevolmente consolidata e sviluppata, ma si suddivise in due tronconi:
- Il CALDEDONISMO RIGOROSO che continuò a sottolineare la dualità delle nature in Cristo;
- Il NEO – CALCEDONISMO che, invece, seguendo Cirillo d’Alessandria, accentuò l’unità della persona. Questa corrente fu quella a prevalere e le sue istanze furono accolte nel 553 dal Concilio Costantinopolitano II. Preoccupazione generale della Chiesa fu quella di salvaguardare l’integrità delle due nature in Cristo e l’unità della sua persona. Le definizioni conciliari contribuirono a chiarire la dottrina cristologica e crearono le premesse per un’esatta comprensione del rapporto tra il Salvatore e sua Madre, ritenuto l’elemento fondamentale di una corretta dottrina mariana. L’approfondimento della dottrina contribuì vigorosamente all’estendersi della devozione mariana che trovò spazio non solo vita dei fedeli ma anche nella letteratura, nell’arte, la liturgia e l’omelitica. Fino all’occupazione degli Arabi esistette in tal senso una relativa tranquillità e unità. Dopo l’occupazione degli Arabi, che permettevano una certa libertà religiosa ma ostacolavano i rapporti delle Chiese locali con il Patriarcato di Costantinopoli, si svilupparono chiese indipendenti o autocefale che accentuarono o differenziarono le formulazioni della fede. Tutte le chiese, tuttavia, espressero eguali e profonde manifestazioni di devozione verso la Theotokos, cosa che sarà da allora per sempre una caratteristica propria della Chiesa orientale.
Tra i Padri orientali che, in questo, lasciarono una profonda impronta ci sono:

ANASTASIO I DI ANTIOCHIA (+ 599)
TEOTECNO DI LIVIA (VI-VII secolo)
GIOVANNI DI TESSALONICA (+ 630)
MODESTO DI GERUSALEMME (+ 634)
SOFRONIO DI GERUSALEMME (+ 638)
MASSIMO IL CONFESSORE (+ 662)

Tra gli ultimi grandi padri a cavallo della crisi iconoclasta:
GIOVANNI DI EUBEA (+ 650)
GERMANO DI COSTANTINOPOLI (+ 733)
ANDREA DI CRETA (+ 740)
GIOVANNI DAMASCENO (+ 750)

Alla fine del secondo millennio:
FOZIO (+897)
SIMONE METAFRASTE (X secolo)

Anastasio di Antiochia

Vita
Si hanno poche notizie. Patriarca di Antiochia dal 559, difese l’Ortodossia contro l’imperatore Giustiniano che, con l’editto del 565, pretendeva di imporre come dottrina ortodossa la incorruttibilità del corpo di Cristo prima della resurrezione. Anche il successore di Giustiniano, Giustino II, trovò la fiera opposizione di Anastasio quando tentò di usurpare i beni della Chiesa. Deposto, venne inviato nel 570 in esilio a Gerusalemme. Nel 593, anche a causa delle insistenze di papa Gregorio Magno, l’imperatore Maurizio lo reintegrò nelle sue funzioni patriarcali. Morì nel 599.

Opere
a) 5 discorsi: De Sancta Trinitate; De incircumscripto, De Divina Incarnatione, De Passione et impassibilitate Christi, De Ressurrectione Christi.
b) Omelie litirgiche: Oratio pacificationis del 25 marzo 593, giorno dei reinsediamento come Patriarca, De Quadragesima

Pensiero mariano
La dottrina mariana emerge soprattutto nel De Divina Incarnatione. Ed ecco i punti salienti:
- Il bambino stretto tra le braccia di Simeone ha origine trascendente e potenza divina. I fedeli devono riconoscere in lui la presenza delle due nature e l’unità della persona;
- Il Figlio di Dio è entrato nell’utero verginale di Maria che era esente da ogni corruzione;
- La salvezza portata da Cristo ha carattere universale, prova ne è il senso di attesa di un Salvatore presente in tutti i popoli, anche quelli pagani;
- L’economia dell’Incarnazione includeva la presenza e l’azione di una creatura umana in funzione di madre, con un legmane unico con lui. La trascendenza del bimbo giustifica la qualifica di divina alla maternità di Maria e il titolo per lei di Theotokos.
- La verginità di Maria fu una condizione legata al ruolo da lei svolto ed è anche un riflesso della sua santità e della sua purezza.
- L’azione di Maria si estende anche alle creature umane, per le quali lei è mediatrice e corredentrice. Maria è accanto a noi soprattutto sul piano dell’esemplarità e del supporto morale;
- C’è un parallelismo tra Eva e Maria: la prima causò la nostra morte; la grazia della seconda ci restituì alla vita.

Conclusione
L’Omelia dell’Annunciazione è un’importante testimonianza della celebrazione di questa festa al 25 marzo ed è situata da Anastasio nel ciclo natalizio. La dottrina di Anastasio accentua la componente umana del Verbo.


Teotecno di Livia

Il suo nome è legato alla prima omelia assunzionista che conosciamo.

Bilancio dei primi secoli intorno alla fine terrena di Maria
I primi tre secoli spiccano per il silenzio totale della Tradizione su questo tema. Solo alla fine del IV secolo, Epifanio di Salamina (+ 433) solleva il problema della fine terrena di Maria. Intanto verso la fine del V secolo, sono gli Apocrifi a diffondere racconti dettagliati su questo argomento. In questi scritti è difficile discernere la fantasia da filoni autentici della Tradizione. Si credeva già a quel tempo che la tomba della Vergine fosse a Gerusalemme nei pressi del Getsemani ed è a Gerusalemme che prende avvio anche la celebrazione di una festa mariana il 15 agosto, le cui cause e origini non sono state ancora chiarite. La festa liturgica che celebra la dipartita della Vergine al 15 agosto fu introdotta dall’imperatore Maurizio nel 600 col nome di KOIMESIS (Dormizione). In occidente fu introdotta da Papa Sergio (687-701). La festa liturgica portò al sorgere del filone omelitico sull’Assunzione. Il patriarca Teodosio di Alessandria (+ 566) parla di una duplice celebrazione per commemorare la morte di Maria: il 16 gennaio la morte e il 9 agosto la sua resurrezione, con un intervallo, perciò, di 206 giorni.

Teotecno e la sua omelia
L’omelia del vescovo di Livia, vissuto tra la metà del VI e i primi anni del VII secolo, ha una grande importanza in quanto è molto esplicita sull’evento dell’Assunzione corporea. Teotecno dà alla festa anche un nuovo nome: la chiama ANALEPSIS, cioè ASCENSIONE. L’omelia ci viene trasmessa da un manoscritto che ne raccoglie altre 22 dei Padri del secolo IV e V. Il nostro è l’unico autore posteriore.
L’omelia, pur facendo anche ricorso agli apocrifi, ha una grande solidità teologica e liturgica.
DATI DELL’EVENTO: Dopo breve tempo dalla deposizione nella tomba, il corpo di Maria fu assunto in cielo. L’Assunzione, quindi, avvenne dopo la morte. Il corpo, però, non conobbe la corruzione. Maria morì davanti agli Apostoli e alle creature celesti che lodavano Dio per le meraviglie operate in Lei. I Giudei tentarono di contrastare il trasporto della salma nel Getsemani, ma vennero colpita da cecità. Gli Apostoli vegliarono il corpo, quando all’improvviso sentirono un rumore di tuono e videro la Vergine salire al cielo e prendere posto accanto a Gesù.
BASE SCRITTURISTICA: L’omelia contiene molte citazioni bibliche: Gesù che promette di preparare un posto per i suoi in cielo, prima di tutto lo prepara a sua madre; Come Enoch ed Elia, anche la Vergine sale al cielo; Se Gesù apre il cielo al ladrone pentito, tanto più lo apre alla madre; la vita di Maria fu segnata da dolore come quella di Cristo, doveva allo stesso modo essere segnata dalla gloria.
E’ presenta anche il parallelismo Eva – Maria: Maria sconfiggendo il serpente ha salvato quelli che Eva aveva rovinato;
FONDAMENTI DOGMATICI: dell’omelia sono: la relazione stretta materna – filiale di Maria con Cristo che spiega la sua verginità, la sua maternità divina e di conseguenza anche la sua glorificazione; una necessità conseguenziale: avendo offerto il grembo al corpo del Figlio di Dio, essendo stata l’arca del tempio, il Tabernacolo del Signore, Maria doveva necessariamente essere glorificata.

Conclusione
La certezza e sicurezza con cui Teotecno espone la sua dottrina assunzionista, lascia percepire il pacifico possesso di questa verità da parte della Chiesa. La Chiesa di Livia celebrava già dal VII secolo la festa dell’Assunzione di Maria.


Giovanni di Tessalonica

Vita
Non ci sono informazioni precise sulla sua vita. Deve essere stato vescovo fra il 610 e non oltre il 649. Data di morte si suppone sia il 630.

Opere
- I miracoli di San Demetrio, opera che lo rese famoso;
- Omelie: Il Vescovo di Cizico Nicola ricordava al Concilio di Nicea II nel 787 come Giovanni fosse autore di un “Biblos” di omelie.

Dottrina mariana
- Nella sua Omelia sulla Dormizione, partendo dagli Apocrifi, ci offre un altro racconto della fine di Maria, e quindi un altro apocrifo. Ma mentre i “Transitus” latini parlano chiaramente della glorificazione di Maria, Giovanni su questo punto tace. Lo studioso Di Capelle ha tuttavia notato come nelle fonti usate da Giovanni per scrivere la sua omelia si parla già della glorificazione, quindi il silenzio di Giovanni non appare significativo in questo. L’omelia è invece importante perché ci da delle informazioni sulla festa della Dormizione in Oriente e sulla credenza che la morte di Maria fosse stata accompagnata da molti miracoli.
- Oltre ai titoli Theotokos, Aeiparthenos, Giovanni chiama Maria santa, immacolata, dimora di Cristo, Signora dell’universo e del mondo, Vergine di Dio, gloriosissima Vergine.
- Il suo rapporto con gli uomini è materno e fraterno: Giovanni chiama Maria spesso “madre”, ma anche “sorella degli uomini” e la vergine chiama il suo interlocutore “figlio”. Nei confronti degli uomini Maria è benefattrice, speranza e fonte di fiducia.


Modesto di Gerusalemme

Vita

Si incomincia a parlare di lui nel 614, anno in cui era igumeo del monastero di S. Teodosio nel deserto di Giuda, quando il persiano Cosroe II occupò la Siria e la Palestina. Il re deportò in Persia il Patriarca e Modesto fu chiamato ad amministrare la Chiesa, cosa che fecce ottimamente, non soltanto sul piano spirituale ma anche materiale. Nel 629 Cosroe II fu sconfitto dall’imperatore Eraclio che ricondusse il Patriarca Zaccaria a Gerusalemme. Morto questo, qualche anno dopo, Modesto fu nominato Patriarca e vi rimase fino al 634, anno della sua morte.

Opere
Il Patriarca Fozio (*895), nella sua raccolta di omelie detta “Bibliotheca”, dichiara di conoscere tre omelie di Modesto: sulle Micofore, sull’Ipapante e un “Encomio per la Dormizione di Maria”

Encomio per la Dormizione di Maria
Nella Chiesa di Gerusalemme, già dal VI secolo si celebrava il 15 agosto una festa mariana che, col tempo, scoperta vicino al Getsemani la tomba di Maria, si trasformò nella festa della Dormizione. Di questo Encomio ci sono giunti solo dei frammenti e gli autori si dividono in sostenitori o contrari all’autenticità.
a) JUGIE nega l’attribuzione a Modesto per questi motivi:
1. Fozio stesso afferma che l’Encimio è molto diverso dalle altre due omelie;
2. L’Encomio accenna alla controversia monotelita, prematura per il tempo in cui Modesto fu Patriarca di Gerusalemme;
3. L’autore si meraviglia che i Padri precedenti non hanno parlato della Dormizione: se l’autore fosse Modesto, non si meraviglierebbe dato che la festa era stata istituita da poco.
b) D. BERTETTO è invece favorevole all’attribuzione a Modesto per le stesse motivazioni di Jugie:
1. Il fatto che Fozio riconosce diverso l’Encomio dalle altre omelie, non dimostra che che questo non fosse di Modesto;
2. L’allusione al monotelismo è normale perché il problema delle due volontà in Cristo era già in pieno fermento all’inizio del VII secolo;
3. La meraviglia di Modesto sul silenzio degli omeliti è comprensibile, perché la festa veniva celebrata già da tempo.
Pio XII e il Vaticano II attribuiscono l’Encomio a Modesto.

Dottrina mariana
L’Encomio ha una grande importanza perché è il testo omelitico più antico in cui si afferma in termini espliciti l’assunzione di Maria al cielo: la fine terrena di Maria culmina con la sua gloriosa assunzione al cielo. Lo stile dell’Encomio è però più culturale che teologico e può essere classificato tra i panegirici liturgici. Tuttavia esso non sembra essere stato proclamato davanti ad un pubblico, ma piuttosto scritto per un vasto numero di lettori. Ecco i punti essenziali:
- La morte di Maria avviene a Gerusalemme davanti agli Apostoli. Maria muore perché deve seguire l’esempio di suo Figlio e viene sepolta nel Getsemani;
- Il corpo di Maria non ha conosciuto la corruzione ed è stato il Figlio a risuscitarla dal sepolcro e portarla in cielo con sé. Le ragioni sono essenzialmente teologiche: la maternità divina, la verginità, la conformità a Cristo;
- assunta in cielo, la Vergine è diventata la mediatrice e l’avvocata degli uomini, convinzione questa molto diffusa tra i Padri e gli autori bizantini di quel tempo. 


Sofronio di Gerusalemme

Vita
Nasce a Damasco tra il 550 e il 560. Lavora prima come maestro di retorica, poi si fa monaco in Palestina e visita con Giovanni Mosco Roma. Alla morte di questo ritorna in Palestina e nel 633 si reca in Egitto per convincere il patriarca di Alessandria Ciro a non sottoscrivere il “Patto d’unione” con i monofisiti. Visto inutile il suo tentativo, si reca a Costantinopoli dal patriarca Sergio col quale si accorda su una formula dottrinale che esclude dal Verbo Incarnato la presenza di “energie”, ma riconosce un unico soggetto di operazione. Nel 634 diventa patriarca di Gerusalemme e scrive subito a Sergio per confessare la sua adesione a quella dottrina, pur pensando personalmente che ognuna delle due nature di Cristo disponesse di una propria operazione distinta. Dopo la presa di Gerusalemme nel 637, si adoperò presso il califfo Omar per ottenere un trattamento di favore per la città. Muore nel 638.

Opere
- Lettera Sinodica: un trattato intero contro i monofisiti andato totalmente perduto.
- Omelie: solo ad 11 di esse viene riconosicuta la paternità
- 24 odi anocreaontiche per le feste liturgiche
- inni liturgici di vario genere.

Dottrina mariana
Sofronio parla della dignità e della santità di Maria soprattutto nell’Omelia sull’Annunciazione. Per comprendere il vigore delle sue affermazioni, bisogna comprendere quello che egli pensa del peccato originale. Esso è la disobbedienza che tutti abbiamo commesso in Adamo che ha portato la condanna e la decadenza della nostra natura. In Adamo tutti gli uomini sono divenuti trasgressori al comando di Dio. Il corpo dell’uomo è mortale perché affetto dalla stessa macchia e corruzione del corpo di Adamo.
Maria è invece casta, santa e immacolata, per il fatto che Dio in lei si è voluto fare uomo. Il Verbo di Dio incarnandosi ha santificato la natura attraverso la natura stessa. Lo strumento ausiliario di questa purificazione è Maria che doveva, quindi, restare indenne da ogni macchia. Quando avvenne questa purificazione? Fu prima che si verificasse l’evento dell’Incarnazione. Sofronio non tocca mai il peccato originale parlando di Maria, perciò non si può affermare che sia un testimone esplicito dell’Immacolata Concezione, ma è testimone di quel “sensus fidei” che, come un presentimento soprannaturale, intuisce la verità nascosta che a poco a poco verrà chiaramente alla luce.


Massimo il Confessore

Vita
Nasce da nobile famiglia nel 580 a Costantinopoli. Nel 614 decide di farsi monaco ed entra nel monastero di Chrysopolis, vicino alla città. Passa poi nel monastero di S. Giorgio a Cizico e da qui in Egitto dove diventa il più strenuo oppositore del monotelismo. Partecipa a Roma al Sinodo Lateranense del 649, convocato da Papa Martino I, che condanna il monotelismo. Costantino II che con un editto imperiale aveva proibito di discutere di questo argomento, arresta il papa e lo conduce a Costantinopoli dove viene processato, torturato e quindi deportato in Crimea. Anche Massimo, dopo l’amputazione della lingua e della mano destra venne deportato in Tracia dove nel 662 muore a causa delle sofferenze inflittegli.

Opere
Massimo fu uno spirito indipendente, aperto e universale. Secondo il suo pensiero le questioni dogmatiche non esauriscono tutta la realtà teologica, perché più urgenti sono i problemi connessi con l’ascesi spirituale e la perfetta realizzazione in Dio. Tra le opere:
- Opuscula theologica ed polemica che contengono lettere e scritti contro il monofisismo e il monotelismo;
- Quadragenta capita de caritate, uno scritto etico – spirituale
- Questionesa ad Thalassium: commento di passi biblici difficili
- Ambiguorum liber con cui confuta l’origenismo
- Mystagogia: celebrazione dei misteri e simbologia liturgica.

Cristologia
Massimo colloca Cristo al centro della storia. Il tempo che lo ha preceduto è in vista dell’economia dell’Incarnazione; il tempo che lo segue è il tempo della salvezza e del processo di divinazione dell’uomo. Cristo è il principio della vita divina nell’uomo perciò deve essere vero Dio e vero uomo, con una volontà divina e una volontà umana. La scelta di agire appartiene alla sua persona tutta intera ed è un atto unico in cui confluiscono i due voleri e le due libertà.

Dottrina mariana
Maria è la vera Madre di Dio perché nel suo grembo è avvenuta quella operazione divina per mezzo della quale Dio opera i prodigi. Questa nascita straordinaria del Verbo divino è avvenuta con un concepimento senza seme dalla Semprevergine.

Vita di Maria
Venuta recentemente alla luce in versione georgiana, è stata pubblicata nel 1986 e attribuita a Massimo da Miche – Sean von Esbroeck. Sarebbe un’opera giovanile anteriore al 626, perché ad essa avrebbe attinto Teodoro Sincello per il suo panegirico celebrativo della vittoria di Eraclio contro gli Avari. Se l’attribuzione è vera, questa sarebbe la prima biografia di Maria e sarebbe l’esemplare di un genere letterario a cui avrebbero attinto gli autori successivi. Il testo ha la struttura di un’opera biografica. Ecco le vari parti:
- Prefazione encomiastica
- Racconti della natività di Maria, infanzia e anni trascorsi al Tempio di Gerusalemme
- Racconto dell’annunciazione, visita ad Elisabetta e commento al Magnificat
- Problemi di Giuseppe, nascita di Gesù, Magi, strage degli Innocenti, circoncisione
- Presentazione al Tempio, fuga in Egitto, ritorno, infanzia, ritrovamento, vita nascosta
- Avvenimento della vita pubblica a cui Maria partecipa attivamente
- Partecipazione di Maria alla passione del Figlio e sua presenza accanto al sepolcro
- Maria unica testimone della resurrezione e presente a tutte le apparizioni del risorto
- Dopo l’ascensione Maria resta a Gerusalemme come guida degli Apostoli
- Muore a 80 anni assistita dalle corti celesti e la sua sepoltura è accompagnata da prodigi.
- Tommaso giunto in ritardo a Gerusalemme, visita la tomba che viene trovata vuota
- Spiegazione del significato della Dormizione di Maria
- Richiesta della sua intercessione a favore degli uomini
Le fonti a cui Massimo dice di attingere per scrivere la sua biografia di Maria sono:
- i Vangeli
- i Padri della Chiesa che chiama “teofori” perché scrivono cose dettate dallo Spirito Santo. Tra questi cita Gregorio Taumaturgo, Atanasio, Gregorio di Nissa, Dionigi Aeropagita.
- Gli apocrifi, ma solo quelli citati e confermati dai Padri.
- L’Inno Akatistos per l’ultima parte.
Criteri narrativi: Massimo segue criteri rigorosi e validi ed è sempre fedele alle grandi verità di fede intorno a Maria: maternità divina, verginità perpetua, totale santità. L’unione di Maria con il Figlio in tutti gli eventi della sua vita, è il criterio fondamentale di valutazione e il motivo che alla fine della sua vita la condurrà alla gloria dell’assunzione in cielo.


Giovanni di Eubea

Vita
Si sa poco di lui. Alcune volte viene chiamato vescovo, altre volte monaco

Opere
- Passio sanctae parascevae
- Omelia sulla Concezione di Maria

Omelia sulla Concezione
L’origine della celebrazione liturgica della Natività di Maria risale secoli addietro, probabilmente a Gerusalemme verso il V secolo. A Costantinopoli la festa venne introdotta sotto l’imperatore Giustiniano. Pur non essendo il primo scritto su questo mistero, è però il primo scritto che fa menzione esplicita di due feste: il Concepimento e la Nascita, distinzione che risale agli apocrifi che ponevano la Concezione ai primi di maggio e la nascita l’otto di settembre. Giovanni parla della Concezione il 9 di dicembre, data che entrerà definitivamente nella liturgia bizantina. Egli ritorna ripetutamente sull’intervento miracoloso di Dio nel concepimento di Maria che non solo accorda ad Anna la fecondità, ma che fa uscire dal suo seno una creatura nuova ed eccezionale.


Germano di Costantinopoli

Vita
Nasce a Costantinopoli nel 635 da nobile famiglia. Il padre fu decapitato sotto l’imperatore Costantino IV e lui stesso evirato e costretto ad abbracciare la vita monastica. Forse nel 705 fu ordinato vescovo di Cizico e nel 715 nominato patriarca di Costantinopoli da Atanio II. Nel 730 si rifiutò di sottoscrivere il decreto iconoclasta e dimessosi da patriarca, si ritirò a vita privata in una sua proprietà vicino a Costantinopoli. Qui morì nel 733. Scomunicato dal Concilio iconoclasta di Hieria nel 754, fu riabilitato nel 787 dal Concilio di Nicea II. E’ venerato come santo sia dall’Oriente che dall’Occidente.

Opere
Scrisse moltissimo ma molto è andato perduto perché l’imperatore Leone III condannò al rogo le sue opere:
- Trattati: sula fine della vita, i Santi Sinodi, le eresie, la storia della Chiesa
- Lettere: sono quattro di notevole lunghezza e raccolgono questioni relative al culto delle immagini;
- Omelie di cui ove sicuramente autentiche:
2 Presentazione di Maria al Tempio
1 Annunciazione
3 Dormizione
1 Dedicazione del santuario di Chalcoprateia
1 Sull’inno Akatistos
1 frammento sulla Presentazione al Tempio

Esaltazione della Vergine
Le omelie di Germano sono piene di ammirazione per Maria a causa della sua grandezza e santità. La radice di questa grandezza è la maternità divina. Essendo il trono di Dio, la casa della sua gloria, l’arca d’oro che contiene il Cristo, Maria è piena di grazia.

Maria assunta
Con le sue omelie Germano testimonia che nel VII secolo l’Assunzione al cielo di Maria era una verità pacificamente accettata nella Chiesa d’Oriente. Pio XII cita Germano nella sua bolla di definizione del dogma dell’Assunzione. Secondo Germano i motivi sono:
- Maria è chiamata ad essere la nostra mediatrice presso il Signore;
- Gesù si vuole sdebitare con la Madre per tutto quello che lei fece per lui.
Maria è però morta, perché morire è una legge universale e perché anche Gesù è morto. La sua morte è anche una conferma dell’Incarnazione, perché la morte della Madre vera testimonia che il Verbo si era fatto vero uomo da Lei.

Mediazione di Maria
Assunta in cielo, Maria svolge la sua funzione di mediatrice a favore degli uomini. E’ una mediazione non di assoluta necessità, ma voluta da Dio. Germano invita i fedeli a ricorrere a Maria e chiedere il suo aiuto, la sua protezione e le sue preghiere, dato che la sua intercessione è efficace anche per conseguire la salvezza eterna.

Conclusione
Le omelie di Germano hanno due caratteristiche fondamentali:
- sono ricche di citazioni, riferimenti, reminiscenze tratte dall’AT e dal NT
- hanno un taglio eminentemente pastorale perché Germano esorta con esse i fedeli ad avere fiducia e a nutrire un grande amore per Maria. 


Andrea di Creta

Vita
Nasce a Damasco nel 660. A 7 anni per grazia divina guarisce dal mutismo. Monaco a Gerusalemme e diacono a Costantinopoli, verso il 710 è consacrato vescovo e metropolita di Creta. Si oppose energicamente ai decreti iconoclasti di Leone Isaurico. Fu un vescovo zelante e patrocinò l’educazione della gioventù. Morì nel 740 ed è venerato come santo.

Opere
- Grande Canone che ancora oggi si canta durante la Quaresima e comprende nove serie di inni che terminano tutti con un versetto in onore di Maria.
- Canoni liturgici per la Concezione, la Maternità e l’Annunciazione di Maria.
- Omelie:
- 4 Natività
- 5 Presentazione al Tempio
- 2 Annunciazione
- 1 Ipapante
- 5 Dormizione
- 1 Culto delle icone
- 1 sull’inno Akatistos

Maria creatura senza macchia
Maria è senza macchia piena di santità straordinaria che ha trascorso la sua vita senza essere contaminata da alcuna macchia morale. Pur non affermando l'Immacolata Concezione, Andrea ha un concetto altissimo della purezza e straordinaria santità di Maria. Circa l’Immacolata Concezione c’è da notare che Andrea:
- Quando parla di Maria come Colei che per prima fu redenta, non precisa le modalità dell’intervento di Dio;
- Sebbene inserito nei testimoni dell’Immacolata Concezione da Pio IX, la sua testimonianza riguarda piuttosto il contributo dato alla crescita nella fede del popolo cristiano in questa verità;
- Per Andrea come per gli altri orientali il peccato originale non era come in Occidente un atto di Adamo che coinvolgeva personalmente ogni uomo, ma piuttosto la presenza nell’uomo delle passioni, della corruzione e della morte, non però come una colpa personale.
- Sicuramente Andrea afferma che la Vergine deve essere esclusa fin dal primo momento della sua esistenza da ogni ombra di colpa o imperfezione personale, mentre è piena di una straordinaria santità, per questo la sua nascita deve essere festeggiata.

Morte e Assunzione di Maria
Circa la morte di Maria, Andrea non ha dubbi: Maria è morta perché nemmeno Cristo è sfuggito ad essa. Ma la sua morte non fu una condanna o una punizione, dato che non aveva peccato, ma un modo di essere anche in questa realtà vicina a Cristo.
Dopo la morte Maria fu chiamata a godere la gloria eterna del cielo. Andrea mostra tuttavia incertezze sulla natura dell’assunzione: pur affermandola chiaramente, non precisa il destino del corpo di Maria.
Il silenzio dei testi sacri su questo evento è giustificato da Andrea o perché Maria è morta molto tardi o perché gli autori del NT intendevano proclamare prima di tutto l’Incarnazione del Verbo.

Regalità e mediazione di Maria
La Vergine è per Andrea Regina Immacolata, Regina di tutti gli uomini, Nuova Regina. Maria è anche mediatrice degli uomini perché collaborò all’Incarnazione e quindi si imparentò con Dio. La sua non è un duplicato della mediazione di cristo, ma è radicata nel ruolo di Madre di Dio ed è subordinata a quella del Figlio.

Conclusione
Andrea è molto più sobrio nelle sue espressioni di pietà mariana e meno incline all’approfondimento dottrinale. Grande è però il contributo da lui dato nel campo dell’innografia e della liturgia. Importante è la sua opera perché ha incrementato la presenza della dottrina e della pietà mariana nella Liturgia bizantina. 


Giovanni Damasceno

Vita
E’ considerato l’ultimo grande Padre della Chiesa greca ed è uno dei più eminenti di tutta la Chiesa. La sua dottrina mariana può considerarsi una sintesi di tutto l’insegnamento dei secoli cristiani precedenti e l’anticipazione di quello che si svilupperà nei secoli del Medioevo.
Della sua vita si conosce pochissimo. Sarebbe nato nel 650 a Damasco e avrebbe servito i Califfi Ommayyadi. Da adulto si sarebbe fatto monaco nel monastero di S. Saba a Gerusalemme, dove venne pure ordinato sacerdote. Fu insegnante, predicatore e scrittore. Morì verso il 750 quasi centenario.

Opere
Giovanni scrisse moltissimo in tutte le branche del sapere teologico e trattò in molti scritti la dottrina mariana:
- Omelie:
1 Natività della Vergine
3 Dormizione
- Inni liturgici
- 1 Canone sulla Dormizione
- Trattato della fede ortodossa, III parte di un’opera filosofica dal titolo Pege tes gnoseos (La fonte della conoscenza). Nella terza parte esprime la retta dottrina della Chiesa, tratta i problemi della fede, dell’Unità e Trinità di Dio, la Creazione, l’Incarnazione e quindi della Madre di Dio, della Scrittura, del Culto e delle verità ultime.

Maria Immacolata nella sua concezione
Maria è una creatura sublime ricolma di ricchezze spirituali. Giovanni fa chiare allusioni al mistero della Concezione Immacolata di Maria, cosa che mai, fino allora, era stato fatto. La sua concezione e la nascita sono avvenuti sotto l’impulso della grazia e quindi sono eventi che hanno anche condizionato la funzione dei suoi genitori. Pur attingendo agli apocrifi nel racconto della nascita di Maria, Giovanni afferma che la sterilità di Anna deve essere intesa come condizione posta da Dio affinché la grazia potesse manifestarsi chiaramente. Questo vuol dire che anche il processo biologico del concepimento e della nascita di Maria ebbe uno sviluppo esente da colpa e perfetto. Piena di eccezionale purezza e santità Maria lo fu fin dall’inizio della sua vicenda terrena.

Assunzione di Maria al cielo
Nelle sue omelie Giovanni afferma chiaramente la verità dell’assunzione corporea di Maria al cielo. Anch’egli afferma la morte di Maria, come premessa e preludio della sua glorificazione. I motivi per cui il corpo della Vergine non poteva consumarsi in un sepolcro sono:
- Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, doveva dimorare con quel corpo nella casa di Dio;
- La Sposa che il Padre si era scelta, doveva entrare nelle stanze dei cieli;
- La Madre di Dio doveva partecipare dei beni del Figlio ed essere celebrata da tutta la Creazione come sua Madre.

Mediazione di Maria
Giovanni paragona Maria alla scala di Giacobbe e attribuisce a lei un grande potere di mediazione in riferimento alla nostra salvezza. Ella svolge un ruolo molto attivo nell’ottenere per noi i frutti dell’Incarnazione. Giovanni invita perciò i cristiani a rendersi disponibili all’azione mediatrice della Madre del Signore.

Il culto di Maria
Maria è grande e quindi deve essere amata, invocata e venerata perché intimamente connessa con il Dio fatto uomo. Pur non avendo espressamente parlato di preservazione dal peccato originale, Giovanni ammette l’intervento prodigioso di Dio già al momento del suo concepimento.
L’Assunzione di Maria fa parte del piano divino in cui ella a causa dell’intima relazione col Figlio, riceve la gloria eterna prima del tempo stabilito per gli altri uomini.


La crisi iconoclasta

Il secolo VIII, così fecondo in tema di teologia mariana, ha vissuto anche un periodo doloroso a causa delle controversie relative al culto delle sante immagini.

Sfondo storico della controversia iconoclasta
La cause profonde di questa lunga lotta sembrano ancora oggi difficili da chiarire. Esse tuttavia si possono in qualche modo collegare alle polemiche cristologiche che hanno diviso la Cristianità dei secoli V,VI e VII. A questo si sono mescolate altre motivazioni:
INFLUENZE CULTURALI
- I cristiani di lingua greca avevano ereditato dal loro passato pagano un certo gusto figurativo tipico della loro cultura estetica e che si esprimeva soprattutto nella scultura. I Padri raccomandavano l’importanza di imprimere nel cuore più che nel marmo l’immagine del vero Dio;
- I cristiani siriani e armeni erano meno inclini all’uso e al culto delle immagini. Questo spiega il fatto che gli imperatori che con più violenza sostenevano l’iconoclastia erano di origine ariana o isaurica;
- Il cristiani di lingua non greca delle terre orientali dell’impero, avevano abbracciato il monofisismo e in questo trovavano la base teologica per la dottrina iconoclasta: cancellata la natura umana, non restava più nulla da rappresentare.
CONFRONTO CON L’ISLAM
Altro movente fu la dominazione araba in Palestina, Siria ed Egitto, che causò il confronto tra l’Islamismo e il Cristianesimo. L’Islam accusava i cristiani di essere politeisti e idolatri a causa della Trinità e della venerazione delle icone. Gli imperatori bizantini che decisero la politica iconoclasta non pensarono tuttavia ad un confronto con l’Islam, ma di purificare la fede cristiana e renderla capace di sfidare l’Islam, non come impegno di imitazione, ma come in incentivo alla rivalità e alla competizione.
SPIRITUALISMO ELLENICO
Alcune tendenze del pensiero iconoclasta si possono anche ricondurre alla Tradizione del Cristianesimo più antico, collegata con l'origenismo che interpretava in senso molto stretto la proibizione veterotestamentaria di ogni rappresentazione di Dio. Alcuni scrittori neoplatonici dimostravano l’inferiorità religiosa del Cristianesimo perché venerava le immagini quale via di accesso al divino o come dimora stessa della divinità come gli idoli del paganesimo ellenico. Nei circoli origenisti si affermava perciò la necessità di negare la materia ogni significato e di considerare come unica realtà quella spirituale.

Avvenimenti storici
LEONE III L’ISAURICO
Salito al trono nel 717, salvatore dell’impero e della capitale dagli Arabi, già negli anni tra il 726 e il 730 pose le basi della sua azione contro le icone. Ma fu nel 730 che pubblicò il suo editto iconoclasta e pretese che tutti i vescovi lo sottoscrivessero. Per far questo si appellò al suo duplice potere sacerdotale e imperiale. Per rendere efficace l’editto lo fece approvare dal Silention, il Consiglio imperiale composto da dignitari laici ed ecclesiastici. Il Patriarca Germano si rifiutò di sottoscrivere il decreto e perciò venne deposto e sostituito con Atanasio. Sebbene l’imperatore cercasse anche il consenso del papa, Gregorio II riunì a Roma un Sinodo con 93 vescovi e condannò l’editto imperiale. Questo causò una ancor maggiore frattura tra le due parti dell’impero. Alla politica di Leone III si opposero anche in paesi del Mediterraneo orientale occuparti dai Musulmani.
COSTANTINO V COPRONIMO (741-775)
Successore di Leone III continuò la politica del padre e dovette per questo combattere contro la ribellione delle truppe della Tracia e dell’Asia Minore che esigevano invece il rispetto del culto delle immagini. La rivolta ebbe in un primo tempo successo ed anche il patriarca Atanasio si piegò ai ribelli, ma Costantino riconquistò ben presto Costantinopoli occupata dai ribelli e invece di deporre il patriarca lo umiliò facendolo girare sull’ippodromo in sella ad un asino. Dopo aver seguito per 10 anni le leggi paterne, per sostenere e accentuare la sua politica, radunò un Concilio a Hieria dove i partecipanti condannarono il culto e la devozione delle immagini, ma non approvarono i punti contro la fede e il culto mariano proposti dall’imperatore. I patriarchi di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme che non parteciparono a quel Concilio, si riunirono nel 767 in Sinodo a Gerusalemme e insieme a quello convocato dal Papa Stefano II a Roma nel 769, condannarono la politica dell’imperatore.
LEONE IV
Nel suo breve regno cercò di ammorbidire la politica iconoclasta.
L’IMPERATRICE IRENE
La Vedova di Leone IV, reggente di Costantino VI, cercò di ripristinare il culto delle immagini. Nel 787, fallito il precedente tentativo di convocare un Concilio a Costantinopoli, riunì un Concilio a Nicea, il secondo della serie, importantissimo per la Chiesa orientale. Ad esso parteciparono i rappresentanti di Roma e i patriarchi dell’Oriente. Il Concilio condannò il concilio di Hieria e proclamò il valore e la legittimità delle sacre immagini e la loro venerazione. Fu anche precisata la distinzione tra il culto di adorazione da rendere a Dio e quello riservato alle immagini, alle reliquie e agli oggetti sacri.
ANNI SEGUENTI
Nei decenni successivi, agitati da sommosse interne e sconfitte esterne, alcuni imperatori ritornarono alla politica iconoclasta:
LEONE V: radunò il Concilio di S. Sofia nell’815 per far approvare i nuovi decreti iconoclasti, sostenuto dal patriarca Giovanni Grammatico suo ispiratore;
TEOFILO: fu molto ostile alle icone e causò una persecuzione peggiore di quella di Costantino;
L’IMPERATRICE TEODORA: reggente di Michele III, depose il patriarca Giovanni Grammatico e lo sostituì con Metodio con il quale cercò di restaurare il culto delle icone. Emanò nell’843 un celebre editto, evento celebrato ancora oggi in Oriente con una festa detta de “Il Trionfo dell’Ortodossia”.

Fondamenti teologici dell’iconoclastia
Sappiamo poco di questo e lo deduciamo dagli scritti dei difensori delle sante immagini.
1. Come fondamento patristico si proponeva la dottrina di Eusebio di Cesarea ed Epifanio di Salamina che ritenevano il culto delle immagini un gesto contrario alla fede, Infatti se l’icona rappresenta solo l’umanità di Cristo, si cade nel nestorianesimo che separa l’umanità dalla divinità; se l’icona rappresenta la divinità, si cade nel paganesimo.
2. Gli iconoclasti consideravano l’icona identica o consustanziale al prototipo. Ma nessuna icona può mai realizzare l’identità divina, perciò è solo una falsità.

Teologia delle icone
Germano di Costantinopoli
Il culto delle icone esprime la fede nel carattere storico dell’Incarnazione. Le icone della Madre di Dio suscitano nella mente dei credenti il senso della presenza di Dio e la sua azione nella loro vita. Infatti esse possono esercitare una grande influenza sulla mente dei fedeli che le contemplano.
Andrea di Creta
Venerare le icone appartiene alla tradizione della Chiesa. Andrea cita esempi famosi come lo scambio di lettere di Gesù con il re di Edessa Agbar V, lettere ancora conservate a Edessa. Per la Madre di Dio oltre al significato spirituale, Andrea parla di Luca come del primo pittore che realizzò anche l’immagine di Maria.
Giovanni Damasceno
Distingue chiaramente il culto di adorazione a Dio e quello relativo alle immagini. Il culto assoluto è resto a Dio ed è un culto di adorazione, glorificazione, ringraziamento, domanda, pentimento e confessione. IL culto reso alle cose create viene reso agli amici di Dio, alle cose attraverso le quali si è compiuta la salvezza come la croce, agli oggetti dedicati a Dio ecc. Giovanni fonda la sua difesa delle immagini sul mistero dell’Incarnazione. Gli iconoclasti sono per lui poco attenti al Gesù storico, al Cristo dal volto e dalle caratteristiche umane. Difendere le immagini è difendere il Gesù della storia, vissuto realmente tra di noi. Anche il culto reso alle immagini della Vergine e dei Santi, aiuta a vivere una fede autentica in Cristo Verbo incarnato.

Teodoro Studita (+826)

Vita
Fu acerrimo difensore delle immagini ed è detto anche il Melode per aver cantato la santità della Vergine e arricchito la liturgia bizantina con inni carichi di contenuti teologici.
Nacque a Costantinopoli verso il 759, a 22 anni entrò nel monastero di Saccodio sotto la guida di suo zio San Platone. A 35 anni divenne igumeo del cenobio di Studion e vi rimase fino alla morte. Durante la seconda persecuzione iconoclasta fu imprigionato ed esiliato. La Chiesa bizantina lo venere come santo.

Opere
- Inni
- Istruzioni monastiche (Piccola e grande catechesi) in cui sviluppa la concezione della vita monastica fatta di ubbidienza, vita liturgica, lavoro e povertà
- Epistolario
- 3 Trattati polemici contro gli iconoclasti
- Testi innografici liturgici per la Quaresima (Triodio) e per le otto settimane del tempo ordinario (Paracletico)

Teologia dell'icona
Per Teodoro la controversia iconoclasta ha origini cristologiche. Gli iconoclasti sostengono, infatti, come sia impossibile rappresentare in maniera sensibile la realtà soprannaturale. Teodoro afferma che negare che il Cristo possa essere rappresentato, significa negare che egli abbia un aspetto corporeo reale e quindi ne va di mezzo la fede nel mistero stesso dell’Incarnazione. Nessuno afferma che l’icona è il Cristo, ma è qualcosa che riporta a Lui. Le icone della Madre di Dio sono legittime in quanto Maria, in forza della sua Maternità è una testimone della realtà dell’Incarnazione. Maria, per Teodoro, è santa ed Immacolata ed ha causato la nostra salvezza, mentre Eva fu causa della nostra morte. Assunta in cielo Maria è diventata la nostra mediatrice e interceditrice presso il trono di Dio. I cristiani devono perciò avere fiducia e ricorrere a Lei.


La fine del primo millennio

La controversia iconoclasta sbocca verso un’epoca considerata l’età d’oro della storia e della cultura bizantina che dura fino al 1025, anno della morte di Basilio II, paragonata dagli storici al periodo della rinascita carolingia in Occidente. Fu per la Chiesa un periodo di grande creatività teologica e culturale.

Tra i tanti nomi illustri primeggiano quelli di Fozio e Simone Metafraste.

FOZIO (+897)

Vita
E’ considerato il padre dell’umanesimo bizantino. Nacque a Costantinopoli nell’810, si dedicò agli studi procurandosi una vasta erudizione in retorica, filosofia, teologia, giurisprudenza, scienze naturali. Dopo aver ricoperto incarichi imperiali, nel 858 fu nominato patriarca, dopo la destituzione di Ignazio. La scoperta delle irregolarità che portarono alla sua nomina, lo costrinsero alle dimissioni con la conseguente reintegrazione di Ignazio. Morto questo Fozio ritornò ad essere patriarca. Nell’866 l’imperatore Leone VI il Saggio lo depose e lo confinò in un monastero dove morì.

Opere
- Bibliotheca: tratta di autori cristiani e profani
- Questionesa ad Anfiloquium: saggi filosofici e teologici
- Epistolario
- Omelie
- Canoni in cui soprattutto parla di Maria

Dottrina mariana
a) Bellezza di Maria: Maria è una creatura di eccezionale ricchezza e bellezza spirituale. La scelta che Dio ha fatto di Lei è anche un po’ merito suo. Prima della sua nascita Dio l’ha scelta come sposa, per cui lei non ha avuto colpe e difetti;
b) La nascita di Maria è l’evento cronologico che da inizio al mistero della salvezza;
c) L’annunciazione è l’evento che fonda tutti gli altri. Qui Fozio sviluppa il tema della sponsalità di Maria nei confronti di Dio;
d) Maria è mediatrice dell’umanità a causa di questo suo intimo rapporto con Dio;
e) Maria e l’Eucaristia hanno un intimo rapporto dato che lei ha prodotto la “Spiga della vita” che si è fatto pane per noi.

SIMONE METAFRASTE (X secolo)

Vita
Nacque forse a Costantinopoli da una nobile famiglia. Fu impiegato nell’amministrazione statale e verso la fine della vita si fece monaco.

Opere
Lasciò un numero impressionante di scritti: opere storiche, poetiche e devozionali:
- Menologio: raccolta di vite e gesta di Santi;
- Vita di Maria
- Omelia sul lamento funebre di Maria
- Commentario sull’immagine romana della Theotokos
- Canone sulla festa della Natività di Maria.

Vita di Maria
Fu composta come omelia per la festa della Dormizione, ma è una vera e propria biografia mariana. Simone fonda i suoi dati su testimoni scelti e specifici come Gregorio Nisseno, Atanasio, Dionigi Aueropagita, credibili perché scrissero con accuratezza sulla Vergine, proposero una dottrina insigne, condussero una vita irreprensibile e confermarono le loro narrazioni con il Vangelo. Il racconto si snoda così:
- Nascita in circostanze straordinarie
- Presentazione al tempio
- Matrimonio di Giuseppe
- Partecipazione alla vita di Cristo partendo dall’Annunciazione e finendo all’ascensione
- Vive in profonda unione col Figlio soprattutto nel mistero della sua passione e morte
- Attende con certezza la resurrezione non lasciando mai la tomba e vede il Figlio uscirne glorioso
- Muore circondata dagli apostoli. Il suo corpo causa prodigi
- Viene sepolta nel Getsemani
- Tommaso, ritardatario, vuol vedere il corpo santo, ma aperta la tomba la si trova vuota.
- Solo le sue vesti rimangono e sono venerate nel santuario di Blacherne.

Inserito Sabato 19 Settembre 2009, alle ore 21:46:51 da latheotokos
 
 Links Correlati 
· Cerca ancora Patristica
· Ultimi volumi inseriti in Biblioteca da latheotokos


Articolo più letto relativo a Patristica:
Maria, la Seconda Eva

 Sondaggio 
Punteggio medio: 0
Voti: 0

Vota questo articolo:

Excellent
Very Good
Good
Regular
Bad

 Opzioni 

 Pagina Stampabile Pagina Stampabile


Altri articoli correlati

Patristica

IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

PHP-Nuke Copyright © 2005 by Francisco Burzi. This is free software, and you may redistribute it under the GPL. PHP-Nuke comes with absolutely no warranty, for details, see the license.
Generazione pagina: 0.12 Secondi