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  L'itinerario mistico della vita mariana 
Spiritualità

Un articolo di Stefano De Fiores in Madre di Dio del 1 gennaio 2001.

 



Il vertice della vita mariana consiste nell’identificarsi con Maria, che si abbandona alla Parola del Signore. Più si è Maria, più si è disponibili a Cristo. La vita mariana è scuola di rinuncia a se stessi: in definitiva è un percorso mistico.

Ciascun cristiano è in relazione con Maria, che si trova già nella sua vita: deve solo scoprire la sua presenza e riconoscerla Madre e modello. Ella è Madre perché ha collaborato nella storia della salvezza in maniera unica, accogliendo il Figlio di Dio e dando il richiesto consenso di fede per la redenzione del mondo.
Maria è Madre nostra perché ha collaborato alla nostra rigenerazione nello Spirito, alla nostra nascita come figli di Dio. Questa realtà è assimilata e vissuta nel secondo millennio di cristianesimo, mentre nel primo millennio è poco accentuata. Tuttavia un celebre testo di Agostino la afferma chiaramente: «Maria è stata l’unica donna ad essere insieme madre e vergine, tanto nello spirito come nel corpo. Spiritualmente però non fu madre del nostro capo, cioè del nostro Salvatore, dal quale piuttosto ebbe la vita [...]. è invece senza alcun dubbio madre delle sue membra, che siamo noi, nel senso che ha cooperato mediante l’amore a generare alla Chiesa dei fedeli, che formano le membra di quel capo».
La missione della Vergine non è soltanto quello di essere madre biologica del Cristo. Ella è stata una madre credente, una madre che ha accolto il Figlio di Dio nella fede e con responsabilità, aprendosi completamente al Signore: «Eccomi, sono la serva del Signore» (Lc 1,38).
La Vergine è per noi un modello: si trova all’inizio della Chiesa per indicare alla Chiesa quello che dovrà essere nel corso dei secoli: una comunità che genera Cristo, dice sì al Signore, medita la Parola, compie un cammino di fede... Quello che si trova in Maria si rispecchia nella vita dei fedeli.
Se Maria è già inserita nella vita cristiana come Madre e modello, non possiamo camminare spiritualmente senza di lei. L’esperienza della Chiesa - come afferma l’esortazione apostolica Marialis Cultus di Paolo VI - riconosce nella devozione alla Vergine un aiuto potente per l’uomo in cammino verso la conquista della sua pienezza: «La molteplice missione di Maria verso il Popolo di Dio è realtà soprannaturale operante e feconda nell’organismo ecclesiale» (n. 57).

La vita mistica

Il cristianesimo esige una vita di comunione con Dio nell'intimo del cuore, dove è effuso lo Spirito Santo. Il cammino di maturità sfocia in uno stadio superiore che i teologi chiamano «vita mistica».
La descrizione biblica della vita mistica del cristiano si dirama in alcune principali direzioni:
- Esperienza di Dio, ossia certezza dell’incontro con il Padre, per mezzo di Cristo nello Spirito, per cui il mistico cristiano è colui che ha sperimentato Dio nella sua vita: «So a chi ho creduto» (2Tm 1,12).
- Comunione sponsale o intimità d’amore con Cristo sposo della Chiesa (Mt 9,15; 2Cor 11,2) mediante il sì concreto della fedeltà quotidiana al suo volere: «Lo Spirito e la sposa dicono: Amen, vieni Signore Gesù» (Ap 22,17).
- Unificazione con Dio, secondo il detto paolino caro ai mistici: «Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito» (1Cor 6,17): come il ferro infocato pur rimanendo ferro diventa una sola cosa con il fuoco, così la persona umana aderendo a Dio diviene una sola realtà con lui, anche se rimane creatura.
- Trasformazione in Cristo, in quanto «veniamo trasformati in quella medesima immagine» (2Cor3,18) e si può ripetere con Paolo: «Vivo, ma non sono più io a vivere, è Cristo che vive in me» (Gal 2,20).
- Interpenetrazione o reciproca inabitazione con Dio. Troviamo nel NT alcune formule di reciproca immanenza, che non riguardano solo Gesù e il Padre, ma anche Gesù (e con lui il Padre) e i discepoli: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui» (Gv 6,). «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv14,23; cfr. 1Gv 4,16); «Ti prego perché siano una cosa sola, come tu, o Padre, sei in me e io in te» (Gv 17,).
Secondo W. James, che ha studiato questo stadio religioso, il mistico è caratterizzato da alcune note specifiche: Esperienza di una vita più ampia e profonda alla presenza di Dio. I1 mistico è convinto che Dio è presente e lo accompagna. Di fronte a Lui il mistico vive in un silenzio adorante, che accantona il pettegolezzo, la logorrea, il facile parlare... In lui si acutizza il senso dell’ascolto e dell’adorazione di Dio. Egli comprende che Dio è nel mondo, ma per incontrarlo occorre entrare in un silenzio adoratore che faccia percepire l’infinita differenza qualitativa tra Dio e l’uomo.

L’influsso positivo di Maria

Disinteresse per le meschinità, espropriazione dell’io, silenzio adorante: sono i necessari connotati dell’esperienza di Dio. In questa fase si sperimenta il fenomeno della presenza di Maria. S. Luigi Maria da Montfort la descrive nel libretto Il segreto di Maria e in un cantico: «O mistero non credibile! Io la porto in mezzo a me, bella, splendida e visibile, ma nel buio della fede» (Cantico 77)
Circa la presenza speciale di Maria si offrono tre spiegazioni:
- Presenza mediante l’amore. L’affetto realizza una specie di inabitazione reciproca: Maria in quanto madre spirituale ama i suoi figli ed è ricambiata dall’amore di questi: si realizza per ciò stesso un’unione affettiva e un’ inerenza spirituale che è effetto dell’amore, malgrado la lontananza delle persone. Chi opera realizza un contatto dinamico con la persona sulla quale esercita il suo influsso. Maria è presente presso ogni cristiano perché esercita l’attività materna di collaborazione nell’ordine della grazia (cfr. LG 63). Tale modo di presenza è così spiegato: «Maria è moralmente presente a noi, poiché con la sua preghiera, con le sue cure e il suo credito ella opera in noi, insieme allo Spirito santo, per formare Gesù nelle nostre anime. Allo stesso modo diciamo che il sole è in una stanza dove irradia la sua luce e il suo calore, benché non vi stia materialmente».
- Presenza personale propria del corpo risuscitato. Le due precedenti spiegazioni sono vere, ma insufficienti: non rendono conto dell’esperienza dei santi, che suppongono una presenza personale, né prendono sul serio la condizione glorificata di Maria inclusa nel dogma dell’assunzione. Bisogna pertanto ricorrere alla dottrina biblica dei corpi risuscitati (1 Cor 15,42-49), in primo luogo del corpo di Cristo risorto. La Scrittura descrive la condizione glorificata come presenza e comunicazione di vita («l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita» - 1 Cor 15, 45), in modo libero dai condizionamenti della materia, delle leggi del tempo e dello spazio (cfr. Gv 20,19.26; Lc 24,16;1Cor l5,42.43.53).
In secondo luogo, il mistico è colui che si abbandona totalmente a Dio. Secondo l’espressione di Bonhoeffer, la vita è «resistenza e resa». Spesso infatti si ripete l’esperienza del popolo di Israele nel deserto resistendo a Dio.
Quando giunge la resa o abbandono a Dio sorge la mistica, come vita nuova, più attiva. È come dare la mano a un podista che corre più forte: ci si abbandona a lui per rendere di più. L’abbandono a Dio è dinamico e creativo, come mostra la vita di S. Teresa d'Avila, la mistica carmelitana che ha fondato circa 60 monasteri.
Il vertice della vita mariana consiste nell’identificarsi con Maria, che si abbandona alla Parola del Signore (cfr. Lc 1,28). Più si è Maria, più si è disponibili a Cristo. Vivere sulla lunghezza d'onda di Maria significa essere sempre più disponibili allo Spirito.
- La terza nota del mistico è un senso di immensa e fiduciosa libertà. Il mistico agisce sganciato dalle convenienze e dai convenzionalismi, è libero e non condizionato dal «che dirà la gente».
A questo traguardo conduce Maria, che sentendosi amata da Dio, si lascia muovere dallo Spirito di libertà sopravvenuto in lei (cfr. Lc 1,35; At 1,14; 2,4).

Non combattere, testimoniare!

S. Luigi di Montfort descrive gli effetti di una devozione autentica e vitale verso Maria: conoscenza di sé, partecipazione alla fede di lei, fiducia in Dio e in Maria, comunicazione dello spirito di Maria, ricerca della maggior gloria di Dio (VD 213-225). In particolare, Maria è una Madre che dilata il cuore alla libertà dei figli di Dio (VD 169-170, 215), infondendo in esso fiducia e amore, liberando da scrupoli e timore servile, rendendo docili alla legge interiore dello Spirito.
Infine il mistico è colui che attua un’armonia con il cosmo. Egli non combatte, ma testimonia. Non etichetta il prossimo schierandolo nei due campi ostili del bene e del male: nel malvagio egli scopre l’immagine di Dio; nel santo intravede difetti e limiti, perché solo Dio è perfetto.
Il mistico entra in solidarietà con l’universo, il mondo diventa per lui una casa abitabile. Francesco d’Assisi chiama tutti fratelli e sorelle, anche il lupo e la morte. Maria si presenta qui come stimolo e fermento di unità nella famiglia di Dio. Una madre è per natura richiamo alla concordia, al perdono, alla riconciliazione.
La «piena di grazia» (Lc 1,28), cui Dio ha rivolto il suo sguardo di amore, provoca i cristiani a lasciarsi invadere dalla forza trasformatrice dello Spirito per essere artefici, sulla scia di Cristo uomo nuovo, della nuova umanità. Con lei, Madre che accoglie e unifica,si vive in armonia con il cosmo riconquistato nel suo significato primigenio.
Nostra sorella e insieme gloria che nobilita il genere umano, Maria orienta l’itinerario dell’uomo verso la sua riuscita integrale, divenendo un messaggio di ottimismo e di speranza.

 

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Inserito Domenica 18 Ottobre 2020, alle ore 19:43:53 da latheotokos
 
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