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  Maria nei Padri del III secolo 
PatristicaDalle dispense di A. Gila, PADRI E TRADIZIONE ECCLESIALE DALLE ORIGINI AL VI SECOLO, Marianum, Roma 1999-2000


Premesse contestuali

Avendo compreso alla scuola dei Padri del II secolo che Maria non è il centro ma è centrale alla storia della Salvezza, i teologi del III secolo dilatano gli orizzonti ed esplicitano le potenzialità dottrinali delle intuizioni ereditate dai predecessori. In concreto rileviamo una notevole attenzione alla persona di Maria:
- sotto l’aspetto teologico: ciò che è accaduto in lei per il suo rapporto unico con Dio;
- sotto l’aspetto antropologico: la sua fisionomia morale e il suo cammino di fede

Comincia ad esser meglio studiato, approfondito ed esplicitato il rapporto Maria – Chiesa.


Contenuti dottrinali

1. La vera maternità e verginità di Maria
Maria con la sua vera maternità nei confronti di Cristo e la sua feconda verginità è la base storica e la garanzia che la salvezza è un fatto compiuto. Come tale viene dalla Chiesa accolta nella propria professione di fede e continua ad esse oggetto di difesa e lucido approfondimento:
1. Nella Traditio apostolica, documento liturgico romano risalente all’anno 215, c’è per due volte l’arcaica menzione della Vergine Madre di Cristo: nel rendimento di grazie della celebrazione eucaristica: “Ti ringraziamo, o Dio, per mezzo del tuo diletto Figlio Gesù Cristo […….] nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine” e nel rito del Battesimo che contiene il più antico simbolo apostolico: “Credi nel Figlio di Dio Gesù Cristo, che è nato per opera dello Spirito Santo da Maria Vergine…”
2. Origene: ci testimonia che il concepimento verginale è parte costitutiva del kerigma cristiano. Contro Celso che vede nella concezione verginale il calco di un mito, Origene prova con serrati argomenti che essa invece è storia vera e afferma che essa resta il segno distintivo del cristiano;
3. Tertulliano: La maternità di Maria è per l’autore vera nel senso preciso che Cristo è veramente uomo, ha preso veramente il corpo da Lei. Questa maternità è anche verginale dato che il nato è un Dio.

2. La persona di Maria
La persona di Maria vista sotto l’aspetto teologico è oggetto di forte e acuta attenzione vista sotto l’aspetto teologico: ciò che è accaduto in lei per il suo rapporto unico con Dio.
Oltre al concepimento verginale, gli autori hanno anche evidenziato la divina maternità, il parto verginale, la perpetua verginità. Non fu una scoperta collettiva ma oggetto di approfondimento soprattutto da parte dei grandi teologi dell’area alessandrina:
1. La divina maternità di Maria:: Ippolito di Roma presenta Maria che porta in grembo il primogenito Figlio di Dio, divenuto primogenito uomo; Tertulliano vede che in Cristo coesistono due realtà, quella divina e quella umana, in modo non confuso, espresse nella persona di Gesù Dio e uomo; Origene chiama Gesù Dio – Uomo e Maria Madre di Dio; Alessandro di Alessandria è il primo che con chiarezza chiama Maria Theotokos.
2. Dignità unica della Vergine Madre di Cristo: Origene commentando le parole di Maria nel Magnificat, evidenzia l’eminente dignità personale di Maria e parla dell’onore che ricade su Eva e su tutte le donne, nobilitate in Maria che ha generato il Salvatore; la Didascalia degli apostoli, costituzione ecclesiastica del III secolo afferma che una donna non può battezzare perché se lo avesse potuto Gesù si sarebbe fatto battezzare da sua Madre; Metodio di Olimpo, nella sua opera “Banchetto delle dieci vergini” pone Maria come anello di congiunzione tra il corteo delle vergini dell’AT che a partire da Ebele fino al Battista testimoniano con il sangue la loro fedeltà al Verbo e la Vergine Chiesa che va incontro festante al suo sposo.
3. La virginitas in partu: Clemente di Alessandria afferma che Maria partorì verginalmente e non fu una puerpera e dopo il parto ritrovata vergine; Origene ha una posizione insicura come Tertulliano: nella sua Omelia XIV sembra essere favorevole; nel commento al salmo 22,10 afferma che è lo spesso Padre che estrae dal grembo di Lei il suo figlio fatto uomo; nell’Omelia VIII oscilla tra l’accettazione del parto normale e la difesa del parto verginale.
4. La perenne verginità di Maria: Già nel III secolo era sorta la convinzione che Maria, dopo la concezione verginale del Figlio di Dio, non era venuta meno alla sua verginità: Tertulliano interpreta come figli carnali coloro che nei vangeli vengono chiamati “fratelli di Gesù”; Ippolito sembra favorevole alla verginità perpetua; Clemente di Alessandria, associandosi al Protovangelo di Giacomo, ritiene figli di un primo matrimonio di Giuseppe i “fratelli di Gesù”; Origene afferma che nella Bibbia non esistono testimonianze che autorizzino a sostenere che Maria dopo la nascita di Gesù avesse condotto vita matrimoniale. Egli si appella al senso dei fedeli ai quali ripugna anche solo pensare che il corpo della Vergine scelto per portare il Verbo, dopo la sua nascita si sia unito ad un uomo.

3. Maria sotto l'aspetto antropologico
E’ anche oggetto di notevole attenzione la persona di Maria vista sotto l’aspetto antropologico: la sua fisionomia etica e il suo cammino di fede:
Tertulliano afferma che Maria è la nuova Eva, fedele e obbediente nell’Annunciazione; ma commentando Mc 3, 31 – 35 parla di poca fede in lei
Ippolito di Roma presenta Maria come innamorata del Verbo, come la sposa del Cantico dei Cantici, mostra grande venerazione per lei e la chiama “beata” e “santa”.
Origene intuisce che gli eventi divini che solo Maria ebbe il dono di sperimentare, non l’hanno dissociato da noi, ma l’hanno posta a capofila di tutti i cristiani.

4. Maria e la Chiesa
Comincia ad essere evidenziata in forma sempre più esplicita l’interrelazione Maria – Chiesa
I teologi del III secolo passano con naturalezza da Maria alla Chiesa applicando a questa quanto avviene nella Vergine Madre:
Tertulliano rileva come la Chiesa è sposa di Cristo e paragona la nostra nascita spirituale dalla chiesa vergine e madre a quella di Cristo dal seno di Maria
Clemente Alessandrino intuisce la stretta relazione tra la Vergine e la comunità cristiana, facendo un confronto basato sulla funzione verginale e materna di entrambe sullo schema: Cristo, frutto della Vergine, è alimento spirituale per i saggi. Sulla terra una sola vergine diventa madre che con amore nutre i suoi figli con il latte danto, il Logos, il Corpo di Cristo e questa è la Chiesa.
Origene fa della gestazione di Maria un archetipo della gestazione di cristo nell’anima del credente: come Cristo crebbe a poco a poco nel grembo di Maria, così egli cresce nell’anima del fedele. Maria è il modello della nostra santificazione.

5. Altri aspetti dottrinali
Altri aspetti dottrinali mariani appena accennati sono:
- Lettura al singolare di Gv 1,13: Come Ireneo nel II secolo, anche Tertulliano, Origene e Ippolito leggono al singolare il versetto di Giovanni; mentre Clemente Alessandrino lo legge al plurale
- Gv 19, 25-27: E’ Origene il primo autore che cerca di interpretare le parole testamentarie di Gesù sulla Croce affermando che se il discepolo deve in certo modo perdere la sua identità per diventare Cristo, Maria che ha generato Gesù, può dirsi anche Madre sua.


Omiletica mariana

Con Origene il genere “omelia” inteso come spiegazione delle Scritture nel quadro delle assemblee liturgiche, acquista un grande spessore. Egli scrisse 574 omelie di cui a noi ne sono giunte 300. Secondo Origene la predicazione, il cui fine ultimo è l’edificazione della Chiesa, ha un valore vitale. Egli vi si dedica appassionatamente, legge le Scritture partendo dal senso letterale e pi cerca ci scoprirvi il senso spirituale, quello voluto dallo Spirito che è all’origine della Bibbia. Gli omileti sono per Origene come “labbra di Cristo” per cui perché la loro predicazione abbia senso ed efficacia, devono essere anche spiritualmente uniti a Cristo e considerarla come una preghiera, estrinsecazione della Presenza viva di Cristo nella sua Chiesa. Facendo di Maria l’archetipo della gestazione di Cristo in noi, Origene parla nelle sue omelie di una “via di Maria” in noi, cioè della necessità di averla come modello spirituale.

L’Omelia VI su Lc, 24-32:
Sembra che le omelie su Luca siano anteriori al 245. Esse sono molto semplici e non mostrano alcun apparato retorico. Origene usa il linguaggio parlato della gente per farsi comprendere da tutti. S. Girolamo che tradusse le omelie su Luca dice che qui Origene sembra un bambino che gioca, mentre molto diverse sono le sue opere della maturità e della vecchiaia:
o Perché all’annunciazione Maria era già spostata Giuseppe? I motivi che porta sono due:per il decoro della Vergine perché sarebbe apparsa cosa turpe che una vergine fosse incinta senza marito; perché l’incarnazione restasse occulta al diavolo, cosa che non sarebbe avvenuta se la vergine fosse stata sposata.
o L’insolito saluto dell’angelo: pur non avendo spiegato il saluto stesso, egli lo descrive come il segno di ciò che di grande stava accadendo in Maria;
o Maria assidua lettrice della bibbia:Il saluto turba la Vergine perché questo saluto Maria non lo ha mai trovato nella scrittura e perché le sembra molto insolito.
o Il primo detto di Maria. Un dubbio: Origene lo ritiene motivato da una qualche incredulità nella Vergine? No, infatti l’angelo non le ha ancora spiegato quello che accadrà. Forme è un dubbio, non su quanto dice l’angelo ma sul come questo possa realizzarsi non essendoci in natura alcun esempio di concezione verginale.
o Maria ricolma di Spirito: La santificazione di Maria: La discesa dello Spirito Santo ha prodotto in Maria non solo il corpo di Cristo, m le ha comunicato anche una grande perfezione. Dal momento dell’Incarnazione Maria fu riempita nell’anima sua dello Spirito Santo, divenne cioè spirituale. E’ lo Spirito che la proteggerà e condurrà sulle vie della perfezione, Spirito che Ella potrà comunicare a Giovanni e per suo mezzo ad Elisabetta.
o Il secondo detto di Maria: piena disponibilità a Dio: le parole di risposta di Maria all’angelo, sono dimostrative della sua generosità e dela sua più assoluta disponibilità a Dio al quale si sottomette pienamente.

L’Omelia VIII su Lc
L’incipit dell’Omelia sono le parole del Magnifica: “La mia anima magnifica il Signore” fino alle parole “per coloro che lo temono si è fatto potenza”
- profetano le donne: da esse comincia l’umana salvezza:Origene inizia rilevando che il cantico di Maria, come le parole di Elisabetta sono profezie dei tempi nuovi. Per il fatto che siano donne, egli riprende il parallelismo Eva – Maria: come il peccato è iniziato per una donna, così l’umana salvezza prende inizio da una donna;
- Il Signore è magnificato: cresce nella nostra anima: la Vergine rendendo grazia in sé, diventa un segno e un modello della progressiva configurazione a Cristo. Come Maria ogni cristiano è chiamato con le opre, il pensiero e con la parola a trasformarsi nell’immagine di Dio che è in Cristo. Solo questa trasformazione da motivo alla gioia e all’esultanza come in Maria: se non si riesce nella trasformazione in Cristo, non si può esultare.
- Dignità e umiltà di Maria: L’umiltà è una grande virtù, tanto più essa si trova in una creatura eccelsa come la Madre del Signore, tanto più alta è la santità
- Tutti mi proclameranno beata perché grandi cose ha fatto per me il potente: Tutte le generazioni sono per Origene i credenti. Egli sottolinea ancora una volta che questo avviene perché Maria è stata umile.
- Il Magnificat è di Maria o di Elisabetta? La posizione di Origene non è chiara anche se possibile pensare che egli lo attribuisce a Maria per il fatto che tutta l’omelia VIII sottolinea, attraverso il Magnificat il cammino spirituale della Madre di Gesù. L’attribuzione a Maria è in ogni caso fondata su una consolidata e quasi unanime tradizione, mentre l’attribuzione ad Elisabetta ha pochi testimoni e pochi codici. 


Rilievi conclusivi

L’eredità mariologia di Ignazio, Giustino e Ireneo, è stata valorizzata nel III secolo da Ippolito, Clemente e soprattutto Origene. Con questo autore inizia l’approfondimento evangelico della Madre di Gesù come esempio del credente. Ireneo intuisce che la Madre di Gesù non canta solo a motivo della sua vicenda personale: in lei confluisce tutta la gioia del popolo di Dio e si anticipa l’esultanza della Chiesa di Cristo. Con Origene il cantico di Maria entra nell’omiletica cristiana ed è considerato come una profezia ed una testimonianza dello Spirito che riempie l’esistenza della Vergine al momento della concezione di cristo. I passi che interpreta vengono tutti considerati ella luce spirituale della santità di Maria: essi ne testimoniano la profonda umiltà e il grande progresso nella perfezione.

Inserito Domenica 20 Settembre 2009, alle ore 10:15:18 da latheotokos
 
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