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  Maria nei Padri del IV-VI secolo 
PatristicaDalle dispense di A. Gila, PADRI E TRADIZIONE ECCLESIALE DALLE ORIGINI AL VI SECOLO, Marianum, Roma 1999-2000

Premesse contestuali

Ecco le grandi aree ecclesiali di questo periodo:
- In Oriente abbiamo diverse scuole di pensiero collegate con le varie chiese:
o Chiesa sira con la scuola di Emessa (Efrem Siro)
o Chiesa di Alessandria con la scuola di Origene (Atanasio, Cirillo)
o Chiese dell’Asia Minore (Cappadoci, Basilio, Gregorio di Nissa e Gregorio Nazianzeno)
o Chiesa di Palestina (Eusebio, Cirillo di Gerusalemme, Epifanio di Salamina)
o Chiesa di Antiochia con la scuola biblica (Crisostomo, Severiano di Gabala)

- In Occidente sono le chiese che si identificano con le grandi personalità:
o Ilario, pensatore acuto e spirito critico
o Ambrogio di Milano, il fondatore della mariologia latina
o Girolamo, l’esegeta della chiesa latina
o Agostino, il più grande dei padri latini

Tutti questi padri hanno avuto una particolare attenzione dottrinale per Maria, ne hanno compreso la centralità e la funzione teologica all’interno del mistero di Cristo e della Chiesa. Essi hanno trattato ampiamente:
- la divina maternità e il rapporto di Maria con lo Spirito Santo
- la verginità in tutti i suoi aspetti
- il rapporto Maria – Chiesa soprattutto in Occidente
- la santità di Maria
- la sua assunzione al cielo
- l’intercessione e la mediazione celeste anche se ancora in modo embrionale 


Maternità divina di Maria

L’esigenza di confessare Cristo, figlio di Dio fatto uomo, nella sua vera identità di uomo – Dio, ha portato all’affermazione della maternità divina e verginale come a segno di verità e garanzia di questo evento.
esù è il volto umano di Dio?
Ario risponde che se lo fosse, si metterebbe in scacco la trascendenza di Dio stesso e il monoteismo biblico. Non ci possono essere in Dio due generazioni perché o Dio non sarebbe più Dio o ci sarebbero due dei. Il Verbo non ha assunto quindi una vera natura umana, ma la parvenza di essa. Maria non è quindi Theotokos, al massimo Cristotokos;
Il Concilio di Nicea (325) afferma invece che sì, Gesù è il volto umano di Dio, figlio di Dio ma vero uomo, generato non creato e consustanziale a Padre. Assumendo nella pienezza la natura umana egli è diventato il mediatore tra Dio e gli uomini. Se il Verbo non avesse assunto la natura umana completa, non avrebbe nemmeno potuto salvare completamente l’uomo.
Il messaggio di Nicea viene ripreso dal Concilio di Costantinopoli (381): Con Gesù Dio ci ha dato il suo Figlio e non un nuovo Figlio: Gesù è Dio fatto uomo e non un uomo divenuto Dio.
In queste affermazioni ritorna sempre più chiaramente il titolo di Theotokos per Maria recepito in quasi tutte le aree ecclesiali: non accettare Maria come Genitrice di Dio, significa che Gesù non è Dio, significa negare che il Verbo è diventato veramente uomo.
Gesù è l’umanizzazione di dio?
Antiochia risponde di no: la trascendenza di Dio e la completezza della divinità e dell’umanità postula in Cristo due esseri sussistenti, due ipostasi. Si deve parlare di in abitazione del Verbo e non di umanizzazione che rimane quindi apparente e questo, per salvaguardare la divinità di Verbo.
Il Concilio di Efeso (431) afferma invece che esiste una sola ipostasi nella persona del Verbo, dove le due nature, divina e umana convivono nettamente distinte ma perfettamente unite nell’unica persona: Gesù è vero Dio e vero uomo: Il Verbo di Dio ha assunto la natura umana, è nato veramente secondo la carne da Maria per cui lei è la Theotokos. Questo titolo è la garanzia della verità e della realtà dell’incarnazione.
Gesù è verità di dio e verità dell’uomo
Il Concilio di Calcedonia (451) confessa solennemente “un solo e medesimo Cristo Figlio, Signore, Unigenito, riconosciuto in due nature, senza mescolanza né trasformazione, senza divisione né separazione, senza che per l’unione la differenza delle nature sia tolta, salva anzi la proprietà di ciascuna natura e concorrendo ciascuna in un’unica persona e in una sola ipostasi”. Maria è chiamata “La Vergine, la Genitrice di Dio secondo l’umanità” dove la verginità e il titolo confermano la verità dell’Incarnazione. Maria è vista perciò come totalmente relativa a Cristo e alla verità che lo riguarda.


La Vergine Madre e lo Spirito Santo

In questo periodo storico, oltre a difendere la vera incarnazione del Verbo, si discusse e definì anche la divinità dello Spirito Santo contro gli ariani e i pneumatomachi, cioè gli avversari dello Spirito. Furono anche i grandi padri Atanasio, Basilio di Cesarea, Gregorio di Nazianzo che studiarono in modo attento ed appassionato lo Spirito Santo. E’ in questo contesto che viene sviluppato il tema “La Vergine Maria e lo Spirito Santo”. Maria non era, infatti solo colei che aveva generato il Verbo di Dio secondo la carne ma proprio per questo anche Colei che era stata coinvolta in modo unico e singolare con lo Spirito Santo.
Che cosa si è approfondito di più rispetto ai secoli precedenti?
- il simbolo di fede che proclama: “si è incarnato dallo Spirito Santo e da Maria la Vergine”
- il fondamento biblico di questa professione di fede
- la preparazione operata dallo Spirito in Maria in vista della divina maternità da vergine e da spirito santo
- L’Incarnazione del Verbo nel seno della Vergine avviene per opera esclusiva dello Spirito Santo. Abbiamo da un lato la radicale incapacità della natura a produrre il frutto che la trascende e dall’altra la potenza divina che opera non infirmata dalla debolezza della natura;
- Per questo chi nasce da Maria è Figlio di Dio, plasmato da Spirito Santo, fiore incorrotto di divinità spuntato per opera divina sulla nostra terra, in mezzo a noi;
- La madre che fa nascere il Figlio di Dio alla natura umana per opera dello Spirito è perciò santa e incorrotta, vergine e madre per opera sua. In lei lo Spirito ha potuto operare a causa della sua totale disponibilità. Per questo, non essendo stata toccata da un uomo, ma adombrata dallo Spirito, Maria è la terra vergine, irrigata dallo Spirito per produrre il frutto della Vita.

lo spirito santo e la catarsi di Maria
A questa missione lo Spirito ha preparato Maria prima ancora dell’annunciazione. Essa avviene, nell’intuizione dei Padri, come un previo processo di purificazione e santificazione di Maria:
Ireneo afferma che il Puro che aprì il puro grembo rese egli stesso puro questo grembo;
Cirillo di Gerusalemme (348) afferma che “incontaminata e senza macchia è la generazione. Ora infatti spira lo Spirito Santo, ivi viene tolta ogni contaminazione. Senza macchia fu dunque la natività umana dell’Unigenito della Vergine”;
Ilario di Poitiers (356) afferma nel suo De Trinitate che lo Spirito venendo dall’alto santificò il seno della Vergine, si mescolò alla sostanza della sua carne e con la sua forza e il suo potere assunse ciò che gli era estraneo, cioè la carne […..] e per questo adombrò la Vergine, ne corroborò la debolezza, perché la sua potenza divina coprisse di virtù la sua natura.
L’idea della purificazione di Maria sembra tuttavia aver subito un lento processo di chiarificazione: si parte con Ilario dalla santificazione fisica per giungere a Beda che parla chiaramente di purificazione e santificazione morale.
Gregorio Nazianzieno in oriente afferma chiaramente che Cristo diventa uomo in tutto, eccetto nel peccato: concepito da una Vergine prepurificata nell’anima e nella carne dallo Spirito.
Antipatro parla già di santificazione morale, in vista di un degno concepimento del Figlio di Dio.
Teodoro di Ancira (V secolo) ha splendide pagine in cui descrive questa opera di santificazione e purificazione operata dallo Spirito Santo. In un celebre brano di una sua Omelia difendendo la dignità dell’incarnazione e del concepimento verginale parla di:
- purificazione previa di Maria per opera dello Spirito Santo paragonato al fuoco, da ogni macchia che avesse eventualmente contratto e il suo pervenire ad uno stato di purezza e bellezza più che originario;
- santificazione di tutto il suo essere ad opera dello Spirito Santo
- l’accoglienza nel suo grembo ormai puro e profumato di santità del Verbo di Dio.
la preparazione al mistero della divina maternità
I Padri compresero che limitare al momento dell’annunciazione la preparazione di Maria al mistero della sua divina maternità era troppo circoscrittivi: non ci si improvvisa infatti in un istante, né si può pretendere che tutto sia opera esclusiva dello Spirito santificatore. Ecco perché essi esaltano la sua verginità e cominciano a celebrare anche la sua natività nel VI: fin dal primo istante della sua esistenza, lo Spirito operò in lei, preparandola alla sua grande missione. Ecco perché i Padri la vedono anche portatrice di grazia, strumento di santificazione nella sua visita ad Elisabetta.


La Verginità di Maria

1. La virginitas ante partum
La concezione verginale era già un dato acquisito, proclamato e creduto nella vita liturgica della Chiesa. Epifanio si chiedeva: “quando mai e in quale epoca ha uno osato pronunciare il nome di Maria senza subito aggiungervi, se interrogato, la Vergine?”

2. La virginitas in partu
Il tema della verginità del parto è dibattuto e ancora poco chiaro, anche a motivo degli gnostici che sottolineavano il parto verginale per poter affermare poi l’incarnazione solo apparente di Cristo. Le affermazioni dei padri sono differenti:
Atanasio: parto naturale
Efrem: parto naturale ma senza dolori e lesioni
Cristostomo: parto misterioso
Leone Magno: parto che consacra la verginità e non la diminuisce
Quelli che pensano al parto verginale lo difendono per questi motivi:
- E’ Dio che nasce
- Se l’integrità fosse stata lesa la fede che professa che è Gesù è nato dalla Vergine sarebbe falsa
- La generazione di Cristo è unica ed è quella che ha dal Padre
- Se è stato concepito verginalmente, doveva nascere verginalmente
Essi vedono perciò uno stretto legame tra concezione e nascita verginale che è perciò un aspetto dello stesso mistero della concezione verginale.

3 La virginitas perpetua
Che Maria non abbia avuto rapporti sessuali dopo la nascita di Cristo è professato coralmente dai Padri della Chiesa del IV – VI secolo. Alcune voci di contestazione come quelle di Gioviniano, Bonoso, Elvidio, trovano l’immediata e sicura reazione di Girolamo, Ambrogio ed Agostino.
Girolamo dedica a questo problema un’opera intera e diede queste spiegazioni:
- moglie: il termine viene usato dalla scrittura anche per indicare una sposa vergine
- genitori di Gesù: gli evangelisti lo affermano per difendere la buona fama di Maria, non perché Giuseppe fosse suo vero padre;
- prima che andassero a stare insieme: a volte significa, come in questo caso, quanto prima si aveva intenzione di fare, ma che poi non si verificò;
- fino a quando partorì il figlio suo: l’evangelista vuole indicare che Maria non era stata conosciuta da un uomo prima della nascita perché noi ci rendessimo conto che ella non fu conosciuta neanche dopo;
- primogenito: il titolo biblico spetta a chiunque apra il seno materno, anche se non seguono altri figli.
Rispondendo ad Elvidio Gerolamo dice: tu affermi che Maria non è rimasta Vergine, invece io ti dico che anche Giuseppe, dietro l’esempio di Maria, è vissuto vergine, affinché il figlio verginale fosse generato da un matrimonio verginale.
Agostino commenta le parole della vergine: “non conosco uomo” come un proposito di verginità totale al servizio di cristo, tanto che egli propone Maria a modello di tutti colore che si consacrano a Dio nella verginità.
Per i Padri dunque la perpetua verginità di Maria non è altro che una risultante della sua radicalità nella fede, del suo essersi donata liberamente ma totalmente all’opera e al sevizio del figlio suo. La verginità di Maria, in tal modo, diventa esemplare per tutta la Chiesa perché esprime appunto la sua incondizionata dedizione a Dio nella fede e non per un aspetto meramente fisico o carnale. Questa concezione della verginità di Maria, che i padri videro profondamente radicata nella testimonianza biblica, si andò sempre più precisando non per motivi di forte ascetismo contro il matrimonio come facevano i manichei, ma come elemento che completava in maniera totale la dedizione della madre e la sua partecipazione consapevole all’opera di Gesù. 


La figura etica della Sempre Vergine

1. Difetti di Maria: il caso di Crisostomo
Come per la perpetua verginità, in questo periodo ci furono delle resistenze nei confronti della figura etica di Maria. Riguardo all’esenzione di Maria dai peccati attuali, i testimoni della tradizione non furono tutti di un’unica opinione.
Basilio spiega la spada di Simeone come un turbamento in Maria;
Anfilochio di Iconio la collega con una dissociazione di pensiero, una crisi di fede in Maria anche ai piedi della croce;
Crisostomo commentando MC 3,31-35, afferma un po’ un comportamento superficiale in Maria che voleva vantarsi davanti a tutti per la sua maternità nei riguardi di Gesù, del quale ancora non aveva compreso la sua vera identità. In altro passo sulle nozze di Cana parla di richiesta tempestiva della Vergine al Figlio. Per comprendere Crisostomo bisogna fare queste considerazioni:
- Non era ancora stata definita la maternità divina ad Efeso, l’accento si poneva ai dogmi cristologici e le conseguenze della redenzione su Maria restavano in ombra;
- Crisostomo sottolinea a volte alcuni aspetti per dar valore ad altri
- Nelle sue affermazioni su Maria, egli non vuole sottolineare la santità o meno di lei ma due aspetti per lui della massima importanza: il fatto che la manifestazione messianica di Gesù non dipendeva dalla madre ma dal volere di Dio e che Maria ha interceduto presso suo figlio a favore degli uomini anche sembrando inopportuna e precipitosa; Gesù invita tutti, compresa la madre che si gloria della sua maternità fisica, a diventare sua discepola: Crisostomo non si sogna nemmeno di insegnare che Maria abbia commesso peccato, ma che anche lei fu evangelizzata dal figlio, nello stesso modo degli altri discepoli.

2. La madre di Dio discepola in cammino
I Padri di questo secolo compresero sempre meglio che Maria non fu solo adorna di grazia, ma rispose a Dio con un cammino discepolare fatto di fede. Agostino sottolinea che Maria prima di essere vergine nel corpo lo fu nell’anima, determinando un decisivo balzo in avanti nell’approfondimento della santità di Maria. Egli afferma che la grandezza di Maria è di più per l’essere stata discepola di Cristo che Madre di Cristo.
l’attributo aghia dato alla vergine
Epifanio ed Eusebio di Cesarea chiamo spessissimo Maria “santa”. Aghia riferito a Maria non può essere compreso solo sulla base dello sviluppo del culto cristiano per i Santi, ma anche sulla base della dimensione profonda di questo termine. I Padri videro nella promessa: “quello che nascerà da te sarà santo”, garantita anche una partecipazione della Vergine Madre alla santità di Dio.

3. Il problema dell’immacolata concezione
Efrem Siro in Oriente ed Agostino in Occidente toccano il problema della concezione immacolata di Maria:
Efrem in un suo famoso inno, parlando a Gesù, afferma: “tu solo e tua madre siete belli sotto tutti i punti di vista: in te non c’è peccato alcuno e nessuna macchia in lei. Egli esclude a Cristo e da Maria ogni macchia morale, in modo tale che questi sono gli unici a godere di questo privilegio. Non è dunque una santità comune o la verginità e nemmeno la santificazione nell’utero ma di qualcosa di più.
Agostino non ha il minimo dubbio su questa santità come non l’ebbe il suo maestro Ambrogio. Dobbiamo distinguere in lui la sua idea sulla santità di Maria e il suo atteggiamento verso l’Immacolata Concezione:
- Contro Pelagio che prendeva a modello spirituale Maria di cui affermava la santità raggiunta solo con le proprie forze, Agostino afferma che la santità personale di Maria è invece un privilegio, una grazia. Ogni santità viene da Cristo, anche quella di Maria Se Maria è santa lo è perché anche lei è stata redenta.
- Poco chiara e discussa tra gli studiosi è la posizione di Agostino circa l’Immacolata concezione di Maria. Egli intanto afferma l’assoluta santità di Maria ed è però preoccupato di difendere contro le eresie l’universalità della redenzione di Cristo, a cui anche Maria è soggetta.


Conclusione del destino terreno di Maria

1. Periodo di silenzio
A parte i testi apocrifi, la fine del destino terreno di Maria è passata sotto silenzio nei primi quattro secoli della storia della Chiesa. Il primo a porsi il problema è Epifanio di Salamina in una lettera indirizzata ai cristiani d’Arabia del 377, dove egli confessa la propria incertezza quando affronta la questione dell’evento finale della Madre di Cristo.

2. Le fabulazioni degli apocrifi
Al contrario della letteratura subapostolica e dei testi sacri stessi, la letteratura apocrifa al contrario descrive con dovizia di particolari e fantasticherie la fine di Maria. Questi racconti vanno sotto il nome di Transitus Mariae. Ne conosciamo una ventina assai interessanti sotto il punto di vista topografico, liturgico e dottrinale. Seguono più o meno tutti lo stesso cliché:
- annunzio a Maria della prossima morte e assunzione da parte dell’angelo Gabriele e offerta della palma;
- arrivo di tutti gli apostoli, transitati sulle nubi, alla casa di Maria;
- morte e sepoltura di Maria con ostilità dei giudei e loro punizione;
- transito alla gloria tra splendori di luci, canti e cori angelici.
Pur non avendo alcun valore come testimonianza storica dell’evento, gli Apocrifi traggono origine dalla diffusa pietà popolare del tempo e hanno influenzato sia la liturgia che la riflessione teologica successiva.
In Oriente Teotecno di Livia, intorno all’anno 600, esorta alla gioia e al canto per celebrare la festa delle feste, l’assunzione di Maria.
Giovanni di Eubea (+749) afferma che bisogna celebrare la dormizione come la festa più solenne di quelle dedicate a Maria.
In Occidente Gregorio Magno (540-604) nel suo sacramentario presenta un formulario liturgico della festività in cui la santa Madre di Dio ha subito la morte temporale, senza conoscere l’umiliazione e la schiavitù della morte”.
Nel messale gotico – gallicano del VI e VII secolo il giorno dell’Assunzione è detto “sacramento non spiegabile”
Orinete ed Occidente intanto celebrano con grande solennità il 15 agosto il “dies natalis” di Maria.

3. La morte di Maria
La costituzione dogmatica del dogma dell’assunzione, non precisa se Maria è morta o non è morta. In alcuni sermoni della chiesa antica viene affermato che siamo di fronte ad un mistero incomprensibile che trascende qualsiasi capacità di discorso. Abbiamo due posizioni nei Padri:
- da un lato ci sono molti espliciti accenni alla morte di Maria che è fondata sul principio di convenienza. Maria è morta a causa della sua natura umana e perché in quanto discendente di Adamo soggiace anche lei alle leggi della natura; è morta perché anche Cristo è morto secondo la carne e perché lei doveva bere allo stesso calice amaro di lui;
- questa morte non comporta però una schiavitù e la corruzione, ma è come un sonno estatico, un sonno beato: mentre muore entra nel passaggio glorioso dalla terra al cielo.
Perché tutto questo?
- Il corpo di Maria è incorruttibile perché in vita ha accolto il corpo di Cristo (Modesto di Gerusalemme)
- Come l’utero di Maria è rimasto integro nel parto così non si dissolse la carne della defunta (Giovanni Damasceno)
- Per il suo ruolo nell’opera della redenzione: come Maria è stata configurata a Cristo nella morte, lo doveva essere nella gloria della resurrezione
la glorificazione di Maria
La condizione post – temporale di Maria è vista come una elevazione nella gloria del Signore. Germano di Costantinopoli afferma che, libera dalla corruzione, il Figlio l’ha assunta presso di sé, chiamandola alla sede della beatitudine.
Damasceno afferma che mentre Maria viene trasferita nella gloria, si verifica uno sconvolgimento degli elementi cosmici: questi vengono santificati e si realizzano prodigi in mezzo agli uomini.
Per RENDERE più comprensibile questa ascesa gloriosa di Maria, i Padri cercano simbologie scritturistiche. Così Maria è:
- simile alla colomba che Noè fece uscire dall’arca del diluvio;
- simile all’arca dell’alleanza che viene traslata non dai buoi ma dagli angeli
- Enoch, Elia e Paolo, sono figure dell’assunzione: Maria non viene portata la terzo cielo, ma vola veloce al trono el Figlio dove lo contempla faccia a faccia. Maria e la chiesa
Il tema Maria – Chiesa è già entrato nella riflessione patristica. Ireneo aveva già paragonato la Chiesa a Maria vergine e madre e aveva chiamato il magnificat cantato da Maria “profezia della chiesa”. Origene aveva proposto Maria come esempio per la Chiesa nel suo cammino di fede.
a) In Oriente abbiamo:
a. Efrem: Maria è terra della Chiesa per cui la chiesa non si corromperà mai per la terra della Chiesa è il corpo di Maria;
b. Didimo Alessandrino:guardando alla madre rimasta vergine nel concepire Cristo afferma che la piscina battesimale diventa madre di tutti i fedeli per opera dello Spirito Santo restando vergine.
b) in Occidente:
a. Ambrogio: come Maria, la Chiesa ci partorisce, resta gravida non da uomo, ma dallo Spirito Santo. Come Maria anche la Chiesa è vergine ed è Madre, ma anche ognuno di noi è madre e vergine come Maria e come la Chiesa se crede concependo in sé la Parola di Dio. In ognuno di noi deve esserci perciò l’anima di Maria per magnificare il Signore; in ognuno ci sia lo spirito di Maria, per esultare in Dio.
b. Agostino: La Chiesa è superiore a Maria in quanto anche Maria è membro della Chiesa, membro eccelso e santo. Ma esiste un rapporto di similitudine tra la Chiesa e la Vergine: Maria è madre fisica del Cristo e madre spirituale delle sue membra; come lei la chiesa partorisce i popoli alla fede restando vergine nella fedeltà a Cristo. Fondamento della maternità di entrambe è la carità, una carità che in Maria promana dalla fede e la rende feconda nel generare Cristo – capo ad opera dello Spirito Santo e feconda nel cooperare nella chiesa alla rigenerazione del corpo di cristo, cioè tutte le sue membra, nei tempi della terra e della storia.
c. Leone Magno: afferma che come d spirito nasce il Cristo nelle viscere della madre intemerata, così nasce pure il cristiano nel grembo della santa chiesa.
d. Cromazio di Antiochia: non si può parlare di Chiesa se non vi è presente Maria, la madre del Signore, con i fratelli di lui. 


Intercessione, mediazione, maternità spirituale

1. maternità spirituale di Maria
Epifanio di Salamina: è il primo a dare a Maria il titolo “nuova madre dei viventi”: Eva fu causa della morte, perché per colpa sua la morte venne al mondo. Maria fu causa della vita, perché per mezzo suo fu partorita a noi la vita;
San Nilo: chiama Maria madre di tutti coloro che vivono in modo evangelico;
Agostino: Ogni fedele può diventare madre di Cristo se rigenera le membra di Cristo o le fa crescere fino alla sua perfetta statura, attuando la volontà del Padre. In tal senso la Chiesa è madre di Cristo, in quanto rigenera i fedeli membra di Cristo. La deduzione per Maria è chiara: Chi più di lei ha fatto la volontà del Padre? Così Lei, oltre ad essere la Madre di Cristo per averlo concepito fisicamente, è anche la madre delle membra di Cristo più e meglio di ogni singolo fedele.
Scritti apocrifi: Nell’apocrifo F, Giovanni chiama Maria: “mia sorella che è divenuta la madre dei dodici rami ( i dodici apostoli); “Maria nostra madre”; “Maria, nostra sorella, madre di tutti quelli che sono salvati”.
esercizio della maternità di Maria:intercessione e mediazione
- Severiano di Gabala (+dopo il 480): è testimone eccezionale per il primo configurarsi dogmatico e cultuale della mediazione di Maria a favore dei fedeli: Mai fino ad ora l’intercessione e la mediazione di Maria era stata così giustamente colocata nel contesto ecclesiale terreno e celeste. La sua OMELIA SUL LEGISLATORE è perciò fondamentale. L’autore:
o Ribadisce quattro volte la presenza operante di Maria per il popolo cristiano
o Afferma che Maria ha un grandissimo potere fondato sulla sua maternità divina. Oggetto del suo intervento sono i Barbari da ricacciare e i cristiani da difendere. L’azione della vergine è descritta con “intercede per noi”, “umilia i nemici della verità”;
o L’intervento di Maria è posto sullo stesso piano di quello degli Apostoli e dei martiri ma supera questo per livello come testimoniano l’uso degli appellativi applicati alla vergine
- Cirillo d’Alessandria nella sua omelia pronunciata al Concilio di Efeso (431) enumera gli interventi di Maria nel debellare il male e nell’edificazione della Chiesa;
- Basilio di Seleucia (+458) ripropone il potere che deriva a Maria dalla sua relazione con il Figlio, un potere di intercessione che lei esercita direttamente. Paragonando la Vergine ai Santi afferma: se Cristo ha dato tanto potere ai Santi, quanto più grande non l’ha concesso a sua Madre! Dandole tanto potere, il figlio si mostra riconoscente verso colei che le è stata Madre. Da questo potere l’omileta i aspetta due cose: qui sulla terra la pace e dopo la morte la gioia del paradiso.
- Romano il Melode (+ 560), il più grande degli innografi greci, chiude molti suoi inni pregando che Cristo faccia grazia a Lui e a tutti i fedeli “per intercessione della Madre sua”. Maria è madre pietosa di tutti. Ella stessa si rivolge al Redentore dicendo:”poiché non solo di te io sono la madre, Salvatore pietoso, ma per tutti io ti supplico”. L’oggetto dell’intercessione di Maria non sono solo i beni spirituali, ma anche quelli materiali di cui gli uomini hanno bisogno. Come madre intercede per i figli che per amore si riconcilino, abbiano stagioni propizie e raccolto abbondante. riflessioni dottrinali
La maternità spirituale di Maria ha come fondamento il fatto che ha cooperato mediante l’amore a generare la chiesa dei fedeli che formano le membra del corpo di cristo.
La sua intercessione materna ed efficace si fonda sulle intime relazioni che lei ha con il Figlio di Dio incarnatosi nel suo grembo. Beneficiari di essa sono la Città di Costantinopoli per essere liberata dai barbari, i cristiani nelle ristrettezze spirituali e morali. Ella esercita la sua intercessione intervenendo presso Dio per la vittoria e la pace tra noi.

Inserito Domenica 20 Settembre 2009, alle ore 10:21:22 da latheotokos
 
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