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  Esperienza mariana di Sant'Ambrogio 
SantiOmelia del Card. Carlo Maria Martini del 7 dicembre 2000 nella festa del Santo a Milano 

Con profonda gioia ci ritroviamo a celebrare l’Eucaristia in onore del nostro grande padre sant’Ambrogio, che fu consacrato Vescovo di Milano il 7 dicembre 374. Ci viene infatti data una nuova occasione di evocare i suoi insegnamenti e la sua forte e luminosa testimonianza di discepolo di Gesù.

 E poiché quest’anno la mia lettera pastorale tratta della Madonna e oggi è anche la vigilia della festa dell’Immacolata, ho pensato di riflettere brevemente con voi su “Ambrogio e la Madonna”, facendo memoria delle parole che il Papa ci ha rivolto nella Lettera Operosam diem del 1997, per il XVI centenario della morte del nostro patrono. Diceva il Papa: “Della santissima Madre di Cristo Ambrogio è stato il teologo raffinato e il cantore inesausto. Egli ne offre un ritratto attento, affettuoso, particolareggiato, tratteggiandone le virtù morali, la vita interiore, l’assiduità al lavoro e alla preghiera. Pur nella sobrietà dello stile, traspare la sua calda devozione alla Vergine” (n.31).

 Il “patrono della pietà mariana”

 Anzitutto ricordiamo che Ambrogio è chiamato “Patrono della pietà mariana” non solo per le molte pagine delle sue Opere dedicate alla Madonna, ma anche perché, a livello teologico, è stato il primo Padre della Chiesa latina a evidenziare la relazione, il legame esistente tra la Madre di Cristo e la Chiesa, a sottolineare che “Maria è figura della Chiesa nell’ordine della fede, della carità, della perfetta unione con Cristo” (LG VIII, n. 63, che cita Ambrogio, Exp Lc II,7)). Lo stesso Concilio Vaticano II, in questo contesto ha ancora espressamente richiamato Ambrogio per affermare l’analoga funzione della maternità divina nelle anime che accomuna la Vergine Maria alla Chiesa: come la Madonna è al servizio del mistero dell’Incarnazione, così la Chiesa rimane al servizio del mistero dell’adozione a figli di Dio mediante la grazia, a servizio della nascita di Cristo nel cuore dei fedeli: “La Chiesa…diventa essa pure madre, poiché con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figlioli, concepiti ad oopera dello Spirito santo” (Ambr. Exp. Lc II,7 e X,24-25). Maria e la Chiesa sono entrambi santuari e strumenti per mezzo dei quali e nei quali si manifesta lo Spirito santo.

 L’esperienza mariana di Ambrogio

 Io vorrei però soffermarmi, in particolare, sul posto che la Madre di Gesù ha avuto nella vita del nostro patrono, su come egli ha inteso la devozione a Maria. Egli contemplava in Maria il modello per conformarsi a Cristo e che perciò viveva la devozione a Maria come imitazione delle sue virtù, dei suoi atteggiamenti, delle sue parole. Ricordo che l’8 settembre scorso, presentando la mia nuova Lettera pastorale in Duomo (“La Madonna del Sabato Santo”), dicevo che questa Lettera vuole essere anche un aiuto per approfondire la genuina devozione alla Madonna in rapporto con la vita spirituale ed ecclesiale. Qui Ambrogio ci fa da maestro mostrando uno straordinario equilibrio nel coniugare il principio petrino (o apostolico) col principio mariano. Nella Chiesa il principio petrino è quello che presiede all’organizzazione, alle strutture, all’efficienza mediante la Gerarchia e i ministeri; il principio mariano, invece, è intessuto di fedeltà interiore nascosta, di amore oblativo, di silenzio, di dolcezza, di offerta orante, di intercessione, di compassione, di forza per resistere ai dolori più grandi. Insieme questi due principi esprimono il mistero della Chiesa. Pensiamo subito al carisma di governo che aveva Ambrogio, ma anche alla sua mitezza e umiltà, alla sua capacità di gioire con chi era nella gioia e di piangere con gli afflitti, alla compassione che provava per i peccatori fino alle lacrime, alla sensibilità che nutriva verso i bisogni di tutti, al desiderio di condividere il dolore di chi aveva peccato, alla sua comprensione per le debolezze degli uomini, alla delicatezza del suo tratto. Sono tutti atteggiamenti tipicamente mariani, che ci interpellano. Giovanni Paolo II, nella Redemptoris Mater invita infatti ogni cristiano a vivere la dimensione mariana e a viverla specialmente nell’affidamento filiale alla Madre di Dio, come faceva Ambrogio.
Splendida anche l’intuizione di Ambrogio sulla “crescita di Cristo” che avviene nel credente dalla nascita alla maturità. Anche qui si avverte che quanto scrive è frutto della sua esperienza: “L’anima di ogni battezzato diventa Maria: quando comincia a convertirsi a Cristo, viene chiamata ‘Maria’ perché riceve il nome della donna che l’ha portato nel grembo, diventa un’anima che spiritualmente genera Cristo” (De virginitate).
Celebre è poi il commento all’esclamazione che Elisabetta, nel racconto della Visitazione, rivolge alla Madonna: “Benedetta tu che hai creduto nell’adempimento delle parole del Signore”. Ambrogio osserva che la fede ha consentito a Maria di affacciarsi senza timore sull’abisso inesplorato del disegno salvifico di Dio; non era affatto facile credere che Dio si facesse carne e venisse nel mondo nascondendosi nell’insignificanza del nostro quotidiano, ma ella si è affidata totalmente al suo Signore. Poi aggiunge: “Ma ogni anima che crede, concepisce e genera il Verbo e ne comprende le operazioni. Sia in ciascuno l’anima di Maria a magnificare il Signore, sia in ciascuno lo spirito di Maria a esultare in Dio; se, secondo la carne, una sola è la madre di Cristo, secondo la fede, tutte le anime generano Cristo”.
Ancora Ambrogio aveva imparato dalla Madonna che bisogna conoscere sempre più profondamente il mistero di Dio: “La Madre del Signore cercava di conoscere la volontà del Signore serbando nel suo cuore ‘tutte queste cose’; ella che aveva generato Dio sempre più desiderava conoscerlo”.

 Un servizio di amore disinteressato

 Dalla conoscenza amorosa di Gesù nasce il servizio umile e disinteressato verso tutti e verso ciascuno. L’episodio della Visitazione raccontato dall’evangelista Luca mette in luce, oltre alla fede e alla speranza di Maria, lo stile amabile con cui incarna l’amore verso chi è nel bisogno: “Non appena viene a sapere dall’angelo - scrive Ambrogio - che l’anziana cugina ha concepito” si affretta verso la montagna “lieta nel desiderio, pronta nel dovere, premurosa nella gioia” Infatti “la grazia dello Spirito santo” di cui Maria è ricolma “non conosce ostacoli che ritardino il passo”.
L’atteggiamento di umile e amoroso servizio verso l’altro - chiunque egli sia - è al centro della vita della Madonna e della vita di Ambrogio, e dev’esserlo anche per ciascuno di noi.
Un ultimo testo vorrei citare, dove Ambrogio presenta Maria che partecipa al mistero di Gesù crocifisso e al suo amore per l’umanità intera: “Davanti alla croce stava in piedi la madre, e mentre gli uomini fuggivano, lei restava intrepida...Osservava con occhi pietosi le piaghe del Figlio, per il quale sapeva che sarebbe giunta a tutti la redenzione...Il Figlio pendeva dalla croce, la madre si offriva ai persecutori”. Crocifissa col Figlio crocifisso, la Madonna contemplava con amore di madre e con eroica fede di discepolo la morte del suo Gesù, pronta a dare lei stessa la vita per il bene dell’umanità. E sappiamo che anche Ambrogio era pronto a compiere la sua missione di Vescovo fino al dono della vita.
Ecco allora il messaggio che possiamo trarre per noi: accogliere l’esortazione del Papa a vivere quella dimensione mariana, quella devozione a Maria che è imitazione e ci aiuta a crescere nella fede e nell’amore verso la piena conformazione a Cristo Figlio del Padre.

La triplice consolazione

 Concludo richiamando una frase di s. Agostino che dice di Ambrogio: “Delle speranze che coltivava, delle lotte che sosteneva contro le tentazioni della sua stessa grandezza, delle consolazioni che trovava nelle avversità, delle gioie che assaporava nel ruminare, mio Dio, il tuo pane entro la bocca nascosta del suo cuore, di tutto ciò non potevo avere né idea né esperienza” (Confessioni, VI 3.3.). Queste parole lasciano trapelare, a mio avviso, che l’intercessione della Vergine Maria aveva ottenuto ad Ambrogio la grazia della triplice consolazione della mente, del cuore e della vita di cui scrivo nella Lettera La Madonna del Sabato santo. La triplice consolazione che è dono dall’alto e che però il Signore vuole fare alla Chiesa e a ciascuno di noi per illuminare le nostre insicurezze, rivestirci di gioia anche nelle tribolazioni e sostenere la nostra fede nel cammino verso la pienezza della santità.

 Card. Carlo Maria Martini
Omelia nella solennità di S. Ambrogio
Basilica di S. Ambrogio - 7 dicembre 2000

 

Inserito Venerdi 11 Settembre 2009, alle ore 15:31:14 da latheotokos
 
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