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  Maria nel solco dei dialoghi ecumenici 
EcumenismoDalla PREFAZIONE Mariologia ecumenica? di Giacarlo Bruni, nel libro di Salvatore M. Perrella, Non temere di prendere con te Maria (Matteo 1,20). Maria e l'ecumenismo nel postmoderno, San Paolo, Cinisello Balsamo 2004,  pp. 5-11.

«Il frazionamento dei cristiani», scrive il teologo greco ortodosso Christos Yannaras, «in una moltitudine di Chiese e confessioni non è un disaccordo teoretico, ma un peccato reale, un fallimento esistenziale: il decadere dall'autenticità della vita - dall'unitarietà. (henoedideia) del tropos o modo di esistenza rivelato da Cristo... La divisione dei cristiani e le modalità errate per ricercare l'unità rappresentano la comune "umiltà della nostra natura", rappresentano la croce della Chiesa - scandalo per la coscienza religiosa e follia per il pensiero razionale (cfr. lCor 1,23). La croce, poi non viene cancellata dalla dialettica, è rimossa soltanto dalla resurrezione... In tale visione (paradossale e indeterminata, ma anche così reale e concreta quanto la testimonianza del deserto che ha plasmato l'ethos della Chiesa indivisa), la crisi contemporanea del movimento ecumenico non si limita soltanto all'impossibilità o al ritardo nella realizzazione dell'unità dei cristiani. Si tratta piuttosto di una krisis nel senso biblico del termine: è un giudizio, cioè manifesta e rivela il nostro avvicinarci o il nostro distanziarci dalla verità della salvezza e della nostra rinascita esistenziale "in Cristo". E tale giudizio-manifestazione è forse la potenzialità più significativa rappresentata oggi dal movimento ecumenico»1.
 Anche sul tema Maria le Chiese hanno conosciuto e conoscono ancora non un disaccordo teoretico ma un peccato reale, che va ecumenicamente rimosso ed emendato proprio grazie all'incontro da tutti condiviso con la Madre di Gesù. Per cui, scrive bene Renzo Bertalot, «fare ecumenismo con Maria vuol dire imparare dalla sua libertà, che nasce dall'incontro con la Parola (fiat), vuol dire servizio ("sono la serva"), vuol dire tradurre e trasferire nel concreto della propria vita ogni "amen" che spunta sulle nostre labbra, vuol dire conoscere la gioia ed esprimerla in lode quotidiana, per essere presenti accanto al Dio liberatore e realizzatole della promessa di Abramo. Vuol dire saper custodire la parola di Dio nel proprio cuore. Riflettere anche solo su questi pochi richiami biblici significa tornare a condividere il significato della cooperazione umana alla grazia come riconoscenza e servizio. E un invito a prendere atto del primato dell'incondizionata grazia divina che il Signore gestisce attraverso la storia dell'umanità. Ci troviamo così nel contesto adatto per riprendere in considerazione quegli elementi che nei secoli ci hanno visti arroccati su posizioni alternative e contrapposte. Partendo da questo terreno comune occorre imparare a vivere nel rispetto delle "diversità", delle "gerarchie della verità" e della "riforma perenne" per dare espressione al dono della Fede»2.
 Tenendo conto di quanto sapientemente è stato scritto dai due teologi impegnati nella causa ecumenica, è sufficiente la presentazione dell'indice a suggerire la bontà dell'approccio al tema da parte di Salvatore M. Perrella: Maria e la mariologia come discorso su Maria vanno contestualizzate nell'ambito culturale ed esistenziale proprio della contemporaneità, nel grande segno del tempo che è l'ecumenismo e nel filone specifico che è la mariologia ecumenica di cui è esempio eloquente il documento Maria nel disegno di Dio e nella comunione dei santi del Gruppo di Dombes. Testo che costituisce l'ossatura di questo denso e ponderato saggio di Salvatore M. Perrella che, in tutta onestà vuole innanzitutto esprimere, e non può essere diversamente, «un punto di vita cattolico».
 Ciò che mi preme sottolineare in questa prefazione è il recupero alla teologia ecumenica del dato mariologico. Sfogliando le. pagine di un mio testo di prossima pubblicazione dal titolo Ecumenismo. Verso una nuova figura di Chiesa e di uomo (Cittadella Editrice, Assisi 2005) annotavo l'assenza del riferimento mariologico tra le "cose" in cui le Chiese e le confessioni cristiane possono già sentirsi unite. Trascrivo:
 «1. Le Chiese, unite nell'identità ecclesiale cristiana, volendolo possono già ritrovarsi unite nella verità dell'intelligenza della natura della Chiesa come mistero. Chiesa del Padre istituita in Gesù Cristo, il fondamento, e costituita nello Spirito, nel quale il fondamento diventa costruzione ordinata in cammino verso l'Alfa che l'ha generata.
 2. Le Chiese volendolo possono già ritrovarsi unite nella verità della raffigurazione della Chiesa una come unità distinta modellata sulla Trinità e storicamente determinata dalla cristiforrmità.
 3. Le Chiese volendolo possono già ritrovarsi unite nella verità del riconoscimento condiviso degli elementi basilari che costituiscono il suo visibile vincolo di unità: il Simbolo niceno-costantinopolitano, la Scrittura e la Cena del Signore a partire dal comune Battesimo d'acqua e di Spirito. Da leggersi come luoghi dell'accadere dell'evento e del suo essere manifestato.
 4. Le Chiese volendolo possono già ritrovarsi unite nella verità di una lettura comune dei ministeri come servizio alla parola e al sacramento attraverso cui l'Altro, rettamente confessato nel simbolo, si fa comunicazione di saggezza e di salvezza. Un già verso il suo non ancora, nel senso che il valore attribuito alla ministerialità ordinata di tipo episcopale non coincide pienamente tra il versante protestante e quello cattolico-ortodosso del cristianesimo. Un non ancora che necessita di ulteriori approfondimenti come suggerisce il documento di Lima di Fede e Costruzione al paragrafo VI dal titolo Verso il reciproco riconoscimento dei ministeri ordinati.
 5. Le Chiese volendolo possono già ritrovarsi unite nella verità della sottoscrizione e dell'uso delle istituzioni al servizio della comunione interecclesiale nella storia, la messa in atto in comune di sinodi e concili su questioni  di urgenza dottrinale e storica. Un già possibile, questo della sinodalità e della conciliarità, che è un non ancora a proposito del servizio di comunione del ministero petrino. Il problema è verificare se Ortodossia e Protestantesimo possono e vogliono fargli spazio nel proprio orizzonte ecclesiale, il problema è verificare se davvero il Cattolicesimo e disposto a una rivisitazione non formale di tale ministero di unirà al contempo geloso della riconciliazione e della diversificazione».
 Questo non accenno a Maria è dovuto al fatto che essa è entrata tardivamente come "presenza" e come problema" nell'alveo del movimento ecumenico, al di là di rari passaggi a conservarne viva una memoria che sarebbe divenuta evento sempre più diffuso con l'ingresso del cattolicesimo nel movimento ecumenico stesso3. Questo esodo da un silenzio a dire il vero mai totale al parlarne è registrato nella storia dei dialoghi ufficiali internazionali, ufficiali nazionali e teologici non ufficiali4 .
 Relativamente ai dialoghi ufficiali internazionali, che hanno visto e che vedono impegnata la Chiesa cattolica romana con le Chiese e comunità nate dalla Riforma e con la Comunione Anglicana5, non si può non sottolineare un crescendo che va dall'ammissione che Maria costituisce una questione ecumenica6 all'esigenza di comparare le proprie posizioni mariologiche7, fino a una mariologia maggiormente articolata e ancorata a un elenco di "siamo d'accordo" di importanza decisiva. Concretamente la centralità di Cristo, la collocazione della mariologia nella cristologia e nella ecclesiologia, la peculiarità di Maria come Theotokos che le assegna un posto d'onore singolare nella Comunione dei santi, il suo carattere esemplare di chiave di lettura della grazia e di modello di fede e il fatto che «essa è stata preparata dalla grazia divina a essere la Madre del Redentore, dal quale essa stessa fu redenta e introdotta nella gloria». Mentre continuano a suscitare problema i dogmi dell'Immacolata Concezione e dell'Assunzione8  per la loro insufficiente fondazione biblica e per come sono stati definiti. Di qui la esplicita domanda: «Gli anglicani desiderano chiedere se, in una  eventuale unione fra le due Chiese, sarà ad essi richiesto di sottoscrivere tali definizioni dogmatiche»,  dogmi  di cui «dubitano che sia giustificato o anche possibile definirli come essenziali alla fede dei credenti»10.
 Domanda a cui ha offerto una sua risposta, a conferma di una mariologia ecumenica in fieri, il documento ufficiale nazionale cattolico-luterano degli Stati Uniti dal titolo L'unico Mediatore, i santi e Maria. Dichiarazione comune e riflessioni11. Giungendo a conclusioni di alto profilo provocatorio, nel senso che né l'intercessione di Maria, né l'invocazione a Maria, né la mediazione di Maria e neppure i dogmi mariani del1854 e del 1950 possono in sé e per sé essere considerati motivo di conservazione di ulteriore separazione tra le due Chiese. A tanto conducono i dialoghi il cui vero problema è la loro debole recezione nei diversi tessuti ecclesiali, un difetto di divulgazione e di conoscenza che si estende altresì all'accordo raggiunto tra Chiesa cattolica romana e Chiesa assira d'Oriente a proposito dei titoli Christotokos-Theotohos e alla lettura di Cristo e conseguentemente di Maria ad essi sottesa12. E come non ricordare il documento Madre di Dio tra Ortodossia e Vecchiocattolic13? Semplici indicazioni a volo d'uccello a voler dire che sicuramente Maria è diventata una questione ecumenica, tale da coinvolgere l'ufficialità delle stesse Chiese in dialogo unitamente alla mai venuta meno riflessione teologica con i suoi saggi e i suoi incontri a macchia di leopardo testimoniati da un'ampia bibliografia14. Un quadro d'insieme già in grado di definire l'orizzonte in cui dare forma al progetto di una mariologia ecumenica.
 
 NOTE
 
 1 Cfr. Yannaras, Verità e unità della Chiesa, Servitium-Interlogos, Sotto il Monte - Schio, s.d., pp. 172-174.
 2 R. Bertalot, Ecco la Serva del Signore. Una voce protestante, Marianum, Roma 2002, p. 98.
 3 Nell'originale tedesco del 1997, una spia in tal senso la offre il buon saggio di Peter Neuner ove solo tangenzialmente l'aurore si sofferma su Maria nel paragrafo «Il problema della venerazione dei Santi» (P. Neuner, Teologia ecumenica. La ricerca dell'unità tra le chiese cristiane, Queriniana, Brescia 2000, pp. 272-276; in esso, a proposito della pluriennale incomprensione e critica dei protestanti alla dottrina e alla prassi della pietà cattolica, in una nota esplicativa si scrive: «Qui, comunque, fanno eccezione i dogmi mariani cattolici del 1854 sull'Immacolata Concezione e del 1950 sull'Assunzione corporale di Maria in cielo, perché portarono a controversie che non possono essere facilmente considerate come superate. Tuttavia, la mariologia cattolica ne mostra la possibilità di interpretazioni che i cristiani evangelici possono certamente ritenere accettabili, anche se essi non li vogliono assumere per sé» (ibidem, p. 272, nota 538).
 4 Si veda in tal senso il contributo di A. Maffeis, Il dialogo ecumenico, Queriniana, Brescia 2000.
 5 Per i testi in lingua originale e per un commento teologico, cfr. G. Bruni, Mariologia ecumenica? Indicazioni dal dialogo ecumenico ufficiale internazionale tra la Chiesa cattolica romana e le Chiese nate dalla Rìforma, in Marianum 59 (1997) pp. 601-650.
 6 Si vedano i documenti comuni: Commissione di studio Evangelica luterana - Cattolica romana, Tutti sono uno stesso Cristo. Dichiarazione comune sulla Confessione Auqustana (1980), in Enchiridion Oecumenicum (= EO), EDB, Bologna 1986. vol 1, n. 1428, p. 700;  Idem. L'unità davanti a noi, in EO, vol. 1. n. 1615. p. 786. Commissione mista Chiesa cattolica - Consiglio Metodista Mondiale, Rapporto di Denver (1967-1970), in EO, vol l. n. 1934, pp. 923-924; n.1973, p. 937; Idem, Rapporto di Nairobi ( 1982-1985), in EO, vol. 3, n. 1653, p. 737; Idem, La Parole de vie. Declaration sur la révélation.et la foi, in Service d'nformation 92 (1996) pp. 11-120. Commissione mista di studio Cattolica romana - Riformata, Verso una comprensione comune della Chiesa. Dialogo 1984-2000. Rapporto finale, in EO, vol. 3. n. 2293, p. 971. Conversazioni promosse dalla Commissione per la Dottrina Battista e la cooperazione interecclesiale dell'Alleanza mondiale-Battista e dal Segretariato vaticano per l'Unione dei Cristiani, Appello a testimoniare Cristo nel mondo oggi. Rapporto delle conversazioni internazionali battisti-cattolici romani 1984-1998, in EO, vol. 3, nn. 581-582, p. 269, specificamente i nn. 56-57 dedicati a Il posto di Maria nella fede e nel culto.
 7 Cfr. Segretariato per l'Unione dei Cristiani della Chiesa Cattolica romana - Alcuni membri di Chiese Pentecostali, Rapporto del secondo quinquennio 1977-1982, del 9 maggio 1984, in EO, vol.3, nn. 2713-2131, pp. 915-920 specificamente i paragrafi «Prospettive su Maria; La maternità di Maria; La venerazione di Maria; L'intercessione di Maria; La dottrina cattolica sui doni di grazia fatti a Maria; La verginità di Maria; L'immacolata concezione di Maria; L'assunzione di Maria», (possiamo considerarla una vera e propria summala mariologica compilata dalle due realtà ecclesiali). Tèologi e missiologi cattolici (scelti dal Segretariato per l'Unione dei Cristiani) e Evangelicali, La missione. Rapporto 1977-1984, in EO, vol. 3, in modo particolare l'aggiunta alla sezione III: Appendice: i1 ruolo di Maria nella salvezza, nn. 1132-1133, pp. 510-515.
 8 Problematicità messa in rilievo con chiarezza e buona documentazione dallo stesso S. M. Perrella, Quanta est nobis via? Maria Madre di Gesù e la ricerca dell'unità perduta. Per una lettura del Documento «des Dombes», in Marianum 64 (2002) pp. 163-250, specialmente alle pp. 212-228.
 9 Si vedano: Commissione Internazionale Anglicana - Cattolica Romana, Dichiarazione concordata sull'autorità della Chiesa, la sua natura, il suo esercizio , le sue conseguenze, I, Venezia 1976, in EO, vol. 1, n. 91, p. 56, Arcic II, Dichiarazione concordata sull'autorità della Chiesa, II, Windsor 1981, in EO, vol. 1, nn. 132-133, pp. 82-83.
 10 Arcic II, Dichiarazione concordata sull'autorità della Chiesa, II, cit., in EO, vol. 1, n. 132, p. 83.
 11 Cfr. Gruppo dì dialogo fra cattolici e Luterani USA, L'unico Mediatore, i santi e Maria. Dichiarazione comune, in EO,  vol. 4, nn. 3083-3360, pp. 1111-1263. Si veda il commento teologico al testo comune redatto da J. Reumann, A Perspective on the Luteran roman Catholic Dialogue in the Unided States 1965-1993, in One Christ 34 (1998.), pp. 277-289.
 12 Cfr. Chiesa cattolica - Chiesa assira dell'Oriente, Dichiarazione cristologica, 11 novembre 1994' in EO,  vol. 3, nn. 758-762, pp' 345-348: il documento è firmato da Giovanni Paolo II, Vescovo di Roma e da Mar Dinka IV, Catholicos-Patriarca della Chiesa assira dell'Oriente, una volta considerata nestoriana per aver respinto la dottrina sancita dal Concilio ecumenico di Efeso del 431 (cfr. G. O'Collins - E. G. Farrugia , Chiesa apostolica assiriana d'Oriente in Idem, Dizionario Sintetico di Teologia, LEV Città del Vaticano 1995, pp. 51-52.
 13 Cfr. Commissione teologica mista Ortodossa-Vecchiocattolica, La Madre di Dio. Dichiarazione comume, Chambésy 30 agosto 1977, in EO vol. 1, 2557-2591, pp. 1224-1'227: il testo esprime esplicitamente la dottrina mariana delle due Chiese.
 14 Diamo solo alcune indicazioni che possiedono anche congrua bibliografia sull'argomento: D. Fernàndez, Diàlogos ecunénicos en los congresos mariológiros, in Ephemerides Mariologicae 44 (1994) pp. 541-552; A. M. Calzolaro, La Madre di Dio nel dialogo ecumenico: convergenze e divergenze, in Miles Immaculatae 35 (1999) pp.391-461; S. M. Perrella, La recezione del Documento di Dombes su Maria. Rìcognizione bibliografica, in Marianum 62 (2000) pp. 347-355; J. Wicks, The Virgin Mary in recent ecumenicàl dialogues, in Gregorianum 87 (2000) pp. 25-57.

 

Inserito Martedi 22 Giugno 2010, alle ore 0:05:15 da latheotokos
 
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