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  La venerazione alla Madre del Signore 
Devozione

Dal libro della Pontificia Academia Mariana Internationalis, La Madre del Signore. Memoria, presenza, speranza, Città del Vaticano 2000, pp. 121-127.



La pietà mariana

74. ...... La pietà verso la Madre del Signore è un fatto di dimensioni universali: dappertutto e nel contesto cultuale più alto - la liturgia - «la santa Chiesa venera con speciale amore la beata Maria Madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l'opera salvifica del Figlio suo».283 La spiegazione di tale fenomeno non va cercata dunque in una supposta deviazione dall'asse centrale del culto cristiano, ma nell'umile e progressivo approfondimento del ruolo che Maria di Nazaret, per disposizione divina, ha avuto e continua ad avere nella storia della salvezza.284

La Sede Apostolica non ha mancato di dare numerose indicazioni perché la pietà dei fedeli verso la Madre di Gesù sia in armonia con i principi generali del culto cristiano, fuori del quale essa non avrebbe senso, ma entro il quale è «parte nobilissima».285
Noi ci limiteremo a rilevare che la pietà mariana è una forma di «obbedienza della fede» a Dio che rivela (cf. Rm 16, 26) e a proporre quella che potremmo chiamare l"'ideale" della venerazione ecclesiale alla Tuttasanta.

L'accoglienza del dono della Madre, espressione della «obbedienza della fede»

75. Gesù è il dono del Padre all'umanità: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16); perciò nella solennità del Natale la liturgia canta: «È nato per noi un Bambino, un figlio ci è stato donato (Is 9,5)».286 Dono del Padre e del Figlio alla Chiesa e all'umanità è pure lo Spirito Santo: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre» (Gv 14, 16; cf. Gv 14, 25; 15, 26; 16,7; Le 24, 49; At 1, 4-5).
Il Figlio e lo Spirito: i massimi, ineffabili ed ineguagliabili doni del Padre all'umanità. Ma nella sua misteriosa libertà l'uomo ha la facoltà di accogliere o di rifiutare il dono. Relativamente al Figlio, l'evangelista scrive:
Venne fra la sua gente,
ma i suoi non l'hanno accolto.
A quanti, però l'hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome (Gv 1, 11-12).

A sua volta Gesù, che è uno con il Padre e con lo Spirito, ha elargito alla sua Chiesa numerosi doni, tra cui quello della propria Madre. In Giovanni 19, 25-27, episodio che gli esegeti considerano una «scena di rivelazione», Gesù, morente sulla croce, ha dato al Discepolo, e in lui a tutti coloro che nella fede sono suoi discepoli, la propria Madre.287

La maternità di Maria nell'ordine della grazia è elemento costitutivo del disegno salvifico di Dio, della sua autorivelazione in Gesù: accogliere questa rivelazione divina è dunque un'espressione di «obbedienza della fede» a Dio che rivela.
Nella prospettiva del Vangelo giovanneo l'opera che gli uomini devono compiere (cf. Gv 6, 28) è «credere in colui che egli [il Padre] ha mandato» (Gv 6, 29), cioè in Gesù, nella sua persona, nella sua parola, nei suoi doni; accogliere Gesù significa onorare il Padre che lo ha mandato e inserirsi in un processo di vita (cf. Gv 1, 12-13; 17, 3); al contrario, rifiutare Gesù, il «dono di Dio», è offenderne il Datore ed entrare in un circuito di morte (cf. Gv 8, 23-24).
Anche Maria, nella sua specifica condizione di madre, è un dono di Dio e di Gesù all'umanità: accogliere tale dono, come fece il Diletto prendendo con se la Madre di Gesù (cf. Gv 19, 27), è compiere un atto di culto che possiamo già definire cristiano, perché trae origine da una parola fondante di Cristo: «Ecco la tua madre» (Gv 19, 27).

Maria accolse pure, nella fede e con la forza dello Spirito, la parola di Gesù crocifisso: «Donna, ecco il tuo figlio!» (Gv 19, 26). E divenne nuovamente madre: madre, nell'ordine della grazia, dell'immensa moltitudine dei figli del Padre, fratelli del suo figlio primogenito Gesù (cf. Rm 8, 29).
Tra la Madre e i discepoli, in virtù dell'accoglimento del dono fatto dal Maestro, si instaura un rapporto di indole materno - filiale che fluisce « dall'intimo del mistero pasquale»288 e riguarda un aspetto essenziale della condizione discepolare: la vita della grazia.

La pietà mariana è dunque espressione dell'«obbedienza della fede» ed è anche estrinsecazione, in termini di esperienza vitale, del rapporto madre-figlio che intercorre tra la Vergine Maria e i discepoli di Gesù. Infatti la pietà mariana, radicata nel mistero pasquale, si iscrive con naturalezza nel programma di vita del discepolo. Anche per lui, in riferimento alla sua Madre nello Spirito, vige l'antico precetto «Onora tuo padre e tua madre» (Es 20, 12), che egli, in piena conformità al Maestro (cf. Lc 2, 51), adempie con gioiosa spontaneità. Egli ancora, preso da stupore, esclama con sant'Anselrno (tllO9): «La Madre di Dio è nostra madre»289 e, consapevole delle esigenze insite in tale rapporto, si sforza di vivere in modo tale che la sua condotta manifesti la condizione di figlio di santa Maria.290
La pietà mariana è sorta dall'ascolto della Parola biblica, esplicitata dalla Chiesa sotto la guida dello Spirito, e dall'accoglimento del dono pasquale della Madre. A tale Parola e a tale ambito pasquale la pietà mariana deve restare saldamente ancorata perché sia genuina e feconda espressione del culto cristiano.

La "forma ideale" della pietà mariana

76. Ognuno di noi, cultori di mariologia e agenti di pastorale mariana, conosce quanto siano ricche, intense e varie le espressioni della pietà mariana. Perciò, in questa pagina conclusiva, ci è sembrato opportuno delineare la forma ideale della pietà mariana.
Una pietà mariana che, traendo prevalentemente dalla Scrittura i suoi contenuti, í termini e i simboli, sia impregnata del messaggio biblico; che affondi le sue radici nella Tradizione, per cui sia espressione di comunione con i predecessori nella fede, memoria della storia e della cultura di un popolo o di una istituzione ecclesiale; che sia aperta al rinnovamento e orientata verso gli sconfinati orizzonti del futuro escatologico.

Una pietà mariana segnata da un profondo orientamento ecclesiale: momento di comunione con gli angeli e gli arcangeli, con gli apostoli, i martiri e i santi della Gerusalemme celeste e con i fratelli e le sorelle della Chiesa ancora pellegrina sulla terra; spazio aperto alla condivisione dei loro dolori e delle loro angosce, delle loro gioie e speranze; occasione propizia per onorare il membro più eminente della Chiesa, la madre sollecita, la sorella nel cammino della fede.
Una pietà mariana radicata nella fede, sostenuta dalla speranza, vissuta nella carità; una pietà in cui l'espressione liturgica, attualizzando sacramentalmente il mistero salvifico di Cristo e la partecipazione ad esso della Vergine Madre, abbia il primato indiscusso e sia fonte d'ispirazione e punto di arrivo per le manifestazioni della devozione popolare.

Una pietà mariana in cui la venerazione alla gloriosa Madre di Cristo risalga, adorante e grata alla sorgente stessa della grandezza di Maria: l'Onnipotente che ha fatto in lei «grandi cose» (Lc 17 49); in cui l'amore verso la Madre dei viventi susciti l'amore verso il prossimo e, nella linea evangelica, anche verso il nemico e il persecutore (cf. Mt 5, 43-44; Lc 6, 27-28); l'invocazione dell'intercessione misericordiosa della Vergine non si chiuda in una visione individualistica del proprio bisogno ma si apra alle grandi necessità della Chiesa e del mondo; la lode alla Tuttasanta si accompagni con l'impegno a condurre una vita senza compromessi con il peccato, informata ai principi del Vangelo, memore del monito del Signore: «Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Mt 5, 48); lo stupore suscitato dalla contemplazione dell'icona purissima della Theotokos si traduca in azione solidale in favore del povero e del bisognoso, dell'anziano e dell'infermo, di colui che non ha né pane, né casa, né lavoro; l'imitazione attiva della beata Vergine, «la quale rifulge come il modello delle virtù davanti a tutta la comunità degli eletti»,291 conduca alla progressiva assimilazione di esse;292 il servizio amoroso alla Signora clemente e alla Regina di misericordia rievochi costantemente la figura di Gesù, «servo del Signore» (cf. At 3, 13 ), che ha preso su di se il peccato e il dolore dell'umanità (cf. Is 53, 4-5); richiami la vicenda dell'umile «Ancella del Signore» (cf. Lc 1, 38. 48) e il monito del Maestro ai suoi discepoli: «colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo» (Mt 20, 26).

Una pietà mariana che sia bella come si conviene alla Tota pulchra, per cui tenga lontano dalle sue espressioni ogni bruttura e banalità. La pietà è bella quando sgorga da un cuore umile e puro, semplice e sincero; è bella quando si esprime in opere di «arte povera», i cui elementi - carta, stoffa, legno...- vengono disposti armonicamente sotto un impulso artistico guidato dall'amore verso l'Immacolata; bella quando, in omaggio al Capolavoro dello Spirito, produce in ogni settore dell'arte capolavori, che sono una straordinaria testimonianza di fede e costituiscono un inestimabile patrimonio dell'umanità.

Una pietà mariana, da cui siano banditi il gretto minimalismo, che oscura la figura e la missione di Maria, e l'insano massimalismo che giunge a falsare la dottrina;293 a cui siano estranee ogni forma di superstizione e la «vana credulità, che al serio impegno sostituisce il facile affidamento a pratiche solo esteriori»; che rifugga dallo «sterile e fugace moto del sentimento, così alieno dallo stile del Vangelo, che esige opera perseverante e concreta»; che sia limpida «nelle sue motivazioni, per cui con diligente cura sarà tenuto lontano dal santuario ogni meschino interesse».294

Una pietà mariana che contemperi il senso della singolare dignità e trascendenza della gloriosa Madre di Dio con l'esperienza della sua prossimità a ognuno dei suoi figli, poiché Ella «nella Chiesa santa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e più vicino a noi».295

Una pietà mariana che accolga con cordiale riconoscenza e con serena libertà le manifestazioni straordinarie della beata Vergine - apparizioni, visioni...- riconosciute dall'autorità ecclesiastica e veda in esse un segno della sua materna misericordia; che consideri nella loro giusta luce 'messaggi' e 'promesse' che Ella rivolge, spesso attraverso umili creature, ai suoi figli: sono infatti un incitamento perché essi vivano secondo i dettami del Vangelo, un prolungamento della parola che la Madre di Gesù disse ai servi delle nozze di cana: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2, 5); non intendono quindi né completare il Vangelo né sostituirlo con 'vie più facili', al contrario mirano a ravvivare nei discepoli la necessità della conversione e della sequela di Cristo sulla via regale della croce.

Una pietà mariana che, quando tocca il suo vertice, quasi scompare per divenire incessante Magnificat, slancio adorante e lode pura: del Padre, principio senza principio, origine suprema dell'uomo e del cosmo, compassionevole e «ricco di misericordia» (Ef 2 4); del Figlio, il Signore della gloria, I'unico Mediatore, il Salvatore universale; dello Spirito, energia vivificante, divino fuoco aura soave e misterioso vento.

Una pietà mariana che, volta ad onorare la Madre, si risolva in servizio degli uomini, suoi figli, soggetti a innumerevoli insidie e pericoli.

La gloria della pietà mariana è l'adorazione di Dio e la salvezza dell'uomo. Nel punto terminale del cammino della pietà verso la santa Vergine si scopre che brucia l'incenso dell'adorazione di Dio e si apre la mano per soccorrere il bisognoso.

Tale pietà mariana, solida nei suoi fondamenti, ricca e bella nelle sue espressioni, limpida nelle sue finalità non si riscontra, tutta, in una sola persona, non in un istituto di vita consacrata, non in un intero popolo, ma fiorisce nella Chiesa universale, ognuna delle cui Chiese particolari reca ad essa un suo specifico contributo.

....................................................................

NOTE

283 CONC. ECUM. VAT. II. Cost. Sacrosanctum Concilium 103.
284 Cf. PAOLO VI. Esort. apost. Marialis cultus «Introduzione».
285 Ibid. «Introduzione».
286 Messale Romano. Natale del Signore (25 dicembre). Messa del giorno, Ant. d'ingresso. Isaia 9, 5 ricorre anche nella Prima lettura (Is 9, 1-3.5-6) della Messa della notte.
287 Cf. GIOVANNI PAOLO II. Lett. enc. Redemptons Mater 23-45. 47; Cf. Messale Romano. Beata Vergine Maria Addolorata (15 settembre), Colletta.
288 GIOVANNI PAOLO II. Lett. enc. Redemptons Mater 44.
289 VII. Oratio ad sanctam Mariam pro impetrando eius et Christi amore, In M CORBIN (éd.) L'oeuvre d'Anselme de Cantorhéry, 5. Paris, Cerf, 1988, p. 294.
290 Cf. Lilturgia delle Ore. Comune della beata Vergine Maria. Lodi, invocazioni.
291 CONC. ECUM. VAT II. Cost. dogm. Lumen gentium 65.
292 Cf. PAOLO Vl. Esort. apost. Marialis cultus 57.
293 CONC. ECUM. VAT II. Cost. dogm. Lumen gentium 67.
294 PAOLO VI. Esort. apost. Marialis cultus 38.
295 CONC. ECUM. VAT. II. Cost. dogm. Lumen gentium 54.

 

Inserito Sabato 6 Novembre 2010, alle ore 9:17:58 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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