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  Magnificat, il canto della Figlia di Sion (Lc 1,46-55)  
BibbiaNatura e significato del Magnificat

Canto di ogni tempo, dalle multiple risonanze

CANTO DI OGNI TEMPO
Testo fondamentale, cerniera tra A. e N. Testamento che si incontrano nel popolo della promessa, nei "poveri" di Jahvé, di cui Maria è l’espressione privilegiata. Il canto è un brano ecclesiale messo sulle labbra di Maria, che la comunità ripete incessantemente unendo la sua voce a quella di Lei.
Molte liturgie orientali hanno dato al Magnifica un posto d’onore; la liturgia latina lo ha incluso, a partire dal V – VI secolo, nella recita giornaliera del Vespro.
Impressionante è anche quante volte la musica ha cantato il Magnifica. Il solo Orlando di Lasso, nel XVI secolo, ha composto ben 101 Magnificat da 4 a 6 voci.
A partire dalla fine del XIX secolo il Magnificat è anche oggetto di profonde ricerche critico – esegetiche che hanno portato a feconde attualizzazioni. Oggi il Magnificat presenta la concretezza e la coralità degli antichi canti di liberazione del popolo di Dio, intonati spesso, come nel nostro caso, da donne eccezionali come Myriam. Deborah, Giuditta ecc.
La riscoperta della valenza antropologica e socio – politico del Magnificat , ha conferito notevole impulso alla rivalutazione della donna, di cui Maria, si rivela sempre di più archetipo credibile ed espressione privilegiata.

CANTO SINGOLARE
Perché tanta attenzione al Magnificat? Perché in esso ci sono elementi che sottolineano:
la misericordia di Dio verso i poveri
l’energico suo intervento contro gli oppressori
Maria come serva e povera del Signore, modello di identificazione di ogni credente
Maria come portavoce della comunità, come donna fedele e obbediente alla Parola
L’unità del canto nella glorificazione di Dio e nella lode a Colei che ha creduto
Per questi elementi il Magnificat è il canto per eccellenza de nuovo popolo di Dio. Il canto di Maria è il canto e la preghiera della Chiesa di tutti i Tempi.

CANTO DALLE MULTIPLE RISONANZE
a) E’ necessario leggere il Magnificat prima di tutto nell’attuale contesto che è la pericope della Visitazione, importante cerniera tra le annunciazioni e le nascite, in continuità con le prime e in anticipazione delle seconde. In questo contesto il Magnificat viene attribuito a Maria che qui è la protagonista della scena: è lei l’oggetto immediato della benedizione, la serva alla quale Dio ha rivolto la sua benevolenza. Il cantico va situato, quindi, su uno sfondo di salvezza di cui l’Esodo, la Pasqua di cristo e la liberazione escatologica, sono le tappe fondamentali. Il linguaggio del Magnificat è proprio quello dell’Esodo e ripropone i motivi del Canto del mare (Es 15,1-18), sfondo anche di molti salmi e canti di liberazione. Questa prospettiva è confermata anche dal passaggio dalla povertà della serva a quella del Servo di Jahwé.
b) Tuttavia per quanto i termini e le tematiche siano antichi, lo spirito del canto è neotestamentario, perché con la venuta di Cristo si sono inaugurati i tempi nuovi. La voce di Maria inaugura qui il canto del nuovo popolo, della Chiesa di Cristo, un canto che celebra la gioia di una salvezza che ha trasformato la storia del mondo. Il canto è perciò:
1. canto di Maria, perché l’evangelista le dedica particolare attenzione
2. Canto della Chiesa la cui gioia si manifesta anzitutto nella madre e si propaga poi verso tutta la compagine In Maria converge il canto di Israele che si trasforma in Chiesa e diventa canto della Chiesa. Lei incarna il destino di tutta la comunità e ne esprime la voce. La Vergine sembra avere una "personalità corporativa" le cui decisioni e opzioni coinvolgono l’intera comunità, l’intero gruppo.

CANTO ANTICO E CANTO NUOVO
Il Magnificat è un canto dai molteplici volti:
- è un canto antico per il materiale arcaico utilizzato per cui molti studiosi lo reputano un canto veterotestamentario
- è un canto nuovo perché canta il compimento delle promesse di Dio
- è un canto escatologico perché esprime il realizzarsi della promessa messianica, una speranza ormai completata con l’avvento di Cristo, ma che attende ancora gli ultimi tempi che porranno fine al mondo presente segnato dalla corruzione e dal peccato.

CANTO STORICO-SALVIFICO
E’ il Magnificat un canto liturgico o un inno di liberazione politico – sociale? I due aspetti non sono affatto alternativi ma complementari e reciproci. La Liturgia infatti che celebra gli eventi salvifici, contiene anche un elemento episodico – pasquale e cioè celebrare la Liturgia significa che la salvezza si è veramente realizzata. Una lettura unilaterale del Magnificat è errata: sia quella intimistica e privata, sia quella solo socio – politica. Il Magnificat proclama Dio salvatore potente che depone i grandi ed innalza gli umili. Questo protagonismo di Dio e la condizione di povertà nella quale interviene, non possono essere scissi tra loro perché il Magnificat perderebbe tutto il suo significato. Maria non è un’eroina o una creatura superiore, ma una persona liberata dalla sua povertà, che collabora con Dio e proclama la sua salvezza.

CANTO NATALIZIO O PASQUALE?
Il Magnificat celebra la venuta di Cristo al mondo o la sua nascita gloriosa alla Resurrezione? Secondo il contesto reale in cui è inserito, tra le annunciazioni e le nascite, non può non evocare anzitutto che un clima natalizio. Ma ci si rende subito conto che esso ha molte cose in comune con salmi e inni di liberazione. IL canto di Maria celebra l’evento-Cristo, compreso al partire dalla Pasqua e che si prolunga fino alla sua nascita terrena. Tutti i racconti dell’infanzia sono testi pasquali che proiettano la gloria del Risorto sugli eventi delle sue origini terrene. E’ sintomatico che Maria non nomini mai il bambino e non parli della sua prossima maternità. Per questo suo sottofondo pasquale, il canto di Maria va letto alla luce del Canto del mare di Esodo 15 che celebra anch’esso la liberazione pasquale del popolo. In queste prospettive si può affermare che il canto di Maria è memoria degli eventi passati; è celebrazione attuale della definitiva salvezza operata da Cristo; è profezia di un futuro in cui la vittoria di Dio trionferà sul mondo.

CANTO TEOLOGICO E MARIANO
Il Magnificat ò un canto teologico o mariano? Anche qui non c’è divergenza, ma convergenza totale tra i due aspetti. E’ un canto mariano perché teologico in quanto la vicenda della fanciulla di Nazaret è tutta opera di Dio; è teologico perché mariano, in quanto l’azione di Dio si manifesta in Maria allo stato puro, senza compromessi con gli uomini o le logiche dei potenti del mondo.
Il canto attribuito a Maria racconta la storia di una povera del Signore, ma è il racconto tipico di tutti i poveri di Jahwé. Perciò Maria scompare quasi nell’intero popolo di Dio e si confonde con esso. In risposta agli elogi di Elisabetta, Maria benedice il Signore, appare qui veramente realizzarsi l’antico adagio: Maria è l’eco di Dio: tu dici Maria, ella ripete Dio. Canto mariano e teologico, quindi: la Vergine di Nazaret è la prima destinataria della salvezza operata da Dio in Cristo, la sua prima testimone, colei che proclama senza fine la benedizione, la misericordia e la liberazione di Dio.

Genere letterario, contesto e ambiente d'origine

GENERE LETTERARIO DEL MAGNIFICAT
I generi letterari sono determinati da elementi, sia formali che di contenuto che permettono di riconoscere il gruppo di appartenenza di un particolare brano ed anche le sue caratteristiche principali. I pareri non sono concordi:
- Gunkel afferma che il Magnificat sarebbe un inno escatologico di origine giudaica che un autore cristiano avrebbe introdotto nel racconto con qualche piccola aggiunta. Esso ripropone le caratteristiche dell’inno e la conclusione con il richiamo ai Pari. Caratteristica fondamentale è la celebrazione di Dio e delle sue gesta.
- Altri autori pensano al Magnificat come a un canto di ringraziamento, presentando esso una tipica struttura tripartita: introduzione – canto – conclusione.
In realtà sia Gunkel che questi altri autori non hanno tenuto adeguatamente in conto del dissolvimento delle strutture e la contaminazione della poesia biblica nel dopo – esilio e all’epoca del Nuovo Testamento, fenomeno che chiaramente investe anche il Magnificat, anche se presenta in verità una struttura più organica e regolare dei canti religiosi dell’epoca. In questo contesto la rigida classificazione di Gunkel e degli altri rischia di essere unilaterale e poco rispettosa del canto. I generi puri sono infatti rari nella poesia canonica che in quella religiosa del tempo, mentre frequenti sono invece i generi misti. Essi non sono sintomo di decadenza, bensì esprimono più direttamente la condizione socio – storica in cui i canti sono nati.

CONTESTO ATTUALE E AMBIENTE D’ORIGINE
a) Non può essere sostenuta la tesi di Schurmann che dice che gli inni hanno la funzione di spiegare pneumaticamente quanto accade. Il rapporto del Magnificat con il contesto in prosa costituisce infatti un punto cruciale per la comprensione del canto stesso. Infatti esiste una grande differenza tra il Magnificat e il contesto narrativo nel quale è inserito e perciò difficilmente si può affermare che esso spieghi pneumaticamente quanto accade. Nulla infatti lascia pensare all’Annunciazione da poco avvenuta e alla nascita che fra poco avverrà e solo implicitamente si può scorgere nel Magnificat la ricchezza cristologia soggiacente. In base a questi rilievi si può affermare che la narrazione in prosa potrebbe procedere senza scosse se venisse tolto il Magnificat.
b) Data questa diversità tra Magnificat e contesto redazionale, ci si è chiesti:
- Chi è l’autore del Magnificat?
- Qual è il suo ambiente vitale?
- In quale lingua è stato composto?

AUTORE
- Alcuni attribuiscono direttamente a Maria il Magnificat. E’ una posizione pre- conciliare
- Altri autori lo attribuiscono a Luca, che sarebbe quindi l’autore del Magnificat e del contesto in prosa. Evidentemente qui non si tiene in nessun conto quanto detto sopra circa le differenze tra Magnificat e racconto in prosa
- La maggior parte degli autori ritiene il Magnificat un salmo precedente che Luca, con opportuni ritocchi, ha incastonato nel racconto. Questo può essere affermato in base alla lingua, alla struttura e alla teologia del canto.

AMBIENTE D’ORIGINE
Si può affermare in maniera essenziale che il Magnificat si manifesta come una composizione pre – lucana o almeno non lucana sorta in ambiente liturgico, in una comunità giudeo cristiana delle origini. La lingua originale sarebbe quindi l’ebraico o l’aramaico.
Le posizioni degli autori non sono unanimi:
- alcuni, come Gunkel, Spitta, Winter ed altri, affermano che il Magnificat è solo un salmo giudaico e non contiene nulla che ci aiuti a classificarlo come cristiano e appropriato ad una nascita. Questa tesi non può essere accolta per il semplice fatto che, sebbene alcune parti del Magnificat si spiegherebbero bene in ambiente giudaico, i cantici lucani esprimono una salvezza compiuta, concetto questo che non si ritrova in nessuna situazione giudaica nei due secoli che precedettero la venuta di Cristo;
- Altri autori, come Weiss, Schurmann, Von der Glotz, ritengono il Magnificat un cantico giudeo – cristiano. Se i cantici lucani esprimono infatti una mentalità giudaica, essi celebrano tuttavia un evento salvifico straordinario nel quale si compiono le Scritture. Sotto le vesti dell’AT, nel testo del Magnificat si rivela la straordinaria novità del Vangelo, un modo di cantare la salvezza collegato con ambienti liturgici dei primi giudeo-cristiani.
Questa proposta sembra essere la più accettabile se però si tengono in dovuto conto le problematiche collegate con il cristianesimo primitivo e la primitiva liturgica:
a) Il cristianesimo primitivo non si presenta conforme o omogeneo nei diversi ambienti culturali e geografici. Ci sono almeno tre grandi blocchi:
- I giudeo- cristiani palestinesi
- I giudeo – cristiani ellenistici
- I cristiani provenienti dal paganesimo.
I cristiani provenienti dal paganesimo è sicuramente estraneo per mentalità alla nascita del Magnificat.
Le comunità giudeo-cristiane ellenistiche sono l’anello di congiunzione tra la comunità palestinese e i cristiani provenienti dal paganesimo. Queste comunità sono anche una chiave interpretativa delle comunità giudeo-cristiane palestinesi, perché proprio da queste esse prelevarono formule liturgiche e preghiere e continuarono ad usare come lingua l’aramaico.
I giudeo cristiani di Gerusalemme e Palestina hanno esercitato un enorme influsso sul cristianesimo delle origini. Il cristianesimo diffusosi sul bacino del Mediterraneo è di struttura giudaica ed ha dominato queste comunità almeno fino al 70 d.C., proprio nel periodo in cui si formava il Cristianesimo così che molta letteratura cristiana primitiva porta l’impronta del pensiero giudaico. Si deve al cristianesimo giudaico tutto il sostrato del pensiero cristiano primitivo, per cui anche i cantici lucani portano queste impronte.
b) E’ proprio nel Sitz im Leben di questa comunità che bisogna fondare anche il discorso della Liturgia. Il primo cristianesimo nasce nel contesto del Tempio e della Sinagoga, ma al tempo stesso presenta elementi di novità. I cristiani infatti si radunano anche nelle case per spezzare il pane e partecipavano assiduamente alle istruzioni degli Apostoli, alla vita comunitaria, alle preghiere. Tuttavia è un tempo in cui non esiste ancora uniformità nei gruppi, né tanto meno un ordinamento liturgico comune. Esiste una grande gamma di differenziazioni.
A quale di questi gruppi può essere ascritto il Magnificat?
Secondo alcuni autori sarebbe quello dei "poveri", dei quali i primi cristiani condividevano la religiosità. Luca potrebbe aver preso i cantici da una comunità di anawin convertiti al cristianesimo e, ponendoli nel contesto delle annunciazioni e delle nascite, ne fa espressione di gioia per la concezione e la nascita del Battista e di Gesù. D’altra parte Maria, serva del Signore, incarna pienamente la spiritualità dei poveri del Signore.

LA LINGUA
Stabilito come Sitz im Leben del Magnificat il contesto liturgico di un gruppo della comunità giudeo-cristiana palestinese, è chiaro che la lingua d’origine non può non essere che l’ebraico, confermata questa ipotesi anche dal fatto che i salmi di Salomone e i poemi di Qumran, sono stati scritti anche in ebraico. A questo si può aggiungere:
- l’antichità del Magnificat e la sua cristologia poco sviluppata, impongono la collocazione nello stadio iniziale del Cristianesimo primitivo;
- l’importanza unica della Chiesa di Gerusalemme e il suo influsso sulla vita, la letteratura delle origini;
- la diffusione della lingua ebraica nel culto di allora, anche fuori dai confini della Palestina.
Si può allora concludere che l’origine letteraria del Magnificat è quella di un cantico preludano o almeno non lucano, inserito dall’evangelista nel racconto. Considerando la struttura, il linguaggio, i temi, il Magnificat è una composizione sorta in ambiente liturgico in una comunità giudeo- cristiana palestinese delle origini. Di conseguenza la lingua non può non essere che l’ebraico.

MAGNIFICAT E POESIA SACRA COEVA
Pur presentando molteplici contatti con la salmodia giudaica, il Magnificat presenta anche con essa non trascurabili differenze. Notiamo in particolare:
- Il Magnificat presenta maggiori affinità con i salmi canonici per lo stile e il clima che si respira che con i testi di Qumran, i salmi e le odi di Salomone. La terminologia del Magnificat non contiene elementi sapienziali o sviluppi di detti, frequenti nella poesia del tempo, privilegiando invece la storia della salvezza. Ha un’esplosione tipica di gioia, già presente nei racconti dell’infanzia, che manca totalmente nei cantici giudaici segnati invece da tribolazioni e angustie di tempi difficili. La struttura del Magnificat ripropone, anche se non rigidamente, la forma della salmodia veterotestamentaria .
- Il Magnificat conserva perciò una struttura letteraria fedele alla poesia biblica. In essa è facile scorgervi tre parti:
a) L’introduzione: i versetti 46 e 47 in stretto parallelismo tra loro e che danno il senso a tutto il cantico. Soggetto è l’anima che celebra e esulta in Dio datore di salvezza.
b) Il corpo centrale introdotto da "poiché" e abbraccia i versetti 48 – 53. Essi hanno per soggetto Dio, autore della salvezza. Questa centralità di Dio è sottolineata anche dai verbi che esprimono la sua superiorità sulla serva e su quanti lo temono.
c) La conclusione composta dai versetti 54 e 55, anomala rispetto agli altri cantici vetero – testamentari che, in genere, ripropongono il contenuto del corpo centrale e la formula di introduzione. Il Magnificat invece ripresenta il rapporto serva – Dio, questa volta in chiave comunitaria e cioè Dio – Israele servo.

Analisi e divisione del testo

ANALISI
Se studiato alla luce dei generi letterari il Magnificat presenta questa struttura appena chiarita, ma riletto alla luce di strutture e approcci letterari recenti, il Magnificat presenta dimensioni e aspetti nuovi. Nonostante le articolazioni interne appena viste, il cantico presenta una sostanziale unità sorretta da una serie di verbi con Dio per soggetto e che costituiscono la struttura portante del testo. Si può dire che:
- c’è una unità articolata ma non monolitica e statica
- il gruppo semantico della grandezza percorre tutta la composizione
- la gioia pervade egualmente fin dall’inizio la composizione e domina con la grandezza tutto il cantico che celebra la salvezza e la fede dei redenti, cosa questa tipica di Luca: la salvezza in lui è premessa e condizione della gioia e la gioia è segno dell’esperienza salvifica. Grandezza e gioia sono la chiave interpretativa di tutto il cantico.
- altro elemento coagulante è l’asse grandezza – bassezza che delinea nella prima parte gli interventi di Dio Salvatore nei confronti della serva e di tutti coloro che lo temono, mentre nella seconda parte, passando da un rapporto bipolare ad una dimensione triadica, presenta un Dio forte che contro i potenti, ribadisce i diritti dei piccoli e degli oppressi.

DIVISIONE
Il Magnificat è il canto di Maria e della Comunità dell’Alleanza aperta ormai a tutte le genti chiamate "tutte le generazioni", "quelli che lo temono", "Abramo e la sua discendenza". Il Magnificat appartiene a un genere misto che può essere diviso in due parti:
- Prima Parte: 46-50
Contiene anche l’introduzione dello schema tripartito legate dalla serva che proclama il cantico ed è destinataria dell’intervento divino. La costellazione della grandezza che avvolge tutto il cantico racchiude la prima parte dove il Signore è proclamato grande (46) a causa delle sue grandi opere (49). L’unità della prima parte è data dai titoli diversi dati a Dio: è misericordioso, è sollecito verso la sua serva e il suo popolo, lo sguardo che lui rivolge è un coinvolgimento diretto e attivo che si trasformerà in un’esperienza di gioia e di libertà.
- Seconda Parte: 51-55
a) Anche questa è in rapporto più o meno immediato con l’introduzione. Quello che Dio compie per la serva, vale anche per i piccoli e gli affamati, sottratti al dominio dei potenti oppressori (52-53). I verbi di 51-54, sono anch’essi in continuità con quelli della prima parte: "Fece grandi cose il potente"(49), "fece potenza con il suo braccio"(51), anche se gli effetti nel primo caso sono a vantaggio della serva, mentre nel secondo a danno dei superbi e dei potenti. Continuità c’è anche tra la serva (48°) e "Israele suo servo"(54) e ancora tra la potenza di Dio che si estende di "generazione in generazione su quelli che lo temono"(50) e "Abramo e la sua discendenza"(54b e 55b).
b) Al 52-53 questo rapporto entra in crisi a causa della presenza, accanto alla grandezza di Dio, di una grandezza ambigua e abusiva che tende a insidiare il primato di Dio a scapito dei poveri. Una situazione intollerabile da parte di Dio che interviene in difesa dei poveri e dei deboli tiranneggiati dai potenti che usurpano una signoria che appartiene solo a Dio. Questo cambiamento di scena parla delle opere di Dio contrassegnate da una forza sconvolgente, tanto che il cantico assume un tono marziale pieno di vigore. Al parallelismo che domina la prima parte, succede nel cuore della seconda, una cascata di chiasmi e contrapposizioni che hanno l’unico scopo di celebrare la potenza salvifica di Dio e la liberazione dei poveri da coloro che li opprimono.
c) Dopo i vigorosi contrasti di 52-53, il canto si placa e si sofferma su Israele servo di Jaweh, liberato secondo la promessa fatta ad Abramo.

Il motivo dell'esodo e novità neotestamentarie

SFONDO VETERO – TESTAMENTARIO
Il Magnificat ha numerosi contatti con la letteratura biblica e giudaica. Questo permette di collocarlo sulla scia di molti salmi che ricordano le grandi opere di Dio a favore del suo popolo e che nell’Esodo e nel ritorno dall’esilio, hanno le loro espressioni fondamentali. Questo memoriale storico – salvifico che veniva cantato da tutta la comunità dell’Alleanza nelle importanti celebrazioni cultuali, qui è cantato da una persona sola, dalla serva del Signore che però parla anche a nome di tutto il popolo, come emerge dal riferimento a Israele suo servo. Non quindi un semplice salmo, ma il Magnificat è il canto di tutta la comunità, intonato da una persona, una donna, che la precede e rappresenta davanti a Dio. Si colloca quindi sulla scia dei celebri canti di liberazione intonati da donne straordinarie e ripetuti coralmente dal popolo festante, dopo gli eccellenti interventi salvifici di Dio.

IL MOTIVO DELL’ESODO
a) Tra i molti brani a cui fa riferimento il Magnificat c’è il cantico di Anna(1 Sam 2,1-10) che presenta innegabili contatti con il Magnificat. Canto essenzialmente di redenzione, il Magnificat riconduce alla grande liberazione dall’Egitto. Per questo esso si ricollega anche a una lunga tradizione veterotestamentaria che ha il suo apice nel Canto del mare di Es 151, 1-18.21. Questo canto celebra l’esperienza salvifica del Popolo di Dio ed è il punto di riferimento di tutti i canti di liberazione. Il Magnificat è egualmente lode grandiosa ed esaltazione di Dio ed esprime la gioia esuberante per la salvezza compita con l’invio del Messia davidico Cristo Signore (Lc 1,32). La salvezza cantata dal Magnificat è certamente neotestamentaria ma giunge al termine di una grande attesa e viene espressa con pensieri e categorie dell’AT. Infatti:
- l’espressione "guardare alla bassezza" richiama prove di sofferenza, umiliazioni personali e comunitarie e soprattutto evoca la schiavitù egiziana. Per essi, come per Maria, Dio ha compiuto grandi cose, ha annientato i nemici, ha manifestato tutta la sua potenza e santità.
- "Superbi" sono coloro che mantengono un atteggiamento oppressivo nei confronti dei piccoli e dei poveri, di cui il Faraone è il prototipo.
Maria celebra qui la propria esperienza di salvezza, sullo sfondo della storia di Israele, servo soccorso e liberato da Dio.
b) Qual è allora in vero e reale significato dei termini usati dal Magnificat ?

"GUARDO’ LA BASSEZZA DELLA SUA SERVA"
- Per spiegare questo versetto molti autori ricorrono all’uguale espressione di Anna in in 1Sam 1,11 ed è questo uno dei motivi per cui il Magnificat viene attribuito ad Elisabetta. Questa attribuzione non tiene tuttavia conto che il Magnificat echeggia anche testi biblici diversi, senza limitarsi a un passo particolare e che questa espressione non è poi così rara nelle Scritture anzi, secondo Spitte, una delle più ricorrenti in tutto l’Antico Testamento. Per ben comprendere il senso dell’espressione bisogna tenere conto di tutto lo sfondo veterotestamnetario giudaico al quale il Magnificat è legato.
- In ogni caso il termine "bassezza" sembra a molti autori non applicabile alla Madre del Signore:
a) Gelen ritiene che debba essere tradotto "povertà", nozione eminentemente biblica che pienamente si addice alla Vergine la quale riceve ogni dono da Dio.
b) Lyonnet parla anche della possibile volontà di Maria di tenere nascosto sotto l’umiliazione della sterilità, la sua maternità verginale presentandosi quindi alla pari di Anna ed Elisabetta anche lei sterile. Da questa situazione Dio la libera con il dono della straordinaria maternità. Certamente rimane difficile accettare questa impostazione perché applica a Maria il senso esatto delle parole che esse hanno sulla bocca di Anna. Come detto il Magnificat si ispira a testi diversi e non può essere legato ad uno solo in particolare.
c) Mussner collega il termine con la frase seguente: "Tutte le generazioni mi chiameranno beata" per cui il termine si può intendere così: da sconosciuta ragazza e da persona anonima, Maria diviene colei che tutte le generazioni loderanno e il suo nome sarà così alto e importante da costituire l’oggetto della lode delle generazioni. Ritorna quindi nel Magnificat il principio biblico di Dio che sceglie i poveri come strumenti delle sue opere e li innalza dalla loro bassezza. Anche questa spiegazione, pur giusta, non è sufficiente, perché riduce il significato del termine al solo contesto immediato di Maria, senza la possibilità di ulteriori ampliamenti di significato.
- Per comprendere la portata del termine bisogna evitare lo stretto parallelismo con il cantico di Anna perché difficilmente può essere applicata a Maria la sua situazione e quella di Elisabetta e di dare al termine solo questo o quel significato particolare perché, appunto, si rischia di non comprendere appieno tutta la portata del termine. Come spiegarlo e comprenderlo allora?
1. Il termine è usato 270 volte nei LXX e traduce numerose radici ebraiche ed ha quindi un’ampia costellazione di significati. Sostanzialmente esprime una situazione spirituale di oppressione, di umiliazione, di tristezza e di afflizione. Il termine può riferirsi alle esperienze più varie di oppressione e tribolazione sia nella sfera personale e privata, ma anche in quella comunitaria – nazionale. Dalla sofferenza sale a Dio il grido perché intervenga e liberi dall’umiliazione e intervenga per salvare. All’esperienza di liberazione, la serva liberata, farà seguire la celebrazione della misericordia di Dio.
2. Per comprendere la positiva condizione di "bassezza" bisogna dunque penetrare nella mentalità e spiritualità di Israele e nel suo atteggiamento di umiltà davanti a Dio. La concezione greca e quella biblica sono diametralmente opposte. Centrato sulla concezione dell’uomo nella sua autonomia e libertà, lo spirito greco non può che qualificare negativamente il termine e i suoi derivati. In Israele, al contrario, soprattutto nel giudaismo postesilico, l’uomo sperimenta la propria fragilità e si pone davanti a Dio in un atteggiamento di umile e confidente dipendenza. L’umiltà occupa un posto di primo piano, anzi è la più ragionevole di tutte le virtù. Questo è il clima in cui sorge il NT. La spiritualità biblica dell’epoca e imbevuta di umiltà, piccolezza, mansuetudine, atteggiamenti dei quali Dio si compiace.
3. Questo è il contesto dentro il quale bisogna spiegare il termine "bassezza", dato che il canto proviene, come già detto, da una comunità giudeo-cristiana alimentata da queste idee e dunque dalla spiritualità dei poveri che è fondamentale in tutto il NT, tanto che essi sono considerati gli eredi del regno. Il termine non indica, quindi chiaramente una situazione reale socio – politica di Maria ma descrive la povertà e inadeguatezza della creatura – serva di fronte all’onnipotenza di Dio che la invita a collaborare ai suoi misteriosi e grandiosi disegni. Maria è liberata e innalzata dalla sua umiltà nel senso della migliore tradizione biblica. Il termine esprime la mancanza di figli in Anna ed Elisabetta, ma in Maria diventa espressione della realtà esistenziale di colei che si considera in pieno la serva del Signore.

I SUPERBI E POTENTI
I superbi non sono un gruppo particolare all’interno del popolo di Dio, opposto ad altri gruppi, ma piuttosto i nemici di Israele che il Signore disperde ed umilia. Sono quindi le nazioni che ignorano o ingiuriano Dio e combattono Israele. Così i potenti sono i dominatori, quindi i pagani che hanno oppresso il popolo di Dio

I PICCOLI
Sono, di conseguenza, gli Israeliti, il popolo di Dio liberato dall’oppressione delle nazioni pagane e dei loro capi.

RICCHI E AFFAMATI
Ricchi e affamati non indicano una connotazione sociologica, né gruppi particolari, ma Israele come nazione oppressa e depauperata e le nazioni pagane dominatrici e fruttatrici. Per alcuni autori "affamati" è un richiamo agli ebrei miracolosamente nutriti nel deserto e "ricchi" sono gli egiziani spogliati da Israele per ordine di Dio, prima della partenza dall’Egitto.
Il Magnificat è perciò un canto di liberazione che celebra la salvezza del popolo di Dio, la cui umiliazione è stata definitivamente rimarginata dalla venuta del Messia salvatore.

NOVITA’ NEOTESTAMENTARIE
Maria non è una figura dell’AT, ma sta al confine delle due alleanze portando a compimento l’esperienza dell’Antica e anticipando con la sua fede il cammino del popolo della Nuova Alleanza. Il Magnificat è il canto dei tempi messianici nel quale confluisce il tripudio di Abramo che presentiva il Messia e risuna profeticamente anticipata la voce della Chiesa. Il canto di Maria non è più un canto di speranza ma l’annuncio di un evento compiuto di decisiva importanza per l’esistenza della serva, di Israele e della Chiesa. L’intervento di Dio che ha spezzato il potere del male ed invertito i rapporti di forza imperanti nel mondo, si è ormai verificato. Questa potenza salvifica di Dio è più forte delle violenze e ingiustizie del mondo. È Cristo che ha sconfitto già il principe di questo mondo.

IL GIA’ E IL NON ANCORA DELLA SALVEZZA
- Come conciliare la vittoria definitiva di Dio con il permanere del male nel mondo? Che senso ha ripetere questo canto di liberazione se il mondo è schiavo della povertà e della sofferenza?
In effetti con la sua venuta e la sua opera culminata nella Pasqua Dio ha visitato e redento il suo popolo. Cristo è il si delle promesse di Dio, alcune delle quali si sono realizzate ed altre si compiranno al suo ritorno. Alla prima venuta di Cristo che ha redento la storia degli uomini, ne seguirà un’altra nella quale l’umanità e il mondo entreranno nella piena libertà dei Figli di Dio.
- Come deve cantare il Magnificat la Chiesa che procede tra le tribolazioni e le consolazioni di Dio? In un atteggiamento di fede nell’evento salvifico già compiuto, nell’evento- Cristo centro della storia.
- La salvezza non si è ancora definitivamente realizzata fino a quando non ci saranno cieli nuovi e terra nuova in ci regnerà per sempre la giustizia. Il Magnificat diventa allora anche il canto della redenzione e della speranza: la salvezza si compie in noi e noi attendiamo che Dio manifesti la sua gloria in noi e nel creato.
- Il Magnificat è anche un canto di impegno e di responsabilità perché si affretti l’ora in cui la giustizia di Dio regni sulla terra e la salvezza abbracci tutte le dimensioni del tempo e dello spazio.
- Il Magnificat è la contestazione radicale del regno del peccato sconfitto dall’opera del Salvatore e ormai senza futuro, anche se il male continua a minare i progetti di Dio e il cammino del suo popolo.

Inserito Venerdi 11 Settembre 2009, alle ore 23:00:57 da latheotokos
 
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IDEATO E REALIZZATO DA ANTONINO GRASSO
DOTTORE IN S. TEOLOGIA CON SPECIALIZZAZIONE IN MARIOLOGIA
DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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