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  La spiritualità mariana del P. Guglielmo Giuseppe Chaminade 
Autori

di Luigi Gambero in Guglielmo Giuseppe Chaminade, La conoscenza di Maria. Diamanti di Spiritualità, Edizioni monfortane, Roma 1984, pp.19-33.



Scrive G. Barra: "Ogni sinfonia ha il suo motivo dominante, il cosiddetto «leitmotiv». La spiritualità di padre Chaminade è dominata dalla presenza di Maria"19. La rapida panoramica che abbiamo tracciato della sua vita dovrebbe bastare a convincerci del ruolo fondamentale che ha avuto la Vergine nella maturazione della sua personalità religiosa e nell'ispirazione della sua multiforme attività apostolica. Anche la sua dottrina spirituale doveva rimanere profondamente influenzata dalla presenza di Maria. L'itinerario percorso da padre Guglielmo Giuseppe per giungere a questa spiritualità mariana, tanto appassionatamente creduta e vissuta, passa attraverso il Cristo.

1. Cristocentrismo

Educato alla spiritualità della celebre scuola francese durante gli anni di studio presso il seminario di s. Sulpizio a Parigi, padre Chaminade vede chiaramente la centralità e il primato assoluto del Cristo nel piano della redenzione. Scrive: "(Gesù) è il primo principio della generazione spirituale, come Adamo lo è della generazione naturale"20. In questa visione cristocentrica il Salvatore è posto al vertice dell'umanità e i redenti formano con lui un solo corpo di cui egli è il Capo21. Lo Chaminade insiste ripetutamente sulla funzione capitale del Cristo nella Chiesa e sulla necessità che i cristiani siano a lui uniti attraverso il battesimo e gli altri sacramenti, "i quali sono come le vene e i canali che portano il sangue, lo spirito e la vita di Gesù Cristo ad ogni membro, per metterlo in condizione di svolgere le sue particolari funzioni" 22. In Gesù i cristiani ricevono dal Padre l'adozione filiale, perché Gesù si è addossato i nostri peccati "per espiarli mediante l'effusione del suo sangue e per divinizzarci in lui, unendosi a noi, affinché, formando una sola cosa con lui, possiamo nuovamente e con maggior ragione chiamare Dio nostro Padre"23. L'uomo entra così in una situazione che può ben essere definita come "creazione nuova": creazione molto migliore della prima, perché realizzata nello Spirito dell'amore incommensurabile del Padre, che ci ha dato il proprio Figlio come redentore e come mediatore presso di lui. Gesù è dunque tutto per noi: l'autore della nostra salvezza, la sorgente della grazia che ci fa nascere e crescere nella vita cristiana, la mèta suprema del nostro vivere e operare, perché solo in lui troveremo la nostra perfetta e totale realizzazione come uomini e cristiani. Egli è la via che conduce al Padre, al quale avremo accesso nella misura in cui saremo conformi all'immagine del Figlio unigenito24. In una parola: solo come figli modellati ad immagine di Cristo, l'Unigenito, potremo accostarci al Padre per condividere la sua gloria.

2. Maria nel mistero di Cristo

Per la salvezza dell'umanità Dio ha deciso che il proprio Figlio si incarnasse da una donna: il Figlio di Dio divenne veramente Figlio di Maria. Una vocazione ineffabile quella della Madonna, esclama padre Guglielmo: "Servire non solo come strumento utile, ma addirittura come mezzo necessario all'incarnazione del Verbo; fornire a Gesù Cristo un corpo e tutto ciò che costituisce l'umanità di cui egli vuole rivestirsi: tale è l'augusto privilegio destinato a Maria. Quale grandezza! Quale elevazione!"25. Ma la Vergine non si è limitata a dare alla luce Gesù, ad allevarlo, educarlo, amarlo con tutte le sue forze, come la più tenera delle madri. Ella ha accettato di essergli accanto nell'adempimento della sua missione di salvezza. Anche ora Maria è accanto al Figlio, poiché la salvezza storica degli uomini dipende dall'opera salvifica di Gesù cui è associata Maria con la sua incessante preghiera. In questa linea osservava padre Chaminade: "Che mi inoltri nel tempo o nell'eternità, trovo sempre Gesù accanto a Maria"26. Per volontà divina Maria agisce come speciale collaboratrice del Redentore nella sua opera di liberazione e di divinizzazione dell'uomo. Ella ha preso parte ai misteri della vita di Gesù, per cui non è possibile cogliere tutto il significato della salvezza compiuta dal Cristo senza tener conto della presenza e collaborazione di sua Madre: "Non si può conoscere il mistero di Gesù Cristo senza vedere la purissima Maria in tutta l'economia della religione. In questa economia Gesù Cristo ha tutto disposto in modo tale che la Vergine santa partecipasse e cooperasse a tutto"27. Perciò padre Chaminade non esita a chiamarla nostra corredentrice e nostra mediatrice, pur facendo osservare che queste funzioni di Maria rimangono sempre subordinate a quelle del Figlio, che è l'unico redentore e mediatore per natura.

3. Maria nostra Madre

Gesù redentore, chiamando Maria a collaborare alla nostra salvezza, ha fatto di lei la Madre nostra. La maternità spirituale di Maria costituisce un punto basilare nella dottrina di padre Chaminade28. Egli insiste molto nel chiarire che si tratta di una maternità vera e propria, non di una semplice maternità metaforica o di un'espressione per significare l'amore che Maria nutre verso gli uomini. Questa maternità spirituale inizia al momento dell'Annunciazione: "Dando il suo consenso all'incarnazione del Verbo, la beata Vergine Maria contribuì nel modo più potente ed efficace all'opera della nostra redenzione. E mediante l'atto stesso di questo consenso, ella si dedicò in misura tale alla nostra salvezza che si può affermare che ella portò tutti gli uomini nel suo seno, come fa una madre vera con i suoi figli"29. Padre Guglielmo Giuseppe ribadisce con forza che la Madonna è nostra Madre nel vero significato del termine. Respinge come errata l'opinione di coloro che per ignoranza pensano ad una semplice maternità d'adozione. Infatti al momento dell'incarnazione "ella ci ha concepiti spiritualmente, come ha veramente concepito Gesù Cristo"30. Ma il mistero dell'Annunciazione è inseparabile da quello del Calvario: "La seconda circostanza in cui Maria ci ha concepiti alla grazia è quando, sul Calvario, con il cuore spezzato dal dolore, ha offerto il suo unico Figlio all'eterno Padre, come olocausto per i nostri peccati"31. Per Maria, come per Gesù, il Calvario è il momento dell'amore supremo. Ella offre al Padre ciò che possiede di più prezioso per diritto materno, vale a dire il suo Unigenito. Fa questa offerta unendo le sue intenzioni a quelle del Figlio che si immola per la salvezza dell'umanità: "E allora che, sacrificando per noi il proprio Figlio, un Figlio unico, un Figlio che è veramente Dio, con questo sforzo magnanimo ella esaurì tutta la fecondità del suo amore per gli uomini"32. Padre Chaminade tiene a precisare che la maternità spirituale di Maria non iniziò sul Calvario, perché in tale caso si tratterebbe di una maternità puramente adottiva. Nelle parole di Gesù a Maria e all'apostolo Giovanni: "Donna, ecco tuo figlio... Ecco tua madre" (Gv 19, 26-27), egli vede la solenne proclamazione di una realtà che esiste fin dal momento dell'Annunciazione, rifiutando così la tesi di molti predicatori del suo tempo, i quali facevano iniziare la maternità spirituale della Madonna con la proclamazione del Calvario. Dopo la risurrezione del Cristo, la Vergine esercita la sua funzione materna verso gli uomini con la sua presenza sollecita e premurosa nella Chiesa nascente: "Nuova Eva e, come tale, necessaria ai suoi figli, ella deve partecipare ancora al mistero della risurrezione del Figlio suo primogenito; ella deve essere presente al momento della sua trionfale Ascensione. Ella deve vegliare sugli apostoli riuniti attorno a lei nel cenacolo. Deve estendere la sua sollecitudine materna alla Chiesa nascente; deve edificarla ed istruirla, dirigerla per le strade difficili del mondo, fino a quando la terra, indegna di averla più a lungo, la vede elevata al più alto dei cieli, ad opera degli angeli, presso il trono di Gesù Cristo"33. Ed ora anche dal cielo, Maria non cessa di esercitare la sua maternità spirituale: "Ella continua a cooperare alla grande opera della rigenerazione. Tutto avviene per suo tramite e, attraverso lei, tutto ci viene. Cosi il Salvatore ci dimostra per il fatto stesso che la Madre sua è la nuova Eva, come egli stesso è il nuovo Adamo"34. Praticamente, in questa azione celeste di Maria, lo Chaminade scorge una conseguenza della sua partecipazione al mistero della redenzione, giacché ella continua a generare Gesù in noi, comunicandoci quella grazia che questi ha meritato con la sua morte in croce: "Gesù stesso ha voluto che la Vergine santa, dopo la sua morte, governasse il Corpo Mistico della sua Chiesa, i suoi membri, tutti i fedeli; e che fosse la dispensatrice dei suoi tesori"35. Padre Guglielmo Giuseppe arriva perfino a dire che Maria è un mezzo necessario per giungere a Cristo: "Se tu non puoi andare a Dio che tramite Gesù, tu non puoi andare a Gesù che attraverso Maria"36. Egli in realtà non ha alcuna intenzione di recare pregiudizio all'unicità della mediazione di Cristo, in quanto la funzione di Maria deriva dalla libera disposizione di Cristo: "In qualità di Padre, (Gesù) ha abbondantemente provveduto a tutto ciò che occorre alla vita delle nostre anime... Ma siccome non intende esercitare i diritti derivanti dalla maternità, egli ha rimesso il tesoro delle benedizioni, acquistate mediante l'effusione del suo sangue, nelle mani di Maria, la quale - come Madre di una grande famiglia - distribuisce ogni cosa secondo i bisogni, le circostanze e la fedeltà di ognuno. Cosi nulla discende dal cielo senza passare attraverso la Vergine santa"37. L'insistenza di padre Guglielmo sulla mediazione e maternità spirituale di Maria ha una spiegazione facilmente individuabile. Egli comprende che per questa via potrà giungere a giustificare teologicamente la sua più importante ed originale intuizione nell'ambito della dottrina mariana: riconoscere alla Madonna la missione universale, estesa a tutti i tempi, che fa di lei la Regina degli Apostoli.

4. La missione apostolica di Maria

L'importanza che questa verità assume agli occhi dello Chaminade si spiega con il fatto che egli vi riconosce il motivo ispiratore e la ragion d'essere di tutta la sua attività apostolica e delle sue istituzioni. Per missione apostolica di Maria egli intende "quel mandato che ella ha ricevuto da Dio di convertire e di santificare le anime per farle vivere di Gesù Cristo; ciò che è propriamente il compito di ogni apostolo"38. Lo Chaminade espone questa dottrina nella lettera circolare del 24 agosto 1839 ai predicatori marianisti degli esercizi spirituali: "Tutte le età sono segnate dalle battaglie e dai gloriosi trionfi dell'augusta Maria. Da quando il Signore ha posto l'inimicizia tra lei e il serpente (Gen 3, 15), ella ha costantemente vinto il mondo e l'inferno. Tutte le eresie - ci dice la Chiesa - hanno piegato la fronte davanti alla Vergine santissima e a poco a poco le ha ridotte al silenzio del nulla"39. Da questa citazione appare chiaro come l'autore trovi nella Scrittura o nella voce della Chiesa la giustificazione di questa verità. Nel trattato La conoscenza di Maria si diffonde più ancora a spiegare come la missione apostolica di Maria consista in una peculiare partecipazione all'opera salvifica di Gesù Cristo. Questa missione attribuisce a Maria un ruolo diretto nell'apostolato della Chiesa di oggi. Ella infatti è Madre di tutti gli uomini e vuole che tutti ricevano la salvezza dal Cristo: "L'ambizione della Vergine santa - se è permesso di attribuire questo termine alla più santa delle creature - ogni sua ambizione e che tutti i figli, generati dopo Gesù dalla sua carità, gli siano totalmente uniti da formare con lui un solo Figlio, un solo Gesù Cristo"40. Padre Chaminade è convinto del ruolo reale e dinamico di Maria nell'apostolato futuro della Chiesa. Il 16 settembre 1838, presentando a Gregorio XVI i suoi due istituti religiosi, non esitava a scrivere: "Questi due ordini hanno preso come nome distintivo quello dell'augusta Maria: possano essi farla conoscere, lodare, amare in tutto il mondo. Perché sono intimamente convinto che Nostro Signore ha riservato alla sua santa Madre la gioia di essere il particolare sostegno della Chiesa in questi ultimi tempi"41. Nella sua mente la missione di Maria acquista dei connotati precisi di lotta vittoriosa contro i mali della società: "Noi crediamo che all'augusta Madre di Dio - la quale, secondo la Chiesa, ha vinto, sola, tutte le eresie - sono riservate nel nostro tempo una grande vittoria ed un bel trionfo sugli sforzi congiunti del filosofismo moderno, dell'indifferenza religiosa che ne deriva e dell'inferno che li ha vomitati dal pozzo dell'abisso"42. La storia successiva sembra confermare le intuizioni profetiche del Ven. Guglielmo Giuseppe Chaminade. La Vergine diventerà nella Chiesa un polo di attrazione sempre più irresistibile, che richiama gli uomini al Cristo e alla salvezza. Giovanni XXIII così descrive la missione di Maria nella Chiesa di oggi: "E l'ideale missionario che si impone ancora una volta e, muovendosi dal cenacolo, percorre le ampie vie del mondo. Ed è sempre Maria a mostrare Gesù, come a Betlemme, attirando le anime a lui. Per questo continueremo a pregare perché ella avvalori le preghiere del successore di Pietro, dei vescovi e di tutto il popolo cristiano, «assidui e concordi nella preghiera. . . con Maria, Madre di Gesù» (At 1,14). Cosi si rinnoverà il prodigio, come di una novella Pentecoste"43.

5. Impegno mariano dei cristiani

L'atteggiamento mariano del cristiano verso Maria deve ispirarsi il più perfettamente possibile a quello di Gesù, che rimane sempre il modello supremo di vita. Gesù si è fatto Figlio di Maria e, come uomo, ha praticato le virtù alla perfezione. Aggiunge padre Chaminade: "Ce n'è una, la cui pratica è entrata in modo speciale nell'adempimento dei suoi adorabili misteri: il suo amore per la Vergine santa, nel cui seno è stato concepito e ha dimorato per nove mesi e dalla quale è nato. Egli l'ha associata a tutti i suoi misteri e l'ha resa Madre di tutti quelli che sarebbero stati rigenerati in lui"44. Consegue che se Maria è realmente nostra Madre, noi come suoi figli abbiamo il dovere di amarla. E come cristiani impegnati ad imitare il divino Modello, dobbiamo imitare la pietà filiale stessa di Gesù verso sua Madre. Infatti "Gesù ama teneramente sua Madre; e noi non sapremo fargli cosa più gradita che amarla e onorarla come fa egli stesso"45. Più ancora, noi dobbiamo amare Maria con l'amore stesso di Gesù. Siccome egli abita in noi con la sua grazia, non dobbiamo fare altro che permettere a Gesù di amare sua Madre in noi fino al punto di poter dire, parafrasando le parole dell'Apostolo (cfr. Gal 2, 20): "Io amo Maria; meglio, non sono io che la amo; è il Cristo che l'ama in me". In breve: la nostra pietà filiale verso Maria deve essere partecipazione di quella di Gesù per sua Madre46. Tradotto in termini di comportamento pratico, questo amore verso Maria esige che il cristiano si assuma diversi impegni: ad esempio, pregare la Vergine; onorarla; imitare le sue virtù; nutrire una fiducia filiale nei suoi confronti; vivere in unione con lei; obbedirle; lasciarsi docilmente educare da lei alla fede e alla vita cristiana. L'aspetto della pietà filiale verso la Madonna - su cui padre Chaminade insiste in modo del tutto particolare - è la partecipazione alla sua missione apostolica. Tale partecipazione spinge fino a consacrare a Maria la vita intera e a stringere con lei una vera e propria alleanza per la gloria di Dio e per la salvezza dei fratelli. Chiaramente lo Chaminade vede l'attuazione di questa alleanza con Maria nella consacrazione pronunciata e vissuta dai membri delle sue Congregazioni mariane; e più ancora dai membri dei suoi due istituti religiosi. Tuttavia egli la raccomanda a tutti i cristiani come pratica consapevole degli impegni del battesimo, dal momento che ogni consacrazione a Maria non è altro che una esplicitazione della consacrazione battesimale. Padre Guglielmo Giuseppe è talmente convinto della necessità di essere apostoli di Maria da considerare impossibile un successo apostolico senza di lei: "Noi non condurremo gli uomini a Gesù se non per mezzo della sua Madre santissima"47.

6. La conoscenza di Maria

Alla luce di quanto abbiamo fin qui esposto è facile comprendere l'insistenza del Ven. Guglielmo Giuseppe Chaminade sul tema della conoscenza di Maria. Dai suoi scritti in generale traspare la costante preoccupazione di richiamare ai suoi figli spirituali la necessità di tale conoscenza. Egli stesso non trascura nessuna occasione per istruire sui misteri di Maria coloro che intendono collaborare nell'attività apostolica. Di solito si tratta di persone già in possesso di una buona formazione cristiana; ma egli è convinto che esistono sempre tante cose nuove da imparare sulla Vergine. Esistono verità capaci di trasformare la vita, di accrescere l'amore filiale per lei e l'impegno apostolico: "Se la conoscessimo meglio, se comprendessimo la sua materna sollecitudine per i figli che Gesù le ha affidato, se fossimo capaci di leggere nel suo cuore santissimo tutte le invenzioni della sua tenerezza per salvare il mondo dal naufragio universale che minaccia i costumi e la stessa fede, ci consacreremmo con maggior ardore al suo culto"48. Per conseguire una conoscenza più ricca e più profonda di Maria occorre seguire la via della conoscenza di Gesù, e viceversa: "È la conoscenza di Nostro Signore Gesù Cristo che ci conduce alla conoscenza della Vergine santissima; casi pure si quo anche dire che la conoscenza della Vergine santissima ci porta ad una più elevata conoscenza di Nostro Signore Gesù Cristo"49. Tuttavia il nostro impegno non riuscirà mai a farci scoprire tutte le meraviglie che il Signore ha operato in Maria sua Madre. Perciò padre Guglielmo Giuseppe, all'età di ottant'anni, confessava di riuscire a scoprire ancora delle meraviglie nuove nella Vergine50. Accostarsi sempre più a Maria costituisce una sorgente di gioia autentica. Ci si avvicina non ad un freddo oggetto di studio, ma ad una persona viva con la quale si stabilisce un legame ineffabile di amore. Dalla conoscenza personale di Maria scaturisce l'esigenza di comunicare agli altri questa scoperta. Perciò padre Chaminade ingiungeva ai suoi figli: "Amate lavorare per la gloria del Figlio suo adorabile e per far conoscere e amare la Vergine santa dovunque potrete"51.

NOTE

19 G. BARRA, Prete nella tormenta, Torino 1956, p. 173.
20 Notes d'instruction, V, Fribourg, 1965, p. 90.
21 Cfr. TH. STANLEY, The Mystical Body of Christ according to the writings of Father William Joseph Charninade: a study of his spiritual doctrine, Fribourg 1952.
22 Ecrits de direction, II, Fribourg 1954, n° 137.
23 Ecrits marials, II, n° 449.
24 Cfr. Ecrits de direction, I, Fribourg 1956, n° 1956.
25 Écrits marials, I, n° 395.
26 Ibidem, II, n° 780.
27 Ibidem, I, n° 214a.
28 Cfr. W. COLE, The spiritual maternity of Mary according to the writings of Father Chaminade: a study of his spiritual doctrine, 1958.
29 Écrits de direction, II, n° 342.
30 Écrits marials, II, né 829.
31 Écrits de direction, II, n° 342.
32 Écrits marials, I, n° 533.
33 La conoscenza di Maria, p. 65.
34 Ibidem.
35 Écrits marials, II, n°  795.
36 Ibidem, II, n° 537
37 La conoscenza di Maria, p. 75.
38 E. NEUBERT, Notre don de Dieu, 1954, Mame, p. 34.
39 Écrits marials, II, n° 73.
40 G. J. CHAMINADE, Lettres, III, Nivelles 1930, p. 390.
41 Ibidem, IV, p. 376.
42 Ibidem, V, p. 124.
43 Discorsi, Messaggi, Colloqui, V, Tipografia poliglotta vaticana, 1964, p. 232.
44 Écrits de direction, II, n° 405.
45 Écrits marials, II, né 741.
46 L'esprit de nutre fondation, I, n° 121.
47 Écrits marials, II, n° 77.
48 La conoscenza di Maria, p. 41.
49 Écrits marials, II, n° 42.
50 L'esprit de notre fondation, I, n°  l21.
51 Écrits marials, II, n° 262.

NOTA BIBLIOGRAFICA

La dottrina mariana di padre Chaminade è stata molto studiata dai marianisti, che negli ultimi decenni hanno cercato di fare luce sui contributi del loro fondatore alla spiritualità cristiana. Tuttavia non è mancato qualche contributo esterno alle sue fondazioni. In questa nota ci limitiamo a riportare alcune pubblicazioni tra le più significative.

- G. ANGELI, Dottrina mariana del padre Chaminade, Subiaco 1976.
- J.B. ARMBRUSTER, Avec G.-J. Chaminade: connaître, aimer, servir Marie, Paris 1982; Maria nella congregazione dei Marianisti, ieri e oggi, Vercelli 1974.
- S. DE FIORES, Marie, in Dictionnaire de spiritualité 9 (1977) 469-470, Paris.
- P. FERRERO, Vita e dottrina mariana nel pensiero di padre Chaminade, Giove 1964.
- J. HOFFER, La vie spirituelle d'après les écrits dì pere Chaminade, Roma.
- E. NEUBERT, La doctrine mariale de M. Chaminade, Juvisy 1937; Notre don de Dieu, Mame, 1954.
- J. SAMAHA, Chaminade's contribution to Mariology, in Ephemerides mariologicae 27 (1977), pp. 5-28. 33

 

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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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