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  Maria e l'uomo contemporaneo 
Società

di Carmel Charles Delia, Maria e l'uomo d'oggi, Quaderni mariani 5, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa, Roma 1989, pp. 30-37.



Qual è il messaggio di Maria santissima all'uomo contemporaneo, se consideriamo anche sommariamente alcuni aspetti positivi della sua personalità?

a) Maria Madre della Chiesa e dell'umanità

In primo luogo, la Madonna si presenta come Madre nostra, madre degli uomini. Paolo VI l'ha chiamata: «Mater Ecclesiae», Madre della Chiesa. Ora la Chiesa, al dire del Concilio Ecumenico Vaticano II, è simultaneamente segno e strumento dell'unità di tutto il genere umano (cf. Lumen Gentium, n. 1). La Chiesa quindi esprime l'unità degli uomini e la simboleggia. E la Madonna, in quanto Madre della Chiesa, che è strumento dell'unità del genere umano e simbolo e segno reale dell'unità e della solidarietà degli uomini, è nello stesso tempo la Madre degli uomini, Colei che aiuta la Chiesa a radunare gli uomini nell'unità, a fomentare la solidarietà e l'unità nella carità.
Maria è poi la Tkeotokos, come la chiama il Concilio dl Efeso, la Mater Dei, Madre di Dio, fatto uomo in Gesù Cristo.
«Col concepire Cristo, generarlo, nutrirlo, presentarlo al Padre nel tempio, soffrire col Figlio suo morente in croce, cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore, con l'obbedienza, la fede, la speranza e l'ardente carità, per restaurare la vita soprannaturale delle anime. Per questo fu per noi madre nell'ordine della grazia» (LG 61).
Essendo la Madonna Madre di Gesù, ed essendo la Chiesa "Corpo di Cristo", di cui Egli è il capo, la Vergine è misticamente madre del Cristo totale, e cioè della Chiesa. Donandoci poi il Cristo ci ha dato la vita nell'ordine della grazia e così diventò nostra Madre: Madre della Chiesa direttamente, e madre di tutti gli uomini i quali sono tutti chiamati a far parte della Chiesa e con i quali la Chiesa ha delle relazioni intime e vitali.

b) Maria e la solidarietà umana

Quale Madre della Chiesa e dell'umanità redenta dal Figlio suo, la Vergine santissima ci incoraggia a diventare sempre più fratelli, a costruire la solidarietà umana non su basi sentimentali, o meramente di appartenenza alla stessa specie biologica, ma sul fatto che tutti siamo figli dello stesso Padre, poiché fratelli attuali o potenziali dell'unico Figlio del Padre, il quale è realmente anche se misteriosamente anche suo Figlio: Gesù di Nazaret, il Cristo. Essendo figli dello stesso Padre e uniti come fratelli «nel Figlio», la nostra solidarietà e fratellanza non può essere ben cementata né duratura e ben fondata, senza la partecipazione a quell'amore con il quale il Padre ha amato il mondo, all'amore con il quale il Cristo si è donato per i fratelli, per tutti gli uomini, all'amore con cui la Vergine ci ama tutti e singolarmente come nostra Madre.
Maria dunque incoraggia noi cristiani a testimoniare agli uomini del nostro tempo che solo vedendo Gesù l'uno nel volto dell'altro, solo tenendoci fortemente per mano, solo uniti al Cristo e quindi uniti insieme, possiamo essere uniti e solidali come una famiglia compatta, come una comunità di fratelli. La Madonna dunque ci aiuta a testimoniare che solo se siamo solidali con gli altri e se siamo loro fratelli nell'amore del Cristo, suo Figlio, potremo amarci in modo rispettoso e duraturo, così da garantire una convivenza umana che oltrepassa i confini geografici e nazionalistici ed assicurare l'assenza di divisioni, di pregiudizi, di sospetti e di sfruttamenti: una convivenza dove i cuori e le anime sono uniti e dove regna la vera pace. Solidale con noi come redenta dal suo divin Figlio, Maria inoltre c'invita ad essere solidali con lei nel riconoscere in Dio il Padre di tutti, e in Gesù Cristo il nostro unico e comune salvatore.

c) Maria e la pace

«Da un cuore nuovo nasce la pace», proclamò il Papa. E San Paolo afferma che «Gesù è la nostra pace, colui che ha fatto dei due [giudei e gentili] un popolo solo» (Ef 2,14). Paolo dice che Gesù ha fatto dei due un uomo nuovo, un corpo solo, riconciliandoli con Dio, distruggendo così ogni ostilità: e ciò per mezzo della sua croce (cf. Ef 2,15-16). Gesù è la nostra pace non solo perché ha rimosso il muro di ostilità che divideva i pagani dai cristiani, ma perché egli stesso, col suo messaggio e con la sua opera, dà inizio a quel Regno di Dio, che è regno di verità, di giustizia, di amore e di pace. Con la sua venuta, con le sue gesta e per mezzo del suo Spirito, egli ci rende partecipi dei beni messianici che sono contenuti in quella «shalom» - «pace», in quella «tranquillitas ordinis» che porta con se nel cuore degli uomini e della società il suo Regno messianico, preannunciato da Isaia quando scrive:
«Egli sarà giudice fra le genti
e sarà arbitro fra molti popoli.
Forgeranno le loro spade in vomeri,
le loro lance in falci» (Is 2, 4).
«Il lupo dimorerà insieme con l'agnello,
la pantera si sdraierà accanto al capretto;
il vitello e il leoncello pascoleranno insieme
e un fanciullo li guiderà,
la mucca e l'orsa pascoleranno insieme,
si sdraieranno insieme i loro piccoli.
Il leone si ciberà di paglia, come il bue.
Il lattante si trastullerà sulla buca dell'aspide;
il bambino metterà la mano nel covo di serpenti velenosi
» (Is 11,6-8).
Ora la venuta di Cristo «nostra pace» e la venuta del Regno sono dovute a Maria. Il Cristo venne in questo mondo grazie al «sì» di Maria pronunciato nell'Annunciazione; lo Spirito venne grazie alla morte - risurrezione di suo Figlio, che volle associare a sé sua Madre nelle sofferenze e morte di croce, come ci ricorda il Concilio (LG 61), e per così dire grazie all'aspettativa orante della Chiesa primitiva guidata da Pietro, sotto la protezione materna di Maria santissima nel Cenacolo. Fu lei che diede a noi uomini la nostra pace, fu lei lo strumento della riconciliazione operata dall'unico mediatore e salvatore, Gesù Cristo; fu lei, per grazia e privilegio di suo Figlio, 1'«alma Redemptoris socia», la «coeli porta», la porta del Regno di Dio, o del Regno dei cieli. Giustamente la potremmo considerare come «Nostra Signora della Pace».
Come tale Maria santissima ripete il messaggio che affidò a Bernadette Soubirous a Lourdes: il messaggio della penitenza e della conversione, che è poi l'ouverture del messaggio di suo Figlio (cf. Mc 1, 15). « Convertitevi, coltivate la pace - ci dice Nostra Signora della Pace -; ma perché abbiate la pace, aderite al messaggio di Cristo, messaggio di conversione e di riconciliazione; unitevi all'opera riconciliatrice del Cristo. Cominciate col fare spazio alla metanoia, alla conversione, alla riconciliazione nei vostri cuori. Accettate poi il Regno, o in altre parole, lasciate spazio libero in voi e in mezzo a voi, nei vostri cuori, nelle vostre istituzioni, nella vostra società all'azione dello Spirito di Gesù».

d) Maria, la dignità umana e la giustizia

Il culmine della vita e dell'opera salvifica di Gesù è costituito dal mistero pasquale. Questo mistero della morte-risurrezione di Gesù costituisce la sommità dell'opera redentrice del Cristo. Ora la redenzione è la prova dell'amore sconfinato del Padre per l'uomo. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito» (Gv 3, 16). La redenzione è anche la testimonianza dell'amore del Figlio per l'umanità, per tutti gli uomini e per ogni uomo. La redenzione infatti è l'auto-donazione del Figlio per la liberazione dell'uomo, immagine di Dio, e dall'eternità chiamato e scelto ad essere figlio nel Figlio. L'opera salvifica e redentrice del Cristo ci rivela al tempo stesso la dignità dell'uomo, di ogni uomo, per il quale il Cristo si è donato, spinto dal suo amore, come scrive san Paolo, riferendosi a se stesso: «Mi ha amato e ha dato se stesso per me» (Gal 2,20).
La croce di Gesù insieme alla sua glorificazione illuminano l'incarnazione, la vita e l'opera del Cristo. Allo stesso tempo l'incarnazione del Figlio, la vita e l'opera del Cristo, illuminati dal mistero della croce-risurrezione rivelano l'uomo all'uomo, e ne svelano la dignità di immagine di Dio e di figlio del Padre per e in Cristo, il quale è splendore perfetto del Padre, Figlio unigenito di Dio. Visto come «immagine di Dio» (cf. Gen 2,27), che partecipa dello splendore del Verbo, e come figlio di Dio nel Figlio, l'uomo appare degno di rispetto e di venerazione come soggetto quell'amore che si fonda e si basa sulla giustizia.
Dio è in ultima analisi il fondamento della dignità e dei diritti dell'uomo, di ogni uomo, di ogni persona umana, dal momento del concepimento. Il Cristo, insieme con il Padre, di cui è l'immagine invisibile perfetta ed unica (cf. Col 1, 15), di cui è pure il Figlio unico ed unigenito, è anche il fondamento ultimo dei diritti dell'uomo. Per mezzo della sua redenzione il Cristo ha restaurato nell'uomo l'immagine di Dio deturpata dalla colpa d'origine (peccato originale), e ha ridonato all'uomo la figliolanza divina perduta con la primitiva disobbedienza.
Il valore dell'uomo, la sua dignità, i suoi diritti, la giustizia e l'amore che gli spettano, non li possiamo vedere e comprendere se non guardando l'uomo-Dio appeso sulla croce. Il rispetto, l'amore di Dio trino per l'uomo, li possiamo vedere anche studiando la storia del popolo israelita, cadenzata dalle promesse divine, dall'infedeltà del popolo seguita dal perdono da parte di Dio e da nuove promesse divine, seguite a loro volta da nuove infedeltà da parte del popolo, e da nuovo perdono da parte di Dio. Il rispetto e l'amore di Dio per l'uomo li possiamo capire anche leggendo la storia delle civiltà con gli occhi della fede in chiave biblica, cioè illuminati dal paradigma biblico del modo con cui Dio agisce nei confronti del popolo israelita. Lo stesso rispetto e lo stesso amore li potremmo apprezzare studiando meglio la nostra propria micro-storia alla luce del modello biblico.
Possiamo dire che la storia umana e la storia di ogni uomo da parte di Dio è una continua applicazione della Redenzione alle vicende umane: storia di salvezza, di liberazione, di continua restaurazione e riconciliazione dell'uomo con Dio e dell'uomo con gli altri uomini. Possiamo anche dire, come confessiamo ogni volta che celebriamo l'Eucaristia, che il Cristo continua a rendere la sua redenzione efficace in ogni uomo e in tutti gli uomini: egli continua ad offrirsi misticamente al Padre in sacrificio perfetto, rinnovando così la sua morte-risurrezione e quindi tutta la sua vita e la sua opera. Tutto ciò in considerazione dell'uomo e per suo amore.
Che posto ha Maria in tutto questo? Maria fu associata all'opera redentrice del Cristo in modo da diventare con lui «Co-redentrice». Non che all'opera redentrice di Cristo fosse mancato qualcosa. Solo che Maria, unita com'era al Figlio suo e alla sua missione come Madre, per la sua fede, per la sua totale obbedienza al Padre, per privilegio e grazia divina, fu associata all'opera salvifica del Figlio in modo da diventare Corredentrice con Gesù per grazia.
Il momento culminante di questa sua chiamata si realizzò quando stava sotto la croce del Figlio Redentore. Quel momento racchiuse in se, per così dire, tutta la vita anteriore di Maria, dal momento della sua accettazione, nella fede e nell'obbedienza, della missione affidatale da Dio di diventare Madre del Messia Salvatore. Da quel momento Maria sapeva che questo favore e questa grazia era un «charisma», cioè che la chiamata rivoltale da Dio era anche a favore del popolo israelita. Maria sapeva che quando Dio chiama una persona per qualche missione, la chiamata ha una dimensione universale, cioè la chiamata rivolta ad una persona è anche una grazia per l'umanità. Accettando l'invito dell'angelo, Maria si donò a Dio in favore dell'uomo. Associandosi alle gioie, alle ansie, alla vita, alla missione, alle sofferenze, alle opere, alla passione e morte e risurrezione del Figlio, Maria condivise con Gesù i sentimenti di rispetto e di amore per gli uomini e per ogni uomo. Diventando per grazia di Dio corredentrice, ella continua ad associarsi col Redentore durante la storia degli uomini, e a partecipare a quei sentimenti di rispetto e di amore per ogni uomo - nel quale è l'immagine del Figlio di Dio - che sono i sentimenti di Gesù, che misticamente muore e risorge nella storia degli uomini e nella vita di ogni uomo che lo accoglie. Sotto la croce la Vergine santissima vede nel Figlio il servo di Jahveh preannunciato dal deutero-Isaia e capisce che l'opera messianica del Figlio, è il compimento di ciò che il profeta annunziava per la salvezza, redenzione e liberazione degli uomini. Certamente ricordava allora quelle parole:
«Maltrattato, Si lasciò umiliare
e non aprì la sua bocca;
era come agnello condotto al macello,
come pecora muta dl fronte ai suoi tosatori
e non aprì la sua bocca.
Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo;
chi si affligge per la sua sorte?...
Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori.
Quando offrirà se stesso in espiazione,
vedrà una discendenza, vivrà a lungo,
si compirà per mezzo suo la volontà del Signore...
Il giusto mio servo giustificherà molti,
egli si addosserà la loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini,
dei potenti egli farà bottino,
perché ha consegnato se stesso alla morte
ed e stato annoverato fra gli empi
mentre egli portava il peccato di molti
e intercedeva per i peccatori
» (Is 53,7-12).
In quel momento Maria accettò per rispetto ed amore alle «moltitudini» le sofferenze del Figlio e le sue: si associò a lui, in ciò che stava soffrendo e sperimentando, e rinnovò la sua solidarietà con tutta l'opera, la missione e la vita salvifica, redentrice e liberatrice del Messia suo Figlio, riconfermando il suo «sì» iniziale, e l'eco di questo «sì» lungo l'arco della sua vita di Madre del Messia. A tal punto rispettò ed amò l'uomo!
All'uomo d'oggi, premuroso com'è di lottare per la giustizia e per i diritti umani, la Madonna non può fare a meno di rivolgere parole d incoraggiamento. Allo stesso tempo, però, non può non ricordargli che l'impegno e la lotta per i diritti dell'uomo nulla vale, e non è degna dell'uomo, se non si fonda sul rispetto profondo per ogni uomo, fondato sul fatto stesso che egli è uomo, creato ad immagine di Dio e realmente o potenzialmente figlio del Padre celeste e fratello di Gesù.
La Madonna, inoltre, insegna che se la prassi per la giustizia non si basa sul rispetto per l'uomo, un rispetto che comporta la difesa della vita umana dal momento del concepimento, e ovunque essa è presente, diventa una prassi, un impegno e una lotta che è fine a se stessa e non ha di mira l'uomo concreto come dovrebbe.
Maria ha un altro messaggio per l'uomo contemporaneo: niente vale la giustizia se non è riscaldata e animata dall'amore per l'uomo, come ci ricorda il Santo Padre nell'Enciclica «Dives in misericordia» Quindi, impegno per i diritti umani sì, purché tale impegno sia motivato dall'amore per l'uomo; giustizia come fine dell'azione sociale e politica sì, purché sia motivata e basata sul rispetto per l'uomo, per ogni uomo: e il rispetto per l'uomo, lo sappiamo, è genuino se è un rispetto amoroso, perché il vero amore per l'uomo si fonda sul rispettospetto e quindi sulla giustizia che esige la tutela dei diritti del singolo uomo e della collettività umana.
 

Inserito Martedi 17 Maggio 2011, alle ore 16:27:16 da latheotokos
 
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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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