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  Il significato della presenza misterica di Maria nella liturgia 
Culto

da Jesús Castellano Cervera, La presenza di Maria nel mistero del culto. Natura e significato in Marianum 58 (1996), n. 2, pp. 420-426.



1. Maria glorificata nella pienezza e totalità del suo mistero

La certezza della presenza di Maria nel mistero eterno di Ctristo e la sua prossimità a noi nella celebrazione liturgica, sono alla base del rapporto vivo fra la Madre di Gesù e la Chiesa. Il mistero liturgico è il momento più alto della loro comunione reciproca.
Questa visione teologica permette di considerare sempre la beata Vergine Maria, Madre di Dio, nel mistero di Cristo e della Chiesa, come è detto nel titolo del capitolo VIII della Lumen gentium, non solo nel suo realizzarsi dall'eternità alla storia, non solo nel suo porsi come confessione di fede e di riflessione teologica adeguata, ma specialmente nel suo prolungarsi dalla storia all'eternità, nel senso vitale del suo essere attuale, nell'oggi della Chiesa e del mondo nella economia della salvezza fino alla sua consumazione.
Nella sua comunione perenne con la Trinità e nella sua vicinanza alla Chiesa la Vergine appare nella sua condizione gloriosa, unita a Cristo e allo Spirito. in pieno dinamismo di salvezza; salvezza che la liturgia accoglie e celebra.
La liturgia nella stupenda ricchezza delle parole, delle preghiere, delle feste e dei riti, nel suo riferirsi alla Madre del Signore. alla sua persona, ai suoi titoli, alla sua vita terrena, alla sua attuale condizione celeste, svela continuamente nello stupore della fede che si fa memoria, lode e preghiera, il mistero della Vergine Maria.
Ma sopratutto essa diventa, nella molteplicità dei riti sacramentali, il luogo vitale, il momento salvifico della comunione con lei, come accade per il mistero di Cristo.
In questo modo Maria guida alla celebrazione del mistero della salvezza come al luogo della sua presenza, della esatta comprensione teologica della sua vocazione e missione. Maria rimanda continuamente alla Chiesa, intesa come la «ecclesia», l'assemblea liturgica dove si condensa la Chiesa universale e locale, dove si esprime il suo mistero, come sacramento universale di salvezza. Si ribadisce il principio che Maria non può essere capita senza o fuori della Chiesa, e che la Chiesa non può essere compresa senza Maria.
La vita liturgica è vita mariana. È questa una qualità della spiritualità liturgica.
Eppure la Madre del Signore, non è al centro della celebrazione, ma in tutto e per tutto subordinata all'opera di Cristo, all'azione dello Spirito, alla gloria del Padre.
Attorno a questa presenza di Maria nel mistero, e nel suo significato più denso, come «culmen et fons», si ricompone la teologia mariana che trova nei testi liturgici l'espressione della fede, della preghiera e della lode.
La liturgia, per la sua stessa natura e per le sue concrete possibilità (attraverso la parola di Dio, i testi, le immagini, le feste), rimane anche il luogo della evangelizzazione del mistero mariano, cioè dell'annunzio costante del suo posto nell'economia della salvezza.
Nella centralità del mistero celebrato si purifica, si eleva e si arricchisce tutta la pietà popolare mariana come l'«humus» dove sboccia mediante la fede, la speranza e la carità, la vera «pietas marialis» della Chiesa (il valore dei santuari mariani, delle immagini, dei pellegrinaggi, delle preghiere varie...), di cui è ricca la religiosità popolare mariana.
La liturgia, i suoi testi, i suoi atteggiamenti, l'imitazione di Maria nell'esercizio del culto divino e del culto spirituale della vita, modellano la spiritualità mariana più autentica (contemplazione, imitazione, comunione) che si dilata in amore ed obbedienza verso Dio e in carità verso i fratelli.
Entrando in comunione con Maria, la Chiesa entra appieno nell'economia della salvezza, contemplata sulla lunghezza d'onda del cuore della Madre, dilatata quindi alla concretezza della presenza della grazia di Cristo nel mondo, chiamata alla collaborazione missionaria della parola e della carità, aperta sugli orizzonti dell'intera umanità, tutte le generazioni; e ciò fino al ritorno del Signore, fino al raggiungimento della salvezza da parte di tutti gli eletti, con la fiducia di una speranza per tutti, per la possente intercessione della Madre di Cristo e dell'umanità.

2. Dalla presenza misterica all'azione di Maria nella liturgia

Abbiamo sempre proposto la presenza di Maria nella liturgia in termini di azione concreta, di sinergia con lo Spirito, nella duplice dimensione di santificazione e di culto.
Nei testi magisteriali o nelle espressioni dei teologi sull'argomento, si nota una certa sobrietà nella descrizione del ruolo attivo di Maria nel mistero del culto, ovviamente per evitare il pericolo di attribuire a Maria azioni che sono proprie di Cristo e dello Spirito.
Possono essere tradotte in termini liturgici le funzioni materne di Maria verso la Chiesa, che vengono indicate in Lumen gentium n. 62: l'intercessione ardente e la cura materna verso i fratelli del suo Figlio.
Nell'Introduzione alle Messe della beata Vergine Maria n. 13 vengono indicate alcune azioni che, partendo dalla Chiesa, sono anche atteggiamenti di Maria nell'esercizio del culto divino. Dal modo di agire storico della Vergine si deduce il suo modo di essere attiva nell'oggi del culto divino. La Chiesa con e come Maria benedice e glorifica il Signore; ascolta e medita la parola; partecipa al mistero pasquale e si associa all'opera della redenzione; implora incessantemente il dono dello Spirito, va incontro a Cristo.
Possiamo parlare anche di un'azione di Maria nella liturgia che traduce gli atteggiamenti della preghiera della Chiesa specialmente nelle modulazioni della prece eucaristica: la lode, la epiclesi, l'offerta, l'intercessione...
Sulla base degli stessi testi liturgici, si potrebbero enumerare gli atteggiamenti che sono propri di Maria nella liturgia.
Si potrebbe qui tentare, sempre con sobrietà. di aprire una via teologica singolare. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (Nn. 1092 e ss) enumera una serie di azioni che sono proprie dello Spirito Santo nelle azioni liturgiche, tutte al servizio dell'opera della salvezza. Ora in virtù della sinergia della Vergine Maria con lo Spirito Santo possiamo ritenere alcune azioni, tipiche del ruolo materno azioni pneumatologico - mariane:
- preparare l'assemblea ad incontrare il suo Signore;
- ricordare e manifestare Ctristo alla fede dell'assemblea;
- prolungare la grazia della liturgia in culto spirituale della vita e in testimonianza apostolica.
La liturgia bizantina, ama vedere Maria nella liturgia come «Deisis», Intercessione vivente, presso il Figlio suo, seduto in trono, davanti al quale soavemente si inchina con le mani protese davanti al suo Figlio, in una trasparenza pneumatologica, significata dalla veste purpureo che indica il suo essere avvolta dallo Spirito. La «Deisis» è una costante richiesta dell'effusione su di noi della grazia dello Spirito Santo, una «Epiclesi», alla quale tende ogni liturgia per il perdono Lei peccati, la salvezza personale e comunitaria, la trasformazione in Cristo dei fedeli e della Chiesa intera.
Uno studio particolareggiato dell'eucologia mariana nei diversi riti liturgici, dalle preghiere eucaristiche alle formule mariane inserite nei diversi sacramenti, e del Benedizionale potrebbe svelare le ricchezze che in ogni rito la liturgia attribuisce esplicitamente alla Vergine Maria nel suo ruolo materno.

3. I rapporti della Chiesa con Maria nella liturgia

Come traduce l'assemblea liturgica i suoi sentimenti verso la Vergine Maria presente nel mistero del culto?
Una metodologia prettamente liturgica dovrebbe fare una rassegna ampia delle parole-chiave e delle azioni concrete con cui i testi liturgici dicono quali sono gli atteggiamenti dei fedeli verso la Madre del Signore, la cui presenza viva ed operante è creduta, confessata e celebrata nel mistero liturgico.
La Marialis cultus ricorda, fra gli altri, i sentimenti di venerazione profonda, di amore ardente, di fiduciosa invocazione, di servizio di amore,  di operosa imitazione, di commosso stupore, di attento studio...
La liturgia confessa la presenza della Vergine invocandola; la ricorda con la proclamazione della parola là dove Maria è esplicitamente presente; la contempla nella luce della Parola proclamata, pregata, spiegata nell'omelia; la venera con amore nelle sue immagini con particolari gesti quali il bacio, l'incensazione, la processione; fa memoria della sua vita terrena e della sua cooperazione alla salvezza; la ricorda con i suoi titoli specifici anche in preghiere rivolte al Padre o al Figlio; celebra le sue feste legate al mistero del suo Figlio, alla sua personale storia alla sua presenza nel tempo della Chiesa e nella storia dell'umanità.
Sono numerose nell'ambito degli inni e dei tropari, specialmente nei testi liturgici orientali le acclamazioni di lode, l'invocazione della sua intercessione, la richiesta diretta della salvezza come espressione fiduciosa della sua mediazione.
Gli atteggiamenti della Chiesa quando parla con Maria e di Maria sono molto vari. Spesso parla a lei, ma anche parla di noi a lei, con tutta la gamma di sentimenti che suscita l'esperienza del peccato e della grazia la speranza e la fiducia. La preghiera della Chiesa alla Vergine si risolve in una ardente intercessione per la salvezza dell'intera umanità.
Ma la Chiesa onora e imita Maria anche con il silenzio, atteggiamento tipicamente mariano, con la consapevolezza che ella è presente nel mistero anche quando non è esplicitamente ricordata: i gesti di venerazione e il silenzio sono espressioni eloquenti e rispettose della sua presenza attiva nella Chiesa, in adorazione del mistero e dell'azione salvifica della Trinità.

 

Inserito Venerdi 20 Maggio 2011, alle ore 18:13:22 da latheotokos
 
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