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  Maria, Membro e Tipo della Chiesa 
Chiesa

da Luigi Melotti, Maria la madre dei viventi. Compendio di Mariologia, Elle Di Ci, Leumann (Torino) 1989, pp.168-176.



1. MARIA, MEMBRO DELLA CHIESA

Intendiamo qui la Chiesa come Popolo di Dio, comunità di carità dei salvati, nata dal costato di Cristo in croce, e manifestata al mondo con la venuta dello Spirito Santo, nel giorno di Pentecoste. Tre proposizioni sembrano poter riassumere le relazioni di Maria con la Chiesa così intesa:
- Maria è nella Chiesa;
- Maria è al disopra della Chiesa;
- Maria è prima della Chiesa.

1. Maria è nella Chiesa

É la prima affermazione che va posta con tutta la chiarezza desiderabile. Sarebbe assurdo porre Maria fuori della Chiesa; sarebbe, d'altronde, un separarla da suo Figlio, Capo della Chiesa. Una specie di Trinità Cristo-Maria-Chiesa è da escludere assolutamente. Cioè, Maria non va vista come interposta tra Cristo e la Chiesa. In ultima analisi, il confronto non ha tre termini, ma due: Cristo e la Chiesa.6 É molto significativo il titolo del capitolo VIII della Lumen gentium: « La Beata Maria Vergine Madre di Dio nel mistero di Cristo e della Chiesa ».
Maria è membro della Chiesa, comunità dei salvati; è « congiunta nella stirpe di Adamo con tutti gli uomini bisognosi di salvezza » (LG 53/427). Come tutta la Chiesa di cui fa parte, Maria è dipendente da suo Figlio-Salvatore. Sulla base di questa verità fondamentale, si potrà comprendere più facilmente come i privilegi di Maria riguardanti la sua santità e anche la sua cooperazione all'opera della salvezza, non facciano altro che esaltare, ad un grado unico e senza pari, valori che sono di tutti i membri del Corpo Mistico di Cristo.

2. Maria è al disopra della Chiesa

A prima vista, ciò potrebbe sembrare una contraddizione e una negazione di quanto abbiamo appena detto, ma non è così. Maria, infatti, è « riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa » (LG 53/427). « Nella Chiesa Santa occupa, dopo Cristo, il posto più alto e il più vicino a noi » (LG 54/428).
Maria si distingue dunque dal resto del Popolo di Dio perché gli è nettamente superiore: trascende tutti gli altri membri del Corpo Mistico, sia per la sua funzione, sia per la sua santità: « Redenta in modo sublime... precede di gran lunga tutte le altre creature, celesti e terrestri » (LG 53/427). Perciò,
- per il compito unico che esercita nel piano di salvezza, presso il Figlio suo (Madre e Cooperatrice);
- per la sua eminente santità che ne fa il solo membro del Popolo di Dio che non ha conosciuto il peccato (Immacolata Concezione),
Maria è veramente al disopra di tutti gli altri membri del Popolo di Dio, cioè della Chiesa come insieme dei salvati ai quali la si confronta.

3. Maria è prima della Chiesa

Un'espressione cara a vari teologi orientali è questa: Maria è « la Chiesa prima della Chiesa », cioè precede la Chiesa.
Perciò, la nostra prospettiva qui non è più la « qualità », ma la « temporalità ». Dal punto di vista cronologico, Maria precede la Chiesa in quanto istituzione ufficiale di salvezza, alla Pentecoste. Maria precede la Chiesa:
- nella santità (cf LG 65/441);
- nell'accoglienza dello Spirito Santo (cf LG 59/443);
- nella collaborazione all'opera di salvezza di Cristo (cf LG 56/430);
- nelle sofferenze: questa sorte le è stata predetta da Simeone. Per le sofferenze della Chiesa, cm LG 8/304.
- Con la sua Assunzione, Maria precede la Chiesa nella gloria (cf LG 68/444).


Il. MARIA, TIPO DELLA CHIESA

La prima parte ha situato Maria come membro della Chiesa: Maria, come tutti i redenti, è nella Chiesa, sia pure in modo unico.
Ecco ora un secondo aspetto delle relazioni tra Maria e la Chiesa: Maria è il tipo della Chiesa. Il « typus » è il modello, l'esemplare che si cerca di riprodurre. Parlare di Maria come tipo della Chiesa significa dunque distinguerla da essa, un po' come si distingue il modello dalla sua riproduzione, con questa precisazione molto importante: che qui il modello e la riproduzione non sono distinti perfettamente, poiché l'uno è nell'altro: Maria è, infatti, nella Chiesa.
Ancora: la Chiesa imita Maria, suo modello, ma questa imitazione ha dei limiti. Ci sono delle somiglianze, ma anche delle differenze profonde tra Maria e la Chiesa. Sono queste che conviene ora esaminare.

1. Limiti o differenze

a) La differenza fondamentale tra Maria e la Chiesa è che la prima è una persona singola; la seconda è un Popolo. Questo limite influisce su tutti i punti di confronto tra questi due termini. Per esempio, l'attribuire la maternità ad una persona o ad una collettività non potrà essere che analogico. In altre parole: « Maria è madre di Cristo in senso letterale; la Chiesa è madre in senso più o meno metaforico ».7
b) Secondo limite importante: Maria è modello della Chiesa « nell'ordine della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo » (LG 63/439). Ora, la Chiesa non è soltanto comunità di salvezza, che vive della carità di Cristo: è anche istituzione gerarchica di salvezza, caratterizzata dal sacerdozio ministeriale e dai sacramenti. Sotto quest'ultimo aspetto, Maria non è il tipo della Chiesa. Ecco il secondo limite del parallelismo. In altre parole: Maria non è nella Chiesa il prototipo del potere gerarchico, ma il modello della recettività spirituale e della corrispondenza all'influsso di grazia che anima interiormente la vita del Corpo Mistico.

2. Le somiglianze

Nonostante le due differenze fondamentali ricordate ora, rimane il fatto che Maria merita veramente di essere chiamata « tipo della Chiesa ».
La Tradizione e, al suo seguito, la Lumen gentium (nn. 63-64) insistono su questa duplice rassomiglianza: La Chiesa imita Maria come madre e come vergine.

a) LG 63/439: Maria, Vergine e Madre, modello della Chiesa

Prerogative che Maria e la Chiesa hanno in comune: fede, carità, perfetta unione con Cristo. Queste virtù sono intimamente connesse con l'esercizio della maternità e verginità di Maria; sono comuni anche alla Chiesa, ma sono realizzate « in modo eminente e singolare » in Maria, prototipo ed esemplare della Chiesa.
Come è questo « modo eminente e singolare »?
- Verginità fisica di Maria: « Generò sulla terra lo stesso Figlio di Dio, senza contatto con uomo, ma adombrata dallo Spirito Santo ».
- Verginità morale: integrità della sua fede, della sua fiducia e del suo amore a Dio solo: « Per la sua fede ed obbedienza... quale Eva novella credendo non all'antico serpente, ma, senza alcuna esitazione, al messaggero di Dio ».
- Maternità di Maria: « Diede poi alla luce il Figlio, che Dio ha posto quale primogenito tra i molti fratelli (cf Rm 8,29), cioè tra i fedeli, alla rigenerazione e formazione dei quali essa coopera con amore di madre ». Quindi maternità divina e maternità spirituale universale.

b) LG 64/440: la Chiesa, vergine e madre

Questa è un'idea familiare ai Padri della Chiesa. Naturalmente, sia la verginità che la maternità sono qui di ordine puramente spirituale. La Chiesa vive per il suo « sì » alla volontà di Dio, come Maria. La Chiesa crede e ama, come Maria. La Chiesa è, infatti, la comunità di coloro che vivono nel Cristo mediante la fede e l'amore. Fede, speranza e carità sono le virtù di Maria e della Chiesa. Come Maria, la Chiesa è vergine e madre.
- Maria è Madre verginale, perché ha creduto alla Parola di Dio. La sua verginità è ordinata alla sua maternità; è, paradossalmente, fecondità materna, poiché è il segno di una dedizione senza riserve al suo compito di madre. Così pure, la Chiesa imita Maria nella sua verginità, perché « custodisce integra e pura la fede data allo Sposo, e ad imitazione della madre del suo Signore, con la virtù dello Spirito Santo, conserva verginalmente integra la fede, solida la speranza, sincera la carità » (LG 64/440). Un contemporaneo di Isacco della Stella, Hervé de Bourg-Dieu (Herveus Burgidolensis), si è espresso su questo punto molto felicemente: « Tutta la Chiesa è vergine in spirito; poiché la verginità dello spirito è l'integrità della fede, la fermezza della speranza, la sincerità dell'amore. Quindi la Chiesa, imitando la madre del suo Signore, è in spirito, non potendolo nel suo corpo, madre e vergine. Nascendo, il Cristo non ha recato nessun danno alla verginità della madre sua, ed ha reso vergine la sua Chiesa, riscattandola dal potere impuro dei demoni. Adesso, la Chiesa è sua Sposa, e rimane vergine guardandosi dalla corruzione del secolo ».8
- La Chiesa imita Maria nella maternità: « Per mezzo della parola di Dio accolta con fedeltà [la Chiesa] diventa essa pure madre, poiché con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figlioli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio » (LG 64/440). San Tommaso, parlando della convenienza della concezione e nascita verginale di Gesù, cita Sant'Agostino che dice: « Conveniva che il nostro Capo, con un miracolo insigne, nascesse, secondo il corpo, da una Vergine, per indicare che le sue membra sarebbero nate, secondo lo spirito, dalla Chiesa vergine ».9
L'itinerario della maternità di Maria, come anche della maternità della Chiesa, è il seguente: « Parola di Dio - fede - nascita di Cristo... Quando si parla di maternità, la nota dominante è la vita. Maria genera il Cristo che è la Vita; la Chiesa rigenera continuamente gli uomini alla vita di Cristo. L'una e l'altra maternità - quella di Maria e quella della Chiesa - è verginale: dipende totalmente da Dio e non dall'uomo. La missione della Chiesa quale Madre dei redenti" si realizza per prima nella Vergine-Madre di Gesù ».10 « Le due maternità riposano entrambe sulla animazione dello Spirito Santo in vista della comunicazione d'una vita tutta santa ».11
La maternità della Chiesa, come quella di Maria, è quanto mai feconda. In un sermone del 2 febbraio 1534, Lutero diceva: « Secondo la nascita corporale, siamo differenti, ma nel battesimo siamo tutti i primogeniti della Vergine, cioè della Chiesa, che è la Vergine pura nello Spirito; essa possiede pure la Parola di Dio; ne è incinta; là, siamo le vere primizie, per appartenere a Nostro Signore Iddio ».12
Nel battistero lateranense si legge: « in questo fonte, la Chiesa, Madre nostra, dal suo seno verginale, genera i figli che ha concepito sotto il soffio di Dio ».13
Si può confrontare la benedizione dell'acqua battesimale. Le liturgie orientali sono molto ricche su questo tema. Paolo VI ricorda come « gli antichi Padri insegnavano che la Chiesa prolunga nel sacramento del battesimo la maternità verginale di Maria », e cita san Leone Magno e una « illatio » della liturgia ispanica.14
Si può stabilire un parallelismo anche con l'eucaristia: « Come Maria genera il Cristo terreno, così la Chiesa genera il Cristo eucaristico. Come tutta la vita di Maria è imperniata sulla educazione e protezione del Cristo, Cosi la vita profonda e la sollecitudine della Chiesa sono imperniate sull'Eucarisita. Come Maria dona il Cristo terreno al mondo... e come da questo dono nascono i figli di Dio, così la carne e il sangue eucaristico, procurati dalla Chiesa, devono formare dei viventi figli di Dio. Come Maria ai piedi della croce ha offerto, unita a lui, il Cristo, così tutta la Chiesa in ogni Messa offre, con lui, il sacrificio ».15
Naturalmente, le profonde rassomiglianze non devono nascondere alcune distinzioni importanti tra Maria, modello-tipo della Chiesa, e la Chiesa stessa.
Possiamo concludere: « Il parallelismo Maria-Chiesa, tutte e due vergini, tutte e due madri, è quindi evidente, con una nota di anteriorità e di influsso a favore di Maria ».16 « La maternità della Chiesa agisce in base e in virtù di quella di Maria; quella di Maria continua ad agire nella maternità della Chiesa e per mezzo di essa ».17

c) Immacolata Concezione

La teologia contemporanea ha trovato nei due dogmi mariani più recenti, l'Immacolata Concezione e l'Assunzione, nuovi punti di applicazione ecclesiotipica.
Per l'Immacolata Concezione, il parallelismo si basa su un testo di san Paolo (Ef 5,25-27): « Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga, o alcunché di simile, ma santa e immacolata ».
Questo testo, che è vero per la Chiesa, ed è di questa che parla san Paolo, è vero innanzitutto per Maria. Ecco come si esprime il n. 65/441 della LG: « Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissimo Vergine la perfezione, con la quale è senza macchia e senza ruga (cf EI 5,27), i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato ».
Paolo VI ribadisce questo nella « Marialis Cultus » quando presenta la solennità dell'8 dicembre come « celebrazione congiunta della Concezione immacolata di Maria, della preparazione radicale (cf Is 11,1.10) alla venuta del Salvatore, e del felice esordio della Chiesa senza macchia e senza ruga ».18
Lo stesso concetto è espresso nel Prefazio dell'Immacolata Concezione.
Nella Madre sua, Cristo contempla il tipo della perfetta santità, poiché Maria non ha mai conosciuto il peccato. Anche la Chiesa è santa, in quanto viene da Cristo, e in quanto sarà perfettamente unita a lui nella gloria. Però, a differenza di Maria, la Chiesa conosce il peccato nei suoi membri: « La Chiesa, che comprende nel suo seno peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, mai tralascia la penitenza e il suo rinnovamento » (LG 8/306).
Al centro della rassomiglianza c'è, dunque, una dissomiglianza che sottolinea la superiorità di Maria.

d) Assunzione

Con la sua glorificazione immediata al termine della sua esistenza terrestre, Maria è ad un tempo tipo, inizio, preannuncio e anticipazione della Chiesa futura: « La Madre di Gesù... in cielo glorificata ormai nel corpo e nell'anima, è immagine e inizio della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell'età futura » (LG 68/444).
Il Prefazio dell'Assunzione ripete alla lettera questo insegnamento.
In Maria, secondo la bella espressione di L. Lochet, « la Chiesa ha preso possesso del cielo ».19
Il Lossky, teologo orientale, scrive: « Come il Figlio, [Maria] è risuscitata e salita al cielo, prima ipostasi umana che abbia attuato in sé il fine ultimo per il quale fu creato il mondo. La Chiesa e l'universo intero hanno dunque, fin d'ora, il loro compimento, il loro culmine personale che apre la via alla deificazione ad ogni creatura ».20

e) Le virtù di Maria che la Chiesa deve imitare (LG 65/441)

Si deve subito far notare che si tratta di qualcosa di più che imitare i Santi: siccome Maria è tipo e modello della Chiesa, e contiene in modo eminente la perfezione della realtà significata, è nella struttura ed essenza della Chiesa l'imitare Maria per vivere quello che è e che deve essere.
1. Nella lotta contro il peccato, i fedeli « innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come modello di virtù davanti a tutta la comunità degli eletti » (LG 65).
2. La contemplazione di Maria dice relazione a Cristo. Aiuta, perciò a penetrare più intimamente nel mistero del Verbo Incarnato ed a conformarsi più profondamente a lui: « La Chiesa, pensando a lei con pietà filiale, e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, con venerazione penetra più profondamente nell'altissimo mistero dell'incarnazione e si va ognor più conformando col suo sposo » (LG 65).
3. Maria non va vista isolata né fine a se stessa. « Maria infatti, la quale, per la sua intima partecipazione alla storia della salvezza, riunisce per così dire e riverbera i massimi dati della fede, mentre viene predicata e onorata, chiama i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all'amore del Padre » (LG 65).
« Si può dire, in verità, che il mezzo per riconoscere se la devozione e l'amore di Maria sono autentici, è di vedere fino a qual punto questa devozione conduce al Signore ».21 Viceversa, l'allontanarsi da Maria comporta anche un allontanamento da Cristo, come fa notare la « Società Mariologica Spagnola »: « La storia e l'esperienza pastorale dimostrano che mettere da parte Maria è allontanarsi da Cristo. I santi e i dottori della Chiesa hanno ripetuto, in tutti i toni, che la vera devozione a Maria è segno di predestinazione ». Più avanti, viene ancora ribadito: « L'esperienza conferma questa grande verità constatando che i grandi santi sono sempre stati devotissimi della Madre di Dio e che quelli che si allontanano da lei si vanno invece raffreddando nell'amore e nella fedeltà a Dio, suo Figlio ».22
Difatti, « è impossibile che la riflessione su Maria non accompagni la riflessione su Cristo. Accompagnamento: questa parola è stata pronunciata, così pare, da osservatori dell'Oriente cristiano nell'ultimo Concilio. É una immagine felice: c'è la melodia, e c'è il suo accompagnamento. É la melodia che importa; l'accompagnamento importa, sì, ma in modo subordinato e in funzione della melodia. Un accompagnamento musicale non è sentito per se stesso e indipendentemente dalla melodia, ma unicamente nel suo rapporto con questa. Proprio così la Chiesa ha sempre inteso le cose. Ha pregato Maria, ha formulato dogmaticamente la grandezza di Maria, ma sempre unicamente come un accompagnamento della sua preghiera a Cristo e della sua riflessione su Cristo ».23
4. Però, se è vero che la devozione a Maria porta a Gesù, è anche vero che la devozione a Gesù porta a Maria: « A sua volta la Chiesa, mentre persegue la gloria di Cristo, diventa più simile alla sua eccelsa figura [Maria], progredendo continuamente nella fede, speranza e carità e in ogni cosa cercando e seguendo la divina volontà » (LG 65). Il progresso della Chiesa è, perciò anche progresso del culto mariano. Del resto, come insegna Paolo VI, Cristo stesso addita nella Madre il modello della Chiesa: « Ciò che deve ancor più stimolare i fedeli a seguire gli esempi della Vergine Santissima, è il fatto che Gesù stesso, donandoci lei per Madre, l'ha tacitamente additata come modello da seguire ».24
5. Infine, la maternità spirituale della Chiesa è un prolungamento della maternità di Maria: « Onde anche nella sua opera apostolica, la Chiesa giustamente guarda a Colei che generò Cristo, concepito appunto dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine per nascere e crescere anche nel cuore dei fedeli per mezzo della Chiesa » (LG 65). Si tratta qui della nascita mistica di Gesù nel cuore dei fedeli mediante il ministero materno della Chiesa: « Ancora adesso, e ogni giorno, la Chiesa mette al mondo Colui che Maria ha generato; ogni volta che un uomo diventa cristiano è il Cristo che nasce nuovamente ».25 In questo ministero, Maria brilla come fulgido esempio di ardore apostolico: « La Vergine, infatti, nella sua vita fu modello di quell'amore materno del quale devono essere animati tutti quelli che, nella missione apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini » (LG 65). Non si tratta affatto di sdolcinatezza, ma di un amore materno forte, capace di dedizione e di sacrificio, come è stato per san Paolo a cui si sono ispirati qui i Padri conciliari: « Figlioli miei, che io di nuovo partorisco nel dolore finché non sia formato Cristo in voi » (Gal 4,19).
« L'autorità deve essere unita alla dolcezza nel ministero. L'autorità necessaria nella Chiesa deve esprimersi secondo l'amore materno della Chiesa stessa. E Maria, figura della Chiesa materna, può insegnare ai ministri della Chiesa, alle autorità della Chiesa ed a tutti i fedeli, che solo colui che ha una forte coscienza materna della direzione spirituale, senza sdolcinatezza, può esprimere veramente l'amore del Padre che genera alla fede, nutre, consola e guarisce con la sua Parola e per mezzo dei segni della sua presenza ».26

NOTE

5 Cf  G. PHILIPS, Marie et l'Eglise, in: Maria, vol. 7, Beauchesne, Parigi 1964, p. 368.
6 Cf Y. CONGAR, Cristo, Maria e la Chiesa, Borla, Torino 1964.
7 G. PHILIPS, in op. cit., p. 408.
8 HERVEI BURGIDOLENSIS MONACI, Comment. In Epist. II ad Cor, c. XI, PL 181, col. 1097 D.
9 S. Th., III, q. 28, a. 1.
10 EPISCOPATO STATUNITENSE, Ecco tua madre. Una donna di fede, Ed. Paoline, Catania 1975, n. 79, p. 65.
11 H. DE LUBAC, Meditazione sulla Chiesa, Ed. Paoline, Milano 41955, p. 407.
12 Citato da MAX THURIAN, Marie et l'Eglise, in: «La Maison-Dieu », 121 (1975), 1, pp. 101-102.
13 Cf  M. SCHMAUS, Dogmatica Cattolica, vol. 2, Marietti, Torino 31969, p. 576.
14 PAOLO VI, Il culto della Vergine Maria, cit., n. 19, pp. 18-19.
15 H. FECKES, citato da H. DE LUBAC, op. cit., p. 408.
16 G PHILIPS, in op. cit., p. 411.
17 J. M. SCHEEBEN, citato da H. DE LUBAC, op. cit., p. 413.
18 PAOLO VI, Il culto della Vergine Maria, cit., n. 3, pp. 7-8.
19 L. LOCHET, Actualité de l'Assonzption, in: « La Vie Spirituelle », nov. 1950, p. 347.
20 VL. LOSSKY, La teologia mistica della Chiesa d'Oriente, Ed. Mulino, Bologna 1967, p. 186.
21 R. SILVA HENRÍQUEZ, L insegnamento del Concilio sulla Madonna, in: AA.VV., La Madonna nella Costituzione « Lumen Gentium », Massimo, Milano 1967, p. 266.
22 SOCIETÀ MARIOLOGICA SPAGNOLA, Chi è la Vergine Maria?, Elle Di Ci, Leumann 1984, pp. 29 e 30.
23 FR. VARILLON, Joie de croire, joie de vivre, Ed. Centurion, Parigi 198l, p. 113.
24 PAOLO VI, Signum Magnum, Ed. Paoline, Roma 1967, n. 22, p. 13. Cf inoltre, Il culto della Vergine Maria, cit., nn. 16-21: « La Vergine, modello della Chiesa nell'esercizio del culto », e il decreto sull'Apostolato dei laici: AA 4/931.
25 BEDA IL VENERABILE, Citato da H. DE LUBAC, op. cit., p. 407.
26 MAX THURIAN, Maria Madre del Signore, Immagine della Chiesa, Morcelliana, Brescia, 1964, p. 186.
27 PAOLO VI, discorso a chiusura del terzo periodo del Concilio. 21-11-1964, in Enchiridion Vaticanum, Ed. Dehoniane, Bologna 71968, n. 306* p. [185].

 

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