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  Familiari e Discepoli di Gesù (Lc 8,19-21) 
Bibbia

Il Capitolo XIII del libro di Giovanni Travaglia, E il discepolo l'accolse con sé (Gv 19,27b). Il cammino etico-spirituale del credente sulle orme di Maria, Edizioni Messaggero, Padova 2011, pp. 314-324.
 




«E andarono da lui la madre e i suoi fratelli, alla non potevano avvicinarlo a causa dell'a lolla. Gli fecero sapere: "Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti". Ma egli rispose loro: "Mia madre e i miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica"» (Lc 8,19-21).
.
Questo breve, ma denso brano evangelico di Luca richiama, in qualche modo, il testo di Mc 3,31-35648, il cui intento consiste nell'affermare l'inadeguatezza della parentela umana nei confronti della sequela teologale di Gesù e la necessità di entrare nella nuova famiglia, nella cerchia di coloro che sono seduti intorno al Maestro e compiono la volontà del Padre. La madre di Gesù viene menzionata insieme ai fratelli e alle sorelle per affermare che la nuova parentela, che si instaura con Gesù e intorno a Gesù, presenta i connotati di una vera famiglia649. Affermazione fortissima perché, nella concezione orientale la famiglia, come i legami di sangue, non si può mai rinnegare650. Tuttavia, Gesù lancia questo preciso messaggio: i legami di parentela carnale vengono dopo quelli della parentela spirituale, che ha sempre la priorità. E questo un criterio totalmente rivoluzionario in Israele, come del resto in ogni civiltà. Tutta la vita parte dalla parentela carnale, che è la sorgente di ogni fraternità, e la società si basa su questo dato di fatto651. Così era anche al tempo di Gesù, nella società in cui viveva, e in essa Gesù ha avuto il coraggio di proclamare la priorità dei legami spirituali, di fede.


13.1. I fratelli nella fede

I protagonisti dell'episodio evangelico in esame sono la Madre di Gesù, i fratelli di lui, la folla, l'annunciatore, Gesù e coloro che lo ascoltano. Dal seguito del brano, si comprende che tra la madre, i fratelli e Gesù c'è qualcosa non del tutto chiaro. Soprattutto i fratelli non capiscono bene Gesù, e lo deduciamo da quel «non potevano avvicinarlo» che mostra una certa distanza652. I fratelli, i parenti di Gesù non lo capiscono e non gli danno né appoggio né consolazione. Leggiamo, infatti, nel testo parallelo di Mc 3,20-21 che, sentendo dire che per la gran folla che lo cercava Gesù non aveva nemmeno il tempo di mangiare, i "suoi" vanno a prenderlo nella convinzione che fosse fuori di senno. Potremmo dire, con un'espressione che potrebbe sembrare quasi blasfema, eccessiva, che viene descritto un Gesù che ha perso la testa, che corre dietro alle persone poco interessanti, che fa delle cose un po' strane. Nel brano lucano, invece, quando gli annunziano che sua Madre e i suoi fratelli desiderano vederlo, egli risponde seccamente: «Mia madre e i miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica» (Lc 8,21), affermando così che esistono dei legami ancora più profondi e prioritari di quelli venienti dalla parentela: sono i legami che sorgono mediante l'opzione di fede per Cristo e la sua Parola623 e della sua messa in pratica654.
Luca colloca la scena della madre e dei fratelli in un contesto diverso rispetto a Marco e Matteo; mentre questi riferiscono il brano prima della sezione delle parabole, il terzo Evangelista lo pone dopo di essa, presentando la Madre di Gesù quale "terra buona", che accoglie la Parola, la custodisce e produce frutto nella perseveranza (cf. Lc 8,15). La Parola è acqua viva che va incessantemente messa in circolazione, come una sorgente, per questo la si comprende non solo quando la si ascolta, ma anche quando la si fa scorrere con abbondanza in noi: interiorizzandola come ha mostrato Maria, donna dell'ascolto e della sequela che vale. È questa un'immagine concreta dell'essere con e per Gesù, parola del Dio vivente. I discepoli sono quelli che stanno seduti attorno a Lui, ascoltano e meditano la sua parola, sono allo stesso tempo la sua famiglia, cioè sono per lui madre, fratelli e sorelle legati con un vincolo indissolubile molto più forte di quello realizzato dal sangue656. Viene così espresso il primato della Parola e la nuova parentela che ne emerge, anche se non sempre pienamente percepita e curata dai credenti657.
L'evangelista è estremamente sobrio, ma decisivo quanto basta per indicare il nuovo rapporto che si instaura tra Cristo ed ognuno che accetti la sua presenza e la sua realtà: costui entra a far parte della famiglia (del "regno") di Dio; s'innesta nella vera e definitiva parentela con Cristo Gesù. L'elemento apparentemente urtante è che Gesù pronuncia questa parola misteriosa contrapponendola ai legami naturali con sua madre e i suoi fratelli (o parenti). Egli sembra mettere in discussione proprio il dato immediato ed universalmente noto: la sua figliolanza nei confronti di Maria. In realtà non c'è presa di distanza da parte di Gesù nei confronti di sua Madre, al contrario, c'e un'affermazione di vicinanza, affermando un doppio rapporto con Maria: oltre a quello materno, c'è quello discepolare; sua Madre non fa parte solo della sua famiglia carnale, ma anche e soprattutto della sua famiglia spirituale e, dunque, gli e più vicina di ogni altra creatura e discepolo658. La relazione con Gesù definisce dunque anche la vera fraternità, paternità e maternità, fondata sull'ascolto della sua parola, espressione concreta della volontà del Padre, e si distingue, perfino si contrappone a tutti coloro che sono fuori, non esclusi i familiari. In questa luce anche la figura di Maria, nostra sorella in umanità, acquista la vera fisionomia evangelica e trova il suo posto tra coloro che siedono attorno al Maestro e ne ascoltano la voce.

13.2. Discepoli del Vangelo

La condizione discepolare è un tratto essenziale della persona di Maria ed il fondamento di tale titolo è assolutamente biblico, come possiamo riscontrare nei testi evangelici presi in considerazione (cfr. Mt 12,46-50; Mc 3,31-35; Lc 8,19-21). Maria è la prima e più fedele dei discepoli di Cristo: lo è per la sua posizione unica di prossimità al Figlio-Signore, per il singolare dono dell'esenzione dal peccato, per la sovrabbondanza della grazia di cui Dio l'ha adornata sin dagli inizi della sua esistenza, sequela e servizio messianico659, ma, soprattutto, lo è in quanto immersa nella pedagogia dell'ascolto660, appropriata per la formazione dell'identità del discepolo, così come richiama il brano evangelico di Luca (cf. Lc 11,28)661. Maria imparò, lungo tutti i suoi giorni, sempre più profondamente i misteri del Regno dei cieli, nascosto ai sapienti e agli intelligenti, ma rivelato ai piccoli e agli umili (cf. Lc 10,21-22). In questo senso, possiamo dire che, riferita a Maria, la categoria dell'apprendimento può riassumersi nella qualificazione del discepolato662. La Chiesa propone Maria quale prima e perfetta discepola del Signore perché ha riscontrato nella sua vicenda attestata dalla Scrittura i genuini e necessari contenuti dello statuto del discepolo: la fede (cf. Gv 14,1). La fede in Maria fu tale da definire la sua identità ed essere causa della sua beatitudine e della sua maternità messianica e spirituale; la grande e generosa abnegazione (cf. Mt 16,24; Lc 14,26-27), intesa come dono (cf. Lc 1,39-45) e premura verso le molteplici necessità degli uomini (cf. Gv 2,1-5); l'accoglimento costante e grato della Parola di Dio, caratteristico atteggiamento di "povera del Signore" (cf. Lc 2,22-24.27.39.41); il servizio reciproco (cf. Mc 10,42-45; Mt 20,24-28; Lc 22,24-27), proprio dei seguaci di Cristo Servo (cf. Gv 13,14-15) e la diaconia alla causa del Regno, per cui la Madre si offrì «totalmente come la Serva del Signore alla persona e all'opera del Figlio suo» (LG 56). Gesù stesso ha ritenuto e mostrato Maria sua madre come la credibile ed esemplare credente/discepola per eccellenza (cf. Mt 12,48-50; Lc 8,4-15) e ha stimato il legame discepolare con Maria più importante di quello parentale (cf. Lc 8,21)663.
L'episodio evangelico circa i "veri parenti" di Gesù possiamo, quindi, interpretarlo come una splendida affermazione dell'autentico discepolato di Maria664, che per prima vive il "discorso della montagna", vera magna Charta, scrive Giovanni Paolo II, della morale evangelica665. Infatti, la Madre del Signore nella sua esistenza ha realizzato in pienezza, nella sua persona e nel suo servizio al Regno, le due condizioni dell'essere discepolo: l'ascolto della Parola e la sua realizzazione pratica nella vita666. Maria fu prima nel discepolato perché fu la prima invitata alla sequela. Infatti, annotava Giovanni Paolo II, la Vergine fu «la prima dei suoi discepoli: prima nel "tempo", perché "già ritrovandolo nel tempio" ella riceve dal Figlio adolescente lezioni, che conserva nel cuore (cfr. Lc 2,51 ); la prima soprattutto, perché nessuno fu mai "ammaestrato da Dio" (cf. Gv 6,45) ad un grado simile di profondità»667.
In questo la madre di Gesù c'insegna che il Vangelo è il cammino che il discepolo deve perseguire sotto l'egida dello Spirito di verità per essere credibile testimone dell'Unico necessario, specialmente in un tempo e in una cultura drogata di "cose" superflue se non dannose, quindi non utili se non ostative, per entrare con cuore e vita nuova nel Regno di Dio668. Rispetto a tale evangelico itinerario di sequela non possiamo ignorare come persista in tanti la monolitica preoccupazione di determinare da sé, svincolati da ogni discernimento etico, cosa sia il lecito e l'illecito, per poi magari sottrarsi alle proprie responsabilità ed obblighi con la scusante di oneri insopportabili. Si preferisce, cioè, misurarsi sulle norme, salvo poi dissociarsi praticamente da esse, piuttosto che confrontarsi con l'ideale evangelico che certamente impegna, ma non priva la persona della sua libertà e autonomia responsabile669. Personalmente, non nascondo un certo disagio quando mi confronto con atteggiamenti che non sono morali, bensì moralistici e legalistici, in quanto ritengono che più una norma è ribadita e precisata, più ha efficacia. Si tratta di quella che viene definita "morale rabbinica"670. D'altra parte, occorre essere vigilanti anche dinnanzi ad una falsa e presunta laicità, che cerca di trasformare i valori in semplici gusti; ogni scelta viene in qualche modo giustificata e nulla si impone come veramente valido, nulla come veramente disdicevole, obbrobrioso o falso o sbagliato: tutto rimane in qualche modo possibile o plausibile.
Non a caso, Giovanni Paolo II non esitò ad indicare, a motivo della sua fede e della sua vita di fede, posta tra oscurità e luce, commozione e gioia, consapevolezza del dono ricevuto e sincera, libera ed umile risposta "eucaristica" di una vita offerta a Dio, Maria come persona che non si lasciò illudere né ingannare, vincendo il conformismo mondano e religioso del suo tempo grazie all'assistenza dello Spirito di libertà, con l'ausilio della Grazia a cui corrispose con un'ardente fede671.
Michele Giulio Masciarelli scrutando il Vangelo e la tradizione teologica e contemporanea della Chiesa ha mostrato come la Madre del Signore ha delle competenze discepolari da non sottovalutare, ma da mostrare e proporre soprattutto a livello pastorale: «Si trovano in Maria le molteplici competenze della prima e più perfetta discepola di Cristo. Non sembri strano: oltre al "magistero" del maestro, c'è anche il "magistero" del discepolo. Maria mostra al massimo grado, come si vive la discepolanza di Cristo: ella è la vivente dimostrazione di come si pratica il suo Vangelo. di come lo si iscrive tra i criteri di decisione, di come lo si assume come stile di vita. Non c'è solo la competenza dell'insegnare; c'è anche quella dell'imparare. L'imperativo di Gesù a considerare solo lui come maestro (cf. Mt 23,8) è l'atto fondativo della nostra permanente condizione discepolare. "Discepoli" è il nostro nome, come "Maestro" è il nome di Cristo (cf: Mt 9,11; Gv 3,2; 13, 14)»672.
Analogamente, facendo le debite differenze tra Gesù Signore e Maria, madre del Signore, si può ben dire che santa Maria di Nazareth è allo stesso tempo esemplare discepola di Cristo ed efficace maestra di cristianesimo per tutti i membri della stessa Chiesa dei battezzati/crismati.

NOTE
648 Il passo, come sappiamo, non è isolato. Ce n'è uno più duro, che troviamo solo nel vangelo di Marco. I parenti di Gesù (non è menzionata la Madre) vengono a prenderlo, avendo sentito dire che non poteva nemmeno mangiare e dicevano: «è fuori di sé» (cf. Mc 3,20-21). Si pensa che questi parenti siano gli stessi di cui scrive Matteo: cf. SERRA, Maria di Nazaret, pp. 61-70.
649 Cf. MAGGIONI B., "Lettura sincronica di Mc 3,20-21.31-35 e par",  in «Theotokos» 2 (1994), p. 305. Non si intende qui entrare nella questione dell'interpretazione dell'espressione "fratelli di Gesù" in relazione anche alla perpetua verginità di Maria, poiché esula dagli interessi specifici del presente studio. Circa i tentativi fatti di identificare i componenti della famiglia storica di Gesù, cf. BLINZLER J., I fratelli e le sorelle di Gesù, Paideia, Brescia 1974; BROWN R.E., Giovanni. Commento al vangelo spirituale, Cittadella, Assisi 1997, pp. 1123-1126; PERRELLA, Maria Vergine e Madre, 158-167.
650 Nel mondo di Gesù, la parentela carnale era fondamentale e da essa dipendeva la religione a partire da Abramo e attraverso tutta la discendenza. Cf. JASKO A., Gesù e la sua famiglia: contributo allo studio del discepolato nel contesto della parentela con Gesù nel vangelo di Marco, Pontificia Universitas Angelicum, Roma 2002; MANNS, Beata Colei che ha creduto, pp. 77-81.
651 Per il senso biblico di famiglia, cf. MCKENZIE J. L., Famiglia, in MAGGIONI, Dizionario biblico, pp. 333-334. Per un'analisi riassuntiva interdisciplinare, cf. CAHILL L. S., Famiglia, in CODA, Dizionario Critico di Teologia, pp. 544-547.
652 Nell'episodio riportato da Marco (Mc 3,21 ) vediamo come Maria, insieme ai suoi parenti, fatichi a comprendere le singolari scelte del Figlio e si associ a loro nel tentativo di renderlo "inoffensivo''. Il superamento di questa vicenda richiede un impegno notevole e, perciò, sta ad indicare la profondità del conflitto che ha travagliato Maria, donna ebrea, per un verso ancora legata ai propri parenti e profondamente credente e, per l'altro, madre e discepola del suo Figlio (cf. CANDIDO D. G., Madre dei discepoli, in DE FIORES - FERRARI SCHIEFER - PERRELLA, Mariologia, pp. 267-769.
653 Nella Sacra Scrittura, i termini che significano l'ascolto hanno un'importanza fondamentale. Se leggiamo i profeti, vediamo ripetuta, quasi una sigla, la frase: «Ascoltate la voce del Signore», detta anche in forma polemica. Dio parla ed interviene per salvare. Perciò l'ascolto della Parola non comprende soltanto una spiegazione data da Dio, ma l'ascolto della Parola creatrice, rinnovatrice, salvifica. L'ascolto ha una dimensione molto vasta: non è un ascolto di scuola, filosofico, ma creativo, di perdono e libertà: cf. CANDIDO D. G., Madre dei discepoli, in DE FIORES - FERRARI SCHIEFER - PERRELLA, Mariologia, pp. 267-769.
654 Della Sacra Scrittura due sono i valori più specifici che ci vengono comunicati:: i valori di esistenza e i valori di mistero Con i primi intendiamo quei valori per cui la Scrittura ci comunica i grandi atteggiamenti che formano il tessuto dell'esistenza di fede. Quindi la Scrittura, in quanto continuamente ci esorta alla conversione, alla fiducia in Dio, alla speranza in Dio che ci salva, al dono di noi agli altri, alla carità, all'essere i primi a servire, al perdonare le offese, ecc Poi ci sono i valori di mistero, vale a dire la Scrittura ci comunica quei valori che sono per noi intangibili direttamente, ma sono il sostegno di tutta l'esistenza cristiana, cioè l'iniziativa di salvezza di Dio nell'eternità, il suo amore permanente per noi, il Padre che ci dona il Figlio, lo Spirito Santo che ci viene donato da Dio, vale a dire quello che costituisce la base di tutto l'atteggiamento di carità, di perdono, di comprensione, di dono di sé: cf. MARTINI C. M., Parola di Dio vita dell'uomo, Comunità di vita cristiana, Roma 1985, pp. 18-19.
655 Cf. VALENTINI, Maria secondo le Scritture, p. 53.
656 Sulla tormentata questione dei fratelli - parenti di Gesù,  rimandiamo alla ancor sostanzialmente valida sintesi esegetica proposta da DANIELI G., Maria e i fratelli di Gesù nel vangelo di Marco, in «Marianum» 40 (1978), pp. 91-109. 
657 Vediamo realizzarsi il primo abbozzo del "popolo di Dio" che non si costituisce per una continuità storica o biologica rispetto all'antico Israele, quasi bastasse ereditare i privilegi del popolo dell'Antico Testamento e trasferirli su di sé per avervi parte, se mai aggiungendovi qualche elemento di maggiore interiorità o purità morale. Si ha invece un inizio del tutto nuovo della personale adesione alla Parola di Dio e, quindi, a Gesù: cf. MARTIGNANI L., La Vergine dell'ascolto e dell'annuncio della Parola di Dio nei vangeli, in TONIOLO, Maria guida, pp. 139-142.
658 Cf. QUERALT A., Maria prima discepola, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1986.
659 Per focalizzare meglio l'identità discepolare del credente, cf. PRADO FLORES J. H., La formazione dei discepoli, Città Nuova, Roma 1996; MOIOLI G., Il discepolo, Glossa, Milano 2000.
660 Cf. BALDINI M., Educare all'ascolto, Queriniana, Brescia 1988; MORICONI B., Maria pellegrina dell'ascolto, in «Rivista di Vita Spirituale» 46 (1992), pp. 413-414; MASINI M., Maria, la Vergine dell'ascolto, O. R., Milano 1994.
661 «La tradizione ecclesiale ritiene che la Vergine, in virtù di una lunga consuetudine di vita, assimilò progressivamente e profondamente l'insegnamento del Figlio, le sue parole, i suoi gesti, i valori e lo stile del regno. Li assimilò in modo sapienziale ed esistenziale: custodendo e confrontando nel cuore (cf. LC 2, 9.51) profezie antiche e parole udite da lei stessa, avvenimenti straordinari e fatti quotidiani della vita»: 210° CAPITOLO GENERALE DEI SERVI DI MARIA, Servi del Magnificat. Il cantico della Vergine e la vita consacrata, n. 41, Servitum, Terno d'Isola 1996, p. 78.
662 Ibid., n. 16, cit. pp. 37-39. Per l'approfondimento circa l'identità discepolare, cf. PRODO FLORES J. H., La formazione dei discepoli, Città Nuova, Roma 1996; MOIOLI, Il Discepolo.
663 «Questo è il senso della mariologia. A chi gli obiettava che di Maria nelle Scritture si parlasse poco, Bonaventura rispondeva che no, anzi, se ne parlava sempre: dovunque infattii si parla del discepolo, del cristiano, si parla di Maria (cf. Hex., 13,20)»: Dl MAIO A., "Nato di Spirito Santo e da Maria Vergine", in DOTOLO - MILITELLO, Concepito di Spirito Santo, p. 63.
664 «Per Maria, che ha compiuto la volontà di Dio dalla annunciazione alla croce, dalla sorpresa alla tragedia, il ruolo di madre si somma con quello di discepola» (RONCHI E., Bibbia e pietà popolare. Presenze di Maria nella Scrittura, Queriniana, Brescia 2002,p.83).
665 Cf. VS 15, in EV 13/2569.
666 Qui si potrebbe innestare una sentita problematica del nostro oggi sulla corrispondenza tra linguaggio e vita concreta. Ogni linguaggio si corrompe, si svaluta, si avviluppa su se stesso. Esso viene guastato da molti fattori, che sarebbe difficile elencare; certamente viene corroso dalla non corrispondenza tra parola e fatti, per cui sorge di conseguenza il bisogno di inflazionare il discorso, di riempirlo di aggettivi, fino a farlo scadere a luogo comune. Per saperne di più cf. MATTELART A., Storia della società dell'informazione, Einaudi, Torino 2002.
667 CT 73, in EV 6/1939.
668 Ogni comandamento, da quello grande dell'amore del prossimo, come anche il decalogo o le numerose indicazioni offerte per orientarne il vissuto del credente, appare in questo senso, espressione di sequela, cioè cammino teso a collocare il credente in sintonia radicale con il santo agire del Signore: cf. SCHNACKENBURG, Messaggio morale, pp. 85-103.
669 Cf. MARTINI C. M., Nel cuore della Chiesa e del mondo. Dialogo con Antonio Balletto e Bruno Musso, Marietti, Genova 1991, p. 78.
670 Ibid., p. 78.
671 Giovanni Paolo II, con occhio attento al Vangelo e alla Tradizione, sensibile alla dimensione e finalità teologiche di ogni dottrina ecclesiale, nella Ecclesia de Eucharistia non ha potuto non soffermarsi sulla Vergine di Nazareth, beata perché ha creduto e perché ha creduto per prima. Maria è stata giustamente additata dal Pontefice quale "donna eucaristica" (cf. EC 53-58 in EV 22/304-315. Sul tema, ampi approfondimenti si trovano in TONIOLO E. M. (ed), Maria e l'Eucaristia, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 2000; mentre un commento al capitolo mariano - eucaristico dell'enciclica cf. PERRELLA, Ecco tua Madre (cf GV 19,27), pp. 405-435: «L'enciclica "Ecclesia de Eucharistia" (2003)».
672 MASCIARELLI, Discepola, in DE FIORES - FERRARI SCHIEFER - PERRELLA, Mariologia, pp. 413.


 

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