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  L'Avvento spazio celebrativo del mistero della Vergine 
Culto

 Di Ignazio Maria Calabuig in AA. VV., Come celebrare Maria. Principi e proposte, Centro di Cultura Mariana "Madre della Chiesa", Roma 1981, pp. 19-39.



Per « celebrare Maria » sono necessari alcune condizioni ed alcuni elementi, di varia natura. Essi, secondo il punto di vista, possono apparire pochi e umili oppure molti e importanti. E' necessaria anzitutto una comunità di fede, sensibile all'opera di Dio in Maria di Nazareth; poi, un ambito celebrativo appropriato: l'Eucaristia, la Liturgia delle Ore, le celebrazioni della Parola, i pii esercizi; uno schema o struttura o formulario eucologico adatto; l'uso di mezzi adeguati (canti, audiovisivi...); luogo e tempo convenienti. Ma occorre anche uno spazio valido, intendendo spazio non come luogo fisico, ma come luogo-tempo, tempo sacro in cui si inserisca organicamente la memoria di santa Maria. Tale luogo-tempo è l'anno liturgico, tempo sacramentale che ha nella Pasqua la sua origine, il suo fulcro, il suo costante punto di riferimento; luogo-tempo concesso da Dio all'uomo, perché il tempo cronologico diventi per lui tempo salvifico; perché egli assuma il quotidiano e il feriale e, nella luce biblica della sequela di Cristo - la croce di ogni giorno (cf Lc 9,23) -, lo trasformi in valore eterno e in patrimonio di gloria, c muti la salita verso la Croce in festiva ascensione verso la Pasqua perenne. L'anno liturgico, essendo celebrazione del mistero di (Cristo, è perciò stesso celebrazione della Vergine, a lui indissolubilmente congiunta (cf SC 102-103). Ma è anche presupposto e spazio per celebrare Maria con modi che, in armonia con i vari « tempi », dalla Liturgia traggano ispirazione e ad essa conducano (cf SC 13).
Nel tempo di Avvento, breve e denso; la Chiesa celebra il mistero di Cristo atteso: atteso ieri, oggi, sempre; poiché egli è Colui che è venuto, viene, verrà. Nell'Avvento la Chiesa:
* rimedita con animo adorante e grato le prime attuazioni del progetto divino di salvezza e, pur già in possesso delle realtà, ripercorre, leggendo pagine profetiche ora consolanti ora ammonitrici, il lungo cammino che culmina nella pienezza dei tempi, in cui il Figlio di Dio nacque da donna (cf Gal 4, 4);
* si dispone a celebrare la nascita di Cristo, nascita in mysterio, nell'annuale hodie liturgico, nuovo e attuale, diverso e pur uno con quello in cui Maria « diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia » (Lc 2,7);
* attende, con vigile attesa, con cuore sponsale, la venuta gloriosa del suo Signore, la consumazione nell'amore, la propria trasformazione in Regno santo.
L'Avvento, quindi, per i misteri che celebra, è spazio sacramentale per una frequente memoria cultuale della Vergine. Schematicamente e senza pretendere di esaurire le tematiche mariane e le proposte celebrative di questo tempo liturgico, disporrò la materia in due paragrafi.

CELEBRAZIONE DEL «TEMPO SALVIFICO» CHE CULMINA NELL'INCARNAZIONE DEL VERBO

Considerato dall'angolo visuale che mi sono proposto, l'Avvento è anzitutto:
* celebrazione del disegno misericordioso secondo cui, da tutta l'eternità, Iddio « scelse e preordinò al suo Figlio una Madre, nella quale si sarebbe incarnato e dalla quale poi, nella felice pienezza dei tempi, sarebbe nato»1;
*celebrazione del primo annuncio di salvezza (Gen 3,15): l'uomo e la donna peccatori non sono abbandonati nella misera condizione in cui si sono posti aderendo al serpente, ché il Signore susciterà una irriducibile inimicizia tra il serpente e la donna, tra la stirpe di lui e quella di lei, e la discendenza della donna schiaccerà la testa del serpente: la Liturgia, facendosi eco dei Santi Padri e del Magistero, riconosce nella donna la vergine Maria, nella sua discendenza, Cristo2.
L'Avvento è ancora:
* celebrazione della « promessa di salvezza ai credenti, figli di Abramo »3, per la cui fede - secondo la parola del Signore - la sua discendenza si sarebbe moltiplicata e in lui sarebbero state benedette tutte le nazioni (cf Gen 17,4-8; 22,15-18)4: fede di Abramo che la Liturgia ritrova, superata, nella fede di Maria;
* celebrazione dell'elezione di Davide a capostipite della dinastia messianica, dalla quale sarebbe nato il Re Messia, il cui « trono - secondo il vaticinio di Natan - sarà reso stabile per sempre » (2Sam 7,16)5: rapportandola a Davide, la Liturgia considera Maria quale « virga de radice Iesse » (Is 11,1)6; Maria è quindi « virgo regia », « pudoris aula regia »7; la sposa di « Giuseppe, figlio di Davide » (Mt 1,20)8; perciò l'Angelo annuncia alla Vergine: « Ecco, concepirai un figlio [...] il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine » (Lc 1,31-33)9;
* celebrazione della Profezia della vergine partoriente e dell'Emmanuele, il segno di Dio: la Liturgia dell'Avvento, accogliendo l'indicazione neotestamentaria (cf. Mt 1, 22-25) e della Chiesa primitiva, vede compiuta nel concepimento verginale di Cristo la profezia di Isaia ad Acaz: « Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele » (Is 7,14^)10. Questa pagina costituisce lo sfondo sul quale si dispongono e dal quale traggono ispirazione numerosi testi liturgici11;
* celebrazione della profezia di Michea che indica in Betlemme, città di Davide, il luogo da cui uscirà il dominatore di Israele, il nuovo Davide: nella donna che secondo la profezia « deve partorire » (Mt 5, 2) a Betlemne di Efrata, la Liturgia riconosce Maria di Nazareth12;
* celebrazione del dono della maternità. La Liturgia dell'Avvento considera alcune maternità straordinarie, frutto di un particolare intervento misericordioso di Dio, ordinate alla nascita di uomini che incideranno profondamente nella storia di Israele; maternità di cui sono protagoniste donne umiliate e disprezzate per la loro sterilità, che Dio innalza e rende gioiose con il dono di figli insigni, consacrati al suo servizio. Così nel tempo di Avvento, sono ricordate la moglie di Manoach, che « era sterile e non aveva mai partorito » (Giud 13,2), la quale divenne madre di Sansone13; Anna, di cui « il Signore aveva reso sterile il grembo » (1 Sam 1,6), che pure diede alla luce il profeta Samuele14; Elisabetta, « sterile e [...] avanti negli anni » (Lc 1,7), che generò Giovanni il Battista15: maternità che la Liturgia considera quasi preludio e profezia di quella di Maria di Nazareth, più prodigiosa per l'evento di grazia che la produsse, più sublime per il frutto che da essa germogliò: il Messia;
* celebrazione dei vaticini sulla « Figlia di Sion ». La rassicurante parola rivolta a Gerusalemme, la città-sposa, perdonata e riammessa all'Alleanza: « Gioisci, figlia di Sion, [...] il Signore tuo Dio in mezzo a te è un salvatore potente » (Sof 3, 14.17), è intesa dalla Liturgia dell'Avvento come avverata pienamente in Maria16.
Come è stato ricordato, la Liturgia è per sua natura glorificazione e anamnesi del disegno salvifico di Dio e, nelle sue strutture celebrative - l'anno liturgico -, riproduce l'evolversi stesso della storia della salvezza. La Liturgia dell'Avvento, proiettando il suo sguardo dall'evento della creazione fino alla Parusìa di Cristo, considera di fatto tutto l'arco della storia della salvezza. Tuttavia in queste pagine, per il particolare oggetto trattato, è stata considerata solo l'eco liturgica del periodo che va dalla creazione dell'uomo alla nascita di Giovanni Battista. Ovviamente, nell'ambito di questo tempo salutis, la Liturgia mette in luce molte tematiche; ma è interessante rilevare come il « tema mariano » costituisca un elemento costante del tessuto celebrativo dell'Avvento; e ciò non a priori né artificiosamente, ma in modo organico e, per così dire, a posteriori, appunto perché la Liturgia non crea ma rispecchia il piano divino e lo interpreta.

CELEBRAZIONE DI TRE FATTI SALVIFICI

L'Avvento oltre che anamnesi di vaticini e fatti profetici riguardanti la Madre del Messia, è ancora e soprattutto spazio per la celebrazione della Vergine nella sua vicenda personale, la quale non è mai solo cronaca, ma sempre momento della storia della salvezza; non è fatto puramente individuale, ma mistero riguardante tutta la Chiesa; non è episodio isolato, ma sintesi del tempo che la precede e profezia del tempo avvenire. Di questa « vicenda » sono celebrati tre momenti di grazia, che costituiscono altrettanti fatti salvifici per la umanità: il Concepimento immacolato, l'Annuncio-incarnazione del Verbo, la Visitazione-santificazione di Giovanni.

Il Concepimento immacolato della Vergine

Non è il caso che io accenni qui alle ragioni storiche per cui la solennità dell'Immacolata Concezione si celebra l'8 dicembre; sarà sufficiente riconoscere che essa si colloca bene nell'ambito liturgico dell'Avvento, di cui approfondisce alcune tematiche e ne propone altre nuove. Nello sfondo dell'Avvento il mistero della Concezione immacolata appare:
* prima attuazione nel tempo dell'eterna predestinazione di Maria. Per la Liturgia le parole dell'Apostolo: « Quelli che Dio da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo. Quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati » (Rom 8, 29.30)17 e « In Lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà » (Ef 1,4-6a)18 si avverano in modo singolare ed eminente in Maria:
* anticipazione dell'azione salvifica di Cristo. « In previsione della morte di Cristo », il Padre ha preservato Maria da ogni macchia di peccato19. L'efficacia della morte di Cristo venturo si esprime già in Maria;
* redenzione già in atto, prima chiara sconfitta di Satana. I testi della Liturgia dell`Immacolata infatti sono in gran parte celebrazione dell'adempimento del vaticinio di Genesi 3,15 nella Concezione di Maria: « Oggi Maria, concepita immacolata, ha schiacciato la testa dell'antico serpente »20;
prima effusione neotestamentaria dello Spirito di Dio, presenza santificante. Effusione che diviene in Maria pienezza di grazia (cf Lc 1,28)), in tutta la creazione motivo di Rinnovamento e fonte di gioia: « Per la pienezza della tua grazia anche le creature che erano negli inferi si rallegrano nella gioia di essere liberate, e quelle che sono sulla terra gioiscono di essere rinnovate »21;
* soglia segreta del Nuovo Testamento e della nuova economia della grazia. Nell'evento nascosto della Concezione immacolata - e nascosto rimarrà per lunghi secoli alla stessa coscienza della Chiesa - si ha un « annunzio di gioia »22, i « tempi nuovi » sono iniziati, inaugurata la era messianica;
* riapertura del paradiso, ritorno dell'umanità allo stato di innocenza delle origini e superamento di esso, poiché « il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini [...] laddove e abbondato il peccato, ha sovrabbondate la grazia » (Rom 5,15.20b)24;
* preparazione immediata e radicale della nascita del Messia. Per la Liturgia il privilegio della preservazione della Vergine dal peccato originale e il dono della « giustizia » conferitole fin dal primo istante della sua esistenza sono ordinati alla maternità divina, a rendere degna la Madre della santità trascendente del Figlio: « nell'immacolata Concezione della Vergine hai preparato una degna dimora per il tuo Figlio »25 e « tu hai preservato la Vergine Maria da ogni macchia di peccato originale, perché piena di grazia, diventasse degna Madre del tuo Figlio »26;
* primo e già definito disegno della Chiesa sposa. La Liturgia dell'Immacolata scorge nei tratti di Gerusalemme, la città sposa, la prefigurazione di Maria, vergine sposa; perciò applica a lei l'inno della Gerusalemme restaurata: « Esulto e gioisco nel Signore, l'anima mia si allieta nel mio Dio: perché mi ha rivestito di vesti di salvezza, di un manto di santità mi ha ricoperto, come di gioielli si adorna la sposa » (Is 61,10)27. Ma a sua volta Maria, vergine sposa del Verbo, è figura ed anticipazione della Chiesa, virgo sponsa Christi: « In lei hai segnato l'inizio della Chiesa, sposa di Cristo senza macchia e senza ruga splendente di bellezza »28; per questo la Liturgia legge nella solennità dell'8 dicembre il testo Paolino sulla « Chiesa tutta gloriosa senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e imamcolata » (Ef 5,27)29;
* nobilitazione dei genere umano. La grazia effusa su Maria nella Concezione immacolata, non è dono che si esaurisce sulla sua prima destinataria o nella Chiesa, ma trabocca e si riversa su tutto il genere umano e sulla creazione. L'Immacolata, se per la Chiesa, nuovo Israele, è ciò che la Giuditta fu per l'antico - « Tu gloria di Gerusalemme, tu letizia di Israele, tu onore del nostro popolo » (cf Gudit 15,9)30 - è nondimeno onore del onore del genere umano31, gioia del creato32.

L'annuncio a Maria e l'incarnazione del Verbo

Fin dal primo giorno di Avvento, la pagina lucana dell'annuncio di Gabriele a Maria (cf Lc 1,26-38) è presente nella Liturgia33. Vivendo la Chiesa questo tempo anche come preparazione alla celebrazione del Natale, si comprende come il racconto dell'Annunciazione costituisca testo obbligato di riferimento, soprattutto a partire dal 17 dicembre34. Anche in questo caso sarà opportuno rilevare schematicamente la presenza del tema « annuncio a Maria - incarnazione del Verbo » nella Liturgia prenatalizia. Per la sua capacità intuitiva e contemplativa la Liturgia, rivolgendo la sua riflessione orante all'evento fondamentale dell'incarnazione del Verbo, ne discopre molteplici aspetti e sotto varie luci le appare la figura di Maria di Nazareth.
Per la Liturgia, la Vergine dell'Avvento è:
* la « piena di grazia », la « benedetta tra le donne », la « vergine », la « sposa di Giuseppe », la « serva del Signore ». Questi appellativi, tratti da Luca 1, 26-38, ricorrono spesso - in antifone, responsori, versetti - nel corso della Liturgia dell'Avvento. Essi debbono essere intesi anzitutto nel senso che dà loro la Scrittura, ma anche nel senso e con le sfumature che hanno acquistato nell'uso patristico - liturgico;
* la donna nuova, la nuova Eva. La Liturgia si serve soprattutto di una pagina di Ireneo per « commemorare » l'antitesi tra Eva che « sviata dal messaggio del diavolo, disobbedì alla parola divina e si alienò da Dio » e Maria che « invece, guidata dall'annuncio dell'angelo, obbedì alla parola divina e meritò di portare Dio nel suo grembo »35. Senza la debita considerazione del tema della recapitulatio, presente nell'antitesi Eva - Maria, la Liturgia dell'Avvento risulterebbe incompleta e per così dire amputata di un elemento importante;
* donna che rappresenta Israele e il genere umano. I testi dell'Avvento mettono in risalto il valore rappresentativo della Vergine Maria. L'umile Vergine di Nazareth assume i connotati di Israele che attende, degli umili e dei poveri che ripongono la loro fiducia unicamente in Javhé: essa è « colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore » (Lc 1, 45); ma è anche portavoce di tutto il genere umano, bisognoso di salvezza;
* la Vergine del fiat. E' questo un tema di fondo nella Liturgia dell'Avvento. L'assenso della Vergine è visto essenzialmente in due prospettive diverse e complementari: come parola di obbedienza ( verbum oboedientiae), pronunziata da colei che, vera serva del Signore. accoglie la sua volontà e risponde all'Angelo: « Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto » (Lc 1, 38)36; come parola di misericordia (verbum miseridcordiae) verso i suoi progenitori, verso i patriarchi e i giusti dell'Antico Testamento, verso tutta l'umanità; parola pronunziata da una creatura solidale con il genere umano e consapevole del valore salvifico del suo fiat. La Liturgia esprime questa dottrina facendo ricorso ad una celebre pagina di s. Bernardo, in cui è messo in luce il « valore misericordioso » del sì di Maria37;
* la Vergine feconda. Nella Liturgia dell'Avvento il tema della verginità di Maria ritorna frequente ed è trattato con delicatezza e stupore. La Vergine che pronunzia il fiat diviene immediatamente, per opera dello Spirito, madre del Verbo incarnato. I testi liturgici sono professione di fede e canto di lode per il prodigio della verginità feconda. Nella visione cultuale è talora Maria stessa che si stupisce dell'evento: « Che vuoi dire il tuo saluto? E' turbato il mio spirito. Io sarò la madre del Re, rimanendo intatta nella mia verginità »38; le risponde supplice e rassicurante la comunità ecclesiale: « Accogli la parola, vergine Maria [...1 : Concepirai nel tuo grembo l'uomo-Dio. Partorirai un figlio, e sarai madre sempre vergine »39;
* la Vergine dell'ascolto, dell'accoglimento e del dialogo. La Liturgia dell'Avvento dispiega e amplia il motivo della «Vergine del fiat », mettendo in luce aspetti singoli dello stesso atto salvifico: l'ascolto, l'accoglimento40 e il dialogo. Il dialogo è elemento caratterizzante di molti testi cultuali, che riproducono variandolo il dialogo tra Gabriele e Maria o introducono la comunità ecclesiale ad un colloquio diretto con la Vergine41. La reiterata meditazione del racconto dell'Annunciazione ha condotto la Chiesa ad evocare numerosi simboli biblici, in cui ha scorto un contenuto mariano o un riferimento al mistero dell'Incarnazione. Essi, trasferiti alla Liturgia, sono veicolo per l'espressione della fede e del pensiero teologico.
Tra i simboli mariani più significativi dell'Avvento sono:
* la terra, simbolo primordiale e polivalente. Esso si ricollega a:
O Genesi 2, 5.7: <: ...il Signore Dio non aveva fatto piovere sulla terra e nessuno lavorava il suolo. [...] allora il Signore Dio plasmò l'uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l'uomo divenne un essere vivente». Come il primo Adamo fu formato da terra vergine, non ancora irrigata dalla pioggia né lavorata da mano di uomo, cosi il nuovo Adamo — Cristo — è plasmato da Dio in Maria, « terra vergine», non imbevuta da seme umano, non toccata da uomo, ma resa feconda per opera dello Spirito.
O Isaia 4, 2: « In quel giorno il germoglio del Signore crescerà in onore e gloria e il frutto della terra sarà a magnificenza e ornamento per gli scampati di Israele». La Liturgia, con le sue peculiari categorie interpretative, intende riferita a Cristo l'espressione « il germoglio del Signore» ed in Cristo vede ancora il « frutto della terra», terra che è Maria42;
O Isaia, 45, 8: «Stillate, cieli, dall'alto e le nubi facciano piovere la giustizia; si apra la terra e produca la salvezza e germogli insieme la giustizia». La Liturgia vede compiuto lo struggente desiderio di Israele ed esaudita la sua accorata invocazione nell'incarnazione del Verbo: Cristo infatti è il Salvatore e il Giusto definitivo; la terra che si apre perché nasca il Salvatore è Maria. Il testo di Isaia costituisce una delle antifone introitali più poetiche e più esaltanti dell'Avvento 43.
O Salmo 84, 12-13 : «La verità germoglierà dalla terra / e la giustizia si affaccerà dal cielo. / Quando il Signore elargirà il suo bene, / la nostra terra darà il suo frutto». Al seguito dei Padri, la Liturgia si compiace di salutare nella Verità che germoglia dalla terra, Cristo (cf Gv 14, 6), e di riconoscere nel frutto nato dalla nostra terra il frutto benedetto del grembo di Maria (cf Lc 1, 42). Vede quindi nella terra del Salmo la Vergine Maria44.
* il talamo, simbolo sponsale, usato per mettere in luce l'aspetto nuziale dell'Incarnazione: indissolubile connubio in Cristo tra la natura divina e quella umana. Il testo biblico su cui si fonda l'antica e diffusa applicazione del simbolo del talamo a Maria, è il Salmo 18, 6: «Là pose una tenda per il sole, / che esce come sposo dalla stanza nuziale (thalamus nella Volgata), / esulta come prode che percorre la via». Nella lettura patristico - liturgica, Cristo, sole e luce, è lo sposo; la Vergine il talamo, dove la natura divina sposa la natura umana, il luogo dal quale Cristo esce come prode per percorrere la via, cioè per compiere la missione di salvezza affidatagli dal Padre45;
* il vello, simbolo usato per indicare il fatto prodigioso dell'Incarnazione e insieme il modo soave e segreto in cui essa si compi. I testi biblici che danno luogo alla applicazione del simbolo del vello a Maria sono due:
O Giudici 6, 36-38: «Gedeone disse a Dio: "Se tu stai per salvare Israele per mia mano, come hai detto, ecco, io metterò un vello di lana sull'aia: se c'è rugiada soltanto sul vello e tutto il terreno resta asciutto, io saprò che tu salverai Israele per mia mano, come hai detto". Così avvenne ». La discesa della rugiada soltanto sul vello, mentre tutto all'intorno restò asciutto, fu fatto prodigioso e soave. I Padri si servirono della « prova di Gedeone » per illustrare il mistero dell'incarnazione: che cosa più silenziosa e soave della caduta della tenue e fresca rugiada sulla soffice lana? Tale la discesa del Verbo, silenziosa e segreta, soave e immune dall'ardore della passione sul grembo di Maria, purissimo vello accogliente 46;
O Salmo 71,6: « Scenderà come pioggia sull'erba ( vellus nella Volgata), / come acqua che irrora ]a terra ». Nella lettura del Salterio quale profezia di Cristo, agli occhi dei Padri la pioggia che scende dall'alto, l'acqua che irrora la terra è Cristo; la Vergine è il vello che l'accoglie, la terra che ne è irrorata 47;
* la porta, simbolo di passaggio ad una nuova condizione, di ingresso, di apertura, di accoglienza. Nell'Avvento i testi biblici che danno luogo all'applicazione del simbolo porta alla Vergine sono due:
O Ezechiele 44,2-3 « Questa porta rimarrà chiusa: non verrà aperta, nessuno vi passerà perché c'è passato il Signore, Dio di Israele. Perciò resterà chiusa. Ma il principe, il principe siederà in essa per cibarsi davanti al Signore; entrerà dal vestibolo della porta e di lì uscirà ». In questo passo i Padri videro un'allusione al mistero dell'incarnazione e alla verginità di Maria: il Signore, il principe che passa per la porta del tempio è Cristo che nasce dal grembo di Maria; la porta che resta chiusa è Maria, vergine prima del parto e nel parto48,
O Salmo 23,7: « Sollevate, porte, i vostri frontali alzatevi, porte antiche, / ed entri il re della gloria ». Tra le letture cristologiche del Salmo 23, l'interpretazione che vede nel v. 7 un'allusione all'incarnazione del Verbo è una delle più antiche. Nell'ambito di essa, il simbolo è spesso riferito a Maria, porta che prima accoglie il Figlio di Dio e da cui poi esce ne] mondo il Salvatore49;
* la casa (domus), simbolo di spazio protettivo, rassicurante, di abitazione felice. I passi biblici che sono alla origine dell'applicazione del simbolo casa a Maria sono vari: quelli, ad esempio, che si riferiscono al Tempio considerato come « casa di Dio » (domus Dei); quelli relativi alla stirpe davidica (domus David), dalla quale nascerà il Messia. Ma oltre a questi testi, Proverbi 9,1 ha avuto un influsso notevole nel costituirsi del simbolo Maria - casa: « La Sapienza si è costruita la casa, / ha intagliato le sue sette colonne ». Per i Padri la casa che la Sapienza si è costruita è anzitutto l'umanità di Cristo, in cui il Verbo inabita; ed è anche Maria, in cui il Verbo incarnato ha dimorato per nove mesi e da cui ha tratto la materia per edificare la sua dimora50;
* il tempio, luogo-simbolo per eccellenza della presenza di Dio fra gli uomini e dell'incontro di essi con lui. Il segno del tempio trovò perfetto compimento in Cristo (cf Gv 2, 21-22) nel quale abitava la pienezza della divinità (cf Col 2,9). Ma il segno del tempio è pure applicato dai Padri a Maria per la singolare presenza in essa del Verbo di Dio. Molti testi biblici hanno suggerito la applicazione del simbolo del tempio a Maria, ma di essi il più suggestivo è stato certamente il racconto del trasferimento dell'arca nel nuovo tempio di Salomone e poi la dedicazione di esso: « I sacerdoti introdussero l'arca dell'alleanza del Signore al suo posto nella cella del tempio, cioè nel Santo dei santi [...]. Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nuvola riempì il tempio e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio » (1 Re 8,6. 10-11)51.

La visita a Elisabetta e la santificazione di Giovanni

Immediatamente prima del Natale del Signore, la Liturgia presenta il « ciclo natalizio » di Giovanni Battista: il 21 dicembre commemora la visita di Maria ad Elisabetta (Lc 1,39-45); il 22, riascolta il cantico della Vergine (Lc 1,46-55); il 23, celebra la nascita del Precursore (Lc 1,57-66); il 24, nella sinossi mattutina, il cantico di ringraziamento di Zaccaria per la nascita di Giovanni (Lc 1,67-79). In questo ciclo, breve ma compiuto, di cui sono protagonisti uomini giusti, osservanti della legge del Signore, e più ancora i due nascituri - Gesù e Giovanni -, Maria si inserisce nel piano salvifico con una singolare missione ed ha una rilevante funzione tipologica.
Nell'ambito celebrativo dell'Avvento, l'episodio della visita a Maria acquista intensi significati cultuali:
* riconoscimento da parte di Maria e di Elisabetta che i « tempi nuovi » sono già iniziati e con essi l'effusione della gioia messianica (cf Lc 1,41.44), del dono dello Spirito (cf Lc 1,41)52 e del carisma della profezia: « per un duplice miracolo [le madri] profetizzano sotto l'ispirazione dei figli che portano »53, « le madri, quella del Signore e quella di Giovanni, prevengono profetando la nascita dei figli: e questo è bene perché come il peccato ebbe inizio da una donna, così da donne comincino anche i benefici, e come il mondo ebbe la morte per l'inganno di una donna, così da due donne che a gara profetizzano, gli sia restituita la vita »54;
* prima « missione evangelizzatrice » di Maria nei confronti degli uomini: porta Cristo a Giovanni; e prima testimonianza resa da Giovanni a Gesù: dal grembo materno il Precursore riconosce la presenza del Messia: « Elisabetta udì per prima la voce, ma Giovanni percepì per primo la grazia; essa udì secondo l'ordine della natura, egli esultò in virtù del mistero; essa sentì l'arrivo di Maria, egli del Signore; la donna l'arrivo della donna, il bambino l'arrivo del bambino »55; nonché prima manifestazione della grazia salvatrice di Cristo, che santifica Giovanni nel grembo della madre;
* proclamazione della singolare beatitudine che deriva a Maria dalla sua maternità: « Benedetta tu fra le donnne, e benedetto il frutto del tuo grembo » (Lc 1,42); riconoscimento della dignità della Vergine quale « madre del Signore » (Lc 1, 43) e della fede di Maria, opposta all'incredulità di Zaccaria (cf Lc 1,20): « Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore » (Lc 1,45)56; annuncio profetico di un perenne culto di lode alla Vergine, divenuta oggetto del favore divino: « d'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il allo nome » (Lc 1,48-49)57;
* celebrazione della misericordia di Dio che, guardando l'umiltà di Maria, sua serva (cf Lc 1,48) « ha soccorso Israele suo servo » (Lc 1,54); proclamazione della fedeltà del Signore alle promesse fatte ai padri, « ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre » (Lc 1,55); glorificazione dell'agire divino, sapiente e giusto, che sconvolgendo i disegni degli empi, disperde i superbi e innalza gli umili, ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote (cf Lc 1,51-5)58;
Sul piano simbolico, l'arca, peculiare segno della presenza benedicente di Dio, diviene simbolo pregnante della Vergine della Visitazione, gravida del Verbo, portatrice di grazia e di favori divini. Alcune scelte bibliche sembrano indicare che la Liturgia rinnovata ha accolto i suggerimenti degli esegeti sul rapporto tra l'episodio della traslazione dell'arca al tempo di Davide (cf 2 Sam 6,1-19) e l'episodio della Visitazione (Lc 1,39-56)59.

CONCLUSIONE

La semplice rilevazione dei dati mariani dell'Avvento porta - mi sembra - ad una constatazione: l'anno liturgico è veramente lo spazio privilegiato per la celebrazione della Vergine. Ma è ora opportuno vederne le ragioni. L'anno liturgico è spazio privilegiato perché:
* mette in luce l'inserimento di Maria nel piano divino, la sua missione nell'attuazione graduale del progetto della salvezza. Il circulus anni liturgici, infatti, è sacramentum del piano salvifico di Dio e le sue celebrazioni sono attuazione in mysterio dei singoli fatti salvifici;
* evidenzia i molteplici rapporti che intercorrono tra Cristo e la Vergine: Maria appare via via quale madre del Salvatore, socia del Redentore, discepola di Cristo;
* evidenzia pure i molteplici rapporti che intercorrono tra la Chiesa e la Vergine: nel dispiegarsi dell'anno liturgico Maria appare quale figura e modello della Chiesa, della Chiesa sovreminente membro eppur madre. La Chiesa celebra Maria e, nondimeno, con Maria rende culto al Padre per Cristo nello Spirito;
* orienta la celebrazione della Vergine verso il mistero pasquale, momento culminante dell'a evento Cristo » e centro dell'anno liturgico;
* colloca la celebrazione della Vergine in prospettiva escatologica, mostrando come la vita cultuale della Chiesa sia attesa della Parusìa, incontro con Cristo, per la Vergine già attuato pienamente nell'evento dell'Assunzione;
* consente una celebrazione di Maria varia e armonica; varia, perché attraverso le strutture dell'anno liturgico giungono alla comunità ecclesiale molteplici elementi celebrativi: esperienze e voci di tutti i secoli, simboli espressivi e tipologie cultuali - lode, invocazione, imitazione -; armonica, perché la celebrazione dell'anno liturgico abitua ad evitare atteggiamenti unilaterali, a distinguere i nuclei essenziali dagli elementi collaterali, a cogliere il rapporto tra antico e nuovo, tra permanente e transeunte; perché nella fedeltà al ritmo ecclesiale stimola ad accogliere e a vivere la novità cultuale via via emergente.

NOTE
1 PIO IX, Bolla Ineffabilis Deus, Proemio.
2 OL (= Ordo lectionum Nissae) 1 lett [Gen 3, 9-15.20] 8 dic.
3 LH (= Liturgia Horarum) tit 1 lett [Is 51,1-11] 23 dic.
4 LH 1 lett [Is 51,1-11] 23 dic; 2 lett [DV 3] giov 3 Avv; OL vang [Lc 1, 46-55] 22 dic.
5 OL 1 lett [2 Sam 7, 1-5. 8b-16] dom 4 Avv B.
6 OL 1 lett [Is 11,1-10] dom 2 Avv A; lett [Is 11,1-9] mar 1 Avv; LH lett br [Is ll,1-2] Lodi 17 dic.
7 LH inno Uff lett Avv dopo 16 dic.
8 OL vang [Mt 1, 18-24] dom 4 Avv A.
9 OL vang [Lc 1, 26-38] dom 4 Avv B; vang 20 dic.
10 OL 1 lett [Is 7,10-14] dom 4 Avv A; lett 20 dic.
11 LH ant Terza 1 dom Avv, e cosi per tutto il tempo di Avvento. Isaia 7, 14b-15 è usato come Lettura breve: Lodi merc 1, 2, 3 Avv; 21 dic.
12 OL 1 lett [Mi 5, 2-5] dom 4 Avv C.
13 OL lett [Giud 13, 2-7. 24-25] 19 dic.
14 OL lett [1 Sam 1, 24-28] 22 dic.
15 OL vang [Lc 1, 57-66] 23 dic.
16 OL 1 lett [Sof 3,14-18a] dom 3 Avv C.
17 LH lett br [Rom 8, 29.30] I Vespri 8 dic.
18 OL 2 lett [Ef 1, 3-6. 11-12] 8 dic; LH lett br [Ef 1, 11-12a] Sesta 8 dic.
19 MR (= Nissale Romanum) coli 8 dic; or off 8 dic; or com 8 dic.
20 LH vers Terza 8 dic; cf OL 1 lett [Gen 3, 9-15.20] 8 dic; LH inno Uff lett 8 dic; inno Lodi 8 dic; ant Ben 8 dic.
21 LH 2 lett [s. ANSELMO, Discorso 52] 8 dic.
22 LH vers Nona 8 dic.
23 É un tema di fondo della liturgia dell'Immacolata e dell'Avvento, sottinteso più che espresso, presupposto più che esplicitato.
24 LH l lett [Rom 5, 12-21] 8 dic; lett br [Rom 5, 20-21] II Vespri 8 dic.
25 MR coli 8 dic.
26 MR pref 8 dic.
27 MR intr 8 dic; LH ant 2 I Vespri 8 dic.
28 MR pref 8 dic.
29 LH lett br [Ef 5,25-27] Nona 8 dic.
30 LH ant 2 II Vespri 8 dic.
31 LH inno Uff lett 8 dic.
32 LH inno Lodi 8 dic.
33 LH ant Sesta e ant Nona l dom Avv, e cosi per tutto il tempo di Avvento.
34 OL vang [Lc l, 26-38] dom 4 Avv B; vang 20 dic.
35 LH 2 lett [Adversus Haereses V, 19, 1; 20, 2; 21, 1] ven 2 Avv.
36 Con questo versetto essenziale si conclude le pericope evangelica in OL dom 4 Avv B e 20 dic, e la seconda lettura [s. BERNARDO, Omelia 4, 9] 20 dic.
37 LH 2 lett [s. BERNARDO, Omelia 4, 91 20 dic.
38 LH ant Nona 1 dom Avv, e cosi per tutto il tempo di Avvento.
39 LH resp 2 lett 20 dic.
40 LH resp 2 lett 20 dic; inno Vespri Avv dopo 16 dic; MR coll 20 dic.
41 LH resp 2 lett 20 dic.
42 LH lett br [Is 4,2] Terza 2 sab Avv; lett br Terza 17 dic.
43 MR intr dom 4 Avv; LEI lett br Lodi giov 1, 2, 3 Avv; resp lett 17 dic.
44 LH 2 lett [s. AGOSTINO, Discorso 185] 24 dic.
45 LH inno Vespri Avv; inno Uff lett Avv dopo 16 dic.
46 LH 2 lett [s. CIRILLO DI GERUSALEMME, Catechesi 15, 1.3] dom 1 Avv.
47 Cf LH ant Ben 19 dic, dove oggi tuttavia figura, correttamente, erba (gramen) al posto di vello. Nei I Vespri dell'Ottava del Natale si canta una famosa antifona in cui appare l'immagine del vello: «Hai compiuto le Scritture, / quando in modo unico sei nato dalla Vergine; come rugiada sul vello / sei disceso a salvare l'uomo. / Lode a te, Nostro Dio!» (LH 2 ant I Vespri 1 gen).
48 LH inno Vespri Avv dopo 16 dic.
49 MR intr 22 dic.
50 MR coll 20 dic; LH 2 lett [s. LEQNE MAGNO, Epistola 31] 17 dic.
51 LH inno Uff lett Avv dopo 16 dic.
52 LH 2 lett [s. AMBROGIO, Commento su san Luca 2, 19. 22-23. 26-27] 21 dic.
53 Ibid.
5
4 LH 2 lett [s, BEDA IL VENERABILE, Commento su san Luca 1, 46-55] 21 dic.
55 LH 2 lett [s. AMBROGIO, Commento su san Luca 2, 19. 22-23. 26-27] 21 dic.
56 OL vang [Lc 1,39-45] dom 4 Avv C; vang 21 dic; LH ant Magn dom 2 Avv; resp 2 lett 21 dic.
57 OL vang [Lc 1,46-56] 22 dic; LH ant Magn lun 3 Avv.
58 OL vang [Lc 1,46-56] 22 dic.
59 Nell'Avvento si leggono alcuni testi relativi all'arca: 2 Samuele 7,1-5. 8-11. 16 (MR lett 24 dic, messa mattutina: Davide vuole costruire un tempio per l'arca); Salmo 23 (MR intr 23 dic; OL sal resp dom 4 Avv; sal resp 20 dic: antico rituale per l'ingresso dell'arca nel tempio). Il contesto suggerisce che la scelta di tali pericopi sia stata operata anche con una «intenzione mariana». Tale intenzione, invece, è manifesta nella solennità dell'Assunta: 1 Cronache 15, 3-4. 15-16; 16, 1-2 (OL 1 lett 14 ag, messa vigiliare: « Introdussero l'arca di Dio e la collocarono al centro della tenda eretta per essa da Davide») e Salmo 131 (OL sal resp 14 ag, messa vigiliare: salmo festivo per la traslazione dell'arca).

 

Inserito Domenica 8 Dicembre 2013, alle ore 9:48:17 da latheotokos
 
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DOCENTE ALL'ISSR "SAN LUCA" DI CATANIA

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