Maria madre e vergine: il dato essenziale
Data: Mercoledi 15 Gennaio 2014, alle ore 12:34:04
Argomento: Dogmi


Dal Capitolo III "Madre e vergine nelle chiese: ieri e oggi", del libro di Salvatore Maria Perrella, Maria vergine e madre. La verginità feconda di Maria tra fede, storia e teologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2003, pp. 138-145. Tutto il Capitolo pp. 137-260.



La storia del cristianesimo e delle Chiese ci attesta che il magistero, la teologia, la liturgia, l'arte, la cultura, l'esperienza del credente si soffermano su Maria perché ella è, prima di tutto, un dato della Scrittura, per cui il suo posto naturale, congeniale è la Rivelazione, cioè la storia della salvezza (cfr. Lumen gentium 54-59). A partire dal Vaticano II il perseguimento della pista biblica ed ecumenica nella riflessione teologica e nella proposizione pastorale della Chiesa cattolica applicata anche alla mariologia è ora una convinta e convincente realtà3. Infatti, «c'è un notevole vantaggio a considerare Maria cosi, in questa sua primordiale collocazione, o Sitz im Leben, che è la Scrittura e da essa partire, guidati dalla Tradizione, per ogni ulteriore approfondimento. È venuto il momento infatti di non fare più di Maria un argomento di discussione e di divisione tra i cristiani, ma un'occasione di unità e di fraternità tra di loro. Maria ci appare come il segno di una Chiesa non ancora divisa, neppure in Chiesa dei giudei e in Chiesa dei gentili, e perciò come il più forte richiamo all'unità. Tale prospettiva ecumenica... è grandemente favorita dal vedere Maria a partire dalla Bibbia, piuttosto che a partire da principi formali, da tesi teologiche, o dagli stessi dogmi. I dogmi sono nati per spiegare la Bibbia e non viceversa. Sono l'esponente, non la base. Quando il dogma è la base e la Scrittura l'esponente, si pone all'inizio l'affermazione dogmatica e si cerca poi di dimostrarla con frasi tratte dalla Bibbia, spesso staccate dal contesto e con un ruolo subordinato, come prova ex Scriptura. Quando la Scrittura è la base, si parte dalla Parola di Dio, e nello spiegarne il significato si arriva al dogma, come l'interpretazione autentica che la Chiesa ha dato di essa. Si segue il cammino che la verità stessa ha seguito per giungere a noi, non il cammino contrario»4.

Una maternità messianica

Le verità mariane proposte dalla Chiesa, al di là di ogni polemica, enfatizzazione o minimizzazione, sorgono e si fondano nella Parola della fede (cfr. Rm 10,8) e nel mistero fontale del Signore Gesù: già questa collocazione della Donna di Nazareth, chiamata dal Padre ad essere come nessuno - è pur sempre la Madre di Dio e la Tutta Santa -, accanto al Figlio e allo Spirito, nella professione di fede mostra come sin dai tempi più antichi la persona e il ruolo di Maria sono ritenuti centrali nella professione del mistero cristiano (cfr. Gal 4,4)5. Per quanto concerne il dogma della maternità divina, nella Sacra Scrittura, formalmente parlando, non si trova l'espressione "Madre di Dio", ma vi si legge che Gesù è Figlio di Dio e della Vergine. Da una parte il Nuovo Testamento chiama Maria «madre di Gesù» (Gv 2,1); «sua madre» (Mt 1,18; 2,11; 12,46; 13,20; 13,55); «madre del Signore» (Lc 1,43) ; dall'altra, il figlio nato da Maria viene confessato come Figlio di Dio (cfr. Gal 4,4; Lc 1,35). L'appellativo "Madre di Dio" non appare nel Nuovo Testamento, ma è stato attribuito a Maria di Nazareth nel secolo III e via via si diffuse nel corso del IV6. Ma la realtà della maternità divina è indissociabile dalla fede trasmessa dalla tradizione biblico - neotestamentaria, approfondita nel corso dei secoli dal magistero e dalla teologia, non solo in senso cristologico ma anche in senso diaconale, spirituale e soteriologico7. Maria è la donna dell'incarnazione, del Dio divenuto uomo per volontà del Padre e per opera dello Spirito (cfr. Gal 4,4-7; Mt 1,18-25; Lc 1,26-38; Gv 1,1-18). Il Figlio del Padre, dato come dono, figlio e signore a Maria e all'umanità e nel quale sussiste la definitiva Parola di Dio all'umanità pellegrina, è l'epifania della Trinità nella nostra storia, poiché egli, come afferma la stessa parola della fede, è l'icona visibile del Padre invisibile (cfr. Gv 12,45; 14,9; Col 1,15). L'incarnazione è iniziativa del tutto unilaterale, gratuita e amorosa di Dio: per pura grazia, la storia divina si fa vicenda umana e la fragile vicenda umana assurge a storia divina. La storia divino - umana, per opera dello Spirito e del Verbo che si storicizza nella carne, si inaugura con Maria di Nazareth; la sua libera fede (fede che interpella, che confronta, che adora, obbedisce, genera, serve e vive il mistero messianico) è l'unica vera risposta umana della nuova alleanza (con quella mai sufficientemente ricordata di Giuseppe di Nazareth) al progetto trinitario di Dio, la sua esperienza di grazia e di maternità è principio paradigmatico della novità che coinvolge tutti coloro che come lei - grazie all'azione dello Spirito del Padre e del Figlio e al singolare esempio della Madre di Dio - crederanno, accoglieranno, genereranno e serviranno nella fede il mistero dell'uomo-Dio Gesù di Nazareth8. Mediante la sua maternità messianica e verginale, in Maria, l'umanità riprende ad intessere con la Trinità Santa una storia fatta di misericordia, di provvidenza, di sostegno, di salvezza e di redenzione, di certa, per puro dono, glorificazione eterna.

Una maternità nello Spirito

Nel "Nato dalla Vergine" non può essere sottaciuto il fondamentale ruolo dello Spirito Santo in tutto l'arco dell'evento storico di Cristo9: interviene in modo inedito nell'incarnazione, nella proclamazione del Figlio prediletto del Padre e, infine. quando l'Umiliato - Crocifisso è stato «costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dei morti» (Rm 1,4)10. Per quanto riguarda l'incarnazione verginale appare rilevante il testo di Mt 1,20 in cui il messaggero celeste assicura Giuseppe di Nazareth, perché ciò che è in Maria «è generato dallo (ek) Spirito Santo». L'esegeta Gnilka commenta che la «formulazione greca ek si riferisce al processo generativo e in confronto a Lc 1,35 è più indifesa in quanto potrebbe far pensare ad un seme soprannaturale che si unisce a mo' di sostanza con la donna. Il suo senso è: il bambino è generato da Spirito Santo e da Maria»11. Escludendo l'idea teogamica di matrice pagana, cosa significa che Gesù Cristo è generato dallo Spirito e da Ma
ria? Non vuoi dire forse che è lo Spirito che comunica a Maria la sua fecondità materna per far nascere nel tempo e nella carne l'eterno Figlio del Padre? Notiamo come nella stessa pericope di Matteo la preposizione ek venga, nella genealogia di Gesù, ben cinque volte, sempre per indicare la nascita da una donna: Mt 1,3: da Tamar; 1,5: da Rahab e da Ruth; 1,6: da colei che era stata moglie di Uria; 1,16: da Maria di Nazareth12. Come anche in Gal 4,4 si afferma che Dio mando il suo Figlio nato da donna (ek gynaikós) in vista dell'adozione filiale nello Spirito13. Resta quindi il fatto importante che la sacra Pagina attesta che la nascita del Cristo uomo - Dio viene affermata come nascita dallo Spirito, causalità espressa con la preposizione ek, usata più volte per indicare la nascita da una donna, e che questa donna è Maria di Nazareth (cfr. Mc 6,3; Mt 1,16.18; Lc 1,27.30; At 1,14).

Una verginità messianica

La verginità di Maria non è oggetto di constatazione di ostetriche né di perizie richieste, come ingenuamente raccontano i non canonici vangeli apocrifi14. La verginità della Madre del Signore ci è attestata dai testi biblici che è necessario leggere con la Chiesa alla luce della sua tradizione, quale si esprime nelle professioni di fede15. I vangeli, invece, ci rivelano la verginità di Maria - almeno in modo molto esplicito quella relativa alla concezione di Cristo - e ne fanno un mistero/evento inserito in quello dell'incarnazione del Verbo16. Per quanto riguarda la verginità dopo la nascita di Gesù, comunemente qualificata come virginitas post partum, la Bibbia, seppur indirettamente, sembra attestarla per alcuni studiosi17, negarla per altri18, per altri ancora, invece, tale assunto non può essere considerato un tema biblico, ma teologico o dogmatico19. La Madre di Gesù sin dal IV secolo è stata comunemente qualificata come la Aeipárthenos, la sempre vergine; come sono ugualmente noti i tentativi popolari (vangeli apocrifi)20 e dottrinali21 di conciliare sul piano storico questa verginità permanente di Maria con la presenza neotestamentaria dei "fratelli e sorelle di Gesù"22. «In un'interpretazione spiritualistica, etico - sessuale della verginità di Maria, per logica interna si doveva giungere alla supposizione di una verginità permanente. In un'altra prospettiva, questa verginità permanente di Maria viene postulata dalla sua vocazione, unica ed esclusiva, ad essere la madre del Messia. Storicamente ci si potrebbe appellare anche ad un'altra possibilità, a quella di distinguere cioè fra uno stato verginale ed un'assenza di figli dopo il primo-genito. Ma in tal modo complicheremmo intellettualisticamente il dato biblico. Più semplicemente la tradizione ecclesiale ha assunto la verginità di Maria come denominatore ermeneutico unitario e l'ha quindi compresa come verginità permanente. In una simile funzione la possiamo comprendere pure ai nostri giorni»23. La verginità di Maria, infine, è legata strettamente al servizio materno, teologale e messianico da lei prestato a Gesù Redentore, suo Figlio. Maternità e verginità sono, se ci si consente l'espressione, la "compagnia" di Maria nella sua diaconia cristologica. Stimare e conoscere questa "compagnia" donata e vissuta dalla 'credente" di Nazareth a Cristo è molto importante, poiché l'evento Cristo non si è compiuto senza di lei: fra la storia del Messia Gesù e la storia della Serva di Nazareth c'è come una mutua compresenza24. Non è un caso che tale mutua compresenza inizierà a concretarsi a Betlemme di Giudea, diventando luogo cristologico e mariale per eccellenza per diversi motivi: per la natività del Figlio di Dio dalla Vergine e per la sua paradossale epifania al mondo. Inoltre nella grotta di Betlemme si concretizza la profezia della luce inestinguibile (cfr. Is 9,1), per cui il Messia «nascendovi, la rende splendente; essa, dunque, non è illuminata dall'esterno, ma dall'interno: da Colui che è "luce del mondo" (Gv 8,12; 9,5), la "luce vera" (Gv 1,9), la stella del mattino che annuncia il nuovo giorno (cfr. Ap 22,16). Ma, prima che la luce di Cristo s'accendesse, già la futura grotta natalizia era luminosa perché era luogo mariale: in essa, infatti, era già presente la "credente" a rischiararla con la luce della sua verginità, cioè lo splendore della sua fede: infatti, "la sua verginità - ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica - è il segno della sua fede". È stata la luce della "credente" a impedire che la nascita del Salvatore avvenisse nelle tenebre: si è invece data nel più luminoso luogo della terra, laddove era la "credente", la cui fede era "come una lampada che brilla in un luogo oscuro"»25. Una verginità cosi motivata, cosi vissuta dalla Madre di Gesù e cosi interpretata dai credenti, è singolarmente messianica e straordinariamente feconda.

NOTE

3
Cfr. I. de la Potterie, Mariologte et exégèse biblique depuis le II Concile du Vatican, in Aa. Vv., De cultu manano saeculo XX, cit., vol. 1, pp. 119-148. Un sincero plauso va all'Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana (AMI), che nei suoi primi anni di vita, mediante la sua rivista ha proposto diverse monografie dedicate alla figura e alla presenza di Maria all'interno della rivelazione biblica (cfr. Annate 1992-2000, in Theotokos 8 [20001, pp. 939-949). Ha infine proposto, in un volume conclusivo su Maria secondo le Scritture (cfr. ibidem, pp. 377-905), un tentativo di interpretare la Madre di Gesù alla luce delle realtà e delle maggiori coordinate della rivelazione veterotestamentaria e delle diverse teologie neotestamentarie, per coglierne la figura sullo sfondo della comunità d'Israele, di cui è approdo ideale, e della Chiesa neotestamentaria, della quale è tipo e primizia in ordine alla fede e alla carità, alla cordiale e fedele docilità allo Spirito del Padre e del Figlio.
4 R. Cantalamessa, Maria uno specchio per la Chiesa, Ancora, Milano 1989, pp. 9-10.
5 Cfr. B. Forte, La Parola della fede, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, pp. 113-121.
6 Cfr. J. De Aldama, De quibusdam titulis honorificis B. Mariae Virginis collatis in primaeva litteratura christiana, in Aa. Vv., De primordiis cultus mariani, PAMI, Roma 1970, vol. 2, 131-148; G. Geenen, Appellativa christologico - mariologica cultus Matris Iesu in saeculis II-VI, ibidem, pp. 149-181.
7 Cfr. S. M. Meo, La maternità salvifica di Maria: sviluppo e precisazioni nei concili ecumenici, in Aa.Vv., Il Salvatore e la Vergine - Madre, Marianum - Dehoniane, Roma - Bologna 1981, pp. 179-226; C. Pozo, La maternidad salvifica de Maria en la teologia actual, ibidem, pp. 227-271.
8 Cfr. B. Forte, La Parola della fede, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, pp. 99-148; G. Colzani, Maria, cit., pp. 161-183.
9 Cfr. Y. Congar, La Parola e il Soffio, Borla, Roma 1985.
10 Cfr. M. A. Chevalier, Souffle de Dieu, Le saint - Esprit dans le Nouveau Testament, Du Cerf, Paris 1997 - 11990, 2 voll.
11 J. Gnilka, Il vangelo di Matteo, Queriniana, Brescia 1990, vol. 1, p. 46.
12 Cfr. per questo argomento il noto studio esegetico di R. E. Brown, La nascita del Messia secondo Matteo e Luca, cit., pp. 60-114.
13 Cfr. A. Serra, Gal 4,4: una mariologia in germe, in Theotokos 1 (1993) pp. 7-25.
14 Libri antichissimi che, pur riportando fatti del Nuovo Testamento, non sono ritenuti dalla Chiesa come ispirati da Dio. Gli apocrifi hanno tuttavia avuto, nel corso dei secoli, una grande influenza tanto che alcune loro interpretazioni fanno ormai parte del nostro bagaglio storico-religioso. Dal punto di vista mariano gli apocrifi neotestamentari hanno come punto di incontro la perpetua verginità di Maria, la sua maternità messianica, la morte, l'assunzione, la maternità spirituale (cfr. E. Peretto, Apocrifi, in Nuovo Dizionario di Mariologia, cit., pp. 106-125). Sul Natale verginale di Gesù sono tante e tante le narrazioni, le poesie, le raffigurazioni iconografiche e pittoriche, le musiche, le varie forme artistiche, il folklore popolare: tutte espressioni del "genio religioso" insito nelle svariate forme dell'inculturazione della fede (cfr. M. Masini, Natale. Quello che il Vangelo non dice, Messaggero, Padova 1997).
15 Le "Professioni di fede" o "Simboli" sono versioni sintetiche dei punti principali della fede. Le controversie e le eresie hanno costretto la Chiesa a chiarire ulteriormente le dottrine espresse in esse (cfr. H. Fries, Professione di fede/Confessione religiosa, in Enciclopedia Teologica, cit., pp. 803-810).
16 Cfr. J. F. Baudoz, «Marie, de laquelle est né Jésus» (Mt 1,16). La virginité de Marie dans la tradition svnoptique, in Aa.Vv., La virginité de Mane, Médiaspaul, Paris 1998, pp. 9-23; Y. M. Blanchard,
Né dun vouloir de chair? La conception virginale ou regard du Quatrième Évangile, ibidem,
pp. 25-34; R. Laurentin, Singularité significative des textes sur la virginité de Marie et leur omniprésence dans le Nouveau Testament, ibidem, pp. 35-51. 
17 L'argomento è stato studiato, dal punto di vista esegetico e teologico, in  modo serio e rigoroso, al punto che si può offrire una risposta adeguata alle possibili difficoltà che presentano alcuni testi neotestamentari (cfr. Mt 12,46-50; 13.55-56; Mc 3,21.31-35; Lc 8,19-21: Gv 7,5; 19.27; At 1,14; 1Cor 9,5; Gal 1,19); (cfr. C. Pozo, Maria en la obra de la salvacion, cit., pp. 253-265).
18 Cfr. S. M. Perrella, Il parto verginale di Mana nel dibattito teologico contemporaneo..., cit., in Marianum 56 (1994) pp. 153-174.
19 Cfr. J. Galot, Maria, la donna nell'opera della salvezza, cit. pp. 176-183.
20 Cfr. E. Peretto, Percorsi mariologici nell'antica letteratura cristiana, LEV, Città del Vaticano 2001. pp. 151-172.
21 Cfr. E. Toniolo, Maternità e verginità perpetua di Maria nel magistero della Chiesa dal 392 al 649, in Aa. Vv., XVI centenario del Concilio di Capua 392-1992. cit., pp. 75-103.
22 Giovanni 19,26-27, per esempio, ebbe «particolare rilevanza nell'esegesi del IV secolo, perché allora con maggiore virulenza apparvero gli attacchi alla perpetua verginità di Maria. Esso fu ritenuto il più idoneo non solo per confermare la fede nella verginità di Maria, ma anche per combattere i negatori della realtà umana del Verbo» (B. Amata, Giovanni 19,26-27 come prova scritturistica della perpetua verginità di Maria: origine e sviluppo di questa esegesi, in Aa. Vv., XVI centenario del Concilio di Capua 392-1992, cit., p. 161). 
23 A. Müller, Discorso di fede sulla Madre di Gesù. Un tentativo di mariologia in prospettiva contemporanea, Queriniana. Brescia l983, pp. 88-89.
24 Per analizzare il senso e la portata della partecipazione della Vergine Madre all'evento cristologico, cfr. M. Bordoni, L'evento Cristo ed il ruolo di Maria nel farsi dell'evento, in Aa. Vv., Sviluppi teologici postconciliari e mariologia, Marianum, Roma 1977, pp. 31-51.
25 M. G. Masciarelli, Maria la "credente", in Aa.Vv., Maria nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma 1993, p. 36; cfr. l'interessante assunto su Maria "credente", alle p . 21-59.

 







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