La figura di Maryam chiave ermeneutica del Corano
Data: Martedi 29 Aprile 2014, alle ore 9:46:43
Argomento: Islam


Dal libro di Michel Dousse, Maria la musulmana. Importanza e significato della madre del Messia nel Corano, Edizioni Arkeios, Roma 2006, pp.26-27.



 

Se è vero che, come afferma, il Corano accetta consapevolmente le rivelazioni anteriori, è nella figura di Maryam, sorella di Mosè e madre di Gesù, che questa tesi viene orchestrata e incentrata attraverso un coordinamento sottile e rigorosamente fondato delle figure e delle loro funzioni nelle Scritture da cui promanano. É proprio questo connubio tra le due figure che compongono l'identità di quella che chiamiamo "Maria la musulmana" a costituire una figura e un segno nuovo della rivelazione del monoteismo abramico.
La figura di Maryam non dispiega la ricchezza dei suoi significati se non in quanto partecipe del complesso del Corano, in cui assume un'essenziale funzione "articolatoria" dalla quale appare inseparabile. Respingere, con il pretesto della verosimiglianza storica, un simile connubio tra figure lontane nella cronologia si tradurrebbe, alla fine, nel rifiuto dell'originalità di questa rivelazione nella sua gestione e organizzazione dei segni a partire dall'unità trascendente della loro Fonte.
Il Corano mette in opera un doppio movimento: da una parte relativizza ogni situazione nel suo stesso avvento riferendosi alla sua iscrizione originaria, da tutta l'eternità, nella Madre del Libro: dall'altra, in senso inverso, riconosce l'intenzione e l'efficacia divine fin nelle più umili manifestazioni terrene, conferendo loro nello stesso tempo realtà e significato. Fin nel minimo dettaglio14, il Corano opera come uno specchio che riflette la realtà effimera per significare, ciò facendo, che la Realtà va cercata oltre lo specchio.
Sia che si tratti della storia degli storici o delle storie del narratore, esse si trovano egualmente relativizzate nella loro realtà cronachistica per rivelarsi, in ultima istanza, organizzate unicamente dalla sintassi divina. La pedagogia coranica sembra voler iniziare l'uomo a uno sguardo non profano, ma teologale e sacralizzato, sugli esseri e gli avvenimenti per discernervi il solo segno di una volontà divina.

NOTA
14 "In verità Allah non esita a prendere ad esempio un moscerino [...]" (C II, 26); velli anche C XXXI, 16 e i riferimenti a una pellicola di dattero o uno stelo (C IV, 49, 77 e 124: XVII, 71), o ancora a un granello di senape (C XXI, 47).

 

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