Assunzione di Maria al cielo
Data: Lunedi 14 Settembre 2009, alle ore 16:14:07
Argomento: Dogmi


Il dogma e i suoi significati

Introduzione

Sin dall’antichità cristiana ci si è interessati nella Chiesa al tema della morte e a tutto ciò che essa porta alla luce della fede: la distruzione del corpo nel sepolcro e l’entrata in un’esistenza piena e definitiva che chiamiamo vita eterna, cioè la glorificazione della creatura umana nell’assoluto di Dio.
Da sempre collegate con questa domanda ci sono quelle che riguardano anche la fine di Maria: Maria morì? Quando? In che modo? Che cosa avvenne del suo corpo dopo la morte? Quale fu il suo personale destino? Su quali documenti ci fondiamo per la nostra conoscenza? Che cosa insegna la Chiesa in modo infallibile su questo argomento? Che ripercussioni ha tutto questo per noi membri credenti della Chiesa?
A tutto questo vogliamo dare brevemente una risposta

L'Assunzione di Maria nel primi secoli

SCRITTORI E PREDICATORI

Prescindendo dagli Apocrifi non ci sono prima del secolo IV testimonianze sicure a favore dell’Assunzione di Maria. Fino alla fine del IV secolo manca quindi una tradizione esplicita dell’Assunzione al cielo nella Chiesa dei primi secoli. Ecco alcune testimonianze:
- Timoteo di Gerusalemme verso la fine del secolo IV nel suo “Sermone sul profeta Isaia” afferma che la Vergine “sarebbe rimasta immortale, poiché Colui che abitò in Lei, l’avrebbe trasferita nei luoghi della sua ascensione”. Il fatto che Timoteo affermi l’assunzione di Maria così di passaggio, fa supporre l’esistenza di una fede generale a Gerusalemme dove egli predicava;
- Gregorio Nisseno (+394) afferma che la morte scontrandosi con il fatto della sua verginità come contro una roccia, si sfracellasse e rimanesse triturata;
- Epifanio di Salamina (+ 315) nella sua opera “Panarion” confutando due eresie (quella degli antidicomarianiti che rinnegavano la verginità dopo il parto e quella dei colliridiani che attribuivano a Maria un corpo celeste e la adoravano) parta di tre possibili ipotesi sulla morte di Maria: 1) morte e relativa sepoltura; 2) martirio con la corrispondente gloria; 3) transito senza morte alla gloria celeste. Egli afferma che su questo punto la Scrittura ha mantenuto un totale silenzio a causa del grande prodigio per non colpire con uno stupore eccessivo lo spirito degli uomini. “Per questo – afferma – nemmeno io oso parlare di ciò, conservo tutto nel mio pensiero e faccio silenzio”. Secondo Epifanio il testo di Apocalisse 12,14 insinuerebbe l’idea che Maria sarebbe stata trasportata viva nel cielo. Dai testi si deduce la fede di Epifanio nella glorificazione di Maria dopo la morte e nel contempo la difficoltà di spiegare il come questo sia avvenuto.
- Gregorio di Tour (+594) in un’opera sulla gloria dei martiri racconta il transito di Maria per il quale si erano radunati a Gerusalemme gli Apostoli e scrive: “Si avvicinò il Signore, il quale, avendo preso il suo santo corpo, comandò che lo si portasse sopra una nube nel paradiso dove ora, dopo aver ripreso la sua anima, esulta con i suoi eletti e gode dei beni eterni senza fine”.
- Teotecno di Livia in pieno VI secolo, compone un celebre sermone pronunciato nella festa dell’Assunzione di Maria. Il sermone è datato tra il 550 e il 650 e la sua caratteristica è che nomina questa festa non più come dormizione (kóimesis) o transito (metástasis) ma come ANÁLEPSIS cioè assunzione.
- Giovanni di Tessalonica (+630) compose il sermone “De dormitione B. aschini” considerato più un apocrifo rielaborato che un sermone dottrinale In esso egli si lamenta che la festa dell’Assunzione non si celebra a Tessalonica, mentre viene ormai celebrata in quasi tutta la terra (omnis fere terra), divenendo così un testimone importantissimo dell’esistenza della festa del 15 agosto ormai generalizzata.
- Modesto di Gerusalemme (+634) compose un sermone che M. Jugie ritiene la prima testimonianza nella quale la dottrina cattolica dell’Assunzione al cielo viene espressamente affermata. I motivi per cui a Maria viene concesso questo privilegio sono, secondo Modesto, la sua condizione di Theotokos e di Aeiparthénos (sempre vergine).
- Germano di Costantinopoli (+733) considerato il vertice della mariologia patristica sia orientale che occidentale, scrisse diversi sermoni sulla dormizione di Maria nei quali ha queste affermazioni:
o “Il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto puro e tutto abitazione di Dio e per questo è esente dalla dissoluzione nella polvere”;
o “Questo corpo fu trasportato fino alla vita eccelsa dell’immortalità”;
o “Lontano da te la morte, o Theotokos, perché tu porti la vita agli uomini”
- Andrea di Creta (+740) scrisse otto sermoni sull’assunzione in cui tenta anche di spiegare il silenzio dei primi secoli adducendo questi motivi:
a) il transito di Maria avvenne molto tardi, quando i vangeli erano stati già scritti;
b) esso avvenne in circostanze e modalità tali che non avrebbero permesso una simile messa per iscritto;
c)gli evangelisti non scrissero più nulla di ciò che accadde dopo l’Ascensione del Signore per cui anche in questo caso mantennero il silenzio.
- Giovanni Damasceno (+749) scrisse intorno al 740 3 sermoni pronunciati nella Chiesa del Getsemani costruita, secondo la tradizione, sulla tomba di Maria. Riferendosi alla Vergine scrive: “Oggi la città vivente di Dio viene trasportata dalla Gerusalemme terrena alla Gerusalemme celeste”. E ancora: “Il tuo corpo immacolato e totalmente bello non rimase sulla terra, al contrario tu siedi sul trono nel regno celeste come signora, dominatrice, Madre di Dio, Genitrice di Dio assunta”.

APOCRIFI ASSUNZIONISTI
La letteratura apocrifa ha avuto una grande importanza nella storia del movimento assunzionista. I libri apocrifi possono essere considerati come gli anelli di una tradizione e nonostante la fantasia e la faraginosità che li caratterizzano, offrono il “come” del transito, rispondendo ad una legittima curiosità popolare. Si conoscono attualmente sette racconti apocrifi sull’assunzione con numerose varianti. Essi spuntano verso la fine del IV secolo, con parti originali più antiche in copto risalenti al II secolo ritenute opere di Leucio, discepolo di Giovanni, germogliano fino a tutto il VI secolo e circolano in occidente fino al IX secolo. La maggior parte degli studiosi ritiene che gli apocrifi possono servire come chiave per decifrare un enigma nella storia della tradizione patristica nei riguardi dell’assunzione. C’è un salto brusco. Come spiegarlo? A priori si potrebbe pensare all’esistenza di una tradizione orale precedente. Grazie agli Apocrifi non c’è bisogno di discutere per trovare questa tradizione: scegliendo e isolando gli elementi comuni a tutta la tradizione degli apocrifi, si può riuscire a scoprire e a determinare con sufficiente esattezza gli elementi essenziali o fondamentali di questa tradizione nelle sue origini apostoliche. Questa convergenza dei dati comuni ha un valore speciale, perché ci aiuta ad avvicinarci all’origine della tradizione assunzionista, partendo proprio dagli stessi documenti apocrifi, a tal punto che senza queste oscure fonti il processo di sviluppo del più recente dogma mariano non si può spiegare in modo soddisfacente. Autorevoli studiosi affermano che gli apocrifi dell’infanzia di Cristo come quelli dell’Assunzione, si presentano come una rozza anticipazione di verità che saranno riconosciute, in termini affatto diversi, dalla Chiesa, come l’espressione di una tradizione latente nella Chiesa.

LA FESTA DELL’ASSUNZIONE
Il mezzo più efficace per consolidare nella coscienza dei fedeli verità religiose o fatti biblici riguardante la salvezza, fu da sempre la commemorazione cultuale. Infatti qui la verità diventa, per così dire, visibile e sperimentabile e l’evento salvifico rivissuto nel ricordo. Questa connessione tra dogma e culto, nella Chiesa Orientale è particolarmente marcata fin dall’inizio. Per i dogmi mariani più recenti essa è diventata, anche nella Chiesa Occidentale, talmente significativa che ne nacque la questione se la celebrazione festiva dei due misteri dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione sia soltanto un mezzo per esprimere la fede o se abbia addirittura provocato questa fede; in altre parole, se la liturgia non abbia soltanto testimoniato i dogmi, ma li abbia anche generati.
Già prima del Concilio di Efeso del 431 si iniziò a celebrare nella Chiesa una festa per commemorare Maria, a somiglianza delle feste che si celebravano per ricordare la memoria dei martiri. Questa festa era all’inizio strettamente collegata con la festa della Natività del Signore, ma a poco a poco si estese a tutta la vita di Maria fino a focalizzarsi nel suo “dies natalis”, cioè il giorno della sua nascita al cielo: il giorno della sua morte. Nel VI secolo esitono già le feste dell’Annunciazione (25 marzo), la nascita di Maria (8 settembre), la Presentazione al Tempio (2 febbraio) e in modo particolare la “Dormitio Mariae” che l’imperatore Massenzio (582 – 602) comandò di celebrare in tutte le chiese bizantine proprio il 15 agosto. Questa stessa festa fu introdotta a Roma da papa Sergio I (687 – 701) Il mutamento della “Memoria della Madre di Dio” orientata da una soteriologia incarnazionista, nel ricordo del dies natalis di Maria, si ripercosse necessariamente sulla tematica delle prediche, come si riscontra proprio nei primissimi modelli di Teotecno di Livia e di Modesto di Gerusalemme. Con il passare del tempo questa memoria fu intesa da tutti non solo come celebrazione di uno speciale privilegio di grazia della Madre di Dio, ma anche come un prodigioso evento storico di straordinaria portata ecclesiale che trasformò la festa della dormizione nella più importante festa di Maria nella Chiesa Bizantina. Il “Tono dell’Unione” ad es. del 920 annovera la festa in uno steso elenco con le feste di Pasqua e di Natale. Tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV un editto dell’Imperatore Andronico II ordinava di dedicare tutto il mese di agosto al mistero della festa tanto che agosto divenne, per la Chiesa bizantina, il mese mariano per eccellenza.

La definizione dogmatica del 1950

I PRECEDENTI
Sull’esempio di Pio IX, anche papa Pio XII consultò nel 1946 tutti i vescovi cattolici, chiedendo che facessero conoscere alla Santa Sede con quale devozione il clero e il popolo loro affidato veneravano l’Assunzione di Maria al cielo e se a loro parere era opportuna una definizione dogmatica. L’eco ampiamente positivo della consultazione, animò Pio XII a iniziare i preparativi per la definizione dogmatica dell’Assunzione di Maria che ebbe luogo il 1 novembre del 1950 in Piazza S. Pietro.

LA COSTITUZIONE DOGMATICA MUNIFICENTISSIMUS DEUS
La definizione è contenuta nella Costituzione apostolica MUNIFICENTISSIMUS DEUS il cui contenuto può essere così riassunto: dopo una prima parte in cui viene messo in rilievo l’armonia di tutti i privilegi mariani e, particolarmente, l’intima connessione tra l’Immacolata Concezione e l’Assunzione, il papa prende atto del consenso unanime del popolo cristiano circa la morte e l’Assunzione della Vergine, presenta la testimonianza della Liturgia, dei Santi Padri e dei Dottori della Chiesa, per poi analizzare il fondamento che la Scrittura può offrire su questo tema. Dalla definizione dogmatica il papa si aspetta molti e graditi frutti per tutta la Chiesa e per l’umanità. Proclama infine il dogma con queste parole: “Dopo aver innalzato a Dio supplici istanze, ed aver invocato la luce dello Spirito di Verità, a gloria di Dio Onnipotente, che ha riversato in Maria la sua speciale benevolenza ad onore del suo Figlio, Re immortale dei secoli e vincitore del peccato e della morte, a maggior gloria della sua augusta Madre ed a gioia ed esultanza di tutta la Chiesa, per l’autorità di Nostro Signore Gesù Cristo, dei Santi Apostoli Pietro e Palo e Nostra, pronunciamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato, che l’Immacolata Madre di Dio sempre Vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo” (MD 39).

OSSERVAZIONI
Il contenuto e le parole definitorie suggeriscono queste osservazioni:
- da questo momento ci troviamo di fronte a un dogma di fede e non più ad una pia opinione più o meno plausibile;
- siamo di fronte ad una verità rivelata, cioè di fronte a una realtà che non poteva essere conosciuta come tale, con le sole forze della natura o con il solo lume della ragione.
- Questa verità si trova contenuta nel deposito della rivelazione e perciò ha una relazione intima ed essenziale con tutto quello che è il messaggio della salvezza
- Più che su singoli e specifici testi biblici o patristici, liturgici o iconografici, questa verità si fonda sull’insieme delle varie indicazioni contenute nella tradizione e, non ultima, in quella fede universale dei fedeli, che prese in blocco testimoniano una sicura rivelazione dello Spirito Santo.

INTIMA CONNESSIONE CON LE ALTRE VERITA’ RIVELATE
Da tutto il contesto della Costituzione sembra possibile dedurre che si tratta di una rivelazione implicita, dal momento che viene messa in connessione con altre verità cristologiche e mariane appartenenti al deposito della Rivelazione. Esiste infatti un’intima connessione tra l’Assunzione e altre verità rivelate come:
- la dignità incomparabile della maternità divina;
- la sua misteriosa unione con Cristo fino al punto che la sua esistenza fu prevista e decretata nel medesimo e unico decreto in cui fu prevista e decretata la presenza del Redentore tra gli uomini;
- la Concezione Immacolata di Maria come conseguenza della sua pienezza di grazia;
- la verginità senza macchia della sua divina maternità;
- la sua condizione di generosa socia del Redentore
- la sua insigne santità, superiore a quella degli altri angeli e santi
La costituzione presenta inoltre il dogma dell’Assunzione come una verità fondata su una convergenza di motivi. Essa infatti:
- è fondata sulla Scrittura
- è insita profondamente nell’animo dei fedeli
- è confermata dal culto ecclesiastico fin dai tempi remotissimi
- è sommamente consona con le altre verità rivelate

LA MORTE DI MARIA
La Costituzione non si pronuncia sulla morte di Maria ma elude totalmente il problema affermando che Maria, “terminato il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. Essa perciò non contiene alcun dato sul fatto della morte, e neppure sul momento e il modo con cui ebbe luogo l’evento dell’assunzione. Si limita ad affermare il fatto precisando, questo sì, che si tratta di un’Assunzione in anima e corpo, cioè nella totalità della persona.
La Costituzione non canonizza nemmeno la localizzazione del cielo, come se il cielo fosse un luogo e non piuttosto un cambio di stato esistenziale. Il concetto – afferma il Müller – è puramente teologico ed esclude qualsiasi asserzione cosmologica circa una localizzazione del corpo glorificato. Il dogma vuole insegnare che Maria è una persona viva che, nella totalità della sua realtà esistenziale, è stata pienamente glorificata. Volendo precisare ulteriormente, bisognerebbe dire che ciò che l’Assunzione sottolinea in modo specifico è la glorificazione della dimensione corporale di Maria, affermando che il suo corpo è stato davvero associato alla gloria dell’anima con una resurrezione anticipata.

Fondamenti del dogma dell'Assunzione

IL “SENSO DELLA FEDE” DI TUTTA LA CHIESA
Il senso della fede della Chiesa è per la Costituzione dogmatica un argomento decisivo per la definibilità del dogma. In due punti, infatti, Pio XII afferma che questo consenso dei Pastori e dei fedeli non può essere frutto di una conoscenza naturale proveniente da qualche facoltà umana, ma è frutto dell’agire dello Spirito della Verità in mezzo alla Comunità ecclesiale e poco prima di passare alla definizione ricorre ancora al senso della fede di tutta la Chiesa come ad un solido punto di appoggio di questa stessa definibilità. L’insegnamento del magistero ordinario della Chiesa unito alla fede concorde del popolo cristiano, manifesta da se stesso in modo certo ed infallibile che il privilegio dell’Assunzione è verità rivelata da Dio e contenuta nel divino deposito che Cristo affidò alla Chiesa.

FONDAMENTO BIBLICO
Secondo la maggior parte degli studiosi la Costituzione dogmatica non pretese di trovare nella Scrittura una testimonianza diretta e immediata dell’Assunzione, ma fa semplicemente vedere come la glorificazione finale di Maria sia implicita in due affermazioni scritturistiche: l’unione di Maria con Gesù e il ruolo della donna nella lotta contro satana. Bisogna riconoscere, dunque, che non esiste, propriamente parlando, un “argomento biblico” circa l’Assunzione di Maria. Questo fondamento si suole dedurre dai testi dell’Antico e del Nuovo Testamento, attraverso allusioni più o meno vicine delle quali si è servita la tradizione della Chiesa e che segnano un orientamento di fede che sarà sviluppato dall’evoluzione dogmatica sotto l’assistenza dello Spirito Santo che guida e protegge la comunità nell’intelligenza della parola rivelata. Tra i testi in questione anche citati dalla Costituzione abbiamo:
- Il Cantico dei Cantici (3,6; 4,8; 6,9)
- I salmi (44, 10.14 – 16; 131,8)
- L’Apocalisse 12,1 ss
- Il saluto dell’Angelo a Maria (Lc 1,28)
- Il Libro della Genesi (3,15)
- Le lettere di S. Paolo ( Rm 5-6; 1Cor 15,21–26. 54-57)
Si può pensare ad un fondamento biblico dell’Assunzione che consiste, in un senso assai ampio, da una parte, nel fatto globale dell’unione di destino di Maria con Gesù: un destino comune che unì effettivamente Maria a Gesù durante la sua vita e che li unisce dopo la morte; e. dall’altra parte, nell’armonia dell’Assunzione con l’insieme delle verità rivelate in genere e, in particolare, con i dati della vita di Maria come ce li presenta la Scrittura. Gesù è il vincitore della morte e del peccato e la sua resurrezione è il segno evidente di questa vittoria. Anche l’Assunzione di Maria è segno della vittoria di Cristo perché avendo egli rivestito di gloria immortale il corpo della Madre, vince la morte e le conseguenze del peccato anche in coloro che ha redento.

LA TRADIZIONE ECCLESIALE
Con il termine “Tradizione” intendiamo la trasmissione della rivelazione intesa come evento salvifico e storico di Dio in Cristo: trasmissione non soltanto di verità ma della totale realtà del Cristianesimo, fatta da tutta la comunità ecclesiale. Ora è evidente che l’Assunzione è una verità trasmessa dalla Tradizione della Chiesa: non tanto mediante una tradizione storica, quanto mediante la tradizione dogmatica. Ora secondo la tradizione dogmatica le basi dell’Assunzione sono:
- Il principio della divina maternità
- La verginità perpetua di Maria a cui corrisponderebbe la sua incorruttibilità corporale dopo la morte
- Il principio di associazione o dell’unione della Madre con il Figlio in funzione dell’Incarnazione
- L’onore che in virtù del quarto comandamento, Gesù Cristo, come ogni buon figlio, tributa a sua madre
- Il vincolo di Maria all’opera redentrice realizzata da Gesù Cristo in virtù della quale egli è il vincitore del peccato e della morte; un vincolo espresso dal parallelismo antitetico Eva – Maria, fondato radicalmente sul testo della Genesi.

LA TESTIMONIANZA DELLA LITURGIA
La celebrazione Liturgica dell’Assunzione fin dai tempi antichi ci porta a superare una visione individualistica di questo mistero, come se si trattasse di un privilegio unico ed esclusivo di Maria senza alcuna relazione con il resto della comunità o una verità isolata, senza alcuna relazione con la salvezza di tutti gli uomini. Al contrario l’Assunzione si presenta come un paradigma, un prototipo, una figura alla cui immagine siamo tutti, personalmente e com’unitariamente chiamati a configurarci. La Liturgia propone l’Assunta come il consolante documento dell’avverarsi della speranza finale: ché tale piena glorificazione è il destino non solo di Maria ma di quanti Cristo ha salvato. Maria sperimenta per prima la vittoria pasquale sul peccato e la morte, ella è la prima che ha raggiunto quello che la Chiesa intera spera di raggiungere.
I testi liturgici dell’Assunzione, hanno, nel loro insieme, cinque dimensioni fondamentali:
- una dimensione teologica: sottolineano il protagonismo del Padre nell’opera della glorificazione di Maria: egli elegge Maria, compie in lei meraviglie, la esalta e la corona di gloria, facendo sì che la morte non l’assoggetti al sepolcro;
- una dimensione cristologica: essi mettono in massima evidenza l’opera di Cristo nella glorificazione di Maria;
- una dimensione ecclesiologica: quando contemplano la comunità ecclesiale nella figura di Maria, la personificazione del su proprio essere;
- una dimensione antropologica: quando presenta l’uomo come una realtà fatta di anima e corpo, un corpo soggetto alla morte e alla corruzione, ma chiamato a rivestirsi di immortalità nella resurrezione promessa da Cristo.

Condizione di Maria assunta

Alla Madre del Signore, partecipe dei misteri salvifici della sua vita e della sua morte, si applica il modello biblico della traslazione immediata in paradiso o dell’assunzione (cf. Lc 23,43; At 1,2; 1Ts 4,17) Questa intuizione, come abbiamo visto, si consolida intorno al sepolcro vuoto di Maria, dove già nel II secolo, si leggono gli elogi funebri di lei e inizia il primo nucleo a carattere giudaico-cristiano del “Transitus Mariae” Oltre alla sorte gloriosa dopo la morte, cioè al suo ricongiungersi con il Figlio nell’eternità, la chiesa professa progressivamente l’assunzione di Maria in corpo e anima in cielo, come poi definita nel 1950.
In Maria primizia glorificata dei credenti in Cristo, si adempie senza dilazioni e in modo plenario il mistero pasquale del Signore, anticipando così l’avvenire sicuro di ogni fedele.
L’assunzione comporta un cambiamento radicale in Maria con notevoli conseguenze ecclesiali e antropologiche:
- Maria diviene la donna nuova dell’avvenire ultimo. A somiglianza di Cristo e dei fedeli, Maria viene innalzata, elevata, intronizzata. Con queste immagini spaziali, la Bibbia intende esprimere un cambiamento non di luogo ma di situazione. Elevazione non significat rapimento in un empireo ultraterreno ma essere presso Dio, trovarsi nella dimensione di Dio, della sua potenza e della sua gloria. Il mutamento per Maria deriva dal fatto che tutta la sua persona è pienamente redenta in Cristo, radicalmente trasformata dallo Spirito e interamente posta sotto la signoria del Padre.
- Per comprendere come Maria sia glorificata in tutto il suo essere corporeo – psichico dobbiamo ricorrere all’analogia con Cristo risorto e con i corpi resuscitati (1Cor 15,35-50). Come il Signore risorto Maria non è più soggetta alle leggi di questo mondo. Infatti del corpo Cristo ha le qualità attive, in quanto può agire nel cosmo, ma non le passività, in quanto non è circoscrivibile, non può essere afferrato e chiuso dallo spazio e dal tempo. Inoltre la corporeità di Cristo risorto è qualificata come “gloriosa” cioè partecipe della sfera divina trascendente di luce, potenza e vita. A differenza del primo Adamo dal corpo animale, il Risorto diviene totalmente capace di presenza attiva e luminosa nella storia.
- A Maria dobbiamo applicare, in accordo con la tradizione ecclesiale, le quattro note positive che contraddistinguono i corpi resuscitati, secondo la 1Co 15,42-44:
o Incorruttibilità: o vittoria sulla caducità e sulla morte che non possono raggiungere la Vergine glorificata;
o Gloria: o splendore e presenza salvifica nella storia, per cui Maria è invocata “gloriosa”;
o Potenza: o forza dello Spirito che abilita ad opere taumaturgiche, come riconoscono le preghiere a Maria rivolte a Lei dal popolo di Dio;
o Spiritualità: o corpo spirituale, cioè animato dallo Spirito e reso docile nella catalizzazione dei doni di Dio.
- Tutto questo comporta una importante conseguenza ecclesiale: il corpo animato di Maria, cioè il suo essere globale, si trova definitivamente presso Dio ed insieme è presente al mondo in maniera nuova.







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