Donna portatrice del Pane
Data: Sabato 13 Settembre 2014, alle ore 17:55:37
Argomento: Culto


Un articolo di Stefano De Fiores in Madre di Dio, 5 maggio 2010



Il corpo eucaristico è lo stesso formato nel seno della Madre, per cui, dicono molti autori, il sacramento è ricevuto dalle sue mani.
La fede e i sacramenti sono indispensabili mezzi di contatto salutare con la carne vivificante di Cristo, con i suoi misteri, con ciò che egli fece e patì.
Tommaso d’Aquino ci offre una visione sintetica del rapporto corporeità-Eucaristia nel De Veritate 27 a. 4 ove sottolinea che, essendo l’umanità di Cristo causa strumentale della nostra giustificazione, questa causa ci è applicata spiritualmente per mezzo della fede e corporalmente per mezzo dei sacramenti perché l’umanità di Cristo è anima e corpo. Perciò il più perfetto dei sacramenti è quello in cui il corpo di Cristo è realmente contenuto, cioè l’Eucaristia. Gli altri sacramenti partecipano solo qualcosa di quella virtù per cui l’umanità di Cristo opera strumentalmente la nostra giustificazione.
La perfezione massima di una cosa sta nel suo congiungimento con il principio ultimo da cui deriva il suo essere. Nell’Eucaristia vi è il congiungimento con l’umanità di Cristo, principio ultimo da cui deriva tutta la perfezione cristiana.
In essa l’unione è talmente intima che vi è proposta sotto la forma di assimilazione a modo di cibo ove Cristo ci assimila profondamente a sé trasformandoci in sé. Ecco perché alla nostra perfezione era necessario il reale congiungimento del nostro Capo con noi e questo si opera prima di tutto in Maria e attraverso di lei. Tommaso ci ha offerto anche la splendida liturgia del corpo e sangue di Cristo.
Nell’Eucaristia la maternità di Maria continua misteriosamente nella maternità della Chiesa, annota Isacco della Stella, e ciò che si applica universalmente alla Chiesa si applica specialmente e singolarmente a Maria. Il filone della spiritualità monastica ne offre un’abbondante testimonianza.
Molto bello il rapporto Maria-terra-fiore-frutto che rimanda ugualmente al rapporto Maria-Verbo.
Nel XIV secolo viene composto l’inno Ave, verum corpus, natum de Maria Virgine, un inno che attraversa i secoli. Gersone chiama Maria madre dell’Eucaristia. Nell’età moderna vi è la tendenza ad accentuare le relazioni sia dal punto di vista del sacrificio che del sacramento. F. Suarez ripropone la riflessione di Tommaso richiamandone le radici bibliche e patristiche.
Vi sono spiritualità che esplicitano fortemente il rapporto Maria-Eucaristia riconsiderando i misteri della vita di Cristo con Maria. La scuola francese, in particolare il cardinal Pierre de Bérulle e il cantore di Maria san Luigi Maria Grignion de Montfort. Don Bosco ha tradotto questo rapporto in prospettiva educativa con una formazione cristiana fondata su due colonne: Maria ed Eucaristia.
La nostra fede non è fondamentalmente credere nell’immortalità dell’anima, ma credere in Gesù, il crocifisso risorto, unigenito e primogenito, il figlio di Dio, figlio di Adamo in quanto figlio di Maria, che nel suo mistero pasquale è primizia della nuova creazione, della nostra resurrezione (1Cor 15,20).
Uno dei mali di oggi, afferma E. Stein, è la dilagante frivolità nella devozione. E.H. Erikson annota che il secolo scorso è stato definito il secolo del bambino, il nostro sembra essere quello del giovane, ma chiede: «Quando verrà quello dell’adulto?». I bambini sani – dice – non hanno paura della vita, se i genitori hanno abbastanza integrità da non temere la morte. Essere adulti è crescere nell’integrità e non temere la morte, è ricomprendere la vita in «li amò sino alla fine», è capire che ogni vita è vocazione e che «ogni vocazione ha una dimensione personale e profetica», se si comprendono, come Maria, le grandi opere di Dio. La morte, la precarietà dell’esistenza insegnano che la vita non è un bene di consumo, ma un dono, la vita è vocazione.
La Chiesa ha bisogno di maternità e paternità per essere la casa della misericordia. Cristo ci fa partecipi della sua missione con la nostra maternità e paternità evangeliche. L’Eucaristia ne è la sorgente. Essa è cibo. Nutrimento-amore: un rapporto ricchissimo di suggestioni in molte tradizioni dei popoli, è presente in maniera singolare nell’esperienza biblico-cristiana.
Nell’Eucaristia Gesù ci nutre della sua carità senza limiti, per questo è viatico nell’itinerario da Adam, il terroso, al nuovo Adam, l’angelico. Questa carità è compimento perché sintetizza le coordinate dell’amore nella duplice direzione teologica e antropologica; ci trasforma, perciò, in angeli di Dio, in creature che stanno sempre davanti a Dio, pronte al suo servizio per la salvezza.
Gesù sapienza imbandisce il banchetto; Maria, donna sapiente, donna portatrice del pane, donna che nutre il Figlio di Dio, capo della nuova umanità e tutto il suo corpo.
Giovanni nel suo Vangelo lascia intuire il ricco simbolismo: dal cibo materiale alla Parola di Dio, a Gesù che si fa carne per la vita del mondo; Maria è ad un banchetto con la sollecitudine di madre anticipando i tempi del banchetto messianico; Gesù siede a mensa con i peccatori, inaugura il banchetto escatologico, l’Eucaristia, fa gustare la convivialità che Dio offre alle sue creature.
Il corpo umano è "teofanico", per questo è simbolo, luogo di simboli. La facoltà di simbolizzazione qui attinge in abbondanza per potersi esprimere e comunicare. Questa capacità ci fa ritrovare il nostro corpo a livello globale che dai nostri ritmi respiratori ci schiude alla creazione unificando le nostre forze.
Questa funzione oggi è fondamentale perché si rischia di banalizzare il corpo e la sua simbolicità con proposte sincretiste pseudo-filosofiche e religiose che mettono insieme materialismo positivistico, reincarnazione e dualismi spiritualistici.
La corporeità trasformata… Ogni nostro pensiero parte da un’esperienza del nostro corpo e ogni comunicazione è da esso mediata. Con la sua incarnazione Gesù risignifica questa struttura antropologica. Egli è pienamente uomo; nella sua umanità non ha fatto una semplice passeggiata fra gli uomini, ma si è unito "ipostaticamente" alla natura umana, ha assunto la corporeità come sua dimensione costitutiva.
Con la resurrezione non è uscito dal corpo, ma ha spiritualizzato, divinizzato il corpo anche a nostro vantaggio, perché risorge come primizia. L’Eucaristia in maniera non responsoriale, ma profetica, indica la soglia ultima del nostro destino, portando alla trascendenza le dimensioni simboliche del nostro corpo, e non in astratto, ma nel concreto, ponendo in comunione con i misteri di Cristo con la sua kenosi per amore. Il corpo è il luogo dove la nostra esperienza fisio-biopsicologica e spirituale si manifesta e dove si rivela il nostro interiore; nella differenza fisica indica l’umanesimo di genere, interpella a crescere nell’identità di genere e nella comunione tra i sessi.
Dal corpo tempio al corpo che nelle singole membra può rivelare analogicamente un tratto del mistero di Dio. Lo è stato per Gesù, lo può essere per ogni credente. L’antropomorfismo biblico andrebbe approfondito proprio nella sua potenza simbolica che mette in luce la dignità della persona umana.
Tra le membra del corpo un particolare rilievo è dato al cuore con tutta la sua capacità di evocare l’amore. Nella spiritualità cristiana spesso si instaura un nesso profondo tra Eucaristia e Cuore di Cristo e tra Cuore di Cristo e Cuore di Maria che interpellano i credenti a testimoniare l’amore come unica legge.
Gesù nel suo ministero attraverso il suo corpo si è messo in rapporto con la gente, con i loro corpi. Sono corpi martoriati dalla malattia, malattie che sono segno di esclusione sociale, malattie che sono causa di impurità. Egli risana nel corpo e nello spirito, risuscita i morti.
La sua potenza taumaturgica permane nei secoli, come attestano i santuari mariani. Emblematico l’esempio di Lourdes.
Anche Maria, come il Figlio, si prende cura dei corpi. E i credenti nei secoli, secondo il dinamismo della carità attinto all’Eucaristia, si sono presi cura dei corpi malati e oppressi con iniziative di solidarietà vedendo in loro l’immagine di Cristo. I sacramenti, in specie l’Eucaristia, sono la salvezza portata attraverso il corpo che simbolicamente comunica con i corpi.
Gesù comunica con i suoi ascoltatori mettendosi in rapporto con loro, con i loro corpi. In tal modo carica di valenze simboliche il corpo umano.
In questo suo linguaggio è presente la Madre, la quale, come nei secoli di controversie docetiste e monofisite, ci aiuta a superare le seduzioni di docetismi e monofisismi – talvolta di segno opposto – striscianti all’interno della nostra cultura e della Chiesa; ci aiuta a mettere a tema il corpo non solo materno, ma il corpo umano, dei due generi, perché entrambi invisibili, anche se per motivi contrapposti, per operare una verifica critica dei possibili ritorni della Chiesa a questi schemi mentali ed esistenziali: dal realismo del corpo umano al realismo del corpo ecclesiale, grazie alla duplice presenza del Cristo risorto e della sua Madre.

 







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