Amare la Madonna
Data: Lunedi 12 Gennaio 2015, alle ore 22:28:39
Argomento: Spiritualitą


Un articolo su L'Eco della devozione alla Madonna di Campocavallo, Anno IX, Numero 23, Quadrimestre 201, pp. 7-7.



Alcuni figli spirituali chiesero a P. Pio da Pietrelcina pochi giorni prima della sua morte: “Padre, diteci qualcosa”. Il Padre rispose: “Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario”. Questo pensiero fu come il suo testamento spirituale. Un testamento mariano degno di chi era vissuto d’amore ardente alla “Bella Vergine”. Questa risposta di P. Pio ci richiama alla mente l’altro episodio della vita di S. Pietro M. Chanel, il quale, da ragazzo, feritosi alla mano, per una improvvisa ispirazione d’amore prese subito una penna, l’intinse nel suo sangue, e scrisse: “Amare Maria e farla amare”. L’amore dei Santi alla Madonna! Chi può mai esprimerlo? Come misurarlo? Il cuore della devozione Diciamo subito, e prima di tutto, che l’amore è senz’altro il cuore della devozione alla Madonna. Se è vero che non ci può essere vera devozione senza venerazione, tanto più non ci può essere vera devozione senza amore. Sarebbe inconcepibile. La parola stessa “devozione” significa “donarsi”; e il “donarsi” non può essere che un atto d’amore. Del resto, il rapporto più naturale che c’è fra madre e figlio è il rapporto d’amore, da cui derivano tutti gli altri sentimenti (delicatezza, premura, sacrificio, riconoscenza...). Come potremmo dirci figli di Maria se non nutrissimo l’amore filiale verso di Lei? Perciò, far battere il nostro cuore all’unisono con quello della Celeste Mamma dovrebbe essere il più grande e gioioso impegno della nostra devozione mariana. “Figlio, dammi il tuo cuore” (Pro 23,26), ci dice la dolcissima Mamma. E S. Giuseppe da Copertino diceva con arguzia: “La mamma mia è capricciosa: se le porto fiori, mi dice che non li vuole. Io le domando allora: mamma, che vuoi tu, dunque? Ed Ella: il cuore, solo il cuore mi piace”. Insieme agli atti di venerazione, quindi, insieme agli sforzi dell’imitazione, dobbiamo donare alla Madonna il nostro cuore, che è come il carro di fuoco su cui devono viaggiare la venerazione e l’imitazione. Riflettiamo che se “Dio ci ha amati per primo” (1 Gv 4,10), anche la Madonna ci ha amati per prima quando ci donò, con il suo “Fiat”, la sua maternità con tutti i suoi dolori e con tutti i tesori della grazia a Lei affidati quale Mediatrice e Dispensatrice. Di più, Ella non manca di donarsi tutta a noi, anche visibilmente rinnovando di tempo in tempo la sua immensa misericordia e le sue premure materne verso di noi figli ingrati e bisognosi. La Salette, Lourdes, Fatima, Siracusa... sono luoghi in cui l’amore della Madonna si è fatto sensibile per toccarci il cuore con rinnovata forza.

Ma noi come abbiamo risposto e come rispondiamo a tanto amore? È vero che tutti ci teniamo a dirci devoti della Madonna, ma quale è il contenuto d’amore della nostra devozione mariana? Amore e conoscenza L’amore esige anzitutto la conoscenza della persona amata. Per questo dobbiamo istruirci sulla Madonna, se non vogliamo portarle solo un amore sentimentale e cieco. Più si conosce la Madonna, più cresce l’amore per Lei; più vogliamo amare la Madonna, più dobbiamo sentire il bisogno di penetrare nel suo mistero, di conoscerne le meraviglie, di scoprirne gli incanti paradisiaci. Questa è stata sempre la preoccupazione del Magistero della Chiesa: far conoscere la Madonna, perché l’amore dei suoi devoti fosse un amore illuminato. E la grande Esortazione Apostolica di Sua Santità Paolo VI, “Per il culto della Beata Vergine”, è venuta anch’essa ad aiutarci per rendere sempre più luminosa la conoscenza della Madonna nel culto liturgico e nella pietà dei fedeli. La conoscenza della Madonna si acquista soprattutto “con le ginocchia”, diceva S. Massimiliano M. Kolbe, ossia con l’umile preghiera. E i Santi hanno pregato senza stancarsi per ottenere questo dono di sapienza dallo Spirito Santo. Ma ci sono stati Santi Dottori, che hanno studiato e scritto per istruire i fedeli, lasciandoci opere immortali sulla Madonna. Ricordiamo S. Giovanni Damasceno, S. Bernardo, S. Bonaventura, S. Bernardino da Siena, S. Antonino, S. Tommaso da Villanova, S. Lorenzo da Brindisi, S. Antonio M. Claret, ecc. Soprattutto le due opere mariane di S. Luigi Grignion di Montfort (“Trattato della vera devozione a Maria”) e di S. Alfonso de’ Liguori (“Le glorie di Maria”), hanno formato generazioni di anime a una devozione mariana illuminata e forte. E tutti i Santi sono andati a scuola dai grandi Maestri della Chiesa per rendere luminoso e ardente il loro amore alla Madonna. S. Gemma Galgani leggeva tutti i libri che poteva avere sulla Madonna, e li passava ad altri invogliandoli a leggerli anch’essi; frequentava anche i mesi mariani e le novene in onore della B. Vergine, ascoltando attentamente le prediche e le istruzioni mariane. S. Domenico Savio si industriava a leggere molte cose, notizie ed episodi mariani per poi raccontarli ai compagni. E noi che facciamo?... Ci costerebbe proprio tanto un quarto d’ora di lettura e di meditazione sulla Madonna? Si tratterebbe di stare un quarto d’ora con la nostra Divina Mamma. Dobbiamo farci pregare per questo?... Purtroppo! Ecco invece cosa scriveva un vero innamorato della Madonna, S. Gabriele dell’Addolorata: “Non baratterei un quarto d’ora innanzi alla nostra Consolatrice, Protettrice e Speranza Maria Santissima con un anno o quanto volete voi innanzi a spettacoli e divertimenti del secolo”.







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