Philosophari in Maria secondo la Fides et ratio di Giovanni Paolo II
Data: Martedi 27 Gennaio 2015, alle ore 12:43:55
Argomento: Magistero


Dal libro di Antonino Grasso "Maria di Nazareth. Saggi teologici", Editrice Istina, Siracusa 2008, pp. 185-196.



Profilo mariano del vero filosofare

Il nucleo centrale di questa Enciclica concerne la necessità di una filosofia di portata autenticamente metafisica capace, cioè, di saper trascendere i dati empirici per giungere, nella sua ricerca della verità, a qualcosa di assoluto, di ultimo e di fondamentale.1 La conoscenza umana, infatti, non può limitarsi all’ambito empirico o fattuale, ma deve essere in grado di ascendere dall’esperienza e conoscenza del reale alla esperienza e conoscenza che trascendono l’ordine sensibile, in definitiva passare dall’essere all’Essere. Secondo Aristotele e San Tommaso, questo trascedimento è l’aspetto essenziale di quell’instanza metafisica presente nel cuore di ogni autentico filosofare.2 È in tale contesto che troviamo, in chiusura del documento, l’accenno a Maria, icona di questo modo di filosofare, con un richiamo quasi letterale al teologo renano Scheeben3 che scrive: «Come Maria disposata allo Spirito Santo concepì da lui il Verbo dell’Eterna Sapienza personificata per rivestirlo di carne presa dal suo seno e per dare forma a questa carne nel suo seno […], così la ragione disposta nella fede al medesimo Spirito Santo mediante la grazia di lui, deve ricevere nel suo seno la divina verità contenuta nella Parola di Dio per mezzo della luce della fede da lui diffusa, per offrire a sua volta a tale verità il materiale per la sua espressione concettuale».4  Nella Fides et ratio leggiamo: «Come la Vergine fu chiamata ad offrire tutta la sua umanità e femminilità affinché il Verbo di Dio potesse prendere carne e farsi uno di noi, così la filosofia è chiamata a prestare la sua opera, razionale e critica, affinché la teologia come espressione della fede sia feconda ed efficace. E come Maria nell’assenso dato all’Angelo, nulla perse della sua vera umanità e libertà, così il pensiero filosofico, nell’accogliere la interpellanza che gli viene dalla verità del Vangelo, nulla perde della sua autonomia, ma vede sospinta ogni sua ricerca alla più alta realizzazione».5 Questi sono i motivi per cui tra la vocazione della Vergine Maria e quella della genuina filosofia esiste una profonda consonanza, ben compresa dai santi monaci dell’antichità cristiana che chiamano Maria “mensa intellettuale della fede”,6 vedono il lei l’icona coerente della vera filosofia e restano convinti, di conseguenza, di dover philosophari in Maria.7 Secondo l’Enciclica, dunque, anche la filosofia ha un suo profilo mariano. Questa impegnativa affermazione ha un profondo significato perché, da un lato, supera il “filosofare” legato esclusivamente alla ragione umana e, dall’altro,  libera la figura di Maria dai modelli steriotipici della devozione, esclusivamente associati alla teologia e alla fede, per farne anche l’icona autentica della vera apertura intellettuale e spirituale verso la Verità che si dona e, donandosi, trasforma e sublima l’essere umano.8

La ricerca della Verità e Maria

Un chiaro collegamento tra la ricerca appassionata della verità, tipica del vero filosofo e Maria è rivelato soprattutto dal vangelo dell’Annunciazione9 e dal concretizzarsi via via di Lei, come Donna veramente in pienezza che rivela, avendola accolta, la bellezza del Dio invisibile fattosi uomo nel suo grembo, divenendone, di conseguenza, secondo l’espressione di Dante, “la faccia ch’a Cristo più si somiglia”.10 L’Annunciazione ci mostra un vero e proprio percorso di crescita di Maria nella comprensione e nell’amore alla Sapienza che, secondo Radcliffe, si articola in tre tappe fondamentali:
- l’attenzione, cioè la capacità dell’ascolto;
- la fecondità, come inizio e nascita della comunità;
- l’accoglienza, come dono di un futuro.
Da Maria si impara, anzittutto, la capacità di saper ascoltare, di saper fare silenzio, di saper attendere, di saper fare vuoto intorno a sé. Da Maria si impara la fiducia nella ricerca della verità, quella che ci disvela che nella vita c’è un recondito significato tutto da capire e da scoprire, anche se ciò non potrà mai avvenire in maniera esaustiva nella nostra sempre e comunque limitata esperienza terrena11.Questa capacità all’ascolto è anzittutto una capacità che apre al dialogo e all’accoglienza. Nel suo intrattenersi con l’angelo, Maria proclama in effetti la possibilità di raggiungere la Verità insieme, superando il mero soggettivismo e soprattutto fa comprendere che la Verità non è primieramente frutto di una conquista, ma è dono, il supremo dono dell’Essere che dà senso alla vita. Fare filosofia è fare l’esperienza di Colui che opera dentro di noi e fuori di noi, che è più grande e che quindi coinvolge in un dialogo interpersonale, in una chiamata che deve essere compresa, che esige una risposta che deve essere data. Oggetto della filosofia è in definitiva l’Essere che si dona e che, allo stesso tempo, nell’essere accolto, fa percepire l’esistere in pienezza12.
Da tutto questo si evince il valore comunitario e trasformante della fecondità di Maria e di ogni ricerca filosofica, che scaturisce dal contatto con l’Essere e dalla sua accoglienza, nella coscientizzazione della responsabiltà del proprio dialogare che, abbattute le limitatezze della mentalità comune, diventa luminoso veicolo del comunicarsi della Verità, che si inserisce nella storia come seme vitale di futuro e come geloso custode della memoria purificata.13 Ne conseguono due conclusioni:
- nel dialogante “come è possibile14 della Vergine di Nazaret, c’è racchiusa la domanda propria non solo del fare filosofia ma di ogni scienza. Ponendo la domanda, Maria, tuttavia, si apre senza porre condizioni all’annuncio e alle sue conseguenze. Questa apertura rese lei e rende ogni uomo, capace di sollevare domande, di dialogare, di accorgersi di ciò che manca, di essere solleciti, di reggere il peso della novità, di saper perdere, di stare in piedi e in silenzio nelle situazioni di sofferenza, di non cadere, insomma, nell’infruttuoso immobilismo, ma di entrare nella vitale dinamica dell’amore trasformante15;
- nel “ricordare” di Maria c’è la “memoria stessa” della fede che apre e consolida il cammino della coscienza protesa verso la conoscenza più profonda del mistero di Dio - Verità e c’è la “memoria della Chesa” stessa che da lei deve imparare che il suo essere madre, vuol dire essere viva memoria, “serbando e meditando nel suo cuore le vicende gioiose e dolorose dei popoli”16. 


Philosophari in Maria

In definitiva nella Vergine e Madre di Nazaret troviamo la Donna che, attraverso il suo agire metafisico, ci fa comprendere che esiste in noi la possibilità e la capacità di realizzare il congiungimento tra la Parola - Verità e la realtà - esistenza e di poter vivere sempre illuminati dalla percezione dell’Essere in noi e fuori di noi, nel passato, nel presente e nel futuro, come unificante elemento vitale.17 Philosophari in Maria vuol dire compiere, non solo nel filosofare ma sempre e in ogni occasione, quell’atto coraggioso, affascinante, ragionevole e drammatico sia del pensiero che della vita di scegliere sempre e comunque Dio18.
Il richiamo del Pontefice ai teologi medievali è illuminante in tal senso, dato che per essi lo scopo della teologia – scienza non era la ricerca curiosa ma l’ammirazione di fronte ai misteri divini in un contesto di preghiera e di edificazione spirituale. Principio e fine della ricerca era per loro l’esperienza delle realtà divine, il “credo ut experiar” più che il “credo ut intelligam” per cui facevano prevalere l’esperienza orante e la sensibilità estetica, l’attenzione alla storia e la proiezione escatologica, sulla pura ricerca metafisica e astratta dei concetti immutabili19. Per Maria l’esperienza di fede, come scrive il Guardini, «equivale al tempo stesso al suo personale destino di donna. Ella non crede solo con la sua interiorità religiosa, accanto alla quale il resto della sua vita segue le leggi naturali, ma in questa fede riceve la forma stessa della sua esistenza umana e femminile»20. In questo consiste la vera sapienza. Questa vera Sapienza, si incarna in Cristo, Sapienza del Padre, per cui il cristiano non può conoscere altra Sapienza al di fuori di Lui. Guardando a Maria, Sede della Sapienza, perchè accolse nel suo grembo, seguì e comprese la Sapienza eterna resasi visibile in suo Figlio, si capisce come tendere veramente verso Cristo e come comprenderlo21. Come giustamente scriveva il Card. J. H. Newman, come vedremo nel prossimo capitolo, a Maria conviene questo titolo per essere stata la più intima con il Salvatore il quale, in tutti gli anni trascorsi con lei, soprattutto nel silenzio di Nazaret, l’ha guidata e condotta ad una conoscenza di Dio, della creazione e degli uomini, che né i grandi filosofi e né i grandi teologi riusciranno mai a raggiungere22. In tal senso la Vergine è il vero paradigma dell’autentico filosofare che assimila e vive intensamente il mistero di Cristo nel suo significato originario e nella sua finalità ultraterrena e che è l’apertura, in Lui e con lui, all’ esperienza di Dio Padre nello Spirito di Verità23. Secondo Odone di Canterbury: «Maria è chiamata filosofia dei cristiani perché è necessario che chiunque brami trovare la vera Sapienza rivolga tutto il suo amore e tutta la sua attenzione a Maria[…], ma anche perché lei ha sempre meditato in Cristo, che è la vera Sapienza dei cristiani, più di tutti gli uomini, servendo alla sua umanità e contemplando la sua divinità»24. In ultima analisi, la realtà di Maria esprime l’adeguatezza per grazia, dell’umano al divino; la risposta adeguata alla chiamata alla comunicazione e all’incontro. Tutto ciò che in lei si avvera, si compie a partire dalla capacità sua di risposta dialogante all’interpellanza del Dio – Amore – Verità, come donna e come creatura costituita ad immagine del Dio Uni-Trino25. Guardando a questa reale Maria e riscoprendone la presenza, sarà possibile ricondurre vitalmente il pensiero, privo dell’essere e che è al di fuori e al di là dell’essere, alla percezione dell’essere, alla realtà. Questo segnerà un ritorno all’esistenza che è pensiero, un ritorno, quindi, al vero e autentico filosofare. Guardando a Maria, figura della donna libera, dialogante ed accogliente, in cui fede e ragione si sono mirabilmente incontrate, la filosofia è chiamata a ritrovare la sua identità più profonda, a ritrovare la sua finalità più propria26. Questo perché: «fede e ragione, in reciproco dialogo, vibrano di gioia quando sono entrambe animate dalla ricerca dell’ intima unione con Dio. Quando l’amore vivifica la dimensione orante della teologia, la conoscenza, acquisita dalla ragione, si allarga. La verità è ricercata con umiltà, accolta con stupore e gratitudine: in una parola, la conoscenza cresce solo se ama la verità. L’amore diventa intelligenza e la teologia autentica sapienza del cuore, che orienta e sostiene la fede e la vita dei credenti»27.

NOTE
1 Cf. Giovanni Paolo II, Fides et ratio, n. 83; Fisichella R., Introduzione, in Giovanni Paolo II, Fides et ratio, Piemme, Casale Monferrato 1998, 5-43; Sancez Sorondo M., Per una istanza metafisica aperta alla fede, in L’Osservatore Romano del 16 dicembre 1998.
2Secondo la concezione aristotelica e tomista Meta – pysis vuol dire al di là e dopo la sfera del sensibile o scienza delle cose ultime e scienza dell’essere partecipato ed analogico (Cf. Tanzella-Nitti G., L’Enciclica Fides e ratio: alcune riflessioni di teologia fondamentale, in Acta Philosophica 9 (2000), 87.
3 Scheeben Matthias Joseph, teologo tedesco nacque a Mackenheim nel 1835 e morì a Colonia nel 1888. Divenuto sacerdote nel 1858, si laureò in filosofia e teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma e, a partire dal 1860, insegnò teologia a Colonia. Pur facendo parte della scuola tomista, rimase sensibile anche agli scrittori mistici cristiani e alla aperture esegetiche e patristiche della scuola teologica di Tubinga. Alla concezione della supremazia di Dio nell'opera salvifica seppe unire quella della centralità della grazia di Cristo, in una visione organica attenta alle esigenze spirituali dell'uomo. Tra le sue opere più significative si annoverano Natur und Gnade del 1861 e Die Mysterien des Christentums  del 1865 (Cf. Aa. Vv., M. J. Scheeben teologo cattolico d'ispirazione tomista, LEV, Città del Vaticano 1988).
4 Scheeben M. J., I misteri del Cristianesimo, Morcelliana, Brescia 1960, 662.
5 Giovanni Paolo II, Fides et ratio, n. 108.
6 Pseudo Epifanio, Omelia in lode di Santa Maria Madre di Dio, PG 43, 493.
7 Cf. Giovanni Paolo II, Fides et ratio, n. 108.
8 Cf. Allen P., Mary and the Vocation of Philosophers, in New Blackfriars, 90 (2009), n. 1025, 50-71. 
9 Cf. Lc 1,28-34; Radcliffe T., La perenne sorgente della speranza. Lo studio e l’annuncio della Buona Novella, in Religiosi d’Italia 297 (1996), 633-656.
10 Cf. De Fiores S., Maria nostra filosofia. Cristo icona del Padre, Maria icona di Cristo. Philosophari in Maria, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 1998.
11 Cf. Secondin B., “Tibi silentium laus”. Il silenzio orante di Maria, in Aa. Vv., Sabati Mariani. Quaderni Mariani Net 3, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2002-2003.
12 Cf. Mantovani M., Philosophari in Maria, in Nuova Umanità 25 (2003), nn. 3-4-, 334-335 (tutto l’assunto 333-350); Idem, Filosofia, come e perché. Introduzione alla ricerca filosofica alla luce della Fides et ratio, UPS, Roma 2002, 50; Radcliffe T., La perenne sorgente della speranza, op. cit., 633-656; Foresi P., Conversazioni di filosofia, Città Nuova, Roma 2001, 46-47; Masciarelli M. G., Il primato della Parola e il suo ascolto: Maria modello del credente, in Aa. Vv., Maria nel cuore della Parola di Dio, Centro di Cultura Mariana “Madre della Chiesa”, Roma 2008, 241-248 (tutto l’assunto 211-255).
13 Cf. Mantovani M., Philosophari in Maria, op. cit., 335-336; Foresi P., Conversazioni di filosofia, op. cit., 19; Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae, n. 13; Radcliffe T., La perenne sorgente della speranza, op. cit., 654; Zanghé G. M., Maria e il cammino della ragione, in Nuova Umanità, 18 (1996), n. 5, 509-514.
14 Lc 1,34.
15 Cf. Mantovani M., Philosophari in Maria, op. cit., 337.
16 Cf. Giovanni Paolo II, Omelia del 1 gennaio 1987, in Insegnamenti, X/1 (1987), LEV, Città del Vaticano 1988, 7 (tutto l’assunto 5-7); Bordoni M., Maria madre e sorella in cammino di fede, op. cit.  104; Forlai G., Spiritualità di Maria e spiritualità mariana in Giovanni Paolo II,op. cit., 138-141.
17 Cf. Bruni G., Memoria d’Israele e profezia di comunione, in Theotokos 8 (2000), n. 2, 861-871.
18 Cf. Mantovani M., Philosophari in Maria, op. cit.,   350; Foresi P., Conversazioni di filosofia, op. cit., 146.
19 Cf. Langella A., “Maria christianorum philosophia”. La riflessione mariana nel contesto della distinzione tra teologia monastica e prima scolastica nel XII secolo, in Theotokos 17 (2009), n.2, 214-215 (tutto l’assunto 213-241).
20 Guardini R., La Madre del Signore. Una lettera, Morcelliana, Brescia 1997, 34.
21 Di Girolamo L. M., La Sedes Sapientiae in «Fides et Ratio». Risonanze mariane all’interno del rapporto tra Filosofia e Teologia, in Marianum 66 (2004), 559-622; Giovanni Paolo II, Angelus del 4 settembre 1983, in L’Osservatore Romano del 5 settembre 1983. Dice testualmente il Pontefice: «Maria Santissima è “Sede della Sapienza” in quanto accolse Gesù, Sapienza incarnata, nel cuore e nel grembo. Col “fiat” dell’Annunciazione, ella accettò di servire la volontà divina, e la Sapienza pose dimora nel suo seno, facendo di lei una sua discepola esemplare. La Vergine fu beata non tanto per aver allattato il Figlio di Dio, quanto piuttosto per aver nutrito se stessa col latte salutare della Parola di Dio (cf. Lc 11,27-28). A imitazione di Maria, il cuore di ogni credente si trasforma in abitacolo di Cristo-Sapienza. A somiglianza di ciò che avveniva tra il verace israelita e la Sapienza, anche tra noi e il Signore si instaura una forma arcana di parentela spirituale».
22 Cf. Newman J. H., Meditations on the Litany of Loreto for the Month of May, in Meditations and Devotions,  H." Burns & Oates, London 1964
, 48-49.
23 Cf. De Fiores S., Maria la faccia ch’a Cristo più si somiglia, in Istituto internazionale di ricerca sul volto di Cristo (a cura di), Il volto dei volti di Cristo, Editrice Velar, Gorle 1997, 166-182;  Di Girolamo L. M. - Mori E. G., Maria e la Sapienza, in Analecta ferrariensia  2 (1974), 73-108.
24 Odone di Canterbury, Sermo in Assumptione beatae Virgins Mariae, in Gambero L. (a cura di), Testi mariani del secondo millennio, vol III, Autori medievali dell’Occidente (secc. XI–XII), Città Nuova, Roma 1996, 490; vedi anche De Fiores S., Maria sintesi di valori. Storia culturale della Mariologia, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005, 177-178; Langella A., “Maria christianorum philosophia”, op. cit., 216-217.
25 Cf. Militello C., Questione femminile e Mariologia, in Theotokos 1 (1993), n. 1, 188 (tutto l’assunto 171-190); Foresi P., La libertà, la creazione e Maria, op. cit. 309-314.
26 Cf. Foresi P., La libertà, la creazione e Maria, op. cit. 314.
27 Benedetto XVI, Catechesi nell’Udienza Generale del 28 ottobre 2009 in L’Osservatore Romano del 29 ottobre 2009.
 







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