Ciclo di Pasqua: una presenza mariana da perfezionare
Data: Martedi 3 Febbraio 2015, alle ore 9:25:03
Argomento: Culto


Dal libro di D. M. Sartor, Le feste della Madonna. Note storiche e liturgiche per una celebrazione partecipata, EDB, Bologna 1987, pp.29-35.



Scrittura e magistero recente sono fedeli testimoni del fatto che Cristo non ha associato la Vergine Madre solo nel mistero dell'incarnazione, ma anche in quello della redenzione: non si può dunque celebrare appieno il mistero pasquale di Cristo, senza ricordare in esso anche la presenza attiva di Maria sua madre. Infatti, ella «consacrò totalmente se stessa quale Ancella del Signore alla persona e all'opera del Figlio suo, servendo al mistero della redenzione sotto di lui e con lui» (LG 56: EV 1/430); «ha conservato fedelmente la sua unione col Figlio sino alla croce, dove — non senza un disegno divino — se ne stette, soffrendo profondamente col suo unigenito e associandosi con animo materno al sacrificio di lui, amorosamente consenziente all'immolazione della vittima da lei generata» (LG 58: EV 1/ 432). Insomma «cooperò in modo tutto speciale all'opera del Salvatore e divenne per noi Madre nell'ordine della grazia» (LG 61: EV 1/435). Simili categoriche affermazioni (e non sono tutte) del concilio Vaticano II fanno concludere al vescovo di Udine A. Battisti che «Maria nell'evento pasquale è il mistero mariano del nostro secolo. I padri, i teologi e il magistero della chiesa nel passato si sono soffermati più diffusamente sul rapporto di Maria col mistero dell'incarnazione. Più ristretta invece è stata la riflessione sulle relazioni della Madonna col mistero della pasqua. Sono convinto che la riflessione teologica e l'intervento del magistero si svilupperà in futuro su questo tema (...)».(Lettera pastorale Maria, segno di speranza pasquale in Friuli, 1979.) Siamo, dunque, di fronte a un tema affascinante e alquanto nuovo: una vera scoperta del secolo! Ora, possiamo dire che ad aprire «ufficialmente» questo nuovo filone della riflessione teologica sulla Vergine Madre sia stato proprio Giovanni Paolo II con la sua lettera enciclica Redemptoris Mater, la quale — seppure con tono meditativo e con stile personale — abbraccia tutto il mistero di Maria fino all'oggi ecclesiale e al domani escatologico, in un'interessante ruminatio dei testi mariani sia biblici sia conciliari: ciò è evidenziato dal sottotitolo del documento: «Sulla beata vergine Maria nella vita della chiesa in cammino».

1. MESSALE ROMANO

Ora la presenza di Maria nella realizzazione storica del mistero pasquale esige anche una sua presenza-ricordo nella celebrazione liturgica di tale mistero, perché, secondo la Marialis cultus di Paolo VI, «anche nei confronti della Madre di Cristo, la norma di fede della chiesa richiede che venga sviluppata adeguatamente la sua norma di preghiera» (n. 56: EV 5/89), e questo va fatto inserendo in modo organico la memoria della Madre nel ciclo annuale dei misteri del Figlio (cf. n. 2: EV 5/21). Ebbene la nostra liturgia, che celebra il mistero pasquale di Cristo nella Quaresima preparatoria, nel santo Triduo e nel tempo pasquale, non dà il posto dovuto alla presenza del tutto eccezionale della Vergine in tale mistero. Non sviluppata la dottrina in tal senso, ancor più carente è la celebrazione liturgica. Ormai la cosa è pacificamente ammessa da tutti. L'attuale liturgia continua a insistere quasi unicamente sulla maternità divina (= ruolo di Maria nel mistero dell'incarnazione), la grande verità di ieri, e non esplicita a sufficienza la maternità ecclesiale (= ruolo di Maria nel mistero pasquale), la grande riscoperta di oggi! È un fatto: ammesso da tutti, come abbiamo detto; ma, forse, troppo frettolosamente, senza verifica alcuna. Ci siamo proposti, pertanto, di rileggere con minuziosità gli attuali libri liturgici romani e abbiamo scoperto che — alla fine — non è del tutto vero che essi dimentichino completamente la Vergine Madre nella celebrazione del mistero pasquale del Figlio, anche se la lacuna rimane evidente. Ad esempio: nel Messale romano, libro cardine della nostra liturgia, troviamo almeno tre elementi — scandenti la triplice tappa: Quaresima, Triduo e tempo pasquale — che attengono al nostro tema.

1. Una festa durante la Quaresima: l'Annunciazione del Signore il 25 marzo.
I testi eucologici e la liturgia della Parola di questa solennità sono tutti inquadrati nel contesto del mistero pasquale. Nell'eucologia si parla espressamente del «nostro Redentore», del «Salvatore delle genti» e si chiede «per la potenza della sua risurrezione» di essere guidati al possesso della gioia eterna. Nella liturgia della Parola poi la seconda lettura (Eb 10,4-10) sottolinea l'offerta sacrificale del Figlio di Dio quando entra nel mondo («Ecco io vengo a fare la tua volontà»!); cui si associa Maria nel racconto evangelico (Lc 1,26-38) con il suo fiat («Ecco, sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto»!). «Cosi Maria, figlia di Adamo — sottolinea il concilio —, acconsentendo alla parola divina diventò Madre di Gesù e, abbracciando la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all'opera del Figlio suo, mettendosi al servizio del mistero della redenzione» (LG 56: EV 1/430). Ai due «no» di Adamo ed Eva, che ci hanno arrecato la rovina, si contrappongono questi due «sì> del nuovo Adamo-Cristo e della nuova Eva-Maria, che ci hanno portato la salvezza: il mistero pasquale è già in nuce qui, perché dipende da questa totale disponibilità del «Servo di JHWH» e della «Serva del Signore» alla volontà divina, il fatto di essere generosi e fedeli fino al calvario. Dunque: una festa centrata sull'incarnazione, ma totalmente proiettata sulla redenzione; e, per di più, accentuante il ruolo proprio dei due attori principali.

2. Una menzione solenne nel cuore del Triduo pasquale
ossia la proclamazione dell'episodio giovanneo di Maria ai piedi della croce nella liturgia della Parola del venerdì santo. Cosi al fatto storico, all'evento salvifico, corrisponde la memoria liturgica: viene cosi ricordato — e in una celebrazione tanto sobria — che «l'unione della Madre con il Figlio nell'opera della redenzione si manifesta al momento della concezione verginale di Cristo e [perdura] fino alla di lui morte» (LG 57: EV 1/431). Qui si realizza la profezia della spada annunciata da Simeone; qui si compie l'«ora» predetta da Gesù a Cana! Dal costato di Cristo morente sulla croce nasce la chiesa: Maria con Cristo la genera; Maria con Giovanni la impersona. L'omelia del venerdì santo, per lo meno, rievocando la portata della morte di Cristo in croce sul calvario, non può dimenticare questa presenza unica e significativa di Maria accanto al Figlio, a meno che non si voglia tradire il significato del mistero celebrato. Infatti lo stesso Vangelo proclamato testimonia con autorità l'una e l'altra cosa: Cristo che muore sulla croce; la sua Madre che ne condivide le sofferenze e le motivazioni.

3. Una messa del comune della Madonna propria del Tempo pasquale.
È stato notato che essa non è eccellente per contenuti, ma non è nemmeno «da buttare». Basti ricordare l'antifona di comunione («Rallegrati, Vergine Madre: Cristo è risorto. Alleluia!») e l'antifona di ingresso («I discepoli erano assidui e concordi nella preghiera con Maria, madre di Gesù»); le due collette, una prima dell'Ascensione (tema della gioia pasquale) e una dopo l'Ascensione (tema dell'attesa del dono dello Spirito); la possibile scelta di letture bibliche appropriate e il ricorso al Prefazio mariano III («Ai piedi della croce estese la sua maternità a tutti gli uomini, generati dalla morte di Cristo per una vita che non avrà mai fine. Immagine e modello della chiesa orante, si uni alla preghiera degli apostoli nell'attesa dello Spirito santo») oppure a quello IV («Mirabilmente unita al mistero della redenzione, perseverò con gli apostoli in preghiera nell'attesa dello Spirito santo»). Anzi questi testi possono aiutare ad andare al di là del calvario e farei considerare Maria nella chiesa nascente: ella, che come nell'incarnazione cosi nella redenzione ha saputo essere beata perché ha creduto, educa alla fede nella risurrezione di Cristo e nella veridicità delle sue promesse la comunità dei credenti, implorando su di essa con le sue preghiere «il dono dello Spirito, che l'aveva già presa sotto la sua ombra nell'annunciazione» (LG 59: EV 1/433).

2. LITURGIA DELLE ORE

Anche il libro della Liturgia delle ore nel ciclo pasquale non manca di alcuni riferimenti mariani, seppure rari. Per il tempo di Quaresima si hanno cenni nelle intercessioni sia di lodi (sabato) e vespri (martedì e venerdì) della II e IV settimana sia di lodi (sabato) e vespri (domenica) della I, III e V settimana. Ne riportiamo solo due come esempio concreto: «Per intercessione della Madre tua, consolatrice degli afflitti, consolaci della tua consolazione divina: perché da te consolati, diffondiamo la gioia in quelli che sono nel dolore». «La Madre tua, rifugio dei peccatori, interceda per la nostra salvezza e ci ottenga il perdono dei peccati». Afflizione-consolazione, dolore-gioia, peccato-perdono-salvezza: sono temi quaresimali con i fiocchi, e in essi viene coinvolta in prima persona la vergine Maria. Per il Triduo pasquale non si può dimenticare l'accenno mariano della celebre omelia sulla Pasqua di Melitone di Sardi dell'ufficio di lettura del giovedì santo: «Egli è colui che si incarnò nel seno della Vergine (...). Egli è l'Agnello che non apre bocca, egli è l'agnello ucciso: egli è nato da Maria, agnella senza macchia (...)». Ma anche nel sabato santo, in un'intercessione alle lodi, si chiede: «Cristo Salvatore, che hai voluto vicino alla tua croce e al tuo sepolcro la tua Madre addolorata: fa' che in mezzo alle sofferenze e alle lotte della vita comunichiamo alla tua passione». Del tempo pasquale possiamo menzionare questi testi: «Eva, madre di tutti i viventi, divenne anche causa di morte per tutti i viventi. Fiori poi Maria, nuova vite rispetto all'antica Eva (...)» (Discorso di s. Efrem, venerdi della III settimana); «Per quel medesimo Spirito per cui il Figlio dell'uomo, nostro capo, è nato dal grembo della Vergine, noi rinasciamo dal fonte battesimale figli di Dio, suo corpo» (Discorso del b. Isacco, venerdì della V settimana). «Con Maria, Madre di Gesù, i discepoli rimanevano insieme unanimi nella preghiera» (Antifona al Magnificat, venerdi della
VII settimana). Ma questi non sono gli unici cenni direttamente mariani dei formulari della Liturgia delle ore del ciclo pasquale, seppure - come si vede - siamo di fronte a «frammenti».

3. CONCLUSIONE

Possiamo quindi dire che, sottoponendo la liturgia quaresimale-pasquale a una lente d'ingrandimento, qualche elemento mariano si trova, anche se è decisamente troppo poco. Comunque, qualcosa c'è! Pertanto, se da una parte è doveroso formulare il voto che quanto prima nella liturgia romana del ciclo pasquale venga esplicitata — seppure in modo discreto e sapiente — la partecipazione della Madre alla passione-risurrezione del Figlio, dall'altra si deve far tesoro e si deve porre particolare attenzione a quello che già c'è: chi è in sintonia con la nuova teologia mariana, la quale pone l'accento sia sulla presenza di Maria nel mistero dell'incarnazione sia sulla sua presenza nel mistero della redenzione, non può non vibrare interiormente, imbattendosi durante la liturgia pasquale negli elementi mariani ora ricordati. Infine, a riguardo di certe lacune qua e là notate circa un'adeguata presenza della Madre nella celebrazione dei misteri del Figlio (non direttamente menzionata dai formulari liturgici), si deve ricordare che di recente la Congregazione per il culto divino ha proposto - sia pure ad libitum - una abbondante «Raccolta di messe della beata vergine Maria» (Colléctio missarum de beata Maria virgine), promulgata - per mandato di Giovanni Paolo II - il 15 agosto 1986: essa denota insieme i vuoti esistenti e la possibilità di porvi rimedio. Infatti, benché si tratti di un sussidio liturgico che lascia intatti i libri ufficiali della chiesa in proposito e nulla cambi nell'ordinamento dell'anno liturgico, è opportuno notare come la Collectio, proponendo una vasta scelta di formulari di messe in onore della beata vergine Maria, si ispiri fondamentalmente alla struttura dell'anno liturgico per proporre nuove formule eucologiche che sottolineano ovviamente la doverosa presenza di Maria nel cammino della chiesa, che celebra nell'anni circulus il mistero di Cristo e la storia della salvezza. Cosi, ad esempio:
— il tempo di Quaresima è stato segnato dalla presenza di formulari mariani che presentano prima di tutto Maria come discepola del Signore nel tempo in cui la chiesa intraprende il cammino con Gesù verso la Pasqua e si dedica specialmente all'ascolto della Parola. Lo stesso si dica del formulario che presenta Maria come Madre della riconciliazione. E sono rimasti, secondo l'intuizione antica della pietà popolare, i formulari che celebrano la presenza di Maria ai piedi della croce, come preparazione con Maria alla celebrazione del mistero pasquale, specialmente per le ultime settimane di Quaresima.
— Per il tempo pasquale sono stati opportunamente proposti alcuni formulari che presentano Maria nella risurrezione del Signore e nell'attesa del cenacolo; ed insieme altri che ricordano nel tempo della «mistagogia ecclesiale» il rapporto fra Maria e i sacramenti dell'iniziazione cristiana, i sacramenti pasquali, ed il rapporto strettissimo di Maria con la chiesa apostolica della pentecoste, valorizzando il titolo delle litanie lauretane: Regina degli apostoli.
Ovviamente molto più numerosi sono i formulari proposti per il tempo ordinario che offre anche molti più spazi celebrativi. In una ricca proposta vengono illustrati i titoli di Maria che sono legati a titoli scritturistici e alla collaborazione della Vergine nella vita di grazia dei fedeli, la sua protezione e misericordia verso i suoi figli nella chiesa e finalmente quelli che segnano il senso del cammino progressivo della vita cristiana nella vita teologale e nella speranza escatologica.







Questo Articolo proviene dal PORTALE DI MARIOLOGIA


L'URL per questa storia è:
/modules.php?name=News&file=article&sid=1169