Venerdì e Sabato Santo con Maria
Data: Lunedi 23 Marzo 2015, alle ore 23:56:35
Argomento: Spiritualità


Intervento del mariologo Grasso Antonino nella trasmissione NON UN GIORNO QUALSIASI della Radio Vaticana del 20 aprile 2014




1. Significato spirituale di Maria ai piedi della Croce

Sul Calvario, si compie l’ora di Gesù ed è qui che sua madre emerge nella pienezza della sua missione. Maria, infatti, appare, strettamente legata a lui e alla sua opera di amore, proprio come Madre della nuova famiglia dei figli del Padre in Gesù. Tale maternità, cominciata con il fiat nell’Annunciazione, viene ora ufficializzata e sublimata, proprio nel momento istitutivo della Chiesa. Quel primo “sì” è l’iniziale assenso che la Nuova Eva darà sempre più consapevolmente al prezzo doloroso della redenzione.
L’ora di Gesù sul Calvario è, quindi, anche l’ora di Maria, l’ora della sua maternità spirituale, che si svela nell’orizzonte della fede in Gesù, e anche nell’orizzonte dell’amore che dona e si dona e che qui raggiunge il suo apice. Questa maternità riveste, perciò, una sua importanza tutta particolare, perché anche la  presenza di Maria sul Calvario, rappresenta il punto culminante della sua associazione alla missione salvifica del Figlio. In questo solenne momento, Gesù rassicura la madre che non rimarrà mai più sola e la invita ad allargare il suo amore materno a tutti i credenti, alla nuova famiglia che sta nascendo, a tutti gli uomini redenti.
Maria non è, quindi, una estranea che vive nella sua gloria al di sopra degli uomini, senza curarsi più di loro. Ma, come madre tutta mossa dall’amore, nella pienezza del suo essere glorificato, si interessa a tutti noi con somma delicatezza e con tenace costanza. Diceva papa Paolo VI: Vivere e spendersi in un’irradiazione costante che fa del bene attorno a noi, questa è la maternità di Maria, maternità che non conosce più tregua nemmeno dal cielo, dove ella prega e opera incessantemente perché i frutti della Redenzione siano continuamente applicati ed estesi alla Chiesa e all’umanità.
Come vera madre, Maria conserva e medita continuamente nel suo cuore le vicende dei singoli uomini e dei popoli e si apre alla sollecitudine verso di loro, divenendo, secondo lo stile di Dio proclamato dalla Scrittura anche in termini materni, orecchio chino ad ascoltare il gemito degli oppressi e occhio abbassato per vedere l’afflizione dei suoi figli.

2.  Fondamenti biblici della maternità spirituale di Maria secondo il Vangelo di Giovanni

Secondo Giovanni, che si richiama nel suo vangelo ai temi connessi alla riunione dei dispersi figli di Dio preannunciati dall'Antico Testamento, Gesù, come Servo sofferente di Yahwéh, è il Cristo-Messia che riconduce all'unità i dispersi figli di Dio, che sono chiamati «dispersi» perché morti spiritualmente cioè vittime del Maligno, e sono detti «figli di Dio» perché diventano tali, accogliendo Gesù e la sua Parola.  In lui, perciò, nuovo Tempio, non più di pietra come quello di Gerusalemme ma vero Tempio non costruito da mani d'uomo, saranno radunati tutti coloro che adoreranno il Padre, accettando la Verità evangelica, sotto l'impulso dello Spirito Santo.  
In questa prospettiva, Giovanni fa subentrare, in luogo della Gerusalemme-Madre dei dispersi radunati da Yahwéh entro le sue mura, Maria-Madre dei dispersi figli di Dio  radunati da Gesù nella Nuova Alleanza.  Secondo Giovanni, nell'economia del Patto Nuovo sancito col mistero pasquale, la Madre di Gesù diviene così la personificazione della Nuova Gerusalemme, cioè della figlia di Sion, vaticinata dai profeti. E siccome nel linguaggio biblico-giudaico Gerusalemme era raffigurata abitualmente sotto l'immagine di una «Donna», si comprende perché Gesù, nel costituire sul Calvario Maria come la nuova Gerusalemme-madre, si rivolga a lei proprio con l'appellativo di Donna: Donna, ecco il tuo figlio.
Secondo Giovanni, dunque, se Gerusalemme era Madre universale dei dispersi adunati nel Tempio che sorgeva dentro il grembo delle sue mura, la Madre di Gesù è Madre-universale dei dispersi figli di Dio, unificati nel Tempio della Persona di Cristo, che ella ha rivestito della nostra carne nel suo grembo materno.
Questa prospettiva giovannea conferisce una dimensione ecclesiale ecumenica e universale alla maternità spirituale di Maria. Per questo, sebbene non sia detto esplicitamente, il discepolo amato affidato da Gesù alla Madre sul Calvario, è tipo di tutti gli altri discepoli amati da Gesù, a motivo della loro fede in lui.

3. La “Madonna del Sabato Santo” del Card. Martini

La Madonna del Sabato Santo è una lettera pastorale del Cardinale Carlo Maria Martini, datata il 6 agosto 2000.
Il “sabato”, scriveva Martini, non è solo un dono prezioso fatto da Dio al popolo di Israele. Per noi cristiani c’è un sabato, il “sabato santo” al centro della loro fede, come un tempo denso di sofferenza, di attesa e di speranza. É un sabato di grande silenzio, vissuto nell’angoscia dai primi discepoli, colpiti dalle immagini dolorose della morte di Gesù. Ma è anche il Sabato santo di Maria, vergine fedele, arca dell’alleanza, madre dell’amore, che lo vive nelle lacrime ma insieme nella forza della fede, sostenendo la fragile speranza dei discepoli. Mentre essi, sperimentano il silenzio di Dio, la dispersione per l’assenza del Maestro prigioniero della morte, la fine dei loro sogni messianici, Maria veglia serena nell’attesa, custodendo nel cuore la certezza nelle promesse di Dio e la speranza nella sua potenza che distruggerà la morte.
Nella Madonna del Sabato santo, quindi, possiamo leggere anche la nostra attesa, le nostre speranze, la nostra fede vissute come un continuo passaggio dal buio verso la luce liberante del Mistero. Maria, ci fa riscoprire il primato dell’iniziativa di Dio e dell’ascolto credente della sua Parola; ci aiuta a leggere il valore del nostro tempo, sollecitandoci a rispondere con verità, speranza e amore all’angosciosa domanda che portiamo sempre dentro di noi: verso dove andiamo? Nel suo silenzio di Madre in attesa, la Madonna del Sabato santo ci invita, a ricercare, a sperare, ad ascoltare quella Voce che ci parla e ci chiama verso lo splendore ineffabile di Dio, nel quale, anche la nostra morte, come quella di Gesù, sarà inesorabilmente sconfitta.
Per questo mons. Tonino Bello si rivolgeva anche lui a Maria così: Santa Maria, donna del Sabato santo, guidaci per mano alle soglie della luce. Ridesta nel nostro cuore, una intensa nostalgia di rinnovamento, che si traduca in fiducioso impegno a camminare sulle tortuose vie della storia, verso l’eternità. Santa Maria, donna del Sabato santo, aiutaci a capire che, in fondo, tutta la vita, si rassomiglia tanto a questo giorno e ripetici che non c'è croce che non abbia le sue deposizioni, non c'è amarezza che non si stemperi in un sorriso, non c'è peccato che non trovi redenzione, non c'è sepolcro la cui pietra non sia provvisoria sulla sua imboccatura. Madre dolcissima, donna del sabato santo, desta in noi l'impazienza del domenicale ritorno del Signore e adornaci, nel frattempo, delle vesti nuziali per l’incontro definitivo con lui.

 







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