Un articolo di P. Eugenio Zabatta, in L'Associazione del Rosario Perpetuo, XXX (2014), n. 2 maggio/agosto 2014, pp. 16-18.
Anche se il Rosario è una preghiera che rivolgiamo alla Madonna, a motivo della recita continua dell’Ave Maria, tuttavia, il suo oggetto centrale è la persona del Salvatore: è una preghiera cristocentrica.
Cosa vogliamo dire con questa parola? Vogliamo dire semplicemente che al centro del Rosario, ispirato a noi da Maria, c’è principalmente Gesù. Recitare il Rosario, infatti, non è altro che contemplare il Volto del Cristo, crocifisso e risorto, alla scuola di Maria, cioè guidati dalla sua ispirazione1.
È esatto quel che scriveva E. Schillebeeckx: «Cristo in persona, Redenzione personale, perché è Lui stesso la Redenzione, è il centro di questa preghiera mariana, in cui tutta l’attenzione è orientata sui misteri viventi del Cristo»2. Con Maria, Madre di Gesù, chi recita il Rosario è introdotto, quasi guidato per mano, alla conoscenza e all’amore del Figlio e, per mezzo di Lui, all’incontro con il Padre.
Partendo da questa verità, Giovanni Paolo II, nella sua lettera sul Rosario, insegna: «Cristo è infatti la via che ci conduce al Padre nello Spirito. Se percorriamo fino in fondo questa via, ci ritroviamo continuamente di fronte al mistero delle tre Persone divine da lodare, adorare, ringraziare. È importante che il Gloria, culmine della contemplazione, sia messo bene in evidenza nel Rosario. Nella recita pubblica potrebbe essere cantato, per dare opportuna enfasi a questa prospettiva strutturale e qualificante di ogni preghiera cristiana»3.
Nella misura in cui la meditazione del mistero è stata attenta, profonda, ravvivata – di Ave in Ave – dall’amore per Cristo e per Maria, la glorificazione trinitaria ad ogni diecina, lungi dal ridursi ad una rapida conclusione, acquista il suo giusto tono contemplativo, come per elevare l’animo all’altezza del Paradiso e farci rivivere, in qualche modo, l’esperienza del Tabor, anticipazione della contemplazione futura: «È bello per noi stare qui» (Lc 9, 33).
Portarci a Cristo, e per mezzo di Lui al Padre, tra i caratteri del Rosario, «è il più importante e il più bello di tutti», insegnava Paolo VI e lo spiegava così: «Il Rosario è una devozione che, attraverso la Madonna, ci porta a Cristo. È Gesù Cristo il termine di questa lunga e ripetuta invocazione a Maria. Si parla a Maria per arrivare a Gesù. Ella lo ha portato al mondo. Ella è la Madre del Signore. Ella ci introduce a Lui, se noi siamo devoti a Lei»4.
È bello considerare come la stessa corona che abbiamo tra le mani, durante la recita del Rosario, ci richiama questa verità: «la corona converge verso il crocifisso»5, e ugualmente «il baricentro dell’Ave Maria è il nome di Gesù»6.
Già Paolo VI ribadendo il concetto dell’orientamento cristologico del Rosario nell’esortazione apostolica “Marialis Cultus”, afferma: «Infatti, il suo elemento caratteristico – la ripetizione litanica del Rallegrati, Maria – diviene anch’esso lode incessante a Cristo, termine ultimo dell’annuncio dell’Angelo e del saluto della madre del Battista: Benedetto il frutto del tuo seno (Lc 1,42).
Diremo di più: la ripetizione dell’Ave, Maria costituisce l’ordito, sul quale si sviluppa la contemplazione dei misteri: il Gesù che ogni Ave Maria richiama, è quello stesso che la successione dei misteri ci propone, di volta in volta, Figlio di Dio e della Vergine, nato in una grotta di Betlemme; presentato dalla madre al tempio; giovinetto pieno di zelo per le cose del Padre suo; Redentore agonizzante nell’orto; flagellato e coronato di spine; carico della croce e morente sul Calvario; risorto da morte e asceso alla gloria del Padre, per effondere il dono dello Spirito.
È noto che, appunto per favorire la contemplazione e far corrispondere la mente alla voce, si usava un tempo – e la consuetudine si è conservata in varie regioni – aggiungere al nome di Gesù, in ogni «Ave Maria», una clausola che richiamasse il mistero enunciato»7.
Del resto ogni forma di devozione alla beata Vergine, se vuole essere autentica, genuina, deve rivelarsi cristocentrica.
Ecco perché anche il Concilio Vaticano II non esita a puntualizzare: «Le varie forme di devozione verso la Madre di Dio, devono far sì che mentre è onorata la Madre, il Figlio, per il quale esistono tutte le cose e nel quale piacque all’eterno Padre far risiedere tutta la pienezza, sia debitamente conosciuto, amato, glorificato, e siano osservati i suoi comandamenti»8.
E proprio all’inizio dell’ottavo capitolo di quella costituzione dogmatica, dedicato alla venerazione della Madre di Dio e al suo ruolo nella Chiesa, ci viene detto che l’attiva presenza della Madonna accanto a Cristo è stata voluta dal beneplacito Dio e disposta fin dall’eternità dal Padre della misericordia9. «Unita a Cristo da uno stretto e indissolubile vincolo, insignita della dignità di Madre del Figlio di Dio»10, è Maria che ci assicura il realismo dell’incarnazione e il modo della redenzione operata da Cristo attraverso la morte e resurrezione.
E dunque, non dobbiamo temere che recitando il rosario, ci dimentichiamo di Gesù. La Madonna, con il Rosario, non fa fermare il nostro sguardo interiore di contemplazione su di Lei, ma ci guida a Gesù e come ci viene spiegato nella enciclica Redemptoris Mater11, ci guida a Gesù Eucaristia. Nella citata lettera sul Rosario leggiamo questa confortante verità: «Quando recita il Rosario, la comunità cristiana si sintonizza con il ricordo e con lo sguardo di Maria» e proprio i vari momenti della sua vita accanto al Figlio, cioè i “misteri del Rosario”, «sono essi ad ispirare la sua materna premura verso la Chiesa pellegrinante…»12.
Con tutte le raccomandazioni e le spiegazioni sulla natura cristologica del Rosario che i santi e il Magistero della Chiesa ci hanno dato, ci sembra da stolti considerarlo sorpassato e monotono e non approfittarne perché anche per noi costituisca «un’autentica via di santificazione13.
NOTE
1 Cf. Rosarium Virginis Mariae, 1, 3, 13, 14).
2 Cit. da Stefano Lamera, Il Rosario dopo il Concilio, in «Vita Pastorale», ottobre 1974, p. 51.
3 Rosarium Virginis Mariae, 34.
4 Discorso del 10 maggio 1964.
5 RVM, 36.
6 RVM, 36, 33.
7 Marialis Cultus, 46.
8 Lumen gentium, 66.
9 Cfr. LG, 52-54.
10 LG, 52.
11 Redemptoris Mater, 44.
12 RVM, 11.
13 RVM, 8.