Aspetti teologico - spirituali dell'Assunzione di Maria
Data: Lunedi 10 Agosto 2015, alle ore 8:45:07
Argomento: Spiritualitą


Un articolo di Luca Di Girolamo in Santa Maria "Regina Martyrum" XIV (2011) n. 2, pp.24-29.



Nel mistero dell'Assunzione prende corpo un profilo della veste battesimale, del credente aperto al dono della trasformazione operata dalla grazia, una trasformazione vista nella gloria del cielo, ma anche nel quotidiano cammino a fianco dei fratelli.

Introduzione

La solennità dell'Assunzione di Maria resta sempre un ulteriore motivo di gioia pasquale per il popolo cristiano soggetto alle avversità e alle difficoltà del suo cammino di vita. Pur rinviando ad un destino glorioso resta un evento che non elimina i legami con la vita terrena e con l'impegno del credente: in questo evento, Maria si conferma per la Chiesa modello concreto e virtuoso di vita cristiana, senza possibilità di fughe verso il disimpegno e la superficialità.

I. Dalla Mistica alla Liturgia

Nei suoi racconti di visioni, S. Maria Maddalena de Pazzi (1607) si sofferma a meditare il testo di Lc 10,38-42 nel quale compaiono le due figure di Marta e Maria di Betania; un evidente riferimento al testo che, un tempo1, veniva proclamato nella Solennità dell'Assunzione, evento al quale il monastero fiorentino di S. Frediano era dedicato (S. Maria degli Angeli). Riportiamo alcune righe di questa visione nella quale notiamo l'accostamento della Madre del Signore a Maria sorella di Marta e di Lazzaro: «Non tanto bene stavon Marta e Maria insieme ministrando al'Verbo humanato, quanto Maria in cielo fa l'uffitio di Maria Maddalena e di Marta: di Maria Maddalena godendo Dio e di Marta intercedendo per noi ( ... ) O Maddalena o Marta che sarebbe Maddalena senza Marta chiamata con vocabolo di otiosità e Marta senza Maddalena sarebbe una confusione ( ... ) O Maria, o Maria, o amorosa Maria. Sei assunta in cielo perché seguiamo le vestigia tua in terra. Quanto sei o Maria, gloriosa o gloriosa Maria! Maria è quella fonte segnata con quel sigillo immaculato del Verbo eterno, dove si dichiara vergine e madre, madre e vergine! Compiacimento della SS. Trinità. Va irrigando questo fonte tutto il'cielo, fruttificando nella terra letificando gli Angeli e refrigerando le anime del'purgatorio»2. Pur nell'arcaico italiano del XVI secolo comprendiamo alcune importanti tematiche sottostanti collegate dalla Madre del Signore: anzitutto la necessità di tenere collegati i due generi di vita tradizionali del cristianesimo, la vita attiva e quella contemplativa e ciò rinvia all'unità della persona impegnata su questa terra. In secondo luogo, la mistica fiorentina ribadisce la predilezione di Maria da parte della stessa SS. Trinità che continua ad effondere benefici sulla terra. I due temi sono unificati non tanto da un artifizio umano frutto di speculazione e di ragionamento, quanto piuttosto dalla potenza della Parola di Dio che, secondo il testo di Lc 11,27-28, va ascoltata e attuata per poter conseguire la vera beatitudine. Questa Parola detta, ascoltata e attuata in quanto resa concreta da una persona, ha il potere di far nuove tutte le cose (cf. Ap 21,5). Proprio di novità si deve allora parlare quando abbiamo a che fare con la Vergine Santa che, giustamente la tradizione più antica della Chiesa ha considerato la Donna nuova3, resa tale da una volontà benefica assolutamente trascendente che, tuttavia, si fa uno di noi nel rispetto e nell'amore profondi verso la nostra fragile umanità. Segno e testimone viva ditale rispetto si colloca la Madre del Signore: la «beata perché ha creduto all'adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45) e, per questo motivo, glorificata. Ma se la Parola promessa si è adempiuta nella persona di Cristo, Egli continua i suoi effetti nel tempo: la sua Parola ci interpella e provoca costantemente scuotendoci dalla pigrizia e dal disimpegno. Di conseguenza è possibile vedere in Maria il modello di servizio fattivo e gratuito così come ci viene presentato dall'episodio evangelico della Visitazione (Lc 1,39-56) proclamato nel giorno della solennità dell'Assunzione. Prestando attenzione al testo evangelico, non si fa fatica a comprendere come i beni eterni ai quali si deve essere costantemente rivolti per condividere la gloria - così come ci ricorda la Colletta del 15 agosto - altro non sono se non la capacità di servizio modellata su quella del Servo del Signore del quale Maria è discepola perfetta4. Immersi nella gioia e nel riposo estivo nei quali si inserisce la celebrazione di questa vitale verità di fede che ci apre ad un futuro carico di speranza, non si deve mai porre in ombra l'impegno di una carità fattiva. Ciò nasce proprio dal confronto, costantemente ricorrente, tra l'uomo e la Parola.

2. Parola impegnativa ed esaltante

Mossi proprio da questo confronto, torniamo a considerare la Costituzione apostolica Munifìcentissimus Deus con la quale Pio XII proclamava il dogma dell'Assunzione dove troviamo almeno tre punti che ci devono far riflettere e che collegano il dettato della Rivelazione con la situazione del mondo. Anzitutto, soffermandosi sull'insegnamento dei Padri relativo alla verità dell'Assunzione, la Costituzione fa cenno alla profezia della spada vaticinata da Simeone (cf. Lc 2,35) che si concretizza nell'evento della Croce5. In secondo luogo, il documento giustifica che tale proclamazione si colloca in un contesto di estrema-difficoltà dominato dal materialismo e dall'immoralità6. Proprio questo ambiente così malsano spinge al ricorso a Maria; affermare perciò la sua Assunzione è salutare non soltanto per la gioia scaturita da tale verità di fede, ma ancor più per il fatto che la Parola, con la quale l'uomo deve confrontarsi, è parola che si è rivestita della nostra carne (carne di Maria) e l'ha fatta passare dalla morte alla vita. Si tratta sostanzialmente della dottrina dell'homo assumptus et redemptus: con l'incarnazione l'uomo che è stato accolto (assunto) da Dio è stato redento7. Riprendendo poi un testo del grande S. Antonio di Padova, la Munficentissimus Deus specifica ancor più questo aspetto esprimendosi in categorie bibliche e proiettando tutto su Maria: «Come Gesù Cristo, risorse dalla sconfitta dalla morte e salì alla destra del Padre suo, così risorse anche dall'Arca della sua santificazione, poiché in questo giorno la Vergine Madre fu assunta al trono della gloria»8. Da qui ricaviamo il terzo elemento: l'universo del male, della sofferenza e della morte e in ultima analisi, dell'oscurità che attanagliano l'uomo sono state debellate dal Cristo Parola di vita sulle nostre esistenze. E senz'altro vero che viviamo come pellegrini, come ci ricorda la Lumen gentium9, ma coscienti di una vittoria - quella di Cristo - che è dono trasformante a patto, tuttavia, di volerla e saperla accogliere. In questa dinamica esistenziale è possibile comprendere il significato più profondo della glorificazione di Maria, ossia di una creatura che fa della propria esistenza una condivisione totale con la vita del nostro Dio che non esita a discendere negli abissi della miseria umana.

3. Superamento della contingenza

La Madre del Signore così glorificata, ci ricorda ancora il Concilio, è segno di sicura speranza e consolazione per il popolo di Dio in marcia fino al giorno del Signore10. Ma questo tempo favorevole, noi lo sappiamo, è già iniziato e, con esso, la possibilità per l'uomo di non sentirsi mai abbandonato dinanzi alle avversità che scandiscono, a volte, la nostra vita. Ancora una volta è possibile rileggere nella solennità dell'Assunta la profondità della nostra vocazione battesimale ben espressa ad esempio nella Super oblata della Messa vigiliare. Si tratta di una preghiera breve ma densissima che ci mette dinanzi la nostra carta d'identità cristiana: «Il sacrificio di riconciliazione e di lode, che ti offriamo, o Padre, nell'Assunzione della beata Vergine Maria, Madre di Dio, ci ottenga il perdono dei peccati e trasformi la nostra vita in perenne rendimento di grazie. Per Cristo nostro Signore»11. Perdono dei peccati e trasformazione sono indici di una novità che supera le strettoie della creaturalità e del limite propri del nostro vivere: il cristiano deve muoversi entro queste coordinate. Novità che non viene data una volta per tutte ma sempre accompagna l'uomo a partire dalla sua creazione già prima della caduta iniziale dove l'armonia tra Dio e l'uomo è sovrana (cf. Gen 1-2). Maria è garante di questa armonia perché in lei essa è stata sperimentata a fondo e a lei tutta la Chiesa guarda non solo con la millenaria venerazione che conosciamo, ma con la certezza di un futuro di redenzione che, scaturendo da Cristo, si riversa sulla nostra umanità. Il trionfo della Madre del Signore non fa altro che conferire maggior splendore alla nostra veste battesimale e, per questo motivo, esige quell'impegno che Maria stessa in diversi eventi della sua esistenza ha mostrato nei confronti di Dio e delle persone a lei vicine. Possiamo allora tornare a quanto inizialmente ci diceva S. Maria Maddalena de' Pazzi: la vita del cristiano non può soffrire sdoppiamenti e squilibri, ma deve svilupparsi in unitarietà e coerenza: Marta e Maria che godono della presenza del Cristo, loro ospite, rappresentano l'unità del credente, il corpo e l'anima, l'azione e la preghiera e sono proprio questi ad essere stati accolti in cielo, nella persona di Maria, da Colui che ha operato la riconciliazione12. Maria è garante di questo miracolo che nasce dalla Pasqua e sta a noi, nonostante le nostre debolezze, ispirarci a quanto la Madre del Signore rappresenta per l'umanità nella quale l'intera Chiesa è collocata come seme di vita.

Conclusione

Il culto e la venerazione a S. Maria non possono ridursi a sterili sequenze di parole o pratiche disincarnate, ma devono essere nutrite e sorrette dal binomio che l'apostolo Giacomo colloca al capitolo II della sua lettera. Esso è costituito dalla fede e dalle opere (cf. Cc 2,14-26). Su questa base ecco che l'apostolo pone a confronto due personaggi Abramo e Raab: il primo sostanzialmente buono e la seconda peccatrice, ma per entrambi appare una trasformazione in atto che prende il nome di giustificazione, ossia un processo che ci pone in stretta comunione con Dio, con la sua gloria. Questo fa riflettere attentamente sui nostri atteggiamenti guardando alla Madre del Signore che è stata glorificata per la convergenza di questi due elementi. Ella può cantare le meraviglie del Signore che l'ha guardata nella sua umiltà (cf Lc 1,48), ma costante è stato il suo impegno nei mantenere aperta la sua persona all'onnipotenza di Dio. Questa è la richiesta che deve accompagnarsi al nostro ricordo gioioso di Colei che ci ha preceduto presso il Figlio.

NOTE
1 Sull'uso liturgico di Lc 10,38-42 nella solennità si veda E. CAMPANA, Maria nel culto cattolico, Ed. Marietti, Torino-Roma 1933, vol. I, pp. 380-81. Tale assetto è stato mutato con la riforma liturgica successiva al Vaticano II. Cf. W. BEINERT (a cura di), Il culto di Maria oggi, Ed. Paoline, Cinisello Balsamo 1984, pp. 187ss.
2 S. MARIA MADDALENA DE' PAZZI, Probatione (parte seconda), in ID., Opera omnia, a cura di G. AGRESTI, Firenze 1965 vol. VI, p. 201. Una considerazione importante sui fenomeni estatici di questa santa va fatta in quanto essi sono solitamente legati a celebrazioni liturgiche o a intense meditazioni della Scrittura, obbedienti al dettato della Regola di S. Alberto di Gerusalemme (†1214) che prescrive di meditare giorno e notte la legge dei Signore. Al n. 10 della Regola si legge infatti quanto segue: «Maneant singuli in cellulis suis, vel iuxta eas, die ac nocte in lege Domini meditantes», Regula Ordinis Fratrum Beatissim Virginis Manie de Monte Carmelo, in AA.VV., The Carmelite Rule 1207-2007. Proceedings of the Lisieux Conference 4- 7 July 2005, Ed. Carmelitane, Roma 2008, p. 626.
3 Possiamo pensare, ad esempio, ad Anastasio I Aritiocheno (†599) che nella sua Omelia I sull'Annunciazione (PG 89, 1377-85) sviluppa questo tema partendo dall'antinomia Eva-Maria presente già in Ireneo e mostrando come, grazie alla presenza di Maria, «tutte le cose sono state restaurate secondo il proprio ordine». Il tema poi verrà ripreso lungo la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus di Pio XII con la quale è stato proclamato il dogma nel 1950.
4 Il carattere del discepolato di Maria emerge variamente espresso nella Costituzione dogmatica conciliare sulla Chiesa. Cf., ad esempio, CONCILIO VATICANO II, Lumen gentium (= LG) nn. 56.58, in Enchiridion Vaticanum (= EV), Dehoniane, Bologna 1981,1/430.432.
5 Cf. PIO XII, Muniflcentissimus Deus (= MD), in Enchiridion delle Encicliche ( EE), Dehoniane, Bologna 1995, 6/1951. La costituzione si rifà qui alla II omelia dell'Encomio per la Domizione di Maria scritta da Giovanni Damasceno (†749).
6 Cf. Ibidem, in EE, cit., 6/1972. Da ricordare che tale proclamazione si inserisce nel contesto di un Anno Santo.
7 Tutto il n. 22 della Costituzione pastorale conciliare Gaudium et Spes non fa altro che esplicitare questo rapporto fondamentale con l'uomo istituito da Dio attraverso Cristo. Troviamo questo tema, di origine patristica, ad esempio, nell'Omelia sulla Natività del Signore di S. Giovanni Crisostomo († 407). Il testo è in PG 56,385-94.
8 PIO XII, MD, in EE, cit., 6/1959. Il testo di S. Antonio è la sua Omelia sull'Assunzione di Maria, 3. Per il testo completo segnaliamo il volume dei sermoni del santo portoghese curata da G. Tollardo, Ed. Messaggero, Padova 2005.
9 Cf. CONCILIO VATICANO II, LG nn. 62.68, in EV, cit., 1/436.444.
10 Cf. CONCILIO VATICANO II, LG n. 68, in EV, cit., 1/444.
11 Messale Romano, Libreria Editrice Vaticana Città del Vaticano 1983, p. 561
12 Su questo aspetto la Munificentissimus Deus afferma: «Sembra quasi impossibile figurarsi che, dopo questa vita, possa essere separata da Cristo - non diciamo con l'anima, ma neppure col corpo - colei che lo concepì, lo diede alla luce, lo nutrì col suo latte, lo portò fra le braccia e lo strinse al petto», PIO XII, MD, in EE, cit., 6/1968.


 







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