La Madonna della pappa di Gerard David
Data: Mercoledi 9 Settembre 2015, alle ore 16:17:16
Argomento: Arte


Un articolo sulla rivista La Madonna della Neve, n. 7 /agosto-settembre 2015, pp.26-27.



La Madonna con il bambino è uno dei soggetti più rappresentati della storia dell'arte. Possiamo dire che le figure della Vergine e di Gesù siano state rielaborate ed interpretate in moltissimi modi diversi. Per la naturalezza e per il senso di intimità che trasmettono si distinguono quelle rappresentazioni di Maria colta nell'atto di nutrire la sua creatura. Non tanto le numerosissime raffigurazioni della «Madonna che allatta», ma quelle che vedono Maria mentre dà da mangiare a un Gesù bambino ormai svezzato.
Il Guercino, Lorenzo Lippi, lo Scarsellino, Bernardo Strozzi si sono impegnati su questo tema pittorico, spesso collegato a quello del Riposo durante la fuga in Egitto o a quello della Sacra Famiglia, come per Paolo Veronese. Tra le immagini, la Madonna della Pappa di Gerard David, pittore olandese vissuto a cavallo tra '400 e '500 (Oudewater, c. 1455 - Bruges, 1523), è quella che maggiormente si distingue per la naturalezza del gesto e il senso d'intimità che trasmette. Del soggetto sono state realizzate diverse copie, con lievi varianti, esposte nei musei di Bruxelles, Strasburgo, San Diego, New York, Haarlem.
La Vergine è raffigurata come una semplice mamma nell'atto di dare da mangiare al proprio bambino. L'atmosfera è serena e intrisa di semplicità, nella stanza ci sono alcuni oggetti comuni che contribuiscono a rafforzare questa sensazione e sopratutto la tazza con la minestrina, la mela e il pane in primo piano, e lì accanto un coltello, posti su un tagliere. La visione di queste cose semplici e comuni in tutte le case, come anche il piedino del bimbo che sembra uscire fuori dal quadro, servono allo spettatore ad immedesimarsi nella scena, a viverla con maggiore partecipazione, a sentirla più vicina. Il Bambino si comporta come un bambino vero, tiene in mano un cucchiaino e si agita attratto dalla pappa: una naturalezza assoluta, molto distante dalle numerosissime raffigurazioni di Gesù Bambino nell'atto di benedire o mentre dialoga con i santi o comunque atteggiato come un uomo in miniatura.
Anche lo scorcio di paesaggio che si vede dalla finestra, quasi come se fosse un quadretto appeso al muro, partecipa al clima di pace e serenità che pervade il piccolo dipinto; e separa e insieme unisce l'ambito privato a quello pubblico. Senza voler introdurre forzature, ma una madre che dà da mangiare al proprio figlio svolge un'opera altamente sociale al pari di quella di un medico o di un vigile urbano.
C'è poi chi vuole a tutti i costi cercare significati simbolici nascosti dietro questo velo di serenità, ed allora ecco che la mela in primo piano diventa simbolo del peccato originale, mentre la fetta di pane simboleggia l'eucarestia e via di questo passo. Qualche autore dice che questo non è altro che un complicarsi la vita e non saper apprezzare a pieno la bellezza e la semplicità del quadro. Ma disdegnare riferimenti simbolici è caratteristica del nostro tempo, non di quello in cui operava David: bellezza e semplicità non contrastano con la ricchezza di simboli che si possono riconoscere. Così come l'idea che il quadro richiama la madre Chiesa che nutre, con la parola e il pane eucaristico, i suoi figli. La borsa, il libro, la cesta posti sul tavolino addossato alla parete: tutti oggetti di uso quotidiano, a documentare la normalità con cui una madre di famiglia si prende cura della sua creatura. Il bambino siede sulle ginocchia della madre: la posizione naturale che facilità il contatto fisico tra colei che nutre e colui che riceve il cibo. Tenerissimo quel cucchiaino in mano al bambino: non ha lo scopo didattico di insegnargli a mangiare da solo - per quello ci sarà tempo -, ma quello di accompagnarlo nel rito del pasto facendogli compiere un gesto che è di imitazione di quello della mamma. Le mamme di ogni epoca istintivamente questo lo hanno sempre capito: un bambino guarda l'adulto per copiare quello che fa, prima ancora di percepirne l'utilità pratica.
Non abbiamo alcun resoconto evangelico del comportamento del piccolo Gesù quando veniva imboccato, ma forse accadeva per lui quello che succede con tutti gli altri bambini: che quando mangiano devono avere qualcosa tra le mani! E insieme il colore rosso è simbolo della dolorosa passione che subirà per la nostra salvezza. «Secolarizzazione della Vergine» - come qualche autore sostiene - oppure un nuovo tipo di religiosità? È probabile la seconda soluzione, legata a quel movimento di pensiero definito come devotio moderna, attenta alle dimensioni individuali, quotidiane, costruita attorno alla meditazione della sacra Scrittura, e al raccoglimento, piuttosto che agli aspetti più spettacolari della fede. Tuttavia non bisogna forzare eccessivamente il contrasto: la vita cristiana prevede diversi momenti, quello cultuale come quello personale; quello pubblico che manifesta visibilmente la fede e quello più privato ed interiore. Tutti stati che il Figlio di Dio ha percorso nei giorni della sua vita terrena. E i trent'anni di vita nascosta a Nazaret qualcosa vorranno pur dire.
 







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