Icona d'Amore, nel mistero del tempo
Data: Martedi 22 Settembre 2015, alle ore 10:43:29
Argomento: Bibbia


Un articolo di Ignazio Calabuig in Nicolò Mannino (a cura di), Maria Madre della speranza, Donna di legalità, Assessorato Beni Culturali, Ambientali e Pubblica Istruzione della Regione Siciliana, Palermo 2005, pp.64-65.



1. Il 10 Novembre 1994 Giovanni Paolo II apriva la riflessione sul bimillenario della nascita di Cristo con la lettera apostolica Tertio millennio adveniente. La lettera inizia con la citazione del celebre testo dei Galati 4, 4: "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna", per poi sostare diffusamente su Ebrei 13,8: "Gesù Cristo è lo stesso di ieri, oggi, sempre", versetto divenuto chiave ermeneutica del Grande giubileo del 2000. Accostamento felice di due versetti.
Gesù Cristo è, secondo il disegno di Dio, il solo Salvatore. Appartiene, quindi, al nucleo centrale della fede l'affermazione che "per noi uomini e per la nostra salvezza" il Figlio di Dio è divenuto, per opera dello Spirito, in Maria e da Maria, Figlio dell'uomo. Santa Maria è, dunque, la donna del progetto salvifico. Ella è già nel pensiero di Dio, quando ancora non è stata pronunciata la parola creatrice e il tempo non esiste, ma esiste la pienezza progettuale di Dio, che, da tutta l'eternità, "scelse e preordinò al Figlio una Madre, nella quale poi, nella felice pienezza dei tempi, sarebbe nato" (Pio IX, Ineffabilis Deus).

2. É la Donna degli inizi, dell'alba del genere umano, presente a Dio quando Egli plasma il primo Adamo e la prima Eva in vista dell'Adamo definitivo - Cristo - e dell'Eva compiuta - Maria - come intuirono fin dal secolo II padri della Chiesa.
É la Donna della promessa, già adombrata nell'annuncio primo della Salvezza, parola di luce nel buio deserto del peccato, parola di speranza che lenisce l'amarezza della cacciata dal giardino, perché l'esilio non sarà definitivo: la porta chiusa si riaprirà per dare all'umanità accesso a un più glorioso giardino, aperto con la morte - risurrezione di Cristo. Promessa iniziale, appena tratteggiata che via via si definisce in una indefinita serie di profezie, di figure e di simboli che delineano il volto e la missione di Maria di Nazareth.
É la Donna della frontiera del tempo, lei che è il compimento di Israele, la pura forma di Sion condensazione qualitativa delle madri, delle profetesse, delle eroine del popolo eletto, e l'inizio della Chiesa sposa, senza ruga e senza macchia.
É la Donna aurora del tempo salvifico, perché la sua concezione immacolata e la sua nascita precedono e annunciano lo splendore di Cristo, vero sole di giustizia e giorno senza tramonto, "Giorno che illumina il giorno" (Missale Romanum).
É la Donna della pienezza del tempo, perché con il suo assenso ella ha concorso all'incarnazione del Figlio divino, evento decisivo nella storia della salvezza per cui il Verbo di Dio si è congiunto indissolubilmente all'uomo, l'Eterno si è immerso nel tempo, si è fatto debole il Potente, perché il parto della Vergine determina, secondo la testimonianza biblica (cfr Gai. 4, 4) la pienezza del tempo.
É la Donna del tempo epifanico dei momenti in cui Gesù svela il mistero del sue essere, il significato e la portata della sua missione: ella è nella grotta di Betlemme, dove Gesù adagiato in una mangiatoia e avvolto in fasce, si manifesta ai pastori della contrada, umili rappresentanti del popolo eletto; è nel tempio di Gerusalemme, dove lo Spirito svela a Simeone uomo giusto, l'identità e la missione del bambino che reca tra le braccia; è nella casa dove Gesù, seduto sulle sue ginocchia si manifesta ai magi, rappresentanti dei popoli pagani, quale re messianico e divino sapiente; è ancora nel tempio gerosolimitano, allorché Gesù dodicenne mostra ai dottori della Legge la sua sapienza e ai suoi genitori stupiti e addolorati il suo misterioso rapporto con Dio Padre; è nella sala del convito nuziale, dove Gesù, mutando l'acqua della purificazione nel "vino buono" delle nozze messianiche, manifesta la sua gloria e i suoi discepoli credono in Lui.
É la Donna dell'ora, l'Ora cruciale della glorificazione di Cristo attraverso la Passione, alla quale Gesù accennò per primo a sua madre e alla quale ella fu attivamente presente; passione che fu per lei l'ora del suo parto pasquale.
É la Donna del tempo compiuto, della vita cioè che raggiunge la pienezza della sua vocazione nel Risorto: morte e sepolcro vinti per sempre; morte assorbita nella vita. Per l'evento della sua assunzione, partecipazione piena alla risurrezione del Figlio, la Vergine vive ormai fuori dal tempo, immersa nel Dio Eterno: esistenza divenuta luminoso "segno di sicura speranza e di consolazione" (Lumen Gentium 68); voce supplichevole che si leva incessantemente in favore di tutte le chiese e di tutti gli uomini; vita celeste misteriosamente proiettata sulla terra per servire il disegno salvifico della Trinità, per chinarsi sul travaglio dell'uomo, udirne il gemito e attendere ancora il "perpetuo coronamento" dell'ultimo degli eletti.

3. La Vergine è memoria degli eventi compiuti da Dio in favore di Israele. Perciò nel Magnificat ella canta la fedeltà di Dio alle sue promesse, esalta la misericordia del Signore verso Abramo e la sua discendenza, ricorda l'inarrestabile flusso delle generazioni. Il cantico di Maria è sintesi lirica della storia di Israele, come il suo cuore di madre è scrigno di parole e fatti riguardanti l'opera redentrice del Figlio. Maria è lo spazio dell'incontro tra il presente fugace e l'immutabile eterno, il luogo in cui Dio si è fatto in Cristo, massimamente presente all'uomo, in cui il Trascendente e l'Inaccessibile diventa l'Emmanuele - Dio con noi - e in cui il Cristo si manifesta e agisce come salvatore. Inserito in Dio, il presente di Maria, anche quando il corso del tempo lascia il suo segno nell'involucro corporale, non passa: è sempre attuale il suo fiat, risuona incessante il suo cantico, non perde vigore la sua parola esortante e ammonitrice: "Fate quello che vi dirà" (Gv. 2, 5), non scade la sua oblazione presso la Croce. In Maria il futuro è già compiuto. Ella è, in assoluta pienezza ciò che doveva divenire. Perciò è salutata come la "icona escatologica" della Chiesa, la quale "contempla in lei con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa, tutta, desidera e spera di essere" (Conc. Vat. II). Infatti per gli uomini e per le donne, suoi figli e figlie, il futuro è ancora da compiersi, per cui la Vergine, dal cielo, continua ad essere mano che indica il cammino verso Cristo, (odigitria), voce di intercessione in favore degli uomini (deesis), grido supplichevole perché venga il Signore ed il suo Regno.

 

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