La Madre di Dio nel pensiero di S. Gregorio di Narek
Data: Lunedi 7 Marzo 2016, alle ore 11:03:16
Argomento: Autori


Uno studio di Boghos Levon Zekiyan, in Theotokos XVI (2008) n. 2, pp. 115-140.



«Dopo il ristagno causato dalla dominazione araba che aveva raggiunto l’apice nell’VIII secolo, i secoli IX e X segnarono nella storia armena una delle svolte più felici e feconde. Se la città di Ani, che riposa oggi nel mesto e maestoso silenzio delle sue rovine, e l’irripetibile gioiello della chiesa di Aghthamar, sul lago di Van, sono i simboli plastici più eloquenti di tale rinascita, la creazione poetica del veggente di Narek, quel genio assoluto che fu il santo Grigor Narekatsi (Narekac’i), Gregorio di Narek nella forma italiana (circa 945 - circa 1005), ne è il degno contraltare quale monumento letterario. Di lui è stato detto che, nelle sue immagini di parole, egli riassume tutto ciò che lo spirito armeno abbia pensato fin dall’inizio [...] tutte le lotte e le angosce, come pure tute le vittorie e le speranze della sua stirpe, e non solo. Egli infatti, oltre a rivestire degli accenti appassionati della sua lirica la realtà circostante della propria epoca, nei suoi aspetti più veri e crudi, si sente e si rende complice dell’umanità intera, dal primo eponimo sino all’ultimo venturo, con un senso vertiginoso della storicità dell’esserci nel mondo.[...]».

 







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