Maria, ''Porta di Grazia'' presso i Padri greci
Data: Martedi 29 Marzo 2016, alle ore 12:36:06
Argomento: Patristica


Un articolo di Giacomo Dida in La Madonna della Neve, n 3 - marzo 2016, pp. 13-14.



In Oriente, il tema della misericordia di Maria è strettamente legato a quello della sua intercessione. E la percezione di questa prerogativa mariana matura mano a mano che nella coscienza della Chiesa si afferma la convinzione della glorificazione della Madre di Dio dopo la sua morte. Per questo dobbiamo attendere la fine del VII secolo o addirittura l'inizio dell'VIII. Senza la pretesa di una precisione assoluta possiamo riconoscere nella Vita di Maria, attribuita a san Massimo il Confessore, ma la cui datazione rimane incerta, il primo documento in cui accanto agli attributi di "interceditrice" e di "avvocata", appare anche il riferimento alla "misericordia". L'autore racconta che Maria, rimasta a Gerusalemme dopo l'Ascensione del Figlio, «fungeva presso di lui come interceditrice e avvocata, non solo per i credenti, ma pure per i nemici, per impetrare loro misericordia». Questi ultimi erano condotti al pentimento perché Maria aveva imparato la lezione della croce: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). «Lei stessa del resto era per sua natura benevola e misericordiosa e desiderava per tutti gli uomini la salvezza, e che giungessero alla conoscenza della verità».

Secondo intercessore

Se Maria, in forza della sua assunzione, è divenuta «un secondo intercessore ... presso il Mediatore», allora questa sua missione salvatrice diventa per noi mortali implorazione: «Benché infatti siano innumerevoli le tue virtù, nella premura e nella misericordia sei soprattutto imitatrice del Figlio tuo e tuo Dio. O clemente che ami gli uomini, con la tua intercessione presso di lui effondi continuamente su di noi la tua misericordia e le sue dolcezze [...]. Coloro per i quali tu chiedi misericordia, li colma in modo sovrabbondante; e se peccano di nuovo e di nuovo t'implorano, ancora tu ottieni misericordia e per loro domandi il perdono». E, sub contraria specie, l'autore evoca il simbolo della porta clausa, un attributo tratto dal profeta Ezechiele quale annuncio della maternità verginale: «Tu sei davvero la porta della vita, sempre aperta per coloro che vi entrano, benché il profeta ti abbia chiamata porta chiusa per la quale nessuno è mai passato, se non Dio solo, lasciandola ancora chiusa. Ora però che sei stata trasferita da questo mondo, con la tua intercessione presso il Figlio e con l'aiuto e la mano protesa verso coloro che t'implorano, questa porta di grazia e di misericordia è aperta a tutti». E l'autore si accommiata così: «Tu però, in cambio di questa povera offerta, effondi con abbondanza la tua grazia, la tua misericordia e la tua intercessione sopra di me, tuo servo indegno, e su tutti coloro che magnificano il tuo nome». Questa singolare potestà riconosciuta alla Madre di Dio è frutto della particolare vicinanza al Figlio suo, così da essere addirittura «un secondo intercessore presso il Mediatore», non senza aver riconosciuto che il primo intercessore è lo stesso Signore Gesù.

Fontana di misericordia

Sulla stessa linea troviamo un tropario - breve inno della liturgia bizantina, costituito da un'unica strofa di struttura metrica libera - attribuito a sant'Andrea di Creta (†740): «Il tuo parto, santissima Vergine, ha generato i secoli senza fine: a lui esclamiamo: "Benedetto sei tu, Signore, Dio dei nostri padri!". Solleva con la ricchezza della tua misericordia l'anima mia resa misera dai peccati, o Genitrice di Dio; con la tua intercessione porgi aiuto a chi si trova nell'estremo pericolo. [ ... ] La sapienza onnipotente dell'Altissimo ha edificato la sua casa in te, o Vergine, e ha rinnovato per misericordia la natura dei progenitori. [ ... ] Mi sono fatto rivale dei costumi del ricco, di Lazzaro ho disprezzato le angosce e la fiamma divorante dell'invidia mi affligge, o Vergine: tu innaffiala con la tua misericordia e spegnila. [ ... ] Sciogli la catena dei miei peccati, o Immacolata che hai generato il Salvatore, e cura con la misericordiosa tua intercessione il dolore delle mie passioni difficili da guarire». Se Maria intercede presso il Signore, allora si giustificano tutte le invocazioni a lei esplicitamente rivolte nella forma del "canone paracletico". Si tratta di una parte dell'Ufficio della Paraclisis, conosciutissimo e sempre praticato sia in maniera comunitaria che individualmente in tutte le Chiese di rito bizantino, ortodosse e cattoliche: una forma di pietà mariana che qualifica le Chiese bizantine, così come il santo Rosario qualifica la Chiesa cattolica di rito latino. Al centro di questa preghiera si trova il "canone paracletico" o di supplica. L'uso liturgico ne conosce due, ma di canoni paracletici alla Madre di Dio ne esistono molti. Questa preghiera è recitata non solo nell'azione liturgica, ma anche privatamente dai singoli fedeli, nelle difficoltà personali e sociali della vita. Paraclisis significa infatti non solo "supplica", ma anche "consolazione".

Portatrice di Dio

Ad esempio Giuseppe Studita (†832) così si rivolge a Maria: «Tu, o Signora santa, ricorrendo alla legge della tua misericordia, salva quel misero che io sono, e salvami». Gli fa eco Teofane Grapto (†845): «Rendi propizio, o Portatrice di Dio, il misericordioso Dio Verbo verso coloro che con fede instancabilmente gridano: Benedite, opere tutte del Signore, il Signore!». Infine Eutimio Sincello (†917) che addirittura le rivolge un canone paracletico «per la confessione di un peccatore»: «La terra intera stupì e fu scossa nel vedermi commettere con malvagità peccati insensati e offendere l'immensa misericordia di tuo Figlio». In questo processo non mancano i rischi. Il potere della Madre di Dio, che in tempi più antichi era strettamente legato all'intercessione degli apostoli e dei martiri, cioè alla comunione dei santi, a poco a poco diventa quasi unico, e tale da non aver bisogno - come scriverà Germano di Costantinopoli - di essere suffragato da altri: basta lei sola presso il Figlio per ottenere qualunque grazia.
 

 

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