Maria Madre della Misericordia nelle opere di Jacques Canonici
Data: Domenica 12 Giugno 2016, alle ore 17:33:49
Argomento: Arte


Dal volume Jacques Canonici. Maria Madre della Misericordia, FMR, San Lazzaro di Savena 2016. Mostra nella Cantina del Bramante - Palazzo Apostolico di Loreto 6 maggio-19 giugno 2016. Testi di Mons. Giovanni Tonucci e Barbagallo Sandro.



1. Cenni biografici e principi ispiratori dell'artista

Jacques Canonici nasce il 2 giugno 1948 a Le Creusot in Borgogna; inizia a dipingere già a 14 anni e a 16 si iscrive l’École des Beaux-Arts, prima a Digione e poi a Parigi, dove il suo talento si confronta con la tecnica del disegno, della pittura e della scultura. L’acquisita preparazione gli permette di seguire in piena libertà il suo istinto artistico che spesso esula dalle convenzioni accademiche e che lo porta a concentrarsi sui principi fondamentali che hanno guidato da sempre il suo lavoro, ovvero l’ispirazione del momento, l’energia vitale dell’arte figurativa nella quale traspaiono tutte le influenze “vissute” e mai subite nel corso della sua esperienza artistica, in particolare l’arte greca che ha poi originato il Rinascimento e il Romanticismo del XIX secolo. I principi fondamentali a cui Canonici si ispira nelle sue creazioni sono dunque la luce, la vitalità, la sensualità, il movimento, l’energia vitale intesa come anima, soffio, spiritualità che si manifesta nella carne e nell’incarnazione. Nelle sue composizioni, sia pittoriche sia scultoree, la relazione tra le forme e le geometrie, le linee e i piani, i vuoti e i pieni si miscelano per dare vita a composizioni plastiche dove emerge immediatamente la passione dell’autore per il suo lavoro. Il suo percorso artistico è il risultato di tutto ciò che nel corso della sua vita lo ha influenzato emotivamente come il primo viaggio in Italia, nel 1971, durante il quale ha scoperto la potenza del Rinascimento.


 

2. Maria nelle opere di Jacques Canonici

Dopo aver rivissuto, attraverso i suoi momenti più salienti, lo straordinario percorso umano e divino della Vergine Maria, abbiamo verificato anche come la sua Storia sia stata interpretata dai più insigni artisti di tutti i tempi. Quasi nessun artista, infatti, si è sottratto al gravoso impegno di immaginare come avrebbe potuto essere, e come forse è realmente stata, Maria: bambina, fanciulla operosa, giovane donna costretta ad accettare un destino più grande di lei. Gli artisti consultati non hanno mai deluso, riuscendo a trasferire il proprio genio in immagini verosimili e al tempo stesso capaci di illustrare sia racconti provenienti da una tradizione orale, sia versioni trasmesse dai vari Vangeli, apocrifi o canonici. Alla conclusione di questa ricerca appassionante, non ci restava che capire se anche Iacques Canonici, con le sue tavole acquerellate, disegnate, graffiate, abbia compiuto un'opera degna del soggetto trattato. Possiamo dunque affermare che anche questo artista contemporaneo, ha saputo ancora una volta raccontarci, in modo scarno ed essenziale, una Maria all'altezza di quelle dipinte dai grandi maestri del passato, perché nonostante abbia dovuto misurarsi con una pesantissima eredità - solo due nomi: Giotto e Caravaggio - il nostro autore ha umilmente affrontato la sua versione della Vergine Maria.
Probabilmente l'uso del colore ha per Jacques Canonici una valenza simbolica. Non si può fare a meno di notare, infatti, come nelle tavole che illustrano l'Annunciazione trionfino i colori caldi, pronti a divenire incandescenti e da incandescenti a evaporare come in una sorta di dissolvenza. Questo ciclo riguarda solo Maria e l'Angelo, ma altrettanto interessante, sempre giocata sui colori caldi, è l'Annunciazione in cui si cita sullo sfondo la cacciata di Adamo ed Eva, ricordando così a chi guarda che Maria, non solo è speculare alla prima donna, ma è destinata a cancellare il peccato originale di Eva.
Un altro gruppo di immagini sontuose riguarda la maternità di Maria. In una di queste il Divino Fanciullo risalta da uno sfondo azzurro, contro cui spicca anche il roseo volto adolescente e l'opulenza di Maria giovane puerpera. La scena si completa nella tenerezza del gesto con cui Maria carezza il neonato. Altra immagine simile, ma pittoricamente più elaborata, sottolinea il particolare di un bambino che guarda estasiato la propria Madre. Completamente diverso è l'effetto di una terza immagine dedicata a Maria Mater Dei, protettiva e ieratica, con uno sguardo perso, lontano, che si stringe al petto un bambino ancora ignaro. Tale immagine è resa solenne anche per l'uso di due soli toni: il verde e il seppia.
Una lezione di bravura, però, Jacques Canonici ce la offre sia con i disegni preparatori sia con l'acquerello definitivo ispirato alla visita di Maria ad Elisabetta. La composizione è a colori vivaci, notevole il manto azzurro di Maria che fa risaltare l'abbraccio con un'anziana androgina (in cui è difficile rilevare qualsiasi femminilità). Le vesti di entrambe, dai toni aranciati, si confondono tra loro, mentre i loro piedi appaiono scalzi. Questa è una composizione che risulta "monumentale". La ricchezza delle figure e dei particolari sullo sfondo fa infatti intuire che il bozzetto sia destinato a una realizzazione ben più importante.
Guardando e riguardando le opere di Canonici, ci sembra di poter affermare che quando l'artista usa colori caldi è come se esprimesse una sua intima visione ardente del tema che sta trattando. Questo è il caso, ad esempio, di Mater admirabilis et Rosa mystica, che rappresenta una fanciulla sognante (o in meditazione) che appare tra i fiori, rosa tra le rose. Poiché, però, stiamo scrivendo di Canonici, un artista molto bravo, molto sapiente, non possiamo evitare di parlare del gruppo di opere disegnate in punta di grafite con qualche tocco color seppia, qualche sbavatura giallo cromo, e toni grigio-azzurri a creare un'atmosfera misteriosa e densa di pathos.
Sorvolando alcuni episodi più descrittivi, come la Traslazione della Santa Casa di Loreto, o le Nozze di Cana, raccontati comunque con grande maestria, ecco quelle che si possono definire le "tavole del dolore". Perché le carte che raccontano la Crocifissione si avvalgono quasi tutte di una composizione assolutamente medita, da veri capolavori. Tanto che la forza della disperazione, l'empatia, la capacità di immedesimazione che Jacques Canonici trasmette in alcuni fogli sono difficili da trovare anche in opere ben più celebri. Ci soffermiamo sul bozzetto di Maria ai piedi della Croce, con il quale concludiamo questo excursus. Quel che colpisce in primo piano è una sorta di masso nero, che a ben guardare rivela una figura umana che si immagina femminile, tradita dai piccoli piedi scalzi e dalle mani nude. La sinistra che si allunga sul legno della Croce (di cui vediamo solo i piedi trafitti) lino a sfiorarla, la destra che si solleva verso il cielo a chiedere aiuto o pietà, mentre sullo sfondo si intuisce la sagoma informe di un ottuso soldato. Il monte è bianco, il cielo blu come un inchiostro, mentre niente altro di questo poco (o molto) può descrivere la disperazione così devastante di una madre.
La Maria giovinetta riccamente vestita che riceveva l'angelo avvolto in una luce dorata si è così trasformata in un mucchietto di povere ossa dolenti, celate da un sacco informe, in cui sarebbe impossibile riconoscerla. Certo, poi verranno i giorni di gloria, la Resurrezione, l'Ascensione, che il nostro artista ha illustrato da par suo, ma l'emozione che ci hanno trasmesso le tavole dedicate da Canonici a un dolore universale, resta insuperabile.


 







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